Il 2 giugno, Festa della Repubblica, i Giovani per la Pace sono andati al Parlamento italiano e vi spiegano le cinque ragioni per andarci. 1. Ammirare la vetrata del Beltrami 2. Incontrare la partigiana Carla 3. Sedersi su delle poltrone stra-comode 4. Difendere i diritti dei bambini e raccontare l’aiuto concreto e gratuito della Scuola della pace, grazie a giovani come Matteo Anche io però ho imparato molto da questa esperienza. Soprattutto che se si vuole contrastare un’ingiustizia non si può sempre delegare. Lo farà qualcun altro! Ci devono pensare le istituzioni. Certo! Ma prima di tutto comincio io. Prima di tutto debbo vincere io il mio pregiudizio, la mia paura, la mia rassegnazione. Come ha detto Gandhi: sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo! (Matteo Bartolo, Giovane per la Pace) 5. Proporre di diventare amici degli anziani, insieme ai Giovani per la Pace, come Eva (a quanto pare, la Presidente Boldrini ha apprezzato molto gli interventi: li ha citati sul suo profilo!) Una delle amicizie più significative che ho avuto è quella con Mario, che ho conosciuto proprio all’età di 11 anni: ero piccola, ma ben ricordo il suo carattere ironico, anche se all’inizio era scorbutico e chiuso.. Ma con il passare del tempo, ci siamo conosciuti sempre più nel profondo, siamo diventati amici. Questa amicizia ci ha cambiato entrambi! (Eva Marchese, Giovane per la Pace) Per conoscere i Giovani per la Pace, inviaci un messaggio su Facebook, o scrivi una mail a [email protected]. Per aiutare la Scuola della Pace, permettendoci di portare tanti bambini in vacanza, puoi fare una donazione su questa pagina: https://www.giovaniperlapace.it/2017/05/24/porta-i-bambini-della-la-scuola-della-pace-in-vacanza-dona-ora/ Molti bambini delle scuole della pace non hanno mai potuto vivere una vacanza, giorni felici dove uscire dal quartiere, giocare insieme, imparare. Con la tua donazione renderai possibile le vacanze delle Scuole della pace, che richiedono queste spese: l ‘affitto di un luogo pulito e sicuro dove potere alloggiare, materiale didattico per le attività, materiale per i giochi, cibo Scarica il testo dei discorsi di Matteo ed Eva alla Camera dei Deputati: Discorso
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I Giovani per la Pace promuovono un contest fotografico dal titolo “Raccontare le periferie per sconfiggere la povertà”. I partecipanti devono avere una età compresa tra i 15 e i 25 anni al momento del deposito della foto. Verranno prese in considerazione le foto che abbiano come protagonisti i giovani e abbiano come tematica almeno una di queste: La povertà La periferia L’esclusione sociale L’immigrazione e l’integrazione L’inclusione sociale L’amicizia con i poveri per partecipare bisogna inviare una mail contenente la foto e la descrizione all’indirizzo: [email protected] Dopo la prima selezione ad opera della redazione del blog www.giovaniperlapace.it, le fotografie giudicate più valide verranno pubblicate sulla fanpage “Giovani per la Pace” e vagliate al voto del web. Verrete avvertiti via mail di ogni sviluppo del contest. La foto che avrà ottenuto più “reazioni” vincerà il premio finale. Saranno validi ai fini del contest solo i voti espressi sulla pagina Facebook dei Giovani per la Pace, ma l’organizzazione si riserva la possibilità di pubblicare le foto anche sul proprio sito, su tutti i propri canali social e su altri siti del network afferente alla Comunità di Sant’Egidio. Nel caso le foto ritraggano dei minorenni bisogna inviare insieme alla foto l’autorizzazione di un genitore o tutore alla pubblicazione della medesima sul web. PREMI Il primo classificato vincerà la possibilità di partecipare gratuitamente al convegno dei Giovani per la Pace europei a Barcellona dal 25 al 27 agosto. Il premio include la quota d’iscrizione al convegno (pernottamento e vitto) ma non le spese di viaggio (viaggio in aereo e spostamenti in città) che restano a carico del vincitore. Secondo premio: Maglietta, cappellino e cuffiette dei Giovani per la pace Terzo classificato: braccialetto dei Giovani per la Pace. Le foto vanno inviate entro e non oltre il 28 maggio. Le votazioni saranno aperte dal 1° al 30 giugno.
Quando ti dicono “vieni con noi, andiamo a trovare gli anziani che vivono in istituto, sono soli e hanno bisogno di un po’ di amicizia”, non te lo aspetti. Non sei preparato. Pensi di star regalando il tuo tempo, di essere tu quello che in qualche modo sta dando qualche cosa. Invece l’amicizia funziona in due direzioni, e ti prende come non te lo aspetti. Un’amicizia così può sembrare un po’ particolare: quando uno è più in forze dell’altro, quando uno può fare cose che l’altro non può, quando uno ha bisogno di essere sostenuto e aiutato più dell’altro. Questo perchè siamo abituati a misurare l’amicizia in base a quanto gli altri fanno per noi. Cosa può darmi un’amicizia con una persona così lontana da me, per via dell’ età? Però, un’amicizia così non può funzionare secondo questa logica, bisogna imparare a non viverla in “chiave egocentrica”. Ecco una cosa che Mario ci ripeteva sempre: che la prima cosa ad averlo colpito di questi ragazzini che andavano a trovare questi anziani in istituto, era proprio il fatto che si interessavano! Ci raccontava, parlando della sua prima amica dei giovani per la pace, di come fosse sorpreso del fatto che ogni settimana lei gli chiedeva come stava, non per abitudine, per rompere il ghiaccio o avviare la conversazione, ma perchè proprio voleva saperlo, si interessava davvero. E sembra strano, sembra un’amicizia particolare; in realtà è proprio come l’amicizia dovrebbe essere, è la migliore: che ha reso felice lui e noi, in un modo che non ci aspettavamo. La cosa che colpiva di Mario era la sua libertà. È paradossale, considerata la vita che si conduce in un istituto ma, unitamente a quello dell’amicizia, questo è il valore più grande che ci ha lasciato. Ci ha insegnato a pensare con la nostra testa, fuori dagli schemi, a vivere sereni con ciò che eravamo o volevamo essere, a giocarci. Così, semplicemente e istintivamente come aveva fatto lui nella sua vita, nella sua infanzia. Fugace e libero, ma solido e fedele nell’amicizia. Mario sapeva ascoltare e per questo sapeva essere un amico vero. Sapeva che per noi la sua opinione contava molto e non esitava a rimproverarci quando ce ne era bisogno, severo ma comprensivo e pieno di amore. Gli piaceva stare in nostra compagnia ed era felice di ripeterci che eravamo la sua gioia. Ma era lui ad arricchirci e a farci felici, forse senza accorgersi di quanto ci rendesse delle persone più belle, anche solo per una mezz’ora. E infine ci ha insegnato che l’amicizia è possibile sempre, anche con persone apparentemente lontane dalla nostra realtà. Grazie Mario. GxP di Santa Balbina
Vota la band Play Music 2017! Come? Metti un LIKE! Invita altri fan a mettere un Like ? sul post della pagina Facebook dei Giovani per la pace! Attenzione: non votare il post su altre bacheche o pagine. Il voto concorre al premio web ? Ti aspettiamo al Pala Atlantico di Roma il 25 maggio alle 17.00 per il concerto Play Music Stop Violence 2017. Che la musica abbia inizio! Qui sotto trovi tutti i brani in concorso ? EVERLASTING FALL EVOLUZIONE ALE IL MARE BLACKLIGHTS MAMMA ITALIA DARS ROCK HAI VINTO TU ENERGY LEZIONI DI STORIA FLAMING ICE VIVO NEGLI OCCHI FRANCESCA SIMBULA LA DIFFERENZA MODEM 25 UN MODO DI PENSARE NEVERMIND THE FAME L’ODISSEA DELLA SPERANZA ON THE ROADS FREE MAN PHIL JOAD DRY SKIN RIVER SOLDIERS ROCK IN PROGRESS SONO ANCORA UN UOMO STONEVILLE ALEPPO SUPERGULP ARCOBALENO THE CHANGE CREDI AI MIRACOLI THE STOP LO SBARCO THE WAVE SETE DI PACE UNION G BEAT TICKETS VALERIE ROSE SWEET THORNS
- Oggi sono proprio contento... adesso telefonerò ai ragazzi ... ho sempre davanti agli occhi quei momenti... e finché ho memoria li voglio raccontare…
ROMA - Il sabato è il classico giorno in cui si sta in famiglia. Ed è stato così anche alla terza casa del carcere di Rebibbia, dove le famiglie dei detenuti si sono recate per fare una festa insieme ai figli e ai loro papà.
L’Erasmus è un’occasione per scoprire una nuova città e per fare amicizia, ma non solo.
I Giovani per la pace promuovono per questo il concorso Living Together, giunto alla VI edizione. Ha coinvolto centinaia di studenti e decine di scuole medie per dire con una sola voce e con tante opere che è possibile vivere insieme. Il tema di quest'anno è "Non muri, ma ponti". Si possono presentare testi, interviste, opere d'arte (cartelloni, disegni, ritratti), foto, video, musica, performance teatrali, ecc. Per iscriversi: [email protected]
Valentina, gxp di Roma, tornata da poco dal Malawi, ci racconta una bellissima storia! D. e I suoi occhi pieni di Speranza. La sua storia come tante dei bambini che ho conosciuto al centro nutrizionale Giovanni Paolo II in Malawi , mi ha colpito, mi è rimasta nel cuore. A D. e a suo fratello K. è morta la mamma un mese fa perché malata. Purtroppo molti bambini non hanno la mamma o il papà, perché le mamme muoiono spesso di parto o sono malte e anche i papà spesso sono malati oppure per paura scappano lasciando i figli in balia di se stessi. A volte vanno ad abitare con i nonni,o dagli zii o dai nuovi compagni dei corrispettivi genitori. Le famiglie africane sono numerose, molto povere, ma hanno sempre un sorriso sulle labbra. Loro stessi ci vedevano tristi cu dicevano :” Sekelera sekelera ” che vuol dire proprio sorridi! Pochi bambini hanno la possibilità di andare a scuola . Stando questi giorni con loro ,facendo scuola della pace mi sono resa conto quanto sia forte la loro voglia di imparare . I loro sogni sono semplici, belli: pieni di futuro. La mia cara D. mi ha conquistato appena ci siamo abbracciate . Lei non rideva, non parlava ,non giocava con gli altri. Dopo poche ore che la tenevo in braccio, le parlavo, le facevo il solletico; lei si è fidata di me ,e mi ha donato un sorriso pieno di gioia. Addirittura ballava sulle mie gambe! Se la lasciavo piangeva, solo se la tenevo al caldo tra le mie braccia smetteva. Un giorno le abbiamo regalato dei vestiti nuovi, sembrava un angelo, li portava con fierezza . Ci ha fatto un sorriso che non finiva più. Lì mi sono sentita felice ,ho percepito di essere al posto giusto al momento giusto e ho capito quanto sia importante sorridere. I suoi occhi,il sorriso,la sua vocetta e gli abbracci, non potrò mai dimenticarli. Valentina Paba ps: Iscriviti a Play Music stop Violence! Clicca QUI
"Il 20 febbraio a Parma quattrocento studenti hanno parlato di migrazioni a partire dal racconto di Dawood che ha affrontato uno dei cosiddetti 'viaggi della speranza' per sfuggire a quella "bocca di squalo" che era diventata casa sua."
Pensavamo fosse un argomento difficile, invece guardando questi disegni si vede che i bambini hanno ben compreso l'importanza di questo avvenimento!
“Quando inviti a cena un amico, lo fai sedere nel salotto buono, no?”. Roberta sorride, mentre risponde alla curiosità dei giornalisti che le chiedono il perché di una location tanto prestigiosa, ma in fondo lo sa che la presenza dei giovani rifugiati negli spazi più chic della città sembra stridente, in un tempo che cerca di nascondere la diversità. Eppure sembrava naturale, lo scorso venerdì sera, vedere seduti a tavola gli universitari genovesi e i ragazzi africani ed asiatici in attesa di asilo politico: i giovani di Università Solidale – il movimento che a Genova raccoglie studenti di ogni facoltà, e che fa capo alla Comunità di Sant’Egidio – hanno scelto di realizzare la cena “Welcome refugees” tra i marmi e i velluti del foyer del teatro d’opera Carlo Felice, in piazza De Ferrari, di fronte al palazzo della Regione, accanto alla Prefettura, al Palazzo Ducale, alla Cattedrale. Circa cento giovani rifugiati – che abitano nelle strutture di accoglienza situate dentro un ospedale, su una collina in periferia e nell’ex istituto psichiatrico – sono stati accolti da 150 studenti universitari che hanno cucinato, allestito la tavola, servito la cena. Seduti insieme a tavola, hanno chiacchierato, scherzato e poi ballato scatenati sulle note dei Free Shots, una delle più popolari band swing della città. “È così bello che mi sembra Natale” ha detto con le lacrime agli occhi Franklin, 19 anni, nigeriano, prima di scattare un selfie da far arrivare alla famiglia lontana. “E poi – ha aggiunto – per noi non è scontato stare in mezzo a tanta gente e non sentirci disprezzati da nessuno”. Giulia, che studia Scienze della Formazione ha portato i piatti – un riso con stufato di carne e verdure, speziato “per farlo apprezzare sia dagli africani sia dai bengalesi” – e poi si scatena nella danza. Spiega com’è nata l’iniziativa: “sui social network abbiamo letto tanta volgarità e paura nei confronti dei profughi, per questo ci siamo detti che, noi che ci consideriamo loro amici, non potevamo stare zitti: questa cena è il nostro modo, mite, ma convinto, per dire che non accettiamo una città dura ed inospitale e che non c’è futuro senza l’incontro e l’accoglienza”. Per questo, i ragazzi di Università Solidale moltiplicheranno le occasioni di incontro con i rifugiati e saranno presenti in tutte le facoltà per raccogliere firme per l’appello #savemigrantsaveeurope, a sostegno delle proposte della Comunità di Sant’Egidio sull’accoglienza dei profughi e le politiche di asilo
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