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Categoria: Attualità
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I Giovani per la Pace di Ferentino e Frosinone scrivono a "Ciociaria Oggi" riflettendo sulla morte di Emanuele, ucciso per strada ad Alatri.
Italiani senza cittadinanza? Non va bene! La rotonda del Pantheon a fine febbraio è stata la scena di una festosa manifestazione per rivendicare il diritto dei bambini ad avere la cittadinanza italiana. I manifestanti mettevano la faccia in grandi passaporti con scritto “Chi nasce o cresce in Italia è italiano/a. Approvare subito la riforma. #senatorispondi”.
Questa installazione ha creato non poche critiche. I cittadini sono divisi: c'è chi dice che l'installazione di verde pubblico può aiutare a respirare la città italiana con il più alto tasso di inquinamento, altri invece che sostengono che quel tipo di piante vada a rovinare lo stile gotico della piazza.
Oggi all’università Roma Tre, il papa ha risposto alle domande di quattro giovani universitari, tra cui una giovane rifugiata siriana giunta in Italia insieme al Santo Padre dopo la sua visita a Lesbo, ed ha indicato alcuni concetti fondamentali per il raggiungimento della pace nel mondo ma anche nella vita di tutti i giorni.
I Giovani per la Pace si stringono alle famiglie colpite dal tragico attentato che ha colpito Monaco ieri 22 Luglio 2016. Siamo particolarmente commossi, perché i giovani, nostri coetanei, sono stati il primo bersaglio di questo gesto folle. È sempre più evidente che il clima di violenza che soffia nelle periferie umane ed esistenziali, che produce orrori come quello di ieri sera, vada fermato con un’azione pacifica di persone che in quelle periferie si impegnino per cancellare le disuguaglianze e le differenze. Questa tragedia mette tanti davanti ad una verità: è la violenza che crea questi drammi, non la religione, e ai tanti che continuano ad additare l’islam come colpevole, anche in un contesto in cui non c’entra nulla come quello dell’attentato di Monaco, noi vogliamo dire che questo è solo un modo populista per dividere ancora di più la società: attenzione, in una società divisa la violenza si insinua più forte. E l’Islam, non è un problema, ma ha un problema, quello di tanti di cattivi maestri che sfruttano questa religione per reclutare soldati per la loro causa tra i i giovani. Noi Giovani per la pace continuiamo ad invitare alla preghiera e ad unire la gente attraverso il nostro lavoro dove sono presenti le cicatrici del mondo e delle nostre città per costruire città vivibili, meno violente e dove la società sia finalmente la società del convivere, l’unica società possibile per sconfiggere la violenza
“Sogno è l’unica parola che in questo momento mi viene in mente. I sogni di me e molti altri ragazzi che vogliono vivere e, molto spesso, vengono infranti. I sogni di un ragazzo che stamattina, dopo un anno in Giappone con in Intercultura, ha perso la vita sul treno Andria Corato con altre 20 persone, soprattutto ragazzi. Universitari e adolescenti pieni di sogni, pieni di ideali, pieni di qualcosa da lasciare al mondo. Noi come comunità di Sant’Egidio abbiamo una missione: portare pace e amore nel mondo. Noi siamo ragazzi che vogliono e hanno diritto di vivere e cambiare il mondo. Stop alla violenza, alla crudeltà, al male. Stop a ciò che ci rende impotenti. Abbiamo il mondo nelle nostre mani e dobbiamo cambiarlo, proprio come Francesco, fino a ieri, ha cercato di fare. Quasi impensabile perdere la vita così presto, con una famiglia che ti aspettava da un anno. Ed è proprio per loro che in questo momento prego. Perché loro, come me e molti altri, hanno sempre creduto in lui e continueranno a farlo. Ho un consiglio per tutti per quanto sia piccolo e ancora alle prese con il mondo: sognate. E voi grandi non smettete di credere in noi. Francesco aveva avuto il coraggio di intraprendere un’esperienza all’estero di un anno grazie a tutte le persone, partendo dai genitori, che hanno creduto in lui. Cerchiamo di creare un mondo pieno di amore e non smettiamo di credere nei nostri ideali e valori, partendo dai nostri bambini che sono il nostro futuro, il nostro mondo.” Marco Baracchia GXP Trieste PS: Venerdì 15 pregheremo per la Puglia a Bari alle 20.15 presso la Chiesa di San Giovani Crisostomo
Ci risiamo! Anche quest’anno, noi Giovani per la Pace della Comunità di Sant’Egidio di Napoli vi chiediamo di fare parte del nostro sogno. Dopo un anno trascorso con i bambini dei vari quartieri della nostra città nelle Scuole della Pace vorremmo offrire loro la possibilità di trascorrere un soggiorno estivo. Per molti questa costituirà l’unica vacanza, a maggior ragione il nostro obiettivo è quello di coinvolgerli in attività divertenti e formative, in cui l’amicizia, l’integrazione e la pace saranno il clima portante delle giornate, passate lontano dai vicoli bui dei quartieri in cui vivono. Dai racconti degli anni passati, la colonia resta tra i più bei ricordi. Quest’anno andremo a Sant’Andrea di Conza in provincia di Avellino, e lì trascorreremo 8 giorni e 7 notti. Questa che è una possibilità importante per i nostri piccoli amici, ha un costo giornaliero di circa 13 euro a bambino. Per noi. E per la nostra città. Insieme Artisti che si esibiranno: – Pink elephants (hard rock) – Paradoxa (rock) – Sarah Vanderwaart – Mariarca Fiorillo – Daniela Del Genio – Swing mod – Lamarck Link evento Fb: QUI
I corridoi umanitari sono una risposta chiara in un’Europa che ripiega su se stessa: chi ha diritto a essere riconosciuto come rifugiato, come persona la cui vita è messa in attuale pericolo per via della guerra, non deve esporsi allo sfruttamento dei trafficanti di uomini, non deve rischiare di nuovo la vita.
E’ davvero emblematico l’episodio avvenuto a Roma della donna povera (o povera donna) su cui alcuni uomini hanno urinato in pieno centro nell’indifferenza generale. E’ emblematico per molteplici ragioni ma una su tutte va sottolineata: la Pasqua. Si avvicina la morte e resurrezione di Cristo, si avvicina il centro nevralgico della vita di ogni cristiano. Ma prima di parlare di morte e resurrezione è necessario parlare di derisione, umiliazione, beffe. La Pasqua è preceduta dalla derisione, dall’umiliazione, dalla beffe. E quell’Uomo, in cui umiliazione ed esaltazione si legano, in cui attese e le speranze di molti si concentrano, somiglia, terribilmente, a quella donna su ponte Sant’Angelo. Il punto nevralgico è questo: derisione, umiliazione, beffe hanno una storia lunga. Vengono addirittura prima di speranze e attese, vengono prima della Pasqua. Derisione, umiliazione, beffe sono l’urina sul corpo di quella donna e gli sputi sul corpo di quell’uomo (Ecce Homo). Quella donna è tutte le donne, tutte le sofferenze, tutte le derisioni, tutte le umiliazioni, è il collega di lavoro, la collega, l’amico, l’amica , il passante, il viandante, il turista, il profugo, la rom e tutti gli uomini e tutte le donne che ci lasciamo passare davanti, che a volte non sopportiamo, di cui a volte ci disinteressiamo, con cui spesso litighiamo. L’urina sul suo corpo è tutta la derisione, tutta l’umiliazione, tutta la beffe che ogni giorno attentano la vita degli altri trasformandola in un inferno: di solitudine, di violenza, di disperazione. Persino la guerra ha l’odore di quell’urina. Quella donna lasciata sola davanti a derisione, umiliazione, beffe è il centro nevralgico di tutto ciò che è prima della Pasqua del mondo. A ponte Sant’Angelo si concentra tutto il nostro limite. A ponte Sant’Angelo si concentrano tutte le (non) ragioni del tacere: “è una povera”, “una presenza fastidiosa”, “sarà forse una zingara”. Tutte le ragioni che spingono masse intere ad andare avanti e indietro. Tutte le ragioni per cui l’odio odia tutti: vicini e lontani, visibili e ivnisibili. Tutti quei passanti avranno avuto vite complicate, un sacco di problemi. Ma quella donna li infastidiva già da prima. Da prima che le urinassero addosso. Li infastidiva come infastidiva l’Uomo (Ecce Homo) con la sua insistenza. Allora derisione, umiliazione, beffe sono l’unico modo per dirle “vai via perché io gratuitamente ti odio”. Sì. Tutti la odiamo. Tutti non la sopportiamo. Tutti la vorremmo via perché ci da fastidio, ci ricorda che abbiamo dei sentimenti e averli è dire “un altro viene prima di me”, prima delle mie disperazioni, prima delle mie frustrazioni e dirlo significa essere vigili, significa doversi svegliare, significa fare la fatica di dire “basta”. Derisione, umiliazione, beffe e il silenzio sono tutto il nostro odio. Verso quell’Uomo (Ecce Homo), verso di noi – avere una coscienza significherebbe dirsi che in fondo siamo messi male – e verso quella donna perché ci tocca il cuore, la mente, la vita. Siamo un po’ penosi tutti su ponte Sant’Angelo, non riusciamo a negarlo. Ma non finisce qui. C’è la Pasqua. Per...
A Piazza San Pietro Papa Francesco, l’8 dicembre, aprendo la Porta Santa ha aperto la Chiesa e il mondo ad un anno di Misericordia. Misericordia vuole dire avere un cuore (cor) per i miseri. Questo termine descrive una condizione necessaria per il mondo che viviamo. Quanto sarebbe, è e vorremmo che il cuore si avvicini più ai miseri, ai poveri, agli ultimi, ai diseredati della terra. La porta della Misericordia è una sfida, una domanda, una proposta concreta. In fondo la porta può essere il filo rosso che lega tutte quelle povertà da cui tanti, troppi cuori si sono allontanati. La prima porta è proprio quella di casa. Quella appena chiusa o aperta. Una porta che per tanti che vivono la durezza della vita in strada è inesistente; o scorrevole, come quella di una stazione in cui ripararsi; o la porta di un negozio davanti a cui chiedere l’elemosina e mai la porta di un “luogo degno” e degno di accogliere la dignità ineliminabile di ogni uomo. E’ questa la prima porta Santa, quella di una casa che è rifugio e affermazione di dignità, da attraversare con tanti: in un cammino di amicizia e riscatto dalla solitudine e dal freddo. E ancora due sono le porte che prima si aprono e poi si chiudono a tanti anziani. La porta di una casa santuario di ricordi e di affetti che si chiude lasciando il posto, nella debolezza dell’età, alla porta di un istituto che si apre. Porte anonime, che non odorano di famiglia ma di solitudine. Porte da cui raramente affiora un volto conosciuto, amato. Queste due porte parlano di un’unica ferita quella di anziani ormai vittime silenziose della cultura dello scarto. La sfida dell’anno della misericordia porta qui, alle soglie di queste due porte con compiti ben precisi. O attraversarle per ridare al legno la santità dell’odore di famiglia e rivestire di colori nuovi, colori caldi, luoghi anonimi in vista di un ritorno alla porta di casa; o attraversarle per trasformare case-prigioni in case di sogni. Case di anziani dove mettere, avvicinare, lasciare il cuore per permettere di vivere e non subire la bellezza degli anni e dei capelli bianchi. E quanti bambini non passano dalla porta di una scuola ? O quanti attraversano la porta di casa solo per vivere la strada ? E quante porte del futuro a troppi bambini si chiudono spinte dal vento prepotente di una legge della disuguaglianza ormai troppo diffusa in tante periferie ? E la grande porta del mediterraneo, poi divenuta porta dei Balcani, ma prima ancora porta di una casa distrutta dalla guerra ? Quanti le hanno attraversate per giungere a porte nuove, insonorizzate, in un certo senso, dal rumore assordante della guerra e della violenza ? Porte che sì, con colpa, sono state chiuse ma che possono essere riaperte, riattraversate o ricostruite con una scelta umana, di simpatia, di amicizia, di sfida e di voglia di una Storia nuova. Sì, in compagnia di fratelli e sorelle da abbracciare sull’uscio di una casa, la...
Italian version: https://www.giovaniperlapace.it/2015/11/prayforparis/ Pens and keyboards, heart and minds . Everything trembles. An enormous and continuous stream of words has been flooding through people’s minds and social networks. Paris is shaking and it hurts. Our deepest affection and unity with those who have lost a loved one, to those who are frightened, to those who don’t feel safe, to those who are angry, to all who have been hurt in body and soul. Our concerns are also directed to those far away from Paris. To all who were there and cannot shake the thought: “that could have been me”. Our thoughts are with whoever is scared that this blind violence might touch him. Our thoughts to all who continuously live in this terror, who run away from it and to those who suffer at the sound of god’s name being abused, forced to to stand up and scream “not in my name”. These are our thoughts. This is all we can express. A thought of condemnation to violence. A thought that also wants to strongly affirm that victims do not ever confuse to the executioners against the darkness of the fear that has gripped many souls – a fear as dark as last night in Paris. This thought wants to be universal, it wants to touch every fear, because the plight of Paris’ victims shock us and ache our hearts just as much as any victim of awful violence in any part of the world. A special thought goes to Syria, that has been silently martyred for long. A fear starts spreading. And it is the fear that these thoughts might fade away. The fear that an “enemy” might hide behind the faces of those who tried to escape from the same unspeakable violence. In response to the fears and feelings generated by the recent happenings in Paris we wish to clearly affirm through our thoughts of sympathy that: muslims are not the enemy, refugees are not the enemy, no man is the enemy. Never should the victim be confused with the executioner- as it was written. In this nebula of confused words, one face is pivotal: the face of the one who weeps. The tearful face of he who has seen violence threatening his life in Paris or anywhere else in the world. The tearful face of the many refugees - the tearful faces of those loosing hope because of violence. The tearful faces of our Muslim brothers that are crying for the eradicated lives in Paris, in the name of an Islam violated by violent people. The tearful faces of those Muslims that are crying at the violence of guns (let’s think about Syria as an example) and words spreading here in our Europe. The tearful faces of those who feel their hearts aching. To scream “enemy” is to scream “crucify him”. When the crowd screams, the faces of many cry. Let’s not make the same mistake. With the clarity of this thought let us dry the tears of...
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