Universitari e persone senza dimora allo stesso tavolo
Tag Archive for: senza fissa dimora
Contattaci con un WhatsApp o un SMS +39 351 972 5555
In questi giorni di grande gelo, molti di noi sono stati a casa sotto le coperte, ma molte sono le persone che invece, vivendo per strada, senza casa né coperte, stanno soffrendo il freddo e rischiando la vita
Dona online o di persona. Condividi con i tuoi contatti! La mobilitazione quest'anno è su strada con il Capodanno solidale, ma anche online con donazioni su Facebook
Mi colpì così tanto che decisi di provare. “Perché no?” mi dissi, “Cosa ho da perdere?”. È stato a partire da quella sera e da lì, accanto alla roulotte dei fratelli, che ho imparato che il cambiamento avviene solo quando persone normali, mai qualsiasi, si uniscono per ottenerlo.
Poco meno di due anni fa, a Messina, iniziava il servizio per le persone che vivono in strada dei Giovani per la pace. Fra le tante persone che incontravamo girando la città ogni venerdì non mancavano mai due indiani, Gindar e S. Li trovavamo sempre davanti al tribunale, dormivano sdraiati su dei cartoni dentro un’aiuola, sotto gli occhi di una città intera, erano quasi sempre ubriachi, parlare con loro era veramente difficile, Gindar poi era malato, e peggiorava di settimana in settimana. Ricordo che di tanto in tanto, qualcuno che lavorava al tribunale portava loro qualcosa da mangiare e parlava anche con noi, altre volte invece li andavamo a trovare e le loro coperte non c’erano più perché gliele avevano rubate. La città però non era del tutto indifferente, non poteva esserlo. Percepivo un certo fervore nei loro confronti: una volta ci fu persino una protesta, per loro, di fronte al tribunale di cui non ricordo precisamente nemmeno il motivo. Ero perplesso dal fatto che tutto questo interesse fosse vuoto e passeggero, si parlava della vita di due persone come si potrebbe parlare di politica seduti al tavolino di un bar, in maniera un po’ campata in aria, giusto per parlare di qualcosa, mentre la vita di Gindar e di S. era appesa ad un filo. Infatti la batosta ci colpì all’improvviso, in una sera schifosa di un venerdì schifoso, eravamo al distributore di benzina sopra il tribunale, S. era lì, Gindar no: era morto, l’avevano portato in ospedale e non era più tornato. Eravamo tutti scioccati, S. era distrutto, da un giorno all’altro un nostro amico se ne era andato e noi non potevamo farci nulla. Non riuscivo ad accettare una cosa del genere, e mi faceva rabbia pensare che la morte di una persona passasse del tutto inosservata. Abbiamo pregato per Gindar, e da quel giorno abbiamo iniziato ad impegnarci tutti di più per S., che nel frattempo era dimagrito moltissimo e sembrava irriconoscibile: preparavamo dei panini solo per lui, gli facevamo visita sempre, anche fuori dal servizio, lo aiutavamo portandogli vestiti e coperte, rafforzammo quell’amicizia perché non volevamo che facesse la fine di Gindar, la fine più scontata secondo tutti. C’era comunque da fare un passo in più, lui stava male e andava portato in ospedale, convincerlo era quasi impossibile per mille motivi, ma alla fine accettò, aveva capito che era la scelta migliore. Così poco più di un mese fa, grazie all’aiuto di tanti lo portammo in ospedale, andavamo quasi sempre a fargli visita e lui intanto si curava e migliorava. Ha continuato a curarsi anche dopo essere stato dimesso, e adesso è stato accolto in una casa-famiglia dove potrà rimettersi in piedi. Se un anno fa mi avessero chiesto quale sarebbe stato il destino di S., non avrei saputo o voluto rispondere. Se ripenso a tutto quello che abbiamo passato insieme a lui, alle persone che ci hanno aiutato, ai progressi che ha fatto, rimango esterrefatto. Se penso che qualche mese fa quella persona...
Gindar e Salvatore erano nostri amici, sono morti per strada a distanza di una settimana, sono morti a causa delle condizioni a cui la strada li aveva costretti. Noi non ci stiamo, ci siamo detti,ed abbiamo lanciato una veglia di preghiera che desse il senso del ricordo e restituisse memoria e dignità a coloro come Gindar e Salvatore sono stati dimenticati tanto da morire soli per strada. La preghiera ha visto la partecipazione di tante persone che hanno riempito la Chiesa di San Giuseppe. C’era la città che non si arrende alla morte in strada dei suoi poveri, la città che accoglie, la città che dice basta alla ghettizzazione della periferia, ma della periferia ha fatto il centro della propria vita. Erano presenti numerose associazioni presenti era presente e ci ha voluto incontrare e dare sostegno il sindaco di Messina, Renato Accorinti. In quella chiesa piena di gente per due uomini marginali, che hanno regalato in vita amicizia fedeltà di chi considera familiare il povero, si sentivanodal pulpitole parole di Emiliano Abramo della Comunità di Sant’Egidio: “Le città hanno un’anima e l’anima delle città si riscopre scegliendo facendo famiglia con i poveri, come famiglia erano Gindar e Salvatore, perché essere famiglia con i poveri è essere famiglia con Gesù”. Dopo la preghiera i Giovani per la Pace hanno fatto il loro consueto giro itinerante per portare la cena a chi vive in strada, giro in cui si è sentita la mancanza forte di Gindar e Salvatore, mancanza alleviata dall’idea che avessero avuto un saluto finalmente degno. Chiedeva Elena, un’altra fissa dimora che vive alla stazione: ricordate, vi prego ricordate, perché nessuno ricorda chi muore in strada. In una calda serata autunnale, la città di Messina, la sua società civile, le sue istituzioni hanno scelto di non abbandonarsi alla morte, di non concedere spazio ad un suo passaggio silente sui corpi dei poveri, ma di alzare la voce, essere movimento, protestare: A Messina si è lavata alto un grido di protesta, la protesta più forte che è la preghiera, che diventerà proposta, davanti a chi guardando ai poveri con fedeltà ha deciso di fare dell’amicizia con i poveri proposta di vita. Una proposta per la città e per far risplendere ancora fulgida, la sua anima.
A Messina, nelle ultime due settimane sono morti per strada due senza fissa dimora, Salvatore e Gindar, un italiano e un indiano, a causa della durezza della loro condizione. La comunità di Sant’Egidio esprime forte sgomento per questi due accadimenti, nella consapevolezza che la città di Messina non può tacere dinnanzi alla morte in strada, peraltro a distanza così ravvicinata, di due poveri. Pertanto invita la cittadinanza, le associazioni, le istituzioni ad una veglia di preghiera per Salvatore e Gindar, che si terrà Venerdì 16 Ottobre alle ore 19:30, presso la Chiesa di San Giuseppe (Via Cesare Battisti 111). Ha confermato la sua presenza il Sindaco di Messina, Renato Accorinti. Al termine della preghiera, i Giovani per la pace, movimento di giovani della Comunità di Sant’Egidio, andranno a trovare, come ogni Venerdì, i senza fissa dimora in un giro itinerante per la città. Infatti è dall’amicizia sincera con i più poveri che nasce l’esigenza di pregare per chi muore in strada perché la preghiera per due amici morti in una condizione inaccettabile nel 2015, è un grido di protesta che sale in cielo e deve toccare il cuore di tutti e spingere a cercare, in fretta, soluzioni per i più poveri della città, che purtroppo “muoiono di indifferenza”. Le città hanno un’anima ed è per questo che l’anima della città deve illuminare tutti a partire dai suoi figli più deboli e indifesi. VENERDI 16 OTTOBRE ORE 19.30 CHIESA DI SAN GIUSEPPE Via C. Battisti 111
Altri articoli
-
Dall’ECO LAB di Pace un carico di aiuti umanitari con materiale scolastico per le bambine e i bambini in Ucraina
14/02/2024 -
Eco Lab di Pace, lo spazio dove l’ecologia e la solidarietà si incontrano e si trasformano in aiuto concreto
14/02/2024 -
L’amicizia che si rivela benedizione: dalla strada al Buon Pastore
26/01/2024 -
I corridoi umanitari: un viaggio con una meta sicura per un’accoglienza umana e rispettosa
02/04/2023