Il sorprendente Pranzo solidale

Universitari e persone senza dimora allo stesso tavolo

In maniera un po’ “sperimentale” è iniziato il pranzo solidale ospitato nella mensa dell’università Luiss a Roma. Dal 2016 a oggi, ogni anno, si ripete la tradizione che mette allo stesso tavolo persone senza dimora e universitari.

Questa iniziativa così fuori dagli schemi è organizzata dall’associazione universitaria dei Giovani per la Pace che studiano alla Luiss ed è il momento più visibile di un impegno che non vuole ridursi ad “eventi”.

Il “giro del giovedì” è come chiamano la visita alle persone che vivono in strada: gli studenti di diverse università si incontrano nella basilica di S. Agnese sulla Nomentana per preparare i pasti e distribuirli ai senza fissa dimora che vivono in zona Verano e Policlinico. La distribuzione della cena è anche l’opportunità di avvicinarsi e creare rapporti di amicizia; così quelli che erano dei poveri da sfamare diventano Jasmine, Said, Paolo, Gabriel, Elena, dei volti, dei nomi, delle storie. E sulla vita degli amici si può sognare, con il sogno di dare un’alternativa alla vita per strada.

Al pranzo solidale si sono presentate tante persone alla prima esperienza, desiderosi di conoscere persone così diverse da loro. Non è mancato l’aiuto nel portare i piatti a tavola, come in famiglia. Cogliendo lo spirito della giornata,  tra una portata e l’altra gli studenti si sono seduti ai tavoli a mangiare tra i senza fissa dimora e i bambini della Scuola della pace con una naturalezza sorprendente.

A servire c’era anche un professore con la sua famiglia. Ospite del pranzo anche il viceministro degli Affari Esteri Emanuela Claudia Del Re. Un nostro amico di strada che vive al Verano, S., durante le parole di saluto del viceministro, ha aggiunto a piena voce: “Questo pranzo è un cambiamento nella società”.  L’ha detto con tale convinzione da scatenare un applauso generale. Il pranzo solidale, in un certo senso, ha messo davvero insieme tutti, senza distinzioni.

Ci sarebbe tanto da osservare. Una ragazza che aveva passato il pranzo chiacchierando con Elena (nome di fantasia), una signora di ottant’anni di grande cultura ma con problemi di salute anche mentale, a fine pasto mi si avvicina dicendomi: “Che persona meravigliosa Elena, e che carattere affabile nonostante l’età e i problemi fisici. Ma dimmi la verità, i senzatetto che avete portato qua sono selezionati, non sembrano affatto quelli che si vedono in giro”. Lei non sapeva che per almeno due anni la signora Elena ci aveva accolto il giovedì con urla e imprecazioni, accettando di avere a che fare solo con due o tre persone, fino a quando la perseveranza e l’amicizia hanno fatto breccia nel suo cuore.

Questa ragazza aveva visto la sua umanità riflessa in una senzatetto, e anche gli altri presenti le erano sembrati troppo simili a lei per essere veri, e quindi li aveva classificati come casi eccezionali. Dopo aver sentito la storia di Elena ha capito però che il “caso eccezionale” è l’amicizia, e sicuramente la prossima volta che vedrà qualcuno che vive per strada saprà che è una signora Elena non ancora contagiata da essa.

Di Andrea Paviotti

 

Puoi contattare Sant’Egidio in Luiss su Facebook: @santegidioinluiss 

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