Il grande gelo: la paura di chi vive per la strada

Il grande gelo: la paura di chi vive per la strada

In questi giorni di grande gelo, molti di noi sono stati a casa sotto le coperte, ma molte sono le persone che invece, vivendo per strada, senza casa né coperte, stanno soffrendo il freddo e rischiando la vita

Aiutiamo i senza fissa dimora

In tutta Italia da Milano a Lecce tanti homeless sono stati messi alla prova dal gelo, ed alcuni ne sono rimasti vittime

Pensiamo ad esempio a Kristos, un amico dei Giovani per la pace di Lecce, di cui ha parlato anche qualche giornale, come “uno tra tanti”. Ma per noi era più di questo. Per noi era un nome, un volto, una storia. Per noi non è morto “un altro indigente”, ma una persona, anzi, un amico.

Il nostro amico Kristos, un uomo bulgaro sulla cinquantina, barba bianca incolta e pochi capelli sul capo, viveva da due anni nel mercato coperto di Settelacquare, con Sandro.
Loro due non erano solo conviventi, ma erano diventati col tempo, amici e fratelli.
Kristos in italia da anni, con documenti in regola, aveva numerosi problemi fisici e vicende dolorose alle spalle di cui ha sopportato il peso fino alla fine.
Forse il più tremendo di questi pesi era l’alcolismo, conseguenza di tutto.
Avendo però dimostrato la seria volontà di disintossicarsi, ce ne siamo presi carico.
Lo abbiamo così affidato alla Comunità Emmanuel, per cercare di farlo guarire.
Purtroppo però, una notte è riuscito a fuggire e nel probabile tentativo di ritornare verso Lecce, vedendo già poco e sbagliando strada, si è ritrovato in una campagna a Novoli.
Qui, mercoledì notte è stato colpito da infarto, è stato ritrovato qualche giorno più tardi.
La nostra vita, la nostra consapevolezza, il nostro cuore sono stati arricchiti dall’incontro con lui.
Ricordiamo tutto di Kristos, i suoi occhi spesso pieni di lacrime di gioia ma anche di amarezza, i suoi dolori, i suoi silenzi ma anche le sue risate.
Vedere un uomo commuoversi per un abbraccio sincero, dato da un estraneo, e sentirsi dire “Mai nessuno aveva fatti questo per me” deve interrogare tutti noi.
Tutti.

Senzatetto morto a Lecce

Questo vogliamo raccontare di Kristos. Non vogliamo rimanere indifferenti, né usare il suo nome per una sterile denuncia sociale che finisce per dare la colpa ai senzatetto, che alla fine “scelgono di vivere così”. Crediamo che ci sia una realtà diversa da quella che a volte si legge sui giornali, quella che fa sembrare che il problema non sia nostro, ma anzi, che siano le persone che vivono per la strada ad essere colpa della propria condizione. In molti credono i poveri inavvicinabili, ma ci siamo mai chiesti perché sembrano essere così diffidenti, così chiusi in se stessi, così “svogliati” nel cambiare dimora o così restii nel farsi aiutare da estranei? Noi sì! E ci siamo risposti che, come tutte le persone, hanno bisogno di fiducia, amicizia e compagnia, che non si costruiscono dopo un solo incontro, ma con il tempo e con un po’ di insistenza.

Pensiamo a coloro che a Milano sono stati accusati per non aver accettato di andare a dormire nei luoghi predisposti dal Comune: una scelta impensabile per molti, ma che è segno e conseguenza di una grande paura da parte di chi non ha dove vivere, e teme di lasciare il posto che chiama “casa”.

In particolare ricordiamo Massimiliano, detto ‘Max lo chef” dagli amici, che è morto per il freddo di questi giorni. Il portiere del palazzo davanti al quale dormiva insieme ad altri, racconta che all’arrivo della polizia, chiamata come di consueto per cacciarli via, stavolta Max non si è alzato. Così se ne sono accorti, nel tentativo fallito di mandarlo via.

Allora scopriamo che la paura e la solitudine di chi vive per strada, sono al centro della vita anche di chi ha una casa ma è spaventato dall’altro al punto di fingere che non esista.

Noi Giovani per la pace crediamo che la diffidenza e la paura si vincano soltanto con un rapporto di amicizia e di affetto. Pensiamo anche che la prima cosa da fare sia parlare, informarsi ma anche vivere le realtà delle nostre città per non rimanere indifferenti e ignoranti.

Ringraziamo Giovanni di Milano e Vincenzo De Rasis di Lecce per le testimonianze.

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