Registrazione video dell'incontro dei Giovani per la Pace sulle difficili condizioni di vita dei migranti a Bihac
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Filippo Grandi, l’Alto Commissario ONU per i rifugiati: “Dobbiamo essere forze di pace”
gabriele.rizziIntervista a "Pace senza confini"
Il Premio Nansen è conferito dall’UNHCR a individui, gruppi e organizzazioni che fanno più del “dovuto”, affrontando le avversità con determinazione, nel campo della protezione di rifugiati, sfollati e persone senza cittadinanza (apolidi). Nel 2019 in Europa è stato attribuito ai corridoi umanitari
Questo ponte di amicizia tra giovani e anziani è raccontato dai Giovani per la Pace di Genova in un video straordinario e in racconti da leggere!
A Cuneo "Voci dalla Siria” ha raccontato un’accoglienza possibile, alternativa ai viaggi della speranza e alla chiusura delle frontiere e dei porti. Un’alternativa che difende la vita.
Sono bimbi in condizioni di povertà, giovani che hanno subito torture e donne vittime di violenza. Le situazioni politiche di alcuni stati africani sono molto gravi: guerre tra etnie locali e dittature disumane che qualcuno dice essere come “carceri a cielo aperto”.
In una società veloce, che si crede sgamatissima, che cosa è veramente “smart”, intelligente? Veniva da chiederselo lunedì, mentre ascoltavamo parole profonde e originali in una sala gremita di giovani alla conferenza “Rifugiati: ricordare la Shoah per costruire una società accogliente”. Piero Dello Strologo, testimone della persecuzione degli ebrei genovesi, e Yaya Kongyra, giovane rifugiato gambiano, hanno incontrato i liceali e universitari genovesi con l’urgenza di testimoniare l’importanza di una memoria condivisa, fondamentale per chi come loro ha vissuto la violenza e la paura della guerra e della persecuzione. Piero era un bambino durante la Seconda Guerra Mondiale, costretto alla fuga verso la Svizzera per evitare la deportazione durante le retate dei fascisti. Yaya uno studente della Facoltà di Agraria in Gambia e faceva parte del principale partito di opposizione al regime di Jammeh, battendosi per “svegliare” i giovani gambiani e per sensibilizzarli sulle crudeltà del dittatore. Due storie diverse quelle di Yaya e di Piero, per tempo e luogo, ma molto simili per la drammaticità che le ha caratterizzate: entrambi rifugiati in paesi stranieri, in fuga dalla guerra e dalla violenza. Un altro aspetto inoltre le accomuna: l’importanza che ha avuto per entrambi l’incontro con la Comunità di Sant’Egidio. Come ha raccontato Piero, è nell’incontro con la Comunità che è nata in lui la voglia e l’esigenza di testimoniare con il suo racconto la persecuzione degli ebrei genovesi. Per anni, dopo il ritorno in Italia, non aveva raccontato la sua storia e soprattutto si era chiuso in sé stesso, non sentendosi mai veramente accettato dagli altri. L’amicizia con la Comunità gli ha fatto comprendere l’importanza della memoria, soprattutto per le nuove generazioni. Anche la vita di Yaya è cambiata grazie all’incontro con i giovani della Comunità, ha ritrovato la fiducia nel prossimo, che aveva perso dopo un lungo viaggio in mano ai trafficanti di uomini. Le storie di Yaya e Piero ci hanno aiutato a svegliarci dall’indifferenza che spesso inconsapevolmente ci avvolge, ricordandoci l’importanza della memoria, perché il pericolo della diffusione di movimenti antisemiti e xenofobi è reale e come ha detto Piero, felice di poter sedere accanto a Yaya, soltanto “la memoria può generare la solidarietà” di cui oggi il mondo ha tanto bisogno e aiutarci a coltivare una vera intelligenza della storia. E della vita.
I corridoi umanitari sono una risposta chiara in un’Europa che ripiega su se stessa: chi ha diritto a essere riconosciuto come rifugiato, come persona la cui vita è messa in attuale pericolo per via della guerra, non deve esporsi allo sfruttamento dei trafficanti di uomini, non deve rischiare di nuovo la vita.
Benvenuti in Italia! Un benvenuto a Falak, Yasmin, Suliman, Hussein e ai tanti che insieme a voi sono arrivati grazie ai corridoi umanitari! Noi, Giovani per la Pace del Cep, siamo contenti del vostro arrivo! Negli ultimi mesi abbiamo parlato molto della guerra in Siria, della violenza che vi ha costretto a fuggire dal vostro paese, che un tempo era bello e in pace. La vostra vita era bella ma la guerra ha rovinato tutto. Abbiamo visto le immagini del campo profughi in Libano dove avete vissuto in questi anni e ci è sembrato ingiusto che dei bambini, uomini e donne dovessero vivere in un posto così brutto, al freddo, senza scuola, senza amici e lontano da casa. Pensiamo non sia giusto che i paesi costruiscano muri per non farvi passare, che chiudano le porte a chi ha già sofferto tanto. Ci dispiace che abbiate dovuto lasciare la vostra casa, affrontare un viaggio lungo, pericoloso e che dopo tanta sofferenza siate trattati male. Ci siamo messi nei vostri panni, noi tutti non vorremmo vivere dove c’è la guerra. Ci sono però tanti nella nostre città, anche qui a Genova, che non la pensano così. Tanti che giudicano gli altri senza conoscerli, che non si lasciano toccare dal loro dolore. Noi non vogliamo una città chiusa, razzista, piena di pregiudizi. Vogliamo che si crei una convivenza, che chi arriva nel nostro paese si senta accolto e non giudicato perché tutti insieme possiamo rendere le nostre città migliori. Noi veniamo da paesi diversi: Italia, Marocco, Senegal, Ecuador, Nigeria. Siamo cristiani e musulmani. Le nostre differenze non ci hanno mai fermato e in questi anni abbiamo scoperto che solamente restando uniti possiamo cambiare la realtà intorno a noi. È l’incontro con l’altro che ci fa capire molte cose e che ci aiuta ad abbandonare i pregiudizi. Ringraziamo la Comunità di Sant’Egidio per i corridoi umanitari che sono una risposta meravigliosa a chi in Europa costruisce muri e diffonde l’odio. Speriamo che tanti altri possano raggiungere il nostro paese in sicurezza, senza rischiare di morire durante il viaggio. Sono troppe le persone che hanno perso la vita in mare. Speriamo che chi diffonde parole cariche di odio cambi idea e che i paesi che hanno chiuso le loro porte le aprano. Molti parlano male, giudicano senza conoscere gli altri, per paura. Tutti abbiamo bisogno di aiuto ma da soli non si riesce a fare nulla. Tutti insieme possiamo fare tanto. Dio ci ha creato tutti uguali ed è ingiusto non aiutare chi è in difficoltà solo perché viene da lontano. I corridoi umanitari sono un esempio molto bello per tutti. Speriamo che possiate trovare una casa, un lavoro e soprattutto degli amici. Vorremmo tanto incontrarvi e aiutarvi a vivere in un mondo più bello, un mondo che accoglie e non respinge e speriamo che in tanti si uniscano al nostro sogno di pace.
"Il 20 febbraio a Parma quattrocento studenti hanno parlato di migrazioni a partire dal racconto di Dawood che ha affrontato uno dei cosiddetti 'viaggi della speranza' per sfuggire a quella "bocca di squalo" che era diventata casa sua."
Universitari e nuovi europei insieme per ricordare chi ha perso la vita nei “viaggi della speranza”. a Genova, nella Chiesa di S.Pietro e Paolo, c’è stata la preghiera “Morire di speranza “, a cui hanno partecipato tanti profughi della nostra città provenienti da diversi paesi africani e asiatici. Una preghiera per ricordare i compagni persi nel tentativo di raggiungere il nostro paese, morti nella speranza di poter finalmente vivere in pace. Ragazzi di cui spesso non conosciamo il nome, il volto, il cui ricordo è affidato a quel compagno di viaggio che in quelle interminabili ore è diventato un amico, un fratello con cui condividere una delle tragedie più terribili del nostro secolo. Ricordare per loro è doloroso, una ferita che difficilmente potrà richiudersi. Hanno impressi nella mente quei volti, i sorrisi e la paura di chi non ce l’ha fatta, il cui nome e ricordo non resta che affidare al Signore, pregandolo di salvare i tanti che stanno compiendo lo stesso viaggio
Sul Blog dei Giovani per la Pace le prime due foto dei sei scatti che l’artista cinese Liu Bolin, prodotto dalla galleria veronese Boxart, ha realizzato a Catania coinvolgendo la Comunità di Sant’Egidio e i giovani per la pace di Mineo, nuovi europei che da anni, nella città di Catania servono i più poveri, gli anziani, i bambini e le persone che vivono in strada. Questi due scatti assumono un significato fortemente simbolico perché sia la barca che la spiaggia ci ricordano una data storica e tragica per la città di Catania, quella del 10 Agosto 2013 che vide arenarsi un barcone poco distante dal lido verde vedendo morire sei giovani egiziani. Sia il Barcone che la spiaggia della foto sono proprio quelle del 10 Agosto 2013, data che ha segnato la propensione della città di Catania all’accoglienza con tantissimi giovani che pregarono per chi morì di speranza e fecero nascere una catena di solidarietà per i sopravvissuti. Quando l’accoglienza incontra l’arte non può che nascere un capolavoro! Liu Bolin, Migrants n°1, stampa a getto di inchiostro su carta 100% cotone, 2015. (©Liu Bolin 2015. Courtesy Boxart, Verona) Sul molo di Mezzogiorno, al Porto di Catania, è ricoverata in secca la prima barca che nel 2013 ha trasportato dei migranti dall’Africa alle coste catanesi. Tra essi, sei bambini egiziani che, stremati dal viaggio su quel peschereccio, sono annegati tragicamente cercando di guadagnare la riva, a pochi metri dalla spiaggia del Lido Verde. L’artista ha scelto di fondersi con il relitto e la storia di cui esso è testimone silente per il suo primo scatto del progetto Migrants. Liu Bolin, Migrants n°2, stampa a getto di inchiostro su carta 100% cotone, 2015. (©Liu Bolin 2015. Courtesy Boxart, Verona) Lo scenario della tragedia evocata dall’opera iniziale, ovvero il Lido Verde, offre il secondo sfondo al progetto. «Essendo i migranti sdraiati sulla sabbia – commenta l’artista -, per qualcuno possono sembrare cadaveri; invece il mio intento è di descrivere il loro arrivo e l’inizio del loro futuro». Rispetto alla più nota e longeva serie Hiding in the city (Nascondendosi nella città), in cui Liu Bolin è al centro del soggetto fotografico, l’evoluzione dei suoi scatti di performance denominata Target (Bersaglio) prevede la sparizione mimetica di più persone nel contesto, coerentemente con il contenuto. Il Video tratto da Petrolio “Effettoeffe” che racconta il tragico sbarco del 10 Agosto e dell’impegno dei GXP :
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