Voci dalla Siria. Da straniero a parente
CUNEO Il racconto di Gaith, rifugiato siriano, che vuole aiutare per un’Italia migliore
A Cuneo “Voci dalla Siria” ha raccontato un’accoglienza possibile, alternativa ai viaggi della speranza e alla chiusura delle frontiere e dei porti. Un’alternativa che difende la vita.
Si tratta dei corridoi umanitari. Il progetto nasce da gente comune, gente come quella di Sant’Egidio che ha scelto le periferie, i deboli e i più poveri. I corridoi umanitari permettono ai rifugiati di arrivare in Italia in aereo e di essere accompagnati nelle procedure e nell’inserimento sociale, senza costi per lo Stato.
È una risposta a un mondo che sembra oggi andare in due direzioni: da una parte, quella di chi vuole accogliere; dall’altra quella di chi si chiude in se stesso, nei propri confini, in un mondo in cui si punta all’isolamento. Lo spostamento delle persone è una realtà e il nostro continente europeo vive solo una frazione di questo fenomeno globale.
Gaith, rifugiato siriano arrivato in Italia grazie all’aereo di papa Francesco ha raccontato: “Nella Comunità di Sant’Egidio e nei Giovani per la Pace ho trovato una seconda famiglia: ho trovato degli amici. Grazie a loro ho imparato l’italiano e con loro ho imparato ad aiutare gli altri. Ho potuto vedere come il loro spirito con la Scuola della Pace formi la gente di domani, ho visto nelle vacanze di Sant’Egidio tanti bambini siriani, africani, italiani e di tante altre nazionalità stare insieme senza litigare. Questo è il bello dell’amicizia”.
L’amicizia riesce ad andare oltre le differenze linguistiche e culturali. Le differenze sono delle costruzioni: per i bambini non conta se sei bianco, nero, giallo, se sei musulmano o cristiano, quello che conta è essere amici.
In questi due anni abbiamo visto dai corridoi umanitari emergere il meglio dalla nostra società. Tante realtà differenti del territorio si sono unite per tessere una rete di solidarietà e accoglienza, perché tutti devono e possono stare bene insieme, chi accoglie e chi è accolto.
Gaith nel suo discorso poi ha detto: “Chiunque può aiutare e provare a cambiare il mondo; chiunque ha la forza davanti alle difficoltà per superarle e per provare a migliorare il posto in cui vive. Chi dice che non ce la fa si ferma alla sua debolezza”. I rifugiati che abbiamo conosciuto hanno un’ostinata voglia di aiutare e integrarsi. Gaith ormai è parte della grande famiglia dei Giovani per la Pace: va a trovare gli anziani in istituto; è andato alla vacanza dei bambini; aiuta ad insegnare l’italiano ad altri rifugiati; cucina le specialità siriane per le feste.
Quello che vorremmo far capire a chi grida alla chiusura dei porti e delle frontiere è che i rifugiati, quelle persone che vediamo sui barconi che affondano, non sono numeri e non sono solo persone, ma sono amici, sono mamme, papà, futuri medici e operai. L’Italia non diventa migliore se si chiude, ma se sa accogliere quando ce n’è bisogno. L’Italia ha una storia di immigrazione, ma anche di emigrazione.
A chi guarda gli immigrati con scetticismo (quelli che dicono sì, questi sono quelli buoni, ma sono un’eccezione), posso dire che non c’è cosa più bella di trovare in un’aula ragazzi e ragazze di culture diverse che cercano di imparare più cose possibili dall’altro.
Vi invitiamo a provare, vi aspettiamo 😉
Di Antonio Taranto