Quando ti dicono “vieni con noi, andiamo a trovare gli anziani che vivono in istituto, sono soli e hanno bisogno di un po’ di amicizia”, non te lo aspetti. Non sei preparato. Pensi di star regalando il tuo tempo, di essere tu quello che in qualche modo sta dando qualche cosa. Invece l’amicizia funziona in due direzioni, e ti prende come non te lo aspetti. Un’amicizia così può sembrare un po’ particolare: quando uno è più in forze dell’altro, quando uno può fare cose che l’altro non può, quando uno ha bisogno di essere sostenuto e aiutato più dell’altro. Questo perchè siamo abituati a misurare l’amicizia in base a quanto gli altri fanno per noi. Cosa può darmi un’amicizia con una persona così lontana da me, per via dell’ età? Però, un’amicizia così non può funzionare secondo questa logica, bisogna imparare a non viverla in “chiave egocentrica”. Ecco una cosa che Mario ci ripeteva sempre: che la prima cosa ad averlo colpito di questi ragazzini che andavano a trovare questi anziani in istituto, era proprio il fatto che si interessavano! Ci raccontava, parlando della sua prima amica dei giovani per la pace, di come fosse sorpreso del fatto che ogni settimana lei gli chiedeva come stava, non per abitudine, per rompere il ghiaccio o avviare la conversazione, ma perchè proprio voleva saperlo, si interessava davvero. E sembra strano, sembra un’amicizia particolare; in realtà è proprio come l’amicizia dovrebbe essere, è la migliore: che ha reso felice lui e noi, in un modo che non ci aspettavamo. La cosa che colpiva di Mario era la sua libertà. È paradossale, considerata la vita che si conduce in un istituto ma, unitamente a quello dell’amicizia, questo è il valore più grande che ci ha lasciato. Ci ha insegnato a pensare con la nostra testa, fuori dagli schemi, a vivere sereni con ciò che eravamo o volevamo essere, a giocarci. Così, semplicemente e istintivamente come aveva fatto lui nella sua vita, nella sua infanzia. Fugace e libero, ma solido e fedele nell’amicizia. Mario sapeva ascoltare e per questo sapeva essere un amico vero. Sapeva che per noi la sua opinione contava molto e non esitava a rimproverarci quando ce ne era bisogno, severo ma comprensivo e pieno di amore. Gli piaceva stare in nostra compagnia ed era felice di ripeterci che eravamo la sua gioia. Ma era lui ad arricchirci e a farci felici, forse senza accorgersi di quanto ci rendesse delle persone più belle, anche solo per una mezz’ora. E infine ci ha insegnato che l’amicizia è possibile sempre, anche con persone apparentemente lontane dalla nostra realtà. Grazie Mario. GxP di Santa Balbina
Anno: 2017
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Partecipa come pubblico alla finalissima di Play Music Stop Violence 2017 che si terrà a Roma il 25 Maggio al Pala Atlantico LIVE alle ore 17:00. Presenta Max Giusti Segnala la tua partecipazione su facebook Ascolta le canzoni in gara e vota la tua canzone preferita con il premio web
Vota la band Play Music 2017! Come? Metti un LIKE! Invita altri fan a mettere un Like ? sul post della pagina Facebook dei Giovani per la pace! Attenzione: non votare il post su altre bacheche o pagine. Il voto concorre al premio web ? Ti aspettiamo al Pala Atlantico di Roma il 25 maggio alle 17.00 per il concerto Play Music Stop Violence 2017. Che la musica abbia inizio! Qui sotto trovi tutti i brani in concorso ? EVERLASTING FALL EVOLUZIONE ALE IL MARE BLACKLIGHTS MAMMA ITALIA DARS ROCK HAI VINTO TU ENERGY LEZIONI DI STORIA FLAMING ICE VIVO NEGLI OCCHI FRANCESCA SIMBULA LA DIFFERENZA MODEM 25 UN MODO DI PENSARE NEVERMIND THE FAME L’ODISSEA DELLA SPERANZA ON THE ROADS FREE MAN PHIL JOAD DRY SKIN RIVER SOLDIERS ROCK IN PROGRESS SONO ANCORA UN UOMO STONEVILLE ALEPPO SUPERGULP ARCOBALENO THE CHANGE CREDI AI MIRACOLI THE STOP LO SBARCO THE WAVE SETE DI PACE UNION G BEAT TICKETS VALERIE ROSE SWEET THORNS
Quest'estate a Barcellona, dal 25 al 27 agosto, l'incontro dei giovani europei "More Youth More Peace", organizzato dai Giovani per la Pace. Conferenze, feste, visite alla città e ai servizi con i poveri, preghiera e marcia per la pace.
I Giovani per la Pace di Ferentino e Frosinone scrivono a "Ciociaria Oggi" riflettendo sulla morte di Emanuele, ucciso per strada ad Alatri.
- Oggi sono proprio contento... adesso telefonerò ai ragazzi ... ho sempre davanti agli occhi quei momenti... e finché ho memoria li voglio raccontare…
ROMA - Il sabato è il classico giorno in cui si sta in famiglia. Ed è stato così anche alla terza casa del carcere di Rebibbia, dove le famiglie dei detenuti si sono recate per fare una festa insieme ai figli e ai loro papà.
Italiani senza cittadinanza? Non va bene! La rotonda del Pantheon a fine febbraio è stata la scena di una festosa manifestazione per rivendicare il diritto dei bambini ad avere la cittadinanza italiana. I manifestanti mettevano la faccia in grandi passaporti con scritto “Chi nasce o cresce in Italia è italiano/a. Approvare subito la riforma. #senatorispondi”.
L’Erasmus è un’occasione per scoprire una nuova città e per fare amicizia, ma non solo.
Questa installazione ha creato non poche critiche. I cittadini sono divisi: c'è chi dice che l'installazione di verde pubblico può aiutare a respirare la città italiana con il più alto tasso di inquinamento, altri invece che sostengono che quel tipo di piante vada a rovinare lo stile gotico della piazza.
In una società veloce, che si crede sgamatissima, che cosa è veramente “smart”, intelligente? Veniva da chiederselo lunedì, mentre ascoltavamo parole profonde e originali in una sala gremita di giovani alla conferenza “Rifugiati: ricordare la Shoah per costruire una società accogliente”. Piero Dello Strologo, testimone della persecuzione degli ebrei genovesi, e Yaya Kongyra, giovane rifugiato gambiano, hanno incontrato i liceali e universitari genovesi con l’urgenza di testimoniare l’importanza di una memoria condivisa, fondamentale per chi come loro ha vissuto la violenza e la paura della guerra e della persecuzione. Piero era un bambino durante la Seconda Guerra Mondiale, costretto alla fuga verso la Svizzera per evitare la deportazione durante le retate dei fascisti. Yaya uno studente della Facoltà di Agraria in Gambia e faceva parte del principale partito di opposizione al regime di Jammeh, battendosi per “svegliare” i giovani gambiani e per sensibilizzarli sulle crudeltà del dittatore. Due storie diverse quelle di Yaya e di Piero, per tempo e luogo, ma molto simili per la drammaticità che le ha caratterizzate: entrambi rifugiati in paesi stranieri, in fuga dalla guerra e dalla violenza. Un altro aspetto inoltre le accomuna: l’importanza che ha avuto per entrambi l’incontro con la Comunità di Sant’Egidio. Come ha raccontato Piero, è nell’incontro con la Comunità che è nata in lui la voglia e l’esigenza di testimoniare con il suo racconto la persecuzione degli ebrei genovesi. Per anni, dopo il ritorno in Italia, non aveva raccontato la sua storia e soprattutto si era chiuso in sé stesso, non sentendosi mai veramente accettato dagli altri. L’amicizia con la Comunità gli ha fatto comprendere l’importanza della memoria, soprattutto per le nuove generazioni. Anche la vita di Yaya è cambiata grazie all’incontro con i giovani della Comunità, ha ritrovato la fiducia nel prossimo, che aveva perso dopo un lungo viaggio in mano ai trafficanti di uomini. Le storie di Yaya e Piero ci hanno aiutato a svegliarci dall’indifferenza che spesso inconsapevolmente ci avvolge, ricordandoci l’importanza della memoria, perché il pericolo della diffusione di movimenti antisemiti e xenofobi è reale e come ha detto Piero, felice di poter sedere accanto a Yaya, soltanto “la memoria può generare la solidarietà” di cui oggi il mondo ha tanto bisogno e aiutarci a coltivare una vera intelligenza della storia. E della vita.
Oggi all’università Roma Tre, il papa ha risposto alle domande di quattro giovani universitari, tra cui una giovane rifugiata siriana giunta in Italia insieme al Santo Padre dopo la sua visita a Lesbo, ed ha indicato alcuni concetti fondamentali per il raggiungimento della pace nel mondo ma anche nella vita di tutti i giorni.
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