In questa settimana noi Giovani per la pace di Trieste abbiamo lanciato un appello: servono scarpe e luci al led per i nostri amici richiedenti asilo provenienti dall’Afghanistan e Pakistan che vivono per strada. In pochi giorni abbiamo trovato ( o comprato) le scarpe e le luci, che sono fondamentali perché i nostri amici stanno in angoli un po’ bui, e specie ora che è Ramadan di notte hanno bisogno di vederci per pregare e mangiare! Per ogni amico prepariamo un sacchetto col suo nome ed il suo numero di scarpe…così la distribuzione è più personale! Dopo aver raccolto il necessario, grazie all’aiuto generoso di tanti, siamo andati a distribuirli ai nostri amici. Con l’amicizia e le luci al led…abbiamo rischiarato un po’ il buio delle loro notti e abbiamo acceso una luce di accoglienza nella nostra città.
Mese: July, 2015
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Siamo i Giovani per la Pace di Padova e oggi abbiamo fatto una raccolta fondi per portare in vacanza i bambini e gli anziani. Le Scuole della Pace di due quartieri padovani hanno raccolto moltissime iscrizioni quest’anno e il sogno di noi giovani è quello di riuscire a portare in vacanza tutti i bambini. Ma il nostro sogno non finisce qui…… da qualche anno, insieme ai Giovani per la Pace di Verona, Mestre e Treviso, organizziamo una vacanza a Asolo con gli anziani di diversi istituti del Veneto ! Tra balli, feste e gite ci divertiamo tantissimo! Vendendo queste torte vorremmo raccogliere dei fondi che ci serviranno per fare delle vacanze coi fiocchi e far divertire i nostri amici di tutte l’età e di tutte le nazioni! #estatesolidali Di Alessio Ferretto
Piazza Bologna, una mattina d’estate. Una quindicina di ragazzi ventenni eritrei, ospiti del centro Baobab di via Cupa si ritrovano con tanti giovani e studenti universitari del quartiere per passare una mattinata diversa. I passanti guardano incuriositi, sicuramente ciò che notano è insolito. Infatti armati di rastrelli e palette concessi gentilmente dall’AMA, europei e nuovi europei, come una cosa sola, puliscono la piazza dallo sporco, bottiglie, bicchieri da cocktail. È un gesto concreto per il quartiere. Lavorare insieme crea legami, ci capiamo al volo nel gestire le cose da fare. Insieme raccogliamo una quindicina di sacchi neri di immondizia e, una volta finito, decidiamo di andare insieme a villa Torlonia. Sulla strada, anche se con difficoltà, cerchiamo di comunicare (solo Laga, il più grande, parla inglese e traduce per gli altri in tigrino). Una cosa che si rivela utile è la cartina dell’Africa mostrata sul cellulare. Su di essa cercano di spiegarci che viaggio hanno fatto, da dove vengono, dove sono i fratelli e le mamme. Qualcuno li va a raggiungere in Europa, alcuni ci raccontano che i propri parenti non hanno visto l’Europa a causa del terrorismo del Daesh. Dopodiché ci separiamo, ognuno torna a casa, chi alla sua, chi al Baobab, ma è nata l’amicizia di chi si chiama per nome e di chi vuol bene alla città. È bello pensare che il bicchiere sporco lasciato a terra sia stato raccolto dal senso civico di un migrante come Thomas, dall’Eritrea. Lo ha fatto senza rimprovero né vanto: solo un gesto semplice di civiltà e un segno di buona convivenza che è sempre possibile! di Michele Mastropietro
#EstateSolidali Vacanza della scuola della Pace a Bari! I Giovani per la Pace di Bari fanno scuola della Pace al quartier San Paolo nella periferia della città. Un quartiere con storie complicate, segnato da episodi di violenza, ma San Paolo è un quartiere che vuole cambiare partendo dai propri bambini! Per questo anche quest’ anno siamo andati in vacanza portando i nostri bambini ad Ostuni. Ieri abbiamo fatto la festa dal mondo perché un quartiere che cambia parte dall’integrazione e faremo una festa con gli altri GxP della Puglia andando a trovare gli anziani di Casa Serena. I bimbi prepareranno dei lavoretti e delle lettere da dare agli anziani insieme alle caramelle! Una meravigliosa alleanza intergenerazionale! La pace inizia da qui!
Centinaia di giovani, in tutta Italia, hanno scelto di passare la propria estate insieme ai più poveri. Sono i Giovani per la pace della Comunità di Sant’Egidio che da anni vivono una amicizia fedele con gli “ultimi” : Si dedicano ai bambini dei quartieri periferici che frequentano le scuole della pace, gli anziani spesso lasciati soli nelle case di riposo, le persone costrette a vivere in strada, i disabili, i migranti accolti nei porti o nelle stazioni. Una amicizia divenuta familiarità, anche attraverso la preghiera, che ha fatto sì che tanta gente lasciata ai margini trovasse in un giovane una compagnia, vero amico, un punto di riferimento. L’amicizia con i giovani per la Pace ha restituito a tanta gente la voglia di vivere e di servire a loro volta chi è più povero. L’accoglienza dei giovani ai migranti è divenuta la forma migliore di integrazione quando in varie parti di Italia molti giovani “nuovi europei”, richiedenti asilo politico, arrivati con gli sbarchi, hanno deciso di dedicarsi in prima persona ai più poveri compiendo le stesse opere di solidarietà dei giovani italiani. Nessuno infatti è troppo povero per aiutare chi è più povero: Anche in estate! Anche quest’anno i giovani per la pace da Roma, dalla Sicilia, dalla Puglia, dalla Campania, e da tutta Italia hanno deciso che all’avanzare delle ondate di caldo estivo non può corrispondere un venir meno della solidarietà che ha reso più umano il volto delle città e rilanciano, invitando tutti i giovani a dedicare parte delle proprie vacanze alle numerose attività di solidarietà proposte in tutte le città dove sono presenti. #EstateSolidali è un invito, un esortazione ma anche una richiesta rivolta a tanti di vivere parte della propria estate all’insegna del divertimento, conoscendo tantissimi nuovi amici e legando la bellezza dello stare insieme alla necessità che tanti poveri hanno di non venire abbandonati mentre il mondo va in vacanza. E’ appunto quando tutti sono in vacanza che bisogna starci ed i Giovani per la Pace hanno deciso di esserci! Le attività di #Estatesolidali comprendono lunghe gite e feste con i bambini che frequentano le scuole della pace, visite e vacanze con gli anziani, raccolta e distribuzione di generi alimentari per le famiglie in difficoltà, feste in piazza, servizio nelle mense, festival musicali, raccolta e distribuzione di beni di prima necessità per i migranti nelle stazioni o nei centri di prima accoglienza.. In un tempo difficile e davanti ad un’Europa che si sta sempre più chiudendo è bello e importante che ci siano così tanti giovani che si aprono alla solidarietà e capiscono che si può cambiare l’Italia a partire dai più poveri anche in estate…Quindi non esitate #EstateSolidali! Per maggiori informazioni e per partecipare a #EstateSolidali manda una mail a [email protected] o vai sul sito giovaniperlapace.it Puoi seguire #EstateSolidali su facebook: Giovani per la pace, twitter: @gxlapace
Davanti a ciascun delitto, offesa, o problema siamo soliti ormai sentire o leggere sui social media la frase: “E se fosse stato un immigrato?” come a voler dire che c’è ormai il sentire comune da strada che riserva un trattamento diverso tra chi compie qualcosa di turpe ed è italiano e chi, per esempio, non lo è. C’è quasi l’attesa di scoprire che l’autore del delitto è uno straniero come a volere assolvere dal male a propria comunità di appartenenza. Il delitto inoltre sembra persino più delittuoso se è stato compiuto dallo straniero. Da giovane curioso chiedo semplicemente “Perché?” Perché la nazionalità diventa una discriminante, quasi un aggettivo la differenza tra la gogna, il patibolo e l’assoluzione sociale. Ma sopratutto ricordiamoci sempre che c’è la vittima che soffre. Il problema è che ci siamo già abituati a gogne mediatiche, a atti di una tristezza immane (non trovo altro modo per definirli) e purtroppo la parte peggiore è proprio quel termine “abituati”, legato a tutto ciò. Dobbiamo stare attenti perché la nostra sensibilità non sembra essere suscitata più dalla violenza in sé, ma stiamo andando oltre, sindacando sulle modalità o sulla nazionalità di chi ha compiuto quel dato gesto. Ancora una volta rischiamo di perdere un’occasione per riflettere su come la violenza non sia mai giustificabile e perderci nella discussione sul nulla, analizzando i dettagli insignificanti e perdendo di vista i dati, le statistiche e perfino l’accaduto e con esso le possibili soluzioni.
Bellissima giornata trascorsa in sede quella di ieri per i giovani della pace di Trieste: Insieme abbiamo preparato i panini peri nostri amici senza fissa dimora della stazione: Centoventi panini da farcire sono una fatica leggera quando hai tante mani ad aiutarti! E’ stato bello organizzare insieme la vacanza estiva per i bambini della Scuola della Pace che vengono dal quartiere di Barriera e Camposacro. In un momento in cui ‘pace’ sembra una parola vuota, un po’ banale e sicuramente irrealizzabile, abbiamo deciso di far conoscere ai bambini l’opera di quegli uomini e donne che hanno concretamente lavorato per la pace e abbiamo quindi scelto come tema per la vacanza con i bambini le loro vite e il loro pensiero: Mahatma Gandhi, Martin Luther King, Madre Teresa di Calcutta e Malala. È un’occasione questa per imparare qualcosa di nuovo anche per noi che dopo aver cenato insieme abbiamo guardato un bellissimo film, Selma- La strada per la libertà.
Ieri sera il Colosseo alle ore 21 si è illuminato. Ieri sera un ex luogo di morte e sangue si è acceso per dire che l’umanità ha fatto un nuovo passo avanti, nella lunga e faticosa battaglia alla pena di morte. Il Nebraska è il 19° stato degli Stati Uniti d’America (più il Columbia District) ad abolire la pena di morte. Spesso sentiamo la pena di morte come un discorso lontano, una battaglia di altri, ma la battaglia contro la pena di morte è uno spartiacque di civiltà. La pena di morte non è solo una pena definitiva, dalla quale in caso di errore non si può tornare indietro. La pena di morte non è solo una pena razzista e classista, che colpisce più frequentemente i poveri e gli emarginati. La pena di morte non è solo una pena disumana, perché ti uccide centinaia di volte prima dell’esecuzione. La pena di morte è la sconfitta di una società che di fatto giustifica l’assassinio, perché subdolamente sostiene una violenza giusta. La pena di morte è la sconfitta di una società che si illude di poter dividere “uomini buoni” e “uomini cattivi”, negando che in ogni uomo c’è almeno una scintilla di bene, insidiata dall’ombra del male. La pena di morte è la sconfitta di una società che nega il perdono, il riscatto e il cambiamento che invece fanno parte della vita e della crescita di ogni uomo. La pena di morte è la sconfitta di una società che non sceglie di combattere il male, ma di assecondarlo, di cedere alle sue regole. Per questo, siamo particolarmente felici oggi. Ieri, come ogni volta che un condannato a morte viene graziato o gli viene commutata la pena, l’umanità ha vinto. Ieri, l’umanità ha vinto in Nebraska, come vince ogni giorno in ogni paese in cui la pena di morte è stata abolita. Ieri, oggi, domani e ogni volta che in un tribunale si sceglie per la rieducazione piuttosto che la semplice punizione, l’umanità vince e oggi più di ieri non possiamo fare a meno di sperare di leggere presto “La Corte Suprema ha dichiarato la pena di morte illegale in tutti e 50 gli stati”. Di Elena Liotta
A Primavalle, il 25 giugno nella parrocchia romana di Santa Maria Assunta e San Giuseppe c’erano all’incirca 400 persone, tutte lì a testimoniare la loro presenza,per far comprenderei che esiste ancora la solidarietà. Entrati nella chiesa, si sente l’odore di una calda famiglia, di cuori pronti a battere all’unisono per condividere gli stessi sentimenti. Nell’aria si sentiva tristezza,malinconia. Le lacrime iniziano a scendere a poco a poco sul viso della gente alla pronuncia dei nomi delle vittime del mare. Il dolore è straziante,ma la voglia di stringersi attorno ai loro nomi, alla loro storia lo è ancora di più. Moltissime persone hanno partecipato all’accensione di una candela,che in breve tempo sembrava essersi trasformato in un grande cero fatto di candele,dove,ognuna di esse,rappresentava una vita, illuminata dal ricordo che ancora illumina la nostra speranza. Persone che come noi,volevano vivere una vita tranquilla,senza distinzioni. Perchè in fondo,tutti siamo uguali. di Francesca Iachini
Una barca, un cristiano e un musulmano insieme per affrontare il mare. Una seconda volta. Due migranti, due nuovi europei, due giovani per la pace, Elias e Muhammad che vogliono dimostrare che il nostro mare, il mediterraneo è un mare di pace, di sport e di bellezza e non deve più essere il luogo dove affrontare una prova dove per tanti l’esito è la morte. Elias e Muhammad, a bordo di “ottovolante” stanno partecipando ai mondiali di vela di Barcellona, insieme ad un meraviglioso team di italiani. Noi sogniamo la vittoria, ma sicuramente accettando questa sfida dopo essere arrivati vivi in Italia nella loro “prima” traversata con un barcone, fuggendo da storie da troppi dimenticate, hanno vinto la paura, restituendo a tanti il mare, il suo senso più profondo che è la sua bellezza. In bocca al lupo ragazzi!
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