Oggi all’università Roma Tre, il papa ha risposto alle domande di quattro giovani universitari, tra cui una giovane rifugiata siriana giunta in Italia insieme al Santo Padre dopo la sua visita a Lesbo, ed ha indicato alcuni concetti fondamentali per il raggiungimento della pace nel mondo ma anche nella vita di tutti i giorni.
Tag Archive for: università
Contattaci con un WhatsApp o un SMS +39 351 972 5555
Mi colpì così tanto che decisi di provare. “Perché no?” mi dissi, “Cosa ho da perdere?”. È stato a partire da quella sera e da lì, accanto alla roulotte dei fratelli, che ho imparato che il cambiamento avviene solo quando persone normali, mai qualsiasi, si uniscono per ottenerlo.
Non si può rimanere indifferenti di fronte a tanti morti. 700 morti sono troppi. Bisogna fermarsi almeno un poco, riflettere, come ha fatto la nostra amica Alessandra di Padova, e prendere posizione. I Giovani per la pace italiani stanno lanciando numerose iniziative in tutta la penisola: preghiere, veglie, minuti di silenzio nelle scuole, flash mob, o anche solo un piccolo gesto, come quello di questi studenti romani nelle foto, per dire che non si può far finta di nulla e voltare pagina. Bisogna mettere fine alle morte in mare di tanti nostri coetanei. Invitiamo tutti gli studenti italiani ad unirsi a noi. Facciamo vedere che non accettiamo un mondo ingiusto, in cui chi sogna un futuro migliore debba morire nell’indifferenza generale. Mandateci le foto o i resoconti di quello che farete, gli daremo visibilità attraverso i nostri canali.
“Si alla pace, No alla guerra” è il titolo dell’iniziativa che gli Universitari Solidali della Comunità di Sant’Egidio hanno promosso ieri alla Sapienza a Roma. Tanti gli Studenti che si sono radunati, nel cuore dell’università, per riflettere insieme sul tema della pace. Hanno accompagnato la riflessione le storie di quanti nel mondo soffrono a causa della guerra e del terrorismo e alcune testimonianze su coloro che con la loro vita sono stati per primi operatori e costruttori di pace. Infine si sono ricordati gli uomini e le donne che in queste ore hanno perso la vita nel Canale di Sicilia con la speranza di raggiungere le nostre coste. Un alternarsi di musica e parole per non rimanere indifferenti dinanzi ai dolori del mondo ed affermare con forza che la pace è possibile e dipende anche dall’impegno di ciascuno.
A Roma, da lunedì 9 a venerdì 13 marzo 2015, gli Universitari di Sant’Egidio promuovono la “Settimana di preghiera per la pace” in più di venti residenze e collegi studenteschi, cappellanie universitarie e parrocchie. Si tratta di un’occasione per invitare gli studenti romani e fuori sede a partecipare a momenti di preghiera, ascolto e riflessione sulla pace con particolare attenzione a tutti i luoghi del mondo, colpiti dalla guerra, dalla violenza e dal terrorismo. Con la “Settimana di preghiera per la pace”, gli Universitari di Sant’Egidio vogliono costruire un movimento di preghiera per la pace, rispondendo all’appello di papa Francesco che lo scorso 1° gennaio aveva invitato i cristiani a non rassegnarsi alla guerra, perché la pace è possibile e «la preghiera fa germogliare la pace». La “Settimana di preghiera per la pace” si concluderà venerdì 13 marzo alle 20, presso la chiesa di Santa Maria della Neve al Colosseo. Info: 334.8135420 – 328.1250699 Facebook: Evento e Gruppo
“Università, i rom assediano i wc per lavarsi e radersi: furti e caos”. Questo è ciò che si legge all’apertura della pagina di cronaca di una testata romana che ogni giorno circola gratuitamente in tutte le metro della città e altrove. “Grido di allarme degli studenti di Ingegneria: i bagno sono impraticabili e nelle sedi regna il degrado”. Certo è che alla vista di tale annuncio si direbbe una vera e propria invasione. E la cosa non finisce qui, perché facendo una rapida consultazione dei social network maggiormente frequentati si possono avvistare le parole di studenti vittoriosi e festanti che, all’uscita della notizia, reclamano la paternità dell’avvenuta diffusione dell’episodio. A questo punto però, scorrendo meglio le pagine del web, sollecitati dalla curiosità della vicenda un po’ anomala, si scopre che in realtà l’ipotetico fatto non sia altro che la testimonianza di alcuni ignoti ragazzi che hanno portato altri universitari alla conoscenza della vicenda attraverso una pagina social chiamata Insulted Roma Tre. Il che la dice già lunga sulla serietà della questione: su questa pagina gli studenti si divertono infatti a pubblicare insulti e inveire in modo più o meno scherzoso contro comportamenti fastidiosi di colleghi e situazioni spiacevoli di vita universitaria. Ed è proprio in mezzo a questo clima goliardico che sorge anche la notizia della fantomatica invasione di rom alla facoltà di ingegneria dell’università di Roma tre. Con tanto di foto scattata sul luogo dell’accaduto: l’immagine di un senza tetto che impropriamente utilizza il bagno dell’università per lavarsi e radersi. Comportamento sbagliato, non c’è che dire. Ma anche tanto sbagliato quanto la reazione di chi, arrogantemente, si è appropriato del diritto di farne una battaglia ideologica vera e propria, diffondendo la notizia persino tra le pagine di una testata cittadina. Quando avrebbe tranquillamente potuto spiegarlo alla persona stessa,chiedendogli con grazia di avvicinarsi alla porta di uscita perché quello non era il luogo adatto per lavarsi. E magari, preso da slancio caritatevole e comprensivo avrebbe potuto consigliargli di andare con lui, accompagnandolo quindi verso un qualsiasi luogo più adatto – come per esempio la segreteria dell’istituto – dove forse avrebbero potuto trovargli una soluzione alternativa. Magari il segretario trovatosi in mezzo alla vicenda gli avrebbe volontariamente offerto la possibilità di utilizzare la toilette del personale. O in caso contrario, avrebbe potuto metterlo in contatto con le associazioni presenti sul territorio romano, che tempestivamente avrebbero trovato per lui una reale soluzione, anche di tipo duraturo. Ma questo stranamente non accade mai, perché la cultura nazionalista di cui spesso ci facciamo vanto, altrettanto spesso si dimentica di atteggiamenti di questo tipo. La via più facile sembra sempre quella di rimuovere le situazioni di disagio piuttosto che spendersi per prendersene cura e cercare di cambiarle definitivamente. Ma è davvero questa la risposta più efficace al “degrado”? È vero, non molto distanti da quell’università vi sono terreni dove spesso vivono individui di origini Rom. Tanto vituperati perché a dire di tutti “la loro cultura li spinge alla delinquenza”. Anche se a ben...
In un paese immaginario con regole immaginarie sarebbe persino possibile vedere cose inimmaginabili. Mario è uno studente universitario di questo paese immaginario. Nella sua università ha visto troppe cose che in un paese civile non avrebbe mai trovato: ragazzi che seguono la lezione prendendo appunti su libri di testo fotocopiati illegalmente, anche dalle prime file più vicine al professore – spesso autore del libro –che continua a spiegare senza accorgersi di essere stato derubato della sua parte di compensi editoriali. Finite le lezioni si dirige in biblioteca a consolidare quanto appreso a lezione. Nel cercare un posto libero, si accorge che molti suoi colleghi studiano su libri di testo fotocopiati, mentre la bibliotecaria è troppo impegnata a distribuire le chiavi degli armadietti all’ingresso per rendersi conto del reato che si sta perpetuando nel suo sacro tempio della cultura. All’improvviso si ricorda che il Professore ha consigliato vivamente lo studio di alcune dispense, che ovviamente non si trovano sul libro di testo. Nel dialetto del paese immaginario, “consigliato vivamente” è sinonimo di “comprare obbligatoriamente”, in quanto il più delle volte il professore non rende disponibile gratuitamente sulla propria bacheca on-line il materiale, ma lo deposita in copisteria, affinché tutti lo possano fotocopiare. Mario quest’anno verrà in Erasmus in Italia. Un suo amico gli ha raccontato che un particolare settore operativo di una particolare macroarea della Guardia di Finanza, in collaborazione con gli ispettori dei Servizi di Antipirateria della Societa’ Italiana Autori Editori (Siae), effettuano controlli periodici a campione per verificare l’eventuale violazione della legge248/00 che vieta espressamente “la fotocopiatura di un testo oltre il limite del 15% e ne prevede il solo uso personale”, escludendo quindi le copie multiple come quelle “vivamente consigliate” e/o depositate in copisteria, come ha avuto modo di constatare leggendo il punto 11) nell’areaFAQ del sito internet della Società Italiana Autori ed Editori Non ci resta che dare il benvenuto a Mario, e augurargli un buon soggiorno nel paese più bello del mondo!! Se pensi che la fotocopiatura sia l’unico modo per risparmiare i troppi soldi necessari per acquistare i libri di testo, ti potrebbero interessare CARI PROF, E’ GIUNTA L’ORA DEGLI E-BOOK e COSA NE PENSI DEI TABLET NELLE SCUOLE? Note: nell’area FAQ del sito internet della SIAE, è possibile leggere più volte “ L’attività di riproduzione deve essere autorizzata dagli aventi diritto o dall’AIDRO”, tale affermazione è da correggersi, in quanto il CLEARedi (Centro Licenze E Autorizzazione per le Riproduzioni Editoriali) è subentrato all’AIDRO). Em.Me.
Chiunque abbia frequentato lezioni all’Università da un centinaio di anni ad oggi, avrà avuto modo di constatare delle coincidenze sorprendenti. Molto spesso, infatti, i libri di testo sono scritti dallo stesso professore che ne ha “suggerito” l’acquisto, o dal collega che insegna nel corso parallelo. Non c’è nulla di male a suggerire il proprio testo, dato che spesso i professori proiettano in aula gli stessi schemi riportati nel libro, utilizzano la stessa notazione, e ripropongono gli stessi esempi: nulla di meglio per consolidare a casa gli insegnamenti ricevuti! Un volume costa mediamente tra i 30€ ed i 50€. Se si pensa che per conseguire una laurea triennale si devono sostenere una ventina di esami, nella migliore delle ipotesi la voce “spesa per libri di testo” alla fine dei tre anni segnerà un totale di 600€ (30€ x 20libri). Nella migliore delle ipotesi… Tale importo non finisce interamente nelle tasche degli autori – a cui viene riconosciuta solo una percentuale irrisoria del prezzo di copertina – ma viene distribuito tra i protagonisti del settore editoriale (chi stampa, chi trasporta, chi vende ecc.). C’è un modo per mantenere inalterati i guadagni degli autori e ridurre la “spesa per libri di testo” a carico degli studenti: la digitalizzazione degli stessi! Quanti autori sarebbero disposti rendere disponibili i propri capolavori in formato digitale? Perché dovrebbero farlo? Proviamo a rispondere a quest’ultima domanda analizzando pro e contro di questa idea: PRO 1)Riduzione del prezzo di copertina del libro (pari alla quota che oggi riceve dall’editore sul prezzo di copertina); 2)Riduzione dell’impatto ambientale dovuta al mancato ricorso alla carta, oltre che al mancato impiego di inchiostro; 3)Disincentivo all’acquisto di libri di testo fotocopiati illegalmente; 4)Possibilità di correzione “in tempo reale” degli eventuali errori contenuti nel libro di testo; 5)Possibilità di inserire contenuti multimediali (es. video esplicativi), e interattivi (es. modelli dinamici) 6)Eliminare il peso dei libri dalle borse e dagli zaini degli studenti CONTRO 1) Ripercussioni negative sulla filiera dell’editoria; 2) Diseducazione alla scrittura su carta e limitazione della gestualità al solo scorrere e schiacciare su uno schermo ULTERIORI PROPOSTE 1) Sviluppare un sistema di distribuzione di e-book (e simili) uni-personali, (simile ai software venduti on-line), atto a impedire la distribuzione illegale e la copiatura del prodotto, a vantaggio di chi non l’ha acquistato 2) Creazione di uno spazio in cui l’autore si rende disponibile a rispondere alle domande dei lettori (un forum). Se ti sono venuti in mente altre proposte, altri pro, o contro, scrivili in un commento qui sotto, ci aiuterai ad arricchire questo post. Grazie! Ti potrebbe interessare anche: COSA NE PENSI DEI TABLET NELLE SCUOLE? e LA VERGOGNA DEI LIBRI DI TESTO FOTOCOPIATI ...
“Mamma, oggi vado in biblioteca a studiare”. “Ma sei sicuro?”, dice la madre con gli occhi lucidi. “Sì, la fine dell’anno è alle porte. Il dovere mi chiama”. Luigi, sì, il nostro protagonista si chiama Luigi, raggiunge la biblioteca. Nel bus strapieno al nostro studente è difficile nascondere il leggero e pratico pranzo preparato dalla madre: una teglia di peperoni gratinati. Macchiandosi di sudore (altrui) per via del poco spazio, Luigi pensa al capitolo di fisica sui fluidi e si chiede come sia possibile che l’acqua non sia comprimibile quando il corpo umano ne contiene almeno il 70%. Si rassegna all’idea che quella compressione gli provocherà come minimo la perdita di qualche arto. Giunge finalmente in biblioteca. Un solo armadietto libero. Serve una moneta da un euro per attivare il meccanismo che permette di estrarre la chiave per chiudere l’armadietto. Quel congegno è sicuramente opera del male. Rovista, rovista nelle tasche e non trova la moneta. Neanche a dirlo, nessuno può ‘spicciargli’ la banconota da cinque. Luigi corre all’edicola, si compra un giornale a caso e finalmente ha la moneta! Occupa l’armadietto. Poggia i libri sul tavolo e inizia a studiare fisica. Non basta la voce gracchiante della prof. e l’immagine del suo prominente neo peloso che l’accompagna sempre quando studia fisica; la biblioteca è un concerto di rumori. Cosa non si fa per sfuggire dall’insidia di facebook e trovarsi un posto ‘neutro’ con poche distrazioni, e quei tanto cinematografici rumori di sottofondo che stimolano la concentrazione. Neanche per sogno: stavolta i colleghi topi di biblioteca vogliono vincere la gara in rumorismo. Uno starnuto da una parte – con tutto il timore che un getto provetto impiastri tutto il libro di matematica, incollando le pagine – una pernacchia dall’altra e alla fine arriva lei, sì, proprio lei, la diva della biblioteca. Ce n’è sempre una che cattura lo sguardo sognante di tutti. Ha un piccolo problema: i tacchi. E il pavimento della biblioteca si presta bene ad amplificarne il suono. Immancabile l’amica (brutta, ma con i tacchi), che l’accompagna. Ovviamente quel giorno non vogliono studiare, ma cercare un libro da una parte all’altra. Sembra un rodeo, anzi un maneggio, in cui i cavalli vanno al galoppo. To tlòc, to tlòc, to tlòc. In effetti la mascella dell’amica è molto sporgente. “Diamine!”, pensa Luigi che voleva studiare. Ma arriva anche il momento perfetto, tranquillo, in cui pensi di poter studiare tutto il capitolo e… passa il bibliotecario per dire: “Tra quindici minuti la biblioteca chiude”. A voi è mai capitato di voler studiare e di trovarvi nel posto più rumoroso del pianeta? I. A.
Altri articoli
-
Dall’ECO LAB di Pace un carico di aiuti umanitari con materiale scolastico per le bambine e i bambini in Ucraina
14/02/2024 -
Eco Lab di Pace, lo spazio dove l’ecologia e la solidarietà si incontrano e si trasformano in aiuto concreto
14/02/2024 -
L’amicizia che si rivela benedizione: dalla strada al Buon Pastore
26/01/2024 -
I corridoi umanitari: un viaggio con una meta sicura per un’accoglienza umana e rispettosa
02/04/2023