Il dibattito sulla democrazia sembra essere tornato attuale, soprattutto in questo periodo post elettorale. La domanda di partecipazione diretta dei cittadini alla “cosa pubblica”, sembra essere la vera novità. Non è superfluo ribadire un principio che si ritiene fondamentale: una società è veramente democratica e aperta, quanto più è accogliente verso le minoranze e le fasce deboli della popolazione, come gli anziani, i disabili e i poveri in generale. Il grado di apertura di una società si misura quindi dal suo “livello di tolleranza”? Tanto più siamo tolleranti verso chi è “diverso” da noi, tanto più siamo democratici? La risposta è sicuramente affermativa ma non basta. Noi sogniamo qualcosa di più. La democrazia che noi pretendiamo è quella che si basa sul principio della “cittadinanza”. Cosa vuol dire? Io non ti accetto perchè dall’alto della mia superiorità, “ti tollero”; io ti accetto perchè, seppur diversi (per origine, età, condizione sociale, ecc…), io e te siamo entrambi cittadini di questa Nazione e, in quanto tali, siamo pieni titolari degli stessi diritti e tenuti ai medesimi doveri. Da qui nasce il vero rispetto della dignità dell’altro e il vero modo per eliminare alla radice l’intolleranza, la prepotenza e la xenofobia. Anche per questo abbiamo sostenuto la campagna per la concessione immediata della cittadinanza ai bambini, figli di immigrati regolari, che nascono in Italia. E l’incontro cittadino del prossimo 16 marzo 2013: “Città dei poveri, città di tutti” (da cui il nome del nostro blog), già dal titolo ribadisce con chiarezza il concetto del principio della cittadinanza per tutti (la città è veramente di tutti quando lo è a partire dai più poveri). Difendere l’accesso universale alla piena cittadinanza significa allora rimettere al centro la vera dignità di ogni persona.
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In queste settimane la tragedia delle vittime del rogo del sottopasso di Corso d’Italia ha riportato all’attenzione della cittadinanza le condizioni in cui vivono a Roma le persone senza dimora. Da trent’anni, a Roma, la Comunità di Sant’Egidio ricorda le vittime della vita in strada, a partire dalla morte di Modesta Valenti, un’anziana senza fissa dimora, di 71 anni, che viveva per strada n…ei pressi della Stazione Termini, dove si rifugiava la notte per dormire. Il 31 gennaio 1983 Modesta si sentì male proprio alla Stazione Termini e l’equipaggio dell’ambulanza che accorse alla chiamata non volle prenderla a bordo perché, a causa delle condizioni in cui viveva, era sporca e aveva i pidocchi. Modesta morì dopo ore di agonia, in attesa che qualcuno decidesse di prestargli soccorso. In ricordo del 30° della morte di Modesta Valenti e di tutte le persone senza dimora scomparse a Roma abbiamo celebrato in diversi luoghi di Roma una messa a cui sono stati invitati i poveri La Comunità di Sant’Egidio e i Giovani per la Pace hanno così fatto memoria, come ogni anno, di Modesta e di tutti gli amici che hanno vissuto nelle strade della Capitale e che sono morti in questi 30 anni. Nel corso della celebrazione è stato ricordato il nome di ciascuno, perché nessuno sia dimenticato. Mai. A seguire è stato offerto un pranzo a tutti i poveri presenti.
La musica ha una grande forza, e può fare molto per cambiare il mondo. I giovani musicisti con “PLAY MUSIC – STOP VIOLENCE” sono chiamati a comporre brani che insieme lancino un grande messaggio: stop violence! No alla violenza, alla guerra, al razzismo, alla povertà; si alla pace, al rispetto per l’altro, alla solidarietà, alla musica che unisce oltre ogni barriera. Proprio la musica, con il suo grande potere comunicativo, può essere il veicolo per lanciare questo messaggio e diffonderlo tra i giovani. “PLAY MUSIC – STOP VIOLENCE”: i musicisti possono, e devono fare la loro parte!
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