“Rom su una volante della polizia”; “I Rom attaccano tre scuole romane”; “tentato rapimento di un bambino di 8 mesi”. Questi sono tre articoli pubblicati dal Messaggero e subito smentiti dalle autorità (e mai dal Messaggero stesso). È facile fare giornalismo in un paese in crisi dove serve un capro espiatorio a cui addossare tutte le colpe, bastano tre parole chiave “Rom”, “zingari” o “immigrati”. D’altronde ci sono così poche notizie di cui parlare: Olandesi che distruggono monumenti di Roma non fa notizia, non sono mica immigrati; Gli attentati dell’ISIS sono troppo inflazionati, ne scrivono tutti; la situazione devastante in Nigeria e la dittatura di Boko Haram è troppo distante da noi per preoccuparcene. Meglio inventare storielle che con un solo click posso fare esplodere l’indignazione del web, tanto è risaputo che il giornalismo italiano sta andando sempre più sulla strada della disinformazione invece che perseguire quella dell’informazione, poi non fa nulla se questo avrà ripercussioni su qualcuno o qualcosa, l’importante è fare notizia! Fare notizia sulle spalle dei più deboli. Scritto da Fabio Scirocchi
Data: February 21st, 2015
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Oggi vi consigliamo un film imperdibile del regista russo Nikita Mikhalkov. Un ragazzo ceceno, accusato di aver ucciso il padre adottivo, ex ufficiale dell’esercito russo. Dodici giurati chiusi in una scuola a deciderne il destino. Dovrebbe essere una scelta facile, ma non tutti se la sentono di decidere in cinque minuti il destino di un giovane, così veniamo trascinati in un grande ritratto della Russia contemporanea, raccontata attraverso i volti e le storie dei giurati. Sullo sfondo, i flashback del giovane imputato in una terra, la Cecenia, martoriata dalla violenza. Lo stile è quasi teatrale, con delle interpretazioni forti, coinvolgenti e capaci di tenere accesa la vostra attenzione anche alla seconda o alla terza visione dell’opera (presente!). Candidato nel 2008 all’Oscar come miglior film straniero, il film non è solo emozionante, non è solo un ritratto della Russia, dei Moscoviti, né un racconto della questione cecena, ma – a chiunque sia disposto ad ascoltarlo – il regista pone una domanda sui limiti della giustizia umana (o dell’uomo onesto). Vi lascio il trailer, ma se volete un consiglio, saltatelo e andate a vedere il film!
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