C’è un mondo di giovani in Europa che non vuole sottomettersi alla cultura dello scarto, che non vuole accettare di vedere nell’altro (nel povero) un nemico. Un mondo di giovani che ha ascoltato le parole di Papa Francesco sulla globalizzazione dell’indifferenza e vuole costruire una globalizzazione della solidarietà. In Europa quest’estate, hanno detto in tanti modi “Non ci sto!” a chi lascia i poveri ai margini. Hanno riscoperto in tanti modi la solidarietà, la bellezza di incontrare i poveri… Un esempio? Solo a Roma quest’estate sono venuti a trovarci 2500 giovani provenienti da diverse parti d’Italia e d’Europa, per conoscere ciò che facciamo, per scoprire la bellezza della gratuità in risposta a un mondo sempre con la calcolatrice alla mano. Durante l’anno, inoltre, incontriamo sempre più ragazzi che vogliono fare qualcosa per gli altri, per gli ultimi: sono una parte di quell’Europa che vuole reagire alla globalizzazione dell’indifferenza e che scopre nell’altro un amico invece di un nemico. I giovani vogliono costruire un’Europa che cambia. L’Europa cambia dall’incontro con i poveri.
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Il nostro viaggio in Mozambico ci ha dato grande emozione. La maggior parte del tempo la trascorriamo al centro nutrizionale di Matola dove ogni giorno giochiamo, balliamo, cuciniamo con la gioia nel cuore e la voglia di essere insieme. Ma una mattinata abbiamo voluto dedicarla ai luoghi di Dream. Quando sentiamo parlare di Dream pensiamo sempre a qualcosa di grande e non ci sbagliamo. Dream é qualcosa di grande! Gli occhi delle persone in attesa al centro di Machava, il primo centro aperto in Mozambico, non si dimenticano, raccontano di quanto questa eccellenza scientifica continui a salvare vite. Le attiviste ci testimoniano di quante ne ha salvate in passato, il centro di Matola 2 per la prevenzione della trasmissione verticale, ci dice quante vite nuove salverà ancora, grazie alla cura che somministrano alle donne sieropositive incinte. Il dato più bello ad oggi é che nell’ ultimo anno tutti i bambini sono nati sani grazie a questo trattamento! Dream è stato e sarà vita. La forza di questo progetto e delle persone che ci lavorano somiglia tanto ad un miracolo, un miracolo di umanità, attenzione, dedizione. C’ é negli occhi di tutti la voglia di salvare, di non dimenticare, di non dover dire che ormai é troppo tardi. Dream da coraggio e insegna che il cambiamento parte dall’ attenzione per la vita di ognuno. Giovani per la Pace di Napoli
Viaggiando per l’Africa si ha la possibilità di conoscere molti dei suoi volti; a partire dalle sue riserve naturali, che regalano paesaggi esotici e cinematografici. Ma in Mozambico, nonostante la natura regali viste mozzafiato al fortunato viaggiatore, una particolare attenzione va riservata a Beira, e ai volti dei bambini del Centro Nutrizionale di Beira. Personalmente, amo pensare all’Africa con il volto di un bambino in particolare, un bambino la cui storia è dolorosa proprio come tanti altri bambini di strada. Ernesto è stato uno dei primi bambini che noi Giovani per la pace abbiamo conosciuto il primo giorno al centro nutrizionale della Comunità di Sant’Egidio. È impossibile non notare immediatamente il sorriso di Ernesto: pieno, radioso, capace di coinvolgere anche i suoi occhi spiritosi. Nonostante il suo sorriso contagioso, la storia di Ernesto è una delle più tragiche che io abbia sentito. Inseme al suo fratellino, Ernesto si è ritrovato in mezzo a una strada da un giorno all’altro circa un anno fa. Dopo la morte del padre infatti, Ernesto e suo fratello si sono ritrovati a convivere con la madre e con il suo nuovo marito. Ma come purtroppo succede succede fin troppo spesso qui a Beira ( ascoltando le storie di molti atri bambini), pare che il patrigno abbia ben presto cominciato a picchiare lui e il fratello . La situazione si è resa ben presto insopportabile, a tal punto da costringere la madre a mandare via i propri figli. Personalmente non me la sento di giudicare la madre, né la sua “scelta” di continuare a vivere a fianco di un mostro simile (soprattutto in un paese in cui l’emancipazione femminile è del tutto assente, salvando qualche raro caso), lasciando andare via i suoi figli. Così Ernesto è finito per strada insieme al fratello. Dormono in un piazzale, vengono “protetti” da un ragazzo di strada più grande in cambio di soldi che racimolano con le elemosina. Il centro nutrizionale è stata la salvezza di tanti bambini come Ernesto, bimbi di strada con storie tragiche che hanno trovato nel centro non solo un pasto garantito per ogni giorno, ma anche punti di rifefimento per la vita come le attiviste del progetto DREAm che lavorano presso il centro. Donne dotate di straordinario coraggio (che definirei senza esitazione come l’orgoglio del genere femminile ), che hanno deciso in qualche modo di adottare tutti questi bambini bisognosi di cibo, cure, ma soprattutto di affetto. È stato senza dubbio difficile lasciare Ernesto alla fine di questo viaggio, specie dopo aver sentito uscire dalla sua bocca la parola “mamma” ( o MADA, in dialetto) rivolgendosi a me: per il momento stiamo cercando in tutti i modi di far luce su cosa sia rffettivamente successo a casa di Ernesto, sperando di instaurare un dialogo pacifico con la madre e il patrigno, nella speranza che Ernesto e suo fratello possano tornare a casa ( che è senza dubbio un’alternativa migliore della strada ). Nel frattempo ciò che io -e che ognuno di noi – possiamo...
Impossibile, vero? Eppure no! Non è affatto impossibile! Niente è impossibile! Basta guardare questa foto per capire quanto l’amore ci porti ad essere una sola entità. In questa foto non c’è un’anziana, non ci sono bianchi e non ci sono neri. C’è solo un sorriso di Libertà. Libertà di essere amati e libertà di amare, incondizionatamente, senza nessun trucco. Libertà di Coraggio. Quel coraggio travolgente volto ad aprire gli occhi dei cuori di tutti donandone la vista. Mai più cecità! Libertà di Rivoluzione. Abbattere ogni frontiera, di odio, di limite, di prevenzione, di paura è possibile! Libertà di Preghiera. Pregare insieme tutte le volte che lo si vuol fare, per i più cari, per i più lontani, per i dimenticati. Perchè la potenza della preghiera è l’elisir di lunga vita dell’amicizia. Libertà di Speranza. Un filo sottile ma ricco di energia che lega i cuori dei contagiati d’amore. Senza la speranza non si può essere liberi. Libertà di PACE. Estinguere ogni guerra e ogni rifiuto, per non rigettare mai più nessuno in mare. Ecco. In questa foto c’è solo un sorriso di grande Libertà. Quella meravigliosa libertà contagiosa di cui tutti dovremmo deliziarci. Lasciamoci contagiare. Non è affatto impossibile! Niente è impossibile! Myriam Magno
A come Africa, A come anziani, A come amici! Non un semplice gioco di parole il pomeriggio trascorso fra gli amici anziani dell’Istituto Brignole e alcuni giovani liceali da poco rientrati dal Malawi! Immagini e racconti della loro esperienza vissuta con i fratelli della Comunità a Blantyre: scuola della pace, centro nutrizionale e tanti, tantissimi giovani amici! I nostri anziani sono stati colpiti ed emozionati! Anna Maria ha detto: “grazie perchè quello che ci avete detto allarga i nostri interessi e le nostre preoccupazioni..noi viviamo pensando solo a poche cose, sulla nostra nuvoletta”. Franca ha confidato: “queste parole hanno colmato i miei vuoti interiori” e qualcuno ha anche proposto “adottiamo ciascuno un bambino!” . Insomma, un momento di profonda unione fra mondi apparentemente distanti ma uniti nell’ amicizia, nella fede e nello spirito della Comunità!! Un abbraccio da Genova!!
Appena arrivi al Centro Nutrizionale, che ogni giorno dà da mangiare a circa 200 bambini, li riconosci subito: sono più grandi degli altri, i primi ad arrivare e gli ultimi ad andarsene e sono stati la sorpresa di questo viaggio. Il dramma dei ragazzi di strada è molto diffuso in Africa: è il dramma di bambini e ragazzi che si trovano senza un tetto sopra la testa, senza scuola, senza protezioni, senza che qualcuno si prenda cura di loro. A Beira, in particolare, è recentemente esplosa la situazione a causa della chiusura di due orfanotrofi, che ha portato il numero dei bambini di strada a più di duecento. Spesso sono raggruppati in bande, protetti/sfruttati da qualcuno più grande e chiedono l’elemosina in punti strategici come la piazza del municipio. Da più di un mese, una trentina di loro sono stati accolti al Centro Nutrizionale, dove possono andare a farsi la doccia, lavare i vestiti, pranzare e una volta a settimana con alcuni Giovani per la Pace riprendono la scuola che la vita in strada ha interrotto. Ci hanno conquistato con la loro amicizia, la loro fedeltà, il loro essere dei bambini in dei corpi troppo grandi, così lontani dai loro coetanei italiani con il debito di un’infanzia non vissuta catapultati troppo presto in una vita difficile. Ci hanno conquistato quando a domanda “Chi è il tuo amico più grande?” Non hanno esitato a rispondere “Dio” proprio loro che magari ragioni per lamentarsi ne avrebbero più di tanti altri. L’ultimo pomeriggio lo abbiamo passato con loro a mare. Li abbiamo salutati in modo speciale perché hanno conquistato un posto grande nel nostro cuore. Io ho un grande debito con loro: il Mozambico poteva rimanere una bella esperienza di quelle che ti aprono gli occhi, ti fanno capire molte cose, ti fanno crescere, ma sono limitate nel tempo, preziose memorie da custodire con cura e gelosia. Antonio, Quinho, Gonçalves, Carlito e gli altri però non sono un’esperienza: sono miei amici e le loro storie, le loro domande sono tornate con me nella mia bella casa, dalla mia famiglia, nella mia vita bella, ora arricchita dai loro volti che so di non poter chiudere in una vetrina accanto a quelli incontrati in altri viaggi.
Voglio condividere con voi le parole che buttai giù due anni fa, sull’aereo di ritorno dal Mozambico, con la certezza che la nostra Africa, neanche quest’anno, ci deluderà. Ma soprattutto, con la consapevolezza che scopriremo altri aspetti della Comunità che ci faranno appassionare, regalandoci ancora una volta la speranza che il mondo può cambiare “Mi ero persa nella mia insicurezza, nella paura di fallire, in quella del confronto. Non mi riconoscevo piú nelle cose e nelle persone che mi circondavano e mi sentivo fuori luogo a parlare di quello che volevo fare nella vita e per la mia pretesa di cambiare il mondo. Qui mi sono ricongiunta con la mia interioritá: in ogni attimo mi sono sentita me stessa, in ogni attimo mi ripetevo che quello era il posto in cui volevo stare, mi ripetevo che quello era il MIO posto. Qui abbiamo conosciuto persone che pur non essendo ricche si sentono tali, pur essendo nullatenenti ritengono la propria vita piena di senso, la ritengono un capolavoro. Pensando all’Africa adesso la prima parola che mi viene in mente è: speranza. Una speranza dettata dalla voglia di vivere, dall’incondizionato attaccamento alla vita. Una speranza e una forza così travolgenti da arrivare nel cuore di chi le sfiora soltanto. Ma dove la trovano questa forza, la fiducia in un domani che sanno essere povero quanto loro? Nella fede, che non è solo la fede in Dio, ma la fiducia nel fatto che le cose possono cambiare, che l’Africa può cambiare se con impegno e dedizione si lavora per questo. La cosa che più mi ha colpito é il modo di approcciare la vita degli africani: vivono la vita come un dono che va difeso a tutti i costi, ma allo stesso tempo prendono le cose come vengono, senza troppe aspettative. Il dolore, le gioie, le malattie sono solo insegnamenti: con le loro saggezza mitigano le delusioni. Ho scoperto gente incredibile: li osservo e mi chiedo da quali ceneri siano rinati. La loro forza probabilmente sta tutta in quella mentalitá straordinaria e primigenia, forgiata dallo stesso magma di cui è composta la nostra buona e vecchia terra. Una mentalitá antica come il primo vagito, sopravvissuta con disinvoltura attraverso le ere barbariche e le derive della modernitá. Nel profondo di questa gente brucia una fiamma eterna che li rischiara e gli ridá vita ogni volta che le tenebre cercano di inghiottirli. Queste persone sono un grande esempio. Ridono dei loro fallimenti come di una farsa mal riuscita. Sono qui, felici di essere insieme, solidali e complici. Li invidio, invidio la loro maturitá temprata da infinite sofferenza e terribili prove, il distacco filosofico con cui vivono i drammi e le sventure, e infine i il loro senso dell’umorismo, che sembra tenere spavaldamente testa a una sorte iniqua e traditrice di cui sono riusciti a decrittare il funzionamento. Parlo di tutti loro: a cominciare dagli attivisti del centro Dream per finire alle cuoche del centro nutrizionale, passando per i Giovani per la Pace di Matola....
Come vivere un’estate (ed una vita) felice? Non da soli. I giovani per la pace lo sanno. Perciò, anche in questo caldo quasi torrido, abbiamo deciso di continuare ad aiutare e a lavorare con tanti per gli altri, specie per chi ha più bisogno. La scorsa settimana, nella consueta visita al silos, dopo la distribuzione di cibo ai nostri amici senza fissa dimora, abbiamo incontrato nuovamente un centinaio di giovani, per lo più afghani, che vivono per strada, e sono arrivati da poco in città. Cercano pace qui in Europa, soprattutto, ma al momento hanno anche altre necessità. In pochi giorni abbiamo messo a soqquadro cantine, armadi, ed il magazzino del centro di solidarietà della Comunità, ed anche aiutati dalla parrocchia di Borgo San Sergio ( grazie a Niky Bibi ed alla generosa disponibilità sua e delle signore che lì aiutano chi ha bisogno) abbiamo raccolto molti vestiti; altre cose le abbiamo comprate ( grazie a Hemma Luzia e a Franca Miazzi che col cuore lo hanno fatto, e non è la prima volta!). Il bello è che oltre a noi giovani per la pace (liceali ed universitari) a lavorare per ore e giorni, noncuranti del caldo e della quantità di abiti da smistare, sono i nostri amici migranti, proventinti da Pakistan, Afghanistan, Kashmir. La sede per interi pomeriggi è stata lo specchio della Trieste ( e del paese) che vogliamo costruire e consegnare ad altri giovani: solidale, senza barriere nè confini, capace di lavorare insieme, di ridere, scherzare, prendersi in giro ma con simpatia. Le borse per la distribuzione di domani sera sono quasi pronte: contengono magliette, camicie e pantaloni puliti, sandali, asciugamani, biancheria…quanto serve ad affrontare con un po’ più di dignità il caldo che ci aspetta nei prossimi giorni e le notti al buio…in attesa delle partite da giocare insieme e di altri momenti di amicizia con noi. #EstateSolidali : un bel sogno diventato realtà per tanti! Ed oltre a fare il bene, ci stiamo anche allenando per la #tregiornisenzafrontiere, a furia di portare su e giù dalle auto e per le scale della sede scatoloni di vestiti.
In una calda e soleggiante giornata estiva alcuni adolescenti hanno scelto di non dimenticarsi degli anziani. Hanno scelto di amare. In Sicilia ragazzi giovanissimi delle scuole medie, hanno deciso di trascorrere una giornata di mare insieme agli anziani, coinvolgendoli nei loro divertimenti. Ed anche questa volta, nemmeno il caldo ha potuto allentare la grande amicizia. Due cardini, due generazioni, due poli fortemente attratti l’un l’altro: niente e nessuno può separarli. Gli anziani, con la loro imponente saggezza e con il loro sguardo dolce, hanno abbracciato e cullato col cuore i sorrisi pimpanti ed euforici dei giovani ragazzi, avvolgendogli l’anima di protezione e sana maternità; i giovani, invece, con il loro entusiasmo e con la loro esuberanza, hanno donato vitalità e contagiosa energia agli anziani. Il caldo afoso e torrido si è magicamente trasformato in fresca brezza marina, dissetante e rigenerante per i dolori e per le sofferenze di ogni anziano. Insomma, una giornata così è rimasta e rimarrà per sempre nel cuore di tutti. Facciamo in modo che nessuna stagione, nessun uomo, nessuna tendenza e nessun egoismo, possano essere delle barriere per l’Amicizia. Noi abbiamo scelto di amare sempre. di Myriam Magno
Vi racconto una storia. Stamattina sono andata al mercatino. Tra la bancarella dei costumi e quella del pesce ho conosciuto Chico, 27 anni, nigeriano. Abbiamo cominciato a parlare e una delle prime domande che mi ha fatto è stata “dove vai in vacanza quest’estate?”. Gli ho risposto che andrò in Africa, in Mozambico, con i Giovani per la pace, per aiutare. A quel punto è stato come se ci conoscessimo da sempre. Mi ha raccontato di come quattro anni fa anni fa, grazie ai pochi spicci che aveva messo da parte a fatica, ha lasciato il suo la paese. Mi ha raccontato della traversata del deserto del barcone che ha preso per raggiungere l’Italia. Voleva arrivare qui, trovare un lavoro essere integrato e aiutare a casa. Facile. Mi ha raccontato che però ben presto ha capito che trovare un lavoro non sarebbe stato facile. Era in un paese straniero, da solo e non sapeva da dove cominciare. Ma soprattutto, non conosceva la lingua e nessuno si sforzava a capirlo. Fino a che un giorno ha conosciuto altri stranieri alla stazione. Questi gli hanno parlato della scuola di italiano della Comunità di Sant’Egidio, completamente gratuita. Chico oggi è un piccolo commerciante, ha trovato degli amici e un suo posto nella nostra società. Cos’altro devo aggiungere per dirvi che un po’ di solidarietà cambia il mondo? Ma soprattutto, che altro ci serve per capire che uno come Chico è un essere umano e non un extra comunitario venuto qui per rubarci il lavoro? Mariangela gxp Napoli
#3GiorniSenzaFrontiere, organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio e dai Giovani per la Pace, avrà luogo a Catania tra il “Lido Azzurro” e la Chiesa di Santa Chiara e vedrà sfidarsi squadre composte da giovani italiani e giovani stranieri in giochi, fisici, di abilità e di astuzia, ambientati in spiaggia dove il gioco ed il divertimento assicurato contribuirà a costruire una società più integrata, più divertente e più bella! Non esitare! IL PROGRAMMA DI #3GiorniSenzaFrontiere
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