Stasera alle 20:00 nella Basilica di S Maria in Trastevere a Roma la Comunità di Sant'Egidio ha raccolto uomini e donne diverse in una preghiera in memoria delle vittime dell'attentato a Parigi, facendo anche memoria di quanti soffrono a causa della guerra e della violenza. La luce della speranza si diffonde nella Basilica di Santa Maria in Trastevere con chi prega per la Pace in tutto il mondo. Le candele infatti non sono state spente alla fine della preghiera perché c'era bisogno di tenere accese quelle luci. La gente non si è subito dispersa perché si sentiva forte il bisogno di stare insieme: Da soli siamo fiammelle piccole ma insieme vogliamo portare la luce della Pace e della speranza in alto nei cuori di chi di terrorismo e di guerra soffre e muore e mai più sotto il moggio. Pregare per la pace è commuoversi e restare umani davanti alle vittime di Parigi, pregare è non arrendersi al male, non farsi trascinare dal terrore, vivere affinché la Pace sia l’unica possibilità. Ed è così che le luci delle candele accese nella basilica di santa Maria in Trastevere si uniscono a quelle accese spontaneamente nei luoghi dell'attentato per formare un bagliore più grande contro ogni violenza. Un bagliore di pace.
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Italian version: https://www.giovaniperlapace.it/2015/11/prayforparis/ Pens and keyboards, heart and minds . Everything trembles. An enormous and continuous stream of words has been flooding through people’s minds and social networks. Paris is shaking and it hurts. Our deepest affection and unity with those who have lost a loved one, to those who are frightened, to those who don’t feel safe, to those who are angry, to all who have been hurt in body and soul. Our concerns are also directed to those far away from Paris. To all who were there and cannot shake the thought: “that could have been me”. Our thoughts are with whoever is scared that this blind violence might touch him. Our thoughts to all who continuously live in this terror, who run away from it and to those who suffer at the sound of god’s name being abused, forced to to stand up and scream “not in my name”. These are our thoughts. This is all we can express. A thought of condemnation to violence. A thought that also wants to strongly affirm that victims do not ever confuse to the executioners against the darkness of the fear that has gripped many souls – a fear as dark as last night in Paris. This thought wants to be universal, it wants to touch every fear, because the plight of Paris’ victims shock us and ache our hearts just as much as any victim of awful violence in any part of the world. A special thought goes to Syria, that has been silently martyred for long. A fear starts spreading. And it is the fear that these thoughts might fade away. The fear that an “enemy” might hide behind the faces of those who tried to escape from the same unspeakable violence. In response to the fears and feelings generated by the recent happenings in Paris we wish to clearly affirm through our thoughts of sympathy that: muslims are not the enemy, refugees are not the enemy, no man is the enemy. Never should the victim be confused with the executioner- as it was written. In this nebula of confused words, one face is pivotal: the face of the one who weeps. The tearful face of he who has seen violence threatening his life in Paris or anywhere else in the world. The tearful face of the many refugees - the tearful faces of those loosing hope because of violence. The tearful faces of our Muslim brothers that are crying for the eradicated lives in Paris, in the name of an Islam violated by violent people. The tearful faces of those Muslims that are crying at the violence of guns (let’s think about Syria as an example) and words spreading here in our Europe. The tearful faces of those who feel their hearts aching. To scream “enemy” is to scream “crucify him”. When the crowd screams, the faces of many cry. Let’s not make the same mistake. With the clarity of this thought let us dry the tears of...
English version: https://www.giovaniperlapace.it/2015/11/prayforparis-eng/ Si agitano le penne e le tastiere, la mente e i cuori. Il flusso continuo di parole che inondano i social e di pensieri nella mente è enorme. Parigi scuote e fa male. Un pensiero sincero di vicinanza e di affetto per chi ha perso i propri cari, per chi si sente impaurito, per chi non si sente sicuro, per chi è arrabbiato, per chi è ferito, nel corpo e nell’anima. Un pensiero anche a chi è lontano da Parigi. Un pensiero a chi in quelle zone ci è stato e si chiede: “potevo esserci io”. Un pensiero per chi ha paura che questa violenza cieca possa toccarlo. Un pensiero a chi continuamente vive questo terrore, un pensiero a chi scappa da questo terrore, un pensiero a chi soffre perché vede il nome di Dio bestemmiato e dice “not in my name”. Un pensiero. Questo soltanto può essere espresso. Un pensiero di condanna ferma alla violenza. Un pensiero che però vuole anche dire con forza, nel buio della paura – come il buio di ieri a Parigi -, che attanaglia molti adesso, che mai tutte le vittime si confonderanno ai carnefici. Questo pensiero vuole essere universale, toccare tutte le paure, perché le vittime di Parigi provocano una fitta al cuore e uno sgomento uguali a quello delle vittime di violenze indicibili e inenarrabili in tante parti del mondo. Ed un pensiero speciale va alla martoriata Siria. C’è una paura che dilaga da cui questo pensiero vuole allontanarsi, la paura che un “nemico” si confonda nei volti di chi è scappato da quelle violenze inenarrabili. In questo pensiero di vicinanza a tutte le paure e a tutti i sentimenti confusi scaturiti dopo Parigi una cosa si afferma con chiarezza: nessun musulmano nemico, nessun profugo nemico, nessun uomo nemico. A costo di ripetersi: mai tutte le vittime si confonderanno ai carnefici. Un solo volto cardine di questo pensiero nella nebulosa delle parole confuse: il volto di chi è nel pianto. Il volto in lacrime di chi ha visto la violenza abbattersi sulla propria vita a Parigi e ovunque nel mondo. Il volto in lacrime di tanti profughi. Il volto in lacrime di chi è scoraggiato dalla violenza. Il volto in lacrime dei musulmani nostri fratelli che piangono per le vite spezzate di Parigi in nome di un Islam bestemmiato dai violenti. I volti in lacrime di quei musulmani che piangeranno per la violenza delle armi (pensiamo nuovamente alla Siria) e alla violenza delle parole qui nella nostra Europa. I volti in lacrime di chi sente una fitta al cuore. Gridare “nemico” è come gridare “crocifiggilo”. Quando la folla grida i volti di tanti giusti piangono. Non ripetiamo lo stesso errore. Con la chiarezza di questo pensiero asciughiamo le lacrime di chi è nel pianto con la preghiera. Preghiamo per Parigi, preghiamo per le lacrime versate. Preghiamo perché non si pianga più. Preghiamo contro tutte le violenze. Preghiamo perché non prevalga mai e mai più l’odio ma la pace....
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