A catechismo ci hanno insegnato a “non rubare” e “non desiderare le cose altrui”, a casa ci hanno sempre detto che per avere qualcosa bisogna meritarsela, guadagnarsela o comprarsela, che rubare è un reato e che si finisce prima in prigione e poi all’inferno perché il furto è un crimine contro gli uomini (perché è contro la legge), e contro Dio (perché è contro i Suoi Comandamenti). Invece il mitico Gigi Proietti, nel lontano 1973, sotto la regia di Elio Petri in “La proprietà non è più un furto”, pronunciò un memorabile necrologio in memoria di un ladro “morto sul lavoro”. Vale la pena spendere tre minuti per ascoltare le immortali parole del Maestro, non tanto per esaltare la figura dei ladri (che criminali erano e criminali rimangono anche dopo questo monologo), quanto piuttosto per soffermarci a riflettere sulla figura degli ultimi, che loro malgrado reggono “l’equilibrio sociale e l’economia nazionale”. Se ogni tanto fossimo tutti dei bravi Proietti, in grado di guardare con altri occhi i molti che incontriamo sulle strade della nostra vita, dai poveri, agli stranieri e via dicendo, saremo sicuramente delle persone migliori. “È morto un ladro! Poteva essere uno di quegli uomini che passano da onesti, e invece no! Lui rifiutò l’ipocrisia, giocò tutte le carte allo scoperto. Non si nascose, non finse, non giocava in borsa, non sfruttava la gente. Rubava! Al mondo si presentava tale e quale era: un ladro! Ma che sarebbe il mondo senza ladri? Pensateci: quanti di questi “onesti” finirebbero sul lastrico? Quanti? Facciamo i conti: i fabbri, le fabbriche di serrature, di saracinesche, tutti i guardiani notturni, le forze dell’ordine, gli inventori di antifurto sempre più perfezionati, i portieri, gli avvocati, i giudici, i secondini, i direttori di penitenziario, gli assicuratori, i cani poliziotto… che farebbero senza i ladri? Che disastro sarebbe se un giorno tutti i ladri decidessero di smettere di rubare. L’economia nazionale andrebbe a rotoli! È ai ladri che la società deve l’ordine costituito e l’equilibrio sociale, perché rubando allo scoperto, coprono e giustificano i ladri che operano coperti dalla legalità.” Em.Me.
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