Bellissima giornata trascorsa in sede quella di ieri per i giovani della pace di Trieste: Insieme abbiamo preparato i panini peri nostri amici senza fissa dimora della stazione: Centoventi panini da farcire sono una fatica leggera quando hai tante mani ad aiutarti! E’ stato bello organizzare insieme la vacanza estiva per i bambini della Scuola della Pace che vengono dal quartiere di Barriera e Camposacro. In un momento in cui ‘pace’ sembra una parola vuota, un po’ banale e sicuramente irrealizzabile, abbiamo deciso di far conoscere ai bambini l’opera di quegli uomini e donne che hanno concretamente lavorato per la pace e abbiamo quindi scelto come tema per la vacanza con i bambini le loro vite e il loro pensiero: Mahatma Gandhi, Martin Luther King, Madre Teresa di Calcutta e Malala. È un’occasione questa per imparare qualcosa di nuovo anche per noi che dopo aver cenato insieme abbiamo guardato un bellissimo film, Selma- La strada per la libertà.
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Ieri sera il Colosseo alle ore 21 si è illuminato. Ieri sera un ex luogo di morte e sangue si è acceso per dire che l’umanità ha fatto un nuovo passo avanti, nella lunga e faticosa battaglia alla pena di morte. Il Nebraska è il 19° stato degli Stati Uniti d’America (più il Columbia District) ad abolire la pena di morte. Spesso sentiamo la pena di morte come un discorso lontano, una battaglia di altri, ma la battaglia contro la pena di morte è uno spartiacque di civiltà. La pena di morte non è solo una pena definitiva, dalla quale in caso di errore non si può tornare indietro. La pena di morte non è solo una pena razzista e classista, che colpisce più frequentemente i poveri e gli emarginati. La pena di morte non è solo una pena disumana, perché ti uccide centinaia di volte prima dell’esecuzione. La pena di morte è la sconfitta di una società che di fatto giustifica l’assassinio, perché subdolamente sostiene una violenza giusta. La pena di morte è la sconfitta di una società che si illude di poter dividere “uomini buoni” e “uomini cattivi”, negando che in ogni uomo c’è almeno una scintilla di bene, insidiata dall’ombra del male. La pena di morte è la sconfitta di una società che nega il perdono, il riscatto e il cambiamento che invece fanno parte della vita e della crescita di ogni uomo. La pena di morte è la sconfitta di una società che non sceglie di combattere il male, ma di assecondarlo, di cedere alle sue regole. Per questo, siamo particolarmente felici oggi. Ieri, come ogni volta che un condannato a morte viene graziato o gli viene commutata la pena, l’umanità ha vinto. Ieri, l’umanità ha vinto in Nebraska, come vince ogni giorno in ogni paese in cui la pena di morte è stata abolita. Ieri, oggi, domani e ogni volta che in un tribunale si sceglie per la rieducazione piuttosto che la semplice punizione, l’umanità vince e oggi più di ieri non possiamo fare a meno di sperare di leggere presto “La Corte Suprema ha dichiarato la pena di morte illegale in tutti e 50 gli stati”. Di Elena Liotta
A Primavalle, il 25 giugno nella parrocchia romana di Santa Maria Assunta e San Giuseppe c’erano all’incirca 400 persone, tutte lì a testimoniare la loro presenza,per far comprenderei che esiste ancora la solidarietà. Entrati nella chiesa, si sente l’odore di una calda famiglia, di cuori pronti a battere all’unisono per condividere gli stessi sentimenti. Nell’aria si sentiva tristezza,malinconia. Le lacrime iniziano a scendere a poco a poco sul viso della gente alla pronuncia dei nomi delle vittime del mare. Il dolore è straziante,ma la voglia di stringersi attorno ai loro nomi, alla loro storia lo è ancora di più. Moltissime persone hanno partecipato all’accensione di una candela,che in breve tempo sembrava essersi trasformato in un grande cero fatto di candele,dove,ognuna di esse,rappresentava una vita, illuminata dal ricordo che ancora illumina la nostra speranza. Persone che come noi,volevano vivere una vita tranquilla,senza distinzioni. Perchè in fondo,tutti siamo uguali. di Francesca Iachini
Una barca, un cristiano e un musulmano insieme per affrontare il mare. Una seconda volta. Due migranti, due nuovi europei, due giovani per la pace, Elias e Muhammad che vogliono dimostrare che il nostro mare, il mediterraneo è un mare di pace, di sport e di bellezza e non deve più essere il luogo dove affrontare una prova dove per tanti l’esito è la morte. Elias e Muhammad, a bordo di “ottovolante” stanno partecipando ai mondiali di vela di Barcellona, insieme ad un meraviglioso team di italiani. Noi sogniamo la vittoria, ma sicuramente accettando questa sfida dopo essere arrivati vivi in Italia nella loro “prima” traversata con un barcone, fuggendo da storie da troppi dimenticate, hanno vinto la paura, restituendo a tanti il mare, il suo senso più profondo che è la sua bellezza. In bocca al lupo ragazzi!
Ad aprile é arrivato in Italia un barcone, di quelli che partono carichi di speranza, quella che il mare ruba e dona. Ieri i Giovani per la Pace di Napoli hanno incontrato una parte di quel barcone, una parte di quelle vite giovani che ce l’ hanno fatta, un gruppo di ragazzi minorenni che dopo quattro mesi di viaggio e di lotta alla sopravvivenza hanno ritrovato quell’attimo di pace. Ci siamo incontrati a Casoria, dove momentaneamente vivono, per fare festa, per conoscere ed accogliere. Siamo andati lì con l’ idea di portare entusiasmo ed allegria, siamo tornati a casa con una lezione di felicità. Parlavamo tre lingue diverse, nessuno conosceva bene quella dell’ altro, ma il messaggio dell’ amicizia e della gioia é arrivato forte e chiaro, forse perché il linguaggio della pace non conosce limiti se passa da cuore a cuore. Abbiamo giocato, ballato, cantato a modo nostro e a modo loro. Abbiamo sorriso e annuito scambiandoci gratitudine. Abbiamo guardato negli occhi ragazzi che hanno viaggiato a lungo, che hanno lottato a lungo, soffrendo la fame, la sete e la prigione, per il desiderio di vivere. Abbiamo guardato in occhi che ci hanno messo allegria, perché hanno vinto la minaccia di morte della loro terra. Eravamo increduli perché in tutta quella forza ed energia non si distinguevano i segni di una battaglia così grande. Ieri abbiamo vissuto l’ immagine di un mondo che desideriamo e che crediamo possibile. Oggi e sempre speriamo che ogni parte del mondo allarghi le sue braccia per accogliere la vita di ognuno. Articolo scritto da Francesca Sepe
Occorre rispondere alla domanda di solidarietà di chi ha bisogno di aiuto e di chi vuole reagire alla corruzione e abbracciare i problemi della propria città e del mondo. Occorre non sentirsi più fragili di chi è fragile veramente e chiede il nostro aiuto. Le parole di papa Francesco ci incoraggiano, perché non vanno al ribasso dei valori umani come le parole di alcuni, ma perché provengono dal Vangelo della povertà.
Si é conclusa a Roma, domenica 31 maggio, la V edizione italiana del Contest musicale Play Music Stop Violence, promosso dai Giovani x la Pace della Comunità di Sant’Egidio, che, attraverso la musica, vogliono diffondere nel nostro mondo, ancora troppo ingiusto e violento, i valori della pace, della fratellanza e della solidarietà. Nella finalissima di Roma, in un Pala Atlantico gremito, 11 band con 11 brani originali, divisi in 2 categorie Autori e Young Talents, scelti tra gli oltre 40 giunti per il contest, hanno gareggiato con una convinzione di fondo che lega tutti: il mondo cambia a partire da me! Vincono il Contest per la Categoria Autori: Kizu Sound Feat. Giorgia Nicolamme con il brano “Abbiamo Imparato (?)”. La giovane band, proveniente da Viterbo, in un raggae coinvolgente, ha saputo ben trasmettere la voglia di cambiamento e l’esigenza di tornare ad imparare l’arte di amarci come fratelli. Vincono il Contest per la Categoria Young Talents i Peace Seekers con il brano “Imperterrita Avanza”. I giovanissimi dell’Istituto Comprensivo Porto Romano di Fiumicino, con una coreografia di ballerini hip hop, hanno ben espresso nel loro testo la forza della speranza: “L’ultima a morire è sempre la speranza, Pace è luce fioca che imperterrita avanza”. Consapevolezza e impegno concreto: questo vuole trasmettere PMSV. I giovani talenti hanno infatti saputo trattare in musica temi importanti, spesso trascurati, come la lotta alla pena di morte, nel brano “Ultima Alba” dei tre rapper pugliesi Dinho Mixa e J-Sklera, (vincitori Premio della Critica); la povertà a Roma, come nel brano “Dal Gianicolo Roma é lontana” di Simone Ruggiero (Vincitore Miglior Testo). L’autore afferma “Roma vista dal Gianicolo è bellissima ma è un’immagine falsa di Roma perché quando si scende per strada la povertà regna sovrana”. Anche il pubblico ha fatto la sua parte attribuendo il Premio Popolare alla band Nevermind The Fame con il brano “Prigioniero in un mondo in gabbia”. La pace, la violenza diffusa sul web, l’ingiustizia, la voglia di essere protagonisti e di incidere nella realtà, questo ci comunicano i giovani di PMSV, superando i confini geografici e mentali, nella convinzione che la pace é sempre possibile, che non ci si può rassegnare alla logica della violenza, della paura del diverso, come ben hanno spiegato i giovani della band Force of Dream, gruppo ospite proveniente dall’Ucraina, oggi teatro di una guerra fratricida. La manifestazione, condotta da Eugenia Scotti, Priscilla Baldini e Andrea Rettagliati, ha visto gli ospiti d’eccezione, Kaligola e gli STAG, che hanno voluto sostenere l’impegno intrapreso dai giovani musicisti, non solo attraverso la musica ma anche attraverso tante azioni che si compiono ogni giorno nel silenzio ma che cambiano in profondità la vita delle persone, come quella di tanti bambini delle periferie romane che i Giovani x la Pace aiutano a crescere alla Scuola della Pace, a cui é stata dedicata una raccolta di solidarietà per regalare a quanti di loro sono in particolare difficoltà una settimana di vacanza. A premiare i vincitori sono poi saliti i vincitori del Contest delle edizioni...
Fermiamoci un attimo e guardiamo la cronaca con la prospettiva della storia. La Storia spesso ha degli snodi che si capiscono dopo, dei segnali, ghiandole ingrossate che indicano il cancro. Troppo abbiamo fatto spallucce davanti a parole odiose credendole folklore. Ho letto dello straniero aggredito da un gruppo di italiani. Gli hanno amputato due dita provando a sgozzarlo. Lo hanno fatto per punirlo di essere straniero: si sta erodendo l’antico codice occidentale che abolisce la legge del taglione; è ancora peggio, non si risponde nemmeno al principio di azione e reazione: si è palesata una legge del taglione preventiva, tagli la gola a quello che credi un potenziale ladro. Un diritto peggiore di quello dello stato di natura che umilia lo Stato di diritto. Immaginate la scena, la violenza, prendere un uomo, umiliarlo, insultarlo; immaginate la claustrofobia, tiri fuori il coltello, in quel momento cosa fai? Quanta paura? Quanto terrore? Il sudore si fa freddo; pensate al dolore mentre vedi tagliare carne tendini ossa tra risate e insulti, provi a difenderti ed esce sangue, senti forte l’umiliazione, impotenza senso di vuoto. Dove vai? Come ti liberi da questa catena, da questa esecuzione. Senti i rintocchi dell’orologio in un tunnel di dolore con il collo bloccato al guinzaglio dell’odio. Poi finalmente la fuga con le mani sporche di sangue. Di sangue innocente. Bisogna costruire ancora più velocemente una visione che sconfigga il male di certe parole, che schiacci chi ha certe idee, che faccia vergognare chi oggi si sente autorizzato a dire delle cose spaventose con leggerezza e senza pudore. Il male si annida tra le nostre strade, tra chi urla che il problema è lo straniero senza capire che la società che oggi tocca lo straniero crea una società disastrata per il futuro, una società incapace e malata. Il male si annida nelle tribune, nelle piazze e nei bar, cresce quando non si oppone una visione larga alla violenza, quando non si lotta per conquistare la gente per costruire una società umana. Il male trova la sue gestazione in quei pensieri orribili, partorisce e si nutre sempre di sangue innocente servendosi della violenza. Al male non basta solo il sangue innocente di dita amputate, il male beve sangue senza saziarsi, inizia spesso con il sangue dei poveri, di chi viene con la barca, di chi vive per strada, di chi è straniero, poi però, nelle società ammalate che hanno amputato le braccia alla pace, si fa guerra e passa sempre a riscuotere. E quando il male ha fame non guarda al ceto, non guarda al censo e non guarda nemmeno all’accento.
Tutto pronto per la finalissima della 5a edizione di Play Music Stop Violence – cambia il mondo con la tua musica: le undici band finaliste, selezionate tra i 200 giovani artisti da tutta Italia, oltre 30 gruppi musicali, che hanno partecipato alle audizioni del contest musicale per giovani talenti, si esibiranno live domenica 31 maggio alle 16.30 all’ATLANTICO Live di Roma, in viale dell’Oceano Atlantico 271 D. Le band partecipano al concorso con brani originali sul tema dell’impegno contro ogni forma di violenza: guerra, razzismo, povertà, all’insegna del motto “Cambia il mondo con la tua musica”. In palio il primoPREMIO delle categorie “Autori” e “Young talent”, ma anche menzioni d’onore per il miglior arrangiamento, il miglior testo, le migliori voci femminile e maschile, un premio per la miglior performance live, un premio della critica e un premio web. La serata sarà presentata dalla conduttrice Eugenia Scotti, e vedrà la partecipazione straordinaria degli STAG e del rapper Kaligola. Le performance live dei finalisti saranno valutate da una giuria di qualità composta da esperti del mondo della musica, della cultura e della comunicazione. Il pubblico in sala potrà votare il suo gruppo preferito e assegnare così il premio popolare. I biglietti sono disponibili gratuitamente, previaPRENOTAZIONE a [email protected] o telefonando a 39-347-8418324. La finale sarà anche trasmessa in diretta streaming su www.santegidio.org.
In un palazzo vicino al nostro campo rom, abbiamo saputo che sono arrivati tanti giovani rifugiati provenienti dagli ultimi sbarchi in Sicilia. Con gli altri giovani per la pace siamo andati a trovarli. Non ci andava di fare il solito pic nic del primo maggio con fave e pecorino come si usa a Roma, così abbiamo deciso di rendere questo giorno ancora più speciale. Noi giovani per la pace di tor bella monaca abbiamo passato la festa dei lavoratori (ma anche la festa di noi che siamo in cerca di lavoro), donando un sorriso, un pasto e una bottiglia d acqua a chi è nostro vicino di casa solo per pochi giorni. “Quando siamo arrivati li non ci aspettavamo di vedere così tanta gente, tanti ragazzi ,tante donne e bambini.Le loro espressioni erano tristi in cerca di qualcosa : di un futuro migliore! Avevano fame e avevano sete e noi nei loro confronti ci sentivamo in debito, perché noi abbiamo il necessario per vivere e a loro invece manca tutto. Noi vogliamo essere veri Giovani per la Pace, che invece di lamentarsi dei propri problemi, si danno da fare per cambiare il mondo!”. Daniele, Giuliano, Carlos, Daniel e Giulia
Barcellona P.G (Me).- La Comunità di Sant’Egidio e i Giovani per la Pace di Barcellona P.G , Sabato 2 Maggio hanno commemorato con la preghiera e gettato in mare dei fiori, quanti perdono la vita durante il “viaggio della speranza” verso l’Europa,ricordando in particolare le vittime del naufragio del 18 Aprile, e quanti vengono perseguitati a causa della propria fede.- “Non si ripeta più,per favore” (Papa Francesco)
Basterebbe la testimonianza di Alì, giovane del Mali sopravvissuto ad una delle tante stragi del Mediterraneo, per esprimere il senso della fiaccolata di ieri. Le ingiustizie subite durante il viaggio nel deserto, in Libia e nell’estremo tentativo di raggiungere l’Italia..si estremo perché lui non voleva partire, sperava ancora di trovare un futuro sereno in Africa. Ma la guerra, la povertà e la barbara uccisione di un suo caro amico in Libia l’hanno convinto che l’unico modo per ricominciare a sperare era raggiungere l’Europa. Il racconto di Alì e di tanti altri che sono stati costretti ad abbandonare la propria terra deve far riflettere ognuno di noi per tutti i giorni che ci lamentiamo delle nostre condizioni, dei problemi( se pur veri) che attanagliano la nostra città e non la fanno respirare,pensare che una soluzione è possibile se cominciamo a voltarci verso l’altro invece di guardare solo all’ abisso del nostro Io.
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