Ius soli, la “vittoria dei prepotenti”

Legge sulla cittadinanza, la “vittoria dei prepotenti”

Rimandato a settembre il voto, in un clima politico viziato. Andrea Avella dei Giovani per la Pace fa chiarezza sul contenuto della legge e sulle vicende parlamentari

Sembra il titolo di un nuovo best seller internazionale, di quelli belli che ti appassionano e che ti tengono stretto al libro fino alla sua ultima pagina, con il colpo di scena finale che ti fa rimanere sgomento. Invece no. È una frase del Monsignor Gian Carlo Perego in riferimento del passo indietro fatto dal Governo Gentiloni in tema di ius soli. La riforma sulla cittadinanza è una legge attesa da tempo, che ha visto come protagonisti propositori vari gruppi e associazioni che hanno a cuore questo tema come Comunità di Sant’Egidio (dal 2004), Italiani senza cittadinanza ed altre organizzazioni che si occupano del sociale e della tutela dei diritti degli esseri umani.

 

Due anni di attesa
Nell’ottobre del 2015 la Camera dei Deputati votò la modifica alla legge sulla cittadinanza con l’inserimento di altre due modalità per poterla ottenere: lo ius soli temperato e lo ius culturae.

 

È ius soli temperato: per niente un “automatismo”
La prima fattispecie prevede un’aggiunta tra le possibilità di cittadinanza per nascita dove si ritiene cittadino italiano anche chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri. La sola nascita sul territorio italiano (ius soli puro) non basta:

  • un genitore almeno deve essere titolare del diritto di soggiorno permanente o del permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo,
  • un’esplicita dichiarazione di voler diventare cittadini italiani è richiesta.

 

Infatti serve una richiesta
In questo caso la richiesta di cittadinanza deve essere fatta entro il compimento della maggiore età, da un genitore o da chi esercita la responsabilità genitoriale, all’ufficiale dello stato civile del comune di residenza. Se la richiesta non viene inoltrata entro i 18 anni di età, l’interessato può acquisire la cittadinanza se ne fa richiesta all’ufficiale dello stato civile entro i 20 anni.

 

Ius culturae, si diventa italiani per cultura
La seconda fattispecie, rientrante nei casi di cittadinanza per acquisizione, prevede che il minore straniero nato in Italia, o che vi abbia fatto ingresso entro il compimento del dodicesimo anno di età e che abbia frequentato regolarmente per almeno cinque anni uno o più cicli scolastici o percorsi di istruzione e formazione professionale, possa acquisire la cittadinanza italiana. Segue una seconda ipotesi. Si tratta del caso dello straniero che ha fatto ingresso nel territorio nazionale prima del compimento della maggiore età, legalmente residente da almeno sei anni, che ha frequentato un intero ciclo scolastico (con il conseguimento del titolo finale), oppure svolto un percorso di istruzione e formazione professionale con il conseguimento di una qualifica professionale.

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Uno ius soli esiste già
Soffermiamoci su alcuni aspetti della legge sulla cittadinanza del 1992:

  • lo ius sanguinis è l’ipotesi principale e consiste nel diritto di diventare cittadino dalla nascita se uno o entrambi i genitori sono italiani
  • chi nasce in Italia da genitori stranieri può presentare la domanda per la cittadinanza se risiede nello Stato legalmente ed ininterrottamente fino ai 18 anni (e riesce a dimostrarlo, n.d.r.)
  • la cittadinanza per naturalizzazione è data se si abita nel territorio italiano da almeno 10 anni, senza precedenti penali e con adeguate risorse economiche; o con il matrimonio con un cittadino italiano
  • unico esempio di ius soli previsto nel nostro ordinamento vale per i bambini nati da genitori apolidi o ignoti.

 

 

L’accordo era stato raggiunto: non è una cittadinanza per gli adulti
Queste aggiunte alla riforma sulla cittadinanza del 1992 hanno causato un dibattito politico non privo di aspre polemiche e di giochi politici che sono andati a rallentare l’iter legislativo della materia. I lavori cominciarono alla Camera dei deputati nel 2015 e portarono al raggiungimento di un accordo tra partiti che compongono la maggioranza di posticipare la riforma sulla cittadinanza degli adulti ad una successiva iniziativa legislativa focalizzando l’attenzione solo sulla cittadinanza per i minori. Questa proposta di legge ha creato divisioni e paure tra le fila dei banchi parlamentari. Il polo sovranista composto da Lega Nord, Fratelli d’Italia e centrodestra nazionale è stato sin dall’inizio contrario alla riforma in quanto reputata poco adatta alla società odierna e al nostro Stato, colpito, secondo questo schieramento, da continue invasioni di migranti e questa legge causerebbe un incentivo ai viaggi della speranza verso l’Italia. Il MoVimento 5 Stelle inizialmente a favore, al momento del voto alla Camera si è astenuto in massa, seguendo le direttive del Direttorio. I partiti che formavano la maggioranza del governo Renzi nel 2015 (PDNCDUdCSCPSI, Demo.S-CD) votarono a favore della riforma.

 

Mario Marazziti, la cultura italiana rende italiani
Il Presidente della Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, Mario Marazziti (Democrazia Solidale), pose l’attenzione sulla riforma della legge sulla cittadinanza da quando era portavoce della Comunità di Sant’Egidio. A Famiglia Cristiana ha raccontato: “Si tratta di un’antica battaglia della Comunità di Sant’Egidio. Già dal 2004 organizzammo in varie città d’Italia delle manifestazioni con lo slogan “Bambini d’Italia” con la proposta di garantire la cittadinanza italiana ai bambini nati in Italia. Fu la prima volta in cui si introdusse il concetto di ius culturae, che prevedeva la cittadinanza per chi ha studiato in Italia. Era un concetto nuovo in base al quale la cultura, la scuola, gli amici, lo stile di vita italiano crea gli italiani. Tutto il contrario dell’idea di invasione”, la finalità della riforma a lungo termine sarà quella di “riconoscere la cittadinanza ai figli degli stranieri che avrà un effetto di ringiovanimento, sarà un antidoto all’invecchiamento della popolazione italiana. Inoltre la legge stabilizzerà le famiglie degli immigrati e ridurrà la loro precarietà, anche perché i bambini rappresentano un ponte con i loro genitori. Riducendo la precarietà si riduce anche la marginalità e questo è l’antidoto di lungo periodo alla possibilità di avere sacche di rancore che possono portare a derive estremiste come quelle viste in Francia”.

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L’opposizione si esprime con deliri
Dall’approvazione alla camera del 13 ottobre 2015 il testo è stato inserito nel calendario dell’assemblea del Senato della Repubblica il 15 giugno 2017. Appena presentato il testo il PD chiede attraverso il voto in assemblea la possibilità che la riforma venga valutata direttamente dalla stessa assemblea senza passare per una ulteriore valutazione della commissione competente, come richiesto invece dai partiti dello schieramento sovranista. La richiesta passa con i voti della maggioranza e scoppia la bagarre in aula con alcuni esponenti della Lega Nord che per protesta occupano gli scranni del Governo. Le critiche si fanno aspre, il linguaggio duro, si legge dal sito ufficiale della Lega Nord il comunicato stampa con le affermazione del senatore Calderoli (vicepresidente del Senato e responsabile organizzazione e territorio della Lega Nord): “Lo ius soli è il suicidio assistito (da Renzi) del Governo Gentiloni e del PD, ma purtroppo anche del Paese. Perché dopo esserci fatti scippare dagli immigrati le case, il lavoro, i servizi sociali, i servizi scolastici, il servizio sanitario, le piazze e le stazioni ferroviarie, adesso questi pazzi vorrebbero regalare la cittadinanza, e il diritto di voto, e quindi cedere anche la nostra sovranità e far comandare gli altri a casa nostra. Complimenti! Io lo ius soli l’ho fermato per quasi due anni in commissione, adesso da un mese è bloccato anche in aula al Senato e sono pronto a vendere l’anima al demonio pur di fermarlo del tutto”.

 

Per il Vaticano è una legge di civiltà
Nei giorni successivi all’inizio del dibattito anche dal Vaticano e dalla Cei sono arrivate parole di sostegno alla riforma “Il Vaticano ancora non si è espresso sul tema dello ius soli, rispettiamo le decisioni del Governo italiano ma come diceva anche il segretario della Cei, monsignor Nunzio Galantino, come Chiesa noi siamo vicini a chi è nella necessità, nella debolezza e a chi ha bisogno di essere protetto”. Con queste parole il sostituto della Segreteria di Stato, monsignor Angelo Becciu, si è espresso a margine della presentazione di un libro al Senato: “Noi vorremmo che si riconoscesse la dignità delle persone che arrivano in Italia. A chi nasce qui che gli venga riconosciuta la cittadinanza”. Oggi per puri giochi politici e per paura di perdere voti si è deciso di rinviare la discussione sulla riforma a dopo l’estate, rendendo ancora più difficoltosa il passaggio della riforma al Senato. Questa situazione ha portato il Direttore della fondazione Migrantes Monsignor Gian Carlo Perego ad affermare “il rinvio è una vittoria dei prepotenti sui deboli”. Speriamo che si trovi spazio dopo l’estate per una “legge di civiltà” così come affermato da Renzi, o che perlomeno si ritorni alla civiltà che si è persa nell’affrontare tali argomenti nelle sedi istituzionali.

 

Andrea Avella

 

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