La Scuola della Pace a Napoli è a Scampia, Sanità, Quartieri Spagnoli, Centro storico, Aversa, San Giovanni, Ponticelli. Abbiamo ricominciato con la Scuola della Pace, continueremo ogni sabato! Nella Napoli dell’incanto del mare e il Vesuvio, c’è una parte ferita, la Scuola della Pace nasce lì. Nasce con un sogno, il sogno di mostrare ai bambini la bellezza di una vita di pace possibile, nasce come un ‘utopia nei quartieri più violenti e disagiati, nasce dalla forza di chi ama Napoli i bambini e quindi il futuro di ognuno. “La scuola della pace è un posto bello, dove ti insegnano a non fare la guerra” dicono i nostri bambini, è il luogo degli amici, è il posto in cui puoi non aver paura, dove ci sono i “grandi” su cui puoi sempre contare. E’ la strada alternativa alla violenza, al destino di chi nasce nel posto sbagliato. E’ il tentativo di rendere giusto quel posto sbagliato. E’ la voglia rendere Napoli tutta un incanto. E l’incanto parte dai bambini! La scuola della pace è la prova che l’amore può cambiare le cose. Giovani Per la Pace Napoli
Mese: October, 2015
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Siamo autenticamente contenti per la nomina ad Arcivescovo di Bologna di Don Matteo Zuppi, che attraverso la sua vita e le sue parole ci ha insegnato quanto la compagnia del Vangelo, della Preghiera, dei poveri e della pace rende la vita più felice. Noi Giovani per la Pace facciamo i nostri più cari auguri a Don Matteo che dalle strade del Roma a quelle di Bologna ci dimostra quanto una rivoluzione della “Teneressa“sia possibile, cambia la storia delle vite dei poveri, porta pace e serve al mondo. La lettera di Mons. Matteo Zuppi ai cittadini di Bologna “Inizia per me un nuovo servizio, insieme a voi. Camminerò volentieri assieme a voi, perché la Chiesa è mistero di comunione, visibile e invisibile, famiglia dove paternità e fraternità non possono mai pensarsi una senza l’altra.” Leggi la lettera di Mons. Matteo Zuppi ai cittadini di Bologna sul Corriere di Bologna
A Soverato e’ iniziata una Mensa Itinerante della Comunita’ di Sant’Egidio insieme al Comune e a ristoratori e commercianti con il progetto “A Tavola Insieme” Ogni Mercoledì a rotazione, un ristorante ospita la nostra mensa e a servire e a preparare sono persone della comunità di Sant’Egidio e i Giovani per la Pace del Liceo Scientifico. #Changeyourcity a Soverato, cambia la Calabria!
Questa bellissima festa nasce da un sogno che abbiamo condiviso: cambiare la nostra città partendo da chi è più povero e solo. Con la tombola, la musica, i canti abbiamo strappato dalla monotonia e dalla tristezza le persone più anziane di noi. E’ stato bello fare amicizia con i signori e le signore della casa che si sono divertiti insieme a noi e che ci hanno accolto con una merenda a base di tagliatelle al ragù, crostini al prosciutto e molto altro. Tra musica, chiacchiere, tombola, risate e soprattutto tanti dolci e il tempo è proprio volato! Al termine è stato bellissimo vedere gli anziani sorridere e ringraziarci per la festa! Questa festa è stata un’occasione per conoscere nostri coetanei, facendoci così tanti nuovi amici! Grazie a tutti per questa fantastica opportunità, noi non vediamo l’ora di continuare insieme… #changeyourcity! INFATTI CAMBIARE SI PUO’. E IL SEGRETO NON E’ LAMENTARSI MA PARTECIPARE Rebecca
La mattina del 10 ottobre un forte nubifragio ha fatto esondare il torrente Mela sulla costa tra Milazzo e Barcellona Pozzo di Gotto. L’acqua ha inondato parecchie abitazioni in prossimità della foce e molte famiglie sono state sfollate dalle loro case ormai sommerse dal fango che ha distrutto tutto. L’acqua ha raggiunto anche i tre metri di altezza rompendo porte, mobili e trascinato auto nel mare. I residenti sono riusciti a salvarsi raggiungendo i piano alti delle case. I Giovani per la Pace di Barcellona Pozzo di Gotto insieme ai ragazzi dello SPRAR di Milazzo, muniti di stivali e pale, si sono uniti all’intenso lavoro per liberare le case dal fango e dare conforto ai tanti residenti che si sono visti spazzare tutto dalla furia dell’acqua. Tra ruspe della protezione civile e vigili del fuoco si è lavorato fianco a fianco con i residenti. E’ stata una giornata intensa, in tanti chiedevano sostegno ed aiuto in un clima reso più sereno dalla presenza dei tanti volontari. Un’anziana signora, tra il divertimento dei presenti, richiedeva esclusivamente l’aiuto di Omar che con la diligenza di un bravo nipote l’affiancava nel duro lavoro di pulizia.
Il nuovo progetto artistico dell’artista cinese Liu Bolin (prodotto dalla galleria di Verona Box Art) che ha voluto lanciare un messaggio di accoglienza e integrazione, ha coinvolto la Comunità di Sant’Egidio e i giovani per la Pace di Mineo, dando vita ad un insieme bellissimo di arte e integrazione! Si può dire che i Giovani per la pace che hanno posato per gli scatti dell’artista cinese siano diventati una vera e propria opera d’arte! Ecco un articolo di Francesca Pini su SETTE, settimanale del Corriere della Sera, che racconta le emozionanti giornate passate nei luoghi simbolo dell’accoglienza in Sicilia tra vernice, sorrisi e amicizia. LEGGI QUI A Breve sul nostro blog le emozionanti foto!
Andrea Riccardi commenta le parole del Segretario Generale Ban Ki Moon: “Ho visto il popolo della speranza. [VIDEO]
RedazioneAndrea Riccardi: Io sono rimasto molto colpito dall’umanità del Segretario Generale. Questa parola molto bella che ha detto: “Ho visto il popolo della speranza”. Ma qual era il popolo della speranza? Un popolo di rifugiati, un popolo di persone che hanno traversato il Mediterraneo, che hanno avuto delle storie molto dure. Questo, secondo me, è stato molto interessante, la capacità del Segretario Generale di ascoltare le storie e di dire che non bisogna fermarsi.
“Quando inviti a cena un amico, lo fai sedere nel salotto buono, no?”. Roberta sorride, mentre risponde alla curiosità dei giornalisti che le chiedono il perché di una location tanto prestigiosa, ma in fondo lo sa che la presenza dei giovani rifugiati negli spazi più chic della città sembra stridente, in un tempo che cerca di nascondere la diversità. Eppure sembrava naturale, lo scorso venerdì sera, vedere seduti a tavola gli universitari genovesi e i ragazzi africani ed asiatici in attesa di asilo politico: i giovani di Università Solidale – il movimento che a Genova raccoglie studenti di ogni facoltà, e che fa capo alla Comunità di Sant’Egidio – hanno scelto di realizzare la cena “Welcome refugees” tra i marmi e i velluti del foyer del teatro d’opera Carlo Felice, in piazza De Ferrari, di fronte al palazzo della Regione, accanto alla Prefettura, al Palazzo Ducale, alla Cattedrale. Circa cento giovani rifugiati – che abitano nelle strutture di accoglienza situate dentro un ospedale, su una collina in periferia e nell’ex istituto psichiatrico – sono stati accolti da 150 studenti universitari che hanno cucinato, allestito la tavola, servito la cena. Seduti insieme a tavola, hanno chiacchierato, scherzato e poi ballato scatenati sulle note dei Free Shots, una delle più popolari band swing della città. “È così bello che mi sembra Natale” ha detto con le lacrime agli occhi Franklin, 19 anni, nigeriano, prima di scattare un selfie da far arrivare alla famiglia lontana. “E poi – ha aggiunto – per noi non è scontato stare in mezzo a tanta gente e non sentirci disprezzati da nessuno”. Giulia, che studia Scienze della Formazione ha portato i piatti – un riso con stufato di carne e verdure, speziato “per farlo apprezzare sia dagli africani sia dai bengalesi” – e poi si scatena nella danza. Spiega com’è nata l’iniziativa: “sui social network abbiamo letto tanta volgarità e paura nei confronti dei profughi, per questo ci siamo detti che, noi che ci consideriamo loro amici, non potevamo stare zitti: questa cena è il nostro modo, mite, ma convinto, per dire che non accettiamo una città dura ed inospitale e che non c’è futuro senza l’incontro e l’accoglienza”. Per questo, i ragazzi di Università Solidale moltiplicheranno le occasioni di incontro con i rifugiati e saranno presenti in tutte le facoltà per raccogliere firme per l’appello #savemigrantsaveeurope, a sostegno delle proposte della Comunità di Sant’Egidio sull’accoglienza dei profughi e le politiche di asilo
DA PARMA! Cambiare le nostre città è possibile partendo da chi è più solo e in difficoltà! #changeyourcity è il motto di noi giovani per la Pace. Per questo abbiamo promosso i GAMES4PEACE: una mattinata di sport per abbattere gli stereotipi e i pregiudizi, superando le barriere linguistiche e culturali. Ieri mattina, ai GAMES4PEACE, le classi IV A e IV B del Liceo Scientifico Sportivo e Musicale Attilio Bertolucci, e i rifugiati ospitati in Seminario Maggiore dalla Caritas, si sono incontrati in un campo da calcio ed hanno giocato la partita dell’amicizia! Prima del fischio di inizio, gli studenti hanno fatto un saluto in tre lingue parlando di accoglienza, speranza ed amicizia. I migranti hanno lanciato un invito: ritrovarsi nuovamente, per continuare a conoscersi.
Gindar e Salvatore erano nostri amici, sono morti per strada a distanza di una settimana, sono morti a causa delle condizioni a cui la strada li aveva costretti. Noi non ci stiamo, ci siamo detti,ed abbiamo lanciato una veglia di preghiera che desse il senso del ricordo e restituisse memoria e dignità a coloro come Gindar e Salvatore sono stati dimenticati tanto da morire soli per strada. La preghiera ha visto la partecipazione di tante persone che hanno riempito la Chiesa di San Giuseppe. C’era la città che non si arrende alla morte in strada dei suoi poveri, la città che accoglie, la città che dice basta alla ghettizzazione della periferia, ma della periferia ha fatto il centro della propria vita. Erano presenti numerose associazioni presenti era presente e ci ha voluto incontrare e dare sostegno il sindaco di Messina, Renato Accorinti. In quella chiesa piena di gente per due uomini marginali, che hanno regalato in vita amicizia fedeltà di chi considera familiare il povero, si sentivanodal pulpitole parole di Emiliano Abramo della Comunità di Sant’Egidio: “Le città hanno un’anima e l’anima delle città si riscopre scegliendo facendo famiglia con i poveri, come famiglia erano Gindar e Salvatore, perché essere famiglia con i poveri è essere famiglia con Gesù”. Dopo la preghiera i Giovani per la Pace hanno fatto il loro consueto giro itinerante per portare la cena a chi vive in strada, giro in cui si è sentita la mancanza forte di Gindar e Salvatore, mancanza alleviata dall’idea che avessero avuto un saluto finalmente degno. Chiedeva Elena, un’altra fissa dimora che vive alla stazione: ricordate, vi prego ricordate, perché nessuno ricorda chi muore in strada. In una calda serata autunnale, la città di Messina, la sua società civile, le sue istituzioni hanno scelto di non abbandonarsi alla morte, di non concedere spazio ad un suo passaggio silente sui corpi dei poveri, ma di alzare la voce, essere movimento, protestare: A Messina si è lavata alto un grido di protesta, la protesta più forte che è la preghiera, che diventerà proposta, davanti a chi guardando ai poveri con fedeltà ha deciso di fare dell’amicizia con i poveri proposta di vita. Una proposta per la città e per far risplendere ancora fulgida, la sua anima.
A Messina, nelle ultime due settimane sono morti per strada due senza fissa dimora, Salvatore e Gindar, un italiano e un indiano, a causa della durezza della loro condizione. La comunità di Sant’Egidio esprime forte sgomento per questi due accadimenti, nella consapevolezza che la città di Messina non può tacere dinnanzi alla morte in strada, peraltro a distanza così ravvicinata, di due poveri. Pertanto invita la cittadinanza, le associazioni, le istituzioni ad una veglia di preghiera per Salvatore e Gindar, che si terrà Venerdì 16 Ottobre alle ore 19:30, presso la Chiesa di San Giuseppe (Via Cesare Battisti 111). Ha confermato la sua presenza il Sindaco di Messina, Renato Accorinti. Al termine della preghiera, i Giovani per la pace, movimento di giovani della Comunità di Sant’Egidio, andranno a trovare, come ogni Venerdì, i senza fissa dimora in un giro itinerante per la città. Infatti è dall’amicizia sincera con i più poveri che nasce l’esigenza di pregare per chi muore in strada perché la preghiera per due amici morti in una condizione inaccettabile nel 2015, è un grido di protesta che sale in cielo e deve toccare il cuore di tutti e spingere a cercare, in fretta, soluzioni per i più poveri della città, che purtroppo “muoiono di indifferenza”. Le città hanno un’anima ed è per questo che l’anima della città deve illuminare tutti a partire dai suoi figli più deboli e indifesi. VENERDI 16 OTTOBRE ORE 19.30 CHIESA DI SAN GIUSEPPE Via C. Battisti 111
Non c’è futuro senza memoria: anche quest’anno una marcia silenziosa attraversa Roma per far memoria degli ebrei deportati ad Auschwitz. Tutti gli anni dal 1993 la Comunità di Sant’Egidio e la Comunità Ebraica di Roma fanno memoria di quel tragico 16 ottobre del 1943. La marcia si snoderà da piazza S.Maria in Trastevere lungo il percorso dei deportati di quel 16 ottobre 1943, che dal Ghetto furono condotti al Collegio militare a Trastevere, prima di essere trasportati in treno ad Auschwitz. Degli oltre 1.000 ebrei deportati, tra i quali 200 bambini, tornarono a casa solo 16 persone, tra cui 1 sola donna. Quest’anno la marcia partirà da piazza Santa Maria in Trastevere sabato 17 ottobre 2015 alle ore 19:30 GUARDA IL VIDEO Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio: ” E’ una memoria che aiuta a rimarginare una ferita che attraversa la città di Roma dal lontano 16 Ottobre del ’43, ma è soprattutto una memoria che guarda al futuro. Tutte le generazioni, italiani, nuovi italiani e nuovi europei, che saremo presenti il 16 Ottobre, vogliamo costruire la società di domani, la Roma di domani, come Roma del convivere, tra persone che vengono da tante culture, di religioni diverse, e da tante esperienze umane diverse …” Ruth Dureghello, presidente della Comunità Ebraica di Roma: “Ancora di più è forte questo messaggio di fronte a quello a cui assistiamo in Europa, ondate di profughi e di rifugiati che si affacciano nei nostri confini e che chiedono di essere accolti, aiutati, sostenuti, settant’anni fa lo fecero anche i miei parenti, la mia famiglia, molte famiglie ebraiche d’Europa, e purtroppo quelle porte non furono aperte, noi che dell’accoglienza e dell’integrazione siamo per antonomasia forse l’esempio più importante, siamo qui per aprire quelle porte, per chiedere a tutti di farlo con serenità, con sincerità, e con comprensione per i bisogni dell’altro…”
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