L’interesse incontrando il tafferuglio si mise d’accordo e guardò al diverso, l’uomo solo ed arrabbiato per i fatti suoi, così venne adescato. -Un nemico!- gli dissero- fa sempre comodo e gli spinsero in bocca un’orrida canzone che dalla gola echeggiava per le vie portando a sé timpani, sogni e speranza. Il simposio del no, canta una canzone stonatissima che fa male alle orecchie di chi ha capito che l’Europa non può prescindere dalla musica di gioia di chi arriva, ma che soprattutto infrange i cuori di chi vuole in fondo, dopo un lungo viaggio, solo trovare la pace, un valore che dimentichiamo spesso e che dovremmo generosamente offrire a chi la ama. Negare la pace è come negare la vita. Come si vive senza la pace? Gli europei non lo sanno più se non da antichi ricordi sbiaditi, i più non l’hanno sperimentato, ed i migranti non lo vogliono più sapere perché deve essere davvero tremendo. I migranti oggi ci spiegano come la pace è un valore da coltivare, ed il suo seme è l’accoglienza. Non disperdiamolo nel suono di una brutta canzone piena di “no” . Il rumore dei no è una brutta canzone, stonata, che spesso supera il suono delle parole di chi ha scelto per farsi plasmare e accarezzare il cuore dall’incontro. Ma qualcosa che si sente più forte significa forse che sia più bella? è solo più arrogante! Quanto è distante la musica dal rumore? Sogno un’Italia dove si ascolti lo djembe e la polka, e mentre la tarantella echeggia, ed il marranzano vibra una danza tribale ci fa sognare. Come uno stornello romano, come un canto maliano.
Data: July 17th, 2015
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Succede a Siracusa pochi giorni fa: alcuni giovani Nigeriani raccontano di compagni di viaggio gettati in Libia dal quarto piano di un edificio perché non in grado di poter pagare il necessario per la tratta della salvezza; per attraversare quel fazzoletto di mare che segna il discrimine tra la morte e la speranza della vita. Emmanuel – nome e personaggio di fantasia – vola. E’ gettato nel vuoto. Sulla soglia della finestra pensa al traffico impressionante tra il residence in cui dormiva e il politecnico. Andare a lezione ? Un inferno. L’Africa non è facile di suo: con gli esami e le classi affollatissime ancora di più. Ogni mattina è la stessa routine: si legge qualche salmo, esci dalla stanza con Jacob (che sogna di progettare il marchio d’auto che farà concorrenza a quelli europei e americani), ti aggrappi sul pulmino (un balzo) e sei dentro. Chiedi la fermata e scendi – dopo aver pagato per l’ennesima volta per Jacob. Entri a lezione, un mare di gente: Innocent, Lucky, Princess e tutti gli amici sono lì. Su: al quarto piano. Il professore si asciuga la fronte, parla a voce alta, butta fuori qualcuno. E’ una lezione. Il giorno dopo stessa routine. Però succede che il cellulare squilla e a Maiduguri (o Yerwa in lingua kanuri) capitale dello stato federale di Borno 15 persone perdono la vita in un attentato. Emmanuel non entra a lezione, non vede un mare di gente: Innocent, Lucky, Princess e tutti gli amici non li vede. Jacob sta zitto perché l’unica cosa vera che vorrebbe progettare è la pace. Il professore si asciuga la fronte, parla a voce alta, butta fuori qualcuno ma non Emmanuel. E’ rimasto solo per un attentato. Torna a casa, nella sua casetta che sta giù: al terzo piano. Sulla soglia della porta di casa Emmanuel pensa a Boko Aram: impressionante. Andare a Maiduguri ? Un inferno. Impossibile se non si vuole morire. La Nigeria ultimamente non è facile: con gli attentati e i rapimenti ancora di più. Ogni mattina è la stessa routine: si legge qualche salmo in qualche Chiesa per invocare la protezione dalle violenza; si sente qualche giornale; ti aggrappi alla speranza che gli attentati finiscono e inviti i cugini rimasti a stare dentro. Questa volta però hai perso il pulmino. Chiedi della fermata a quello dopo e scendi – con la fortuna di non aver pagato per Jacob. Non entri a lezione, un mare di sangue: Innocent, Lucky, Princess e tutti gli amici saranno lì. Il poliziotto si asciuga la fronte, grida a voce alta, butta fuori tutti. Emmanuel è rimasto solo per il secondo attentato. “Degli spari – gli raccontano – venivano da dentro il politecnico esattamente dall’aula al piano di sotto”. Innocent, Lucky, Princess e tutti gli amici erano lì e Jacob insieme a loro sta zitto, per sempre, giù: al secondo piano. Sulla soglia della porta dell’autobus Emmanuel pensa a quando era piccolo: impressionante. Andare a Maiduguri ? Un gioco. Beccare una festa in famigli lì era facile:...
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