Cara Vanessa, ho letto la tua lettera e non posso negarti che ho provato un sussulto di felicità. La #3giornisenzafrontiere è terminata ed è bello sentire che le sensazioni che sono nate durante quella tre giorni stanno dando frutto e prospettiva, voglia di non farsi trascinare da polemiche, di non farsi derubare dal “dio dell’impossibile” ma capire che costruire la società del domani passa dall’integrazione di tanti ragazzi e ragazze che hanno visto, vissuto e subito la guerra e vogliono costruire pace, qui in Europa, insieme: Di più: passa dalla voglia di fare concretamente per costruire con i nuovi europei quartieri più umani, bambini più felici, anziani lasciati meno soli. La concretezza che nasce dall’amicizia dà grandi risultati ed in questo la comunità è maestra. La forza delle parole dei giovani veneti apre lo spazio ad un sogno ambizioso: Grazie ai giovani per la pace il Veneto diventerà una delle regioni dell’accoglienza. Tu scrivi: “accogliere ed integrare si può”, sì, si può e lo stiamo già facendo! Lo abbiamo fatto tutte le volte in cui durante la tre giorni, guardando negli occhi di un migrante, pregando insieme a lui, ricordando i nomi dei suoi amici dispersi in mare, non abbiamo visto una minaccia per l’economia (peraltro infondata) ma un fratello da amare e con cui spenderci insieme per i più poveri. Abbiamo visto negli occhi di chi ha partecipato alla tre giorni una luce ed un sorriso sulle labbra, prima di stupore, poi di determinazione di chi ha capito che la solidarietà non si può fermare, perché l’accoglienza è come una dolce brezza in una giornata di arsura, è come il vento in poppa del veleggiante, un vento calmo che accompagna ed accogliere è un atto di pace. Grazie a tutti ancora per i bellissimi giorni passati insieme e per il vostro lavoro con i migranti che diventeranno, grazie alla vostra amicizia, sempre più nuovi europei. Sì hai proprio ragione Accogliere e integrare si può, senza frontiere, anche quelle tra nord e sud che si sono polverizzate lasciando spazio all’accoglienza e alla nostra bellissima amicizia che sembra esistere da sempre, perché è quella di una famiglia senza confini! Sebastian e i Giovani per la Pace della Sicilia.
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Sono Vanessa e faccio parte dei ‘Giovani per la pace’, un movimento legato alla Comunità di Sant’Egidio. Io ed altri giovani per la Pace dal Veneto siamo appena tornati da Catania, dove abbiamo partecipato ad alcune iniziative per l’accoglienza dei migranti promosse dai Giovani per la pace della Sicilia. Abbiamo avuto così testimonianza diretta della loro mobilitazione al porto di Catania per accogliere ora gli oltre 400 migranti sbarcati sulle coste siciliane e per salutare le 49 persone che invece non ce l’hanno fatta. Questo è il loro impegno costante negli ultimi due anni. Quelle vissute a Catania sono state giornate indimenticabili. L’evento più importante a cui abbiamo partecipato è stato “#3GiornisenzaFrontiere”, una tre giorni di giochi, dialogo e integrazione, organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio, che ha visto radunarsi centinaia di giovani, italiani da diverse parti del Paese e migranti, soprattutto africani, presenti nelle strutture di accoglienza della Sicilia. #3GiornisenzaFrontiere ha vissuto tre momenti: il gioco, in spiaggia o per le vie della città, come si realizza tra amici; la memoria, di un Paese che non vuole dimenticare; e la preghiera, per ricordare tutte le vittime dei viaggi della speranza Se ‘respingere è un atto di guerra’, come ha detto Papa Francesco, la #3giornisenzafrontiere ha voluto essere un atto di pace. E’ stata la chiara dimostrazione che vivere insieme, accogliendo e includendo, non solo si può ma è meraviglioso, poiché è fonte di arricchimento reciproco. Conoscersi, anche attraverso il gioco, raccontandosi e scambiandosi idee, fa sì che si possa crescere insieme, come fratelli. Si parla di chi è “diverso da noi” come di una categoria. Noi abbiamo potuto dare un volto e un nome ai migranti che abbiamo incontrato, spesso le migliori risorse dei loro Paesi d’origine, in cerca di un futuro migliore. Abbiamo ascoltato storie dolorose di chi è passato attraverso l’inferno di sofferenze indicibili. Oggi, dopo lo sbarco, proviamo a immaginare i volti di quelle 49 persone morte, che probabilmente avevano storie simili a quelle di Felix, Waka o Omar, che abbiamo conosciuto in questi giorni. Amici che oggi ci fanno vedere il mondo con uno sguardo diverso. Noi giovani per la pace del Veneto vogliamo che l’esperienza vissuta in Sicilia non finisca qui. Abbiamo conosciuto un volto dell’Italia che ci piace e che vorremmo venisse preso a modello. Accogliere, e commuoversi anche per le troppe morti nel Mediterraneo, è un atto di pace, ed è la strada per un mondo migliore. Questo è il nostro sogno. Partiamo da qui. Vanessa Pavan e i Giovani per la Pace del Veneto
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