LEGGI L’NTERVISTA COMPLETA. CLICCA QUI Il fondatore della comunità di Sant’Egidio racconta come nacque con Giovanni Paolo II l’incontro di preghiera di Assisi che da trent’anni unisce uomini e religioni Andrea Riccardi è il fondatore della Comunità di Sant’Egidio e storico della Chiesa. A 18 anni, insieme ad alcuni coetanei, sceglie di “leggere” la città a partire dalla periferia romana: «Significa che l’autobus non lo prendevi per andare in centro, ma nell’altro senso». Quello stesso sguardo, che vuole cambiare la storia con il Vangelo in mano, lo porta ad essere il motore di trattative di pace e incontri tra leader internazionali. Quando nel 1986 Giovanni Paolo II volle il primo incontro interreligioso di preghiera per la pace, anche Riccardi era ad Assisi. «Ricordo la grande partecipazione della gente, la semplicità dei gesti di amicizia tra i capi religiosi, che camminavano l’uno accanto all’altro nei vicoli di Assisi. Ma anche il volto sorridente e concentrato di Giovanni Paolo II, che aveva convocato quella preghiera tra lo stupore generale, nella convinzione che le religioni erano una grande risorsa di pace in un’epoca ancora segnata dalla minaccia della Guerra fredda e del conflitto atomico. Anni dopo, alla caduta del Muro di Berlino, Giovanni Paolo II mi disse: “Ad Assisi non abbiamo pregato invano”». Come nacque la scelta di raccogliere l’eredità di Assisi organizzando in tante città del mondo l’incontro “Uomini e religioni”? LEGGI L’NTERVISTA COMPLETA. CLICCA QUI
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Ad Assisi, dal 18 al 20 settembre 2016 si tiene l’Incontro internazionale “SETE DI PACE: religioni e culture in dialogo”. Perché #Assisi30? Quest’anno l’incontro internazionale di preghiera per la pace si tiene ad Assisi, 30 anni dopo la storica Giornata di Preghiera per la Pace del 27 ottobre 1986 voluta da Giovanni Paolo II (LEGGI IL DISCORSO DA #ASSISI86), uomini e donne di fede, leader religiosi, culture diverse, uniti dalla speranza che lo “spirito di Assisi” possa portare pace in un mondo segnato da violenza, guerre, divisioni, si incontrano per 3 giorni, per parlare, confrontarsi, pregare l’uno accanto all’altro. Cosa farete durante i tre giorni di #Assisi30 Qui il programma Cosa sono i “Panel” Sono tavole rotonde tematiche su temi fondamentali del mondo: Qui il PROGRAMMA DELLE TAVOLE ROTONDE che puoi vedere dal vivo se sei già accreditato ad #Assisi30 o seguirle in diretta da facebook sulla pagina dei Giovani per la Pace. Ci sarà anche Papa Francesco? Si, il Papa ha confermato la sua presenza per il 20 Settembre. E’ stato già diffuso il programma della sua visita. Come faccio a seguire l’evento se non posso venire ad Assisi? Puoi seguire le dirette della cerimonia iniziale, dei panel e della cerimonia finale in diretta su Giovani per la Pace. ps: Play Music è tornato, Iscriviti!
Papa Francesco ad Assisi per “Sete di Pace- Religioni e culture in dialogo Martedì 20 settembre 2016 ore 10.30 Decollo dall’eliporto del Vaticano ore 11.05 Atterraggio nel campo sportivo “Migaghelli” a Santa Maria degli Angeli Il Santo Padre è accolto da: – S.E. Mons. Domenico Sorrentino, Arcivescovo-Vescovo di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino – On. Catiuscia Marini, Presidente della Regione Umbria – Dott. Raffaele Cannizzaro, Prefetto di Perugia – Dott.ssa Stefania Proietti, Sindaco di Assisi ore 11.30 Arrivo al Sacro Convento di Assisi Il Santo Padre è accolto da: – Padre Mauro Gambetti, Custode del Sacro Convento – Sua Santità Bartolomeo I, Patriarca Ecumenico di Costantinopoli – Un rappresentante Musulmano – Sua Grazia Justin Welby, Arcivescovo di Canterbury – Sua Santità Efrem II, Patriarca Siro-Ortodosso di Antiochia – Rappresentante dell’Ebraismo – Capo supremo dei Tendai (Giappone) Tutti insieme raggiungono il Chiostro di Sisto IV, dove sono in attesa i Rappresentanti delle Chiese e Religioni Mondiali, e i Vescovi dell’Umbria ore 12.00 Il Santo Padre saluta singolarmente i Rappresentanti ore 13.00 Pranzo comune nel refettorio del Sacro Convento, al quale partecipano anche alcune vittime delle guerre Il Dottor Marco Impagliazzo, Presidente della Comunità di Sant’Egidio, ricorda il XXV anniversario di Patriarcato di Sua Santità Bartolomeo I ore 15.15 Il Santo Padre incontra singolarmente: – Sua Santità Bartolomeo I – Un rappresentante Musulmano – Sua Grazia l’Arcivescovo Justin Welby – Sua Santità il Patriarca Efrem II – Un rappresentante dell’Ebraismo ore 16.00 In diversi luoghi: Momento di preghiera per la Pace Basilica Inferiore di San Francesco PREGHIERA ECUMENICA DEI CRISTIANI ore 17.00 Terminata la preghiera, tutti i partecipanti escono dalla Basilica Inferiore, si incontrano con i Rappresentanti delle altre religioni, che hanno pregato in altri luoghi, e prendono posto sul palco in Piazza ore 17.15 Piazza San Francesco CERIMONIA CONCLUSIVA:· Saluto di S.E. Mons. Domenico Sorrentino, Arcivescovo-Vescovo di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino · Messaggi: – Un testimone vittima della guerra – Patriarca Bartolomeo I – Un rappresentante Musulmano – Un rappresentante dell’Ebraismo – Patriarca Buddista Giapponese – Prof. Andrea Riccardi, Fondatore della Comunità di Sant’Egidio · Discorso del Santo Padre · Lettura di un Appello di Pace, che viene consegnato a Bambini di varie Nazioni · Momento di silenzio per le vittime delle guerre · Firma dell’Appello di Pace e accensione di due candelabri · Scambio della pace ore 18.30 Il Santo Padre si congeda e in auto si trasferisce all’eliporto di Santa Maria degli Angeli ore 19.00 Decollo dal campo sportivo “Migaghelli” a Santa Maria degli Angeli ore 19.35 Atterraggio nell’eliporto del Vaticano. FONTE: http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2016/09/01/0611/01376.html Evento Facebook: QUI
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Il commento di Alessandro dei GXP Roma allo storico discorso di Papa Francesco alla GMG
Sebastian IntelisanoL’invito del papa rivolto ai giovani nasce da un uomo che ha “preso contatto con la vita”, con le vite concrete e che si è lasciato coinvolgere dal Vangelo dei poveri per non dimenticare la sua città. Di fronte alla radicale proposta di vita di papa Francesco vengono in mente tutte le domande, le paure e soprattutto le illusioni dell’uomo, in tempi segnati dalle crisi e dal terrorismo: Non vinciamo la violenza con più violenza: non dobbiamo essere pronti al litigio, all’insulto e alla distruzione, ma alla pazienza di costruire una famiglia. Di fronte al male, e al bene, ci unisca “come migliore parola la preghiera”, che mette a tacere l’istinto di distruzione e ci fa costruire, perché “niente giustifica il sangue di un fratello e niente è più prezioso della persona che abbiamo accanto”. Non solo non giudichiamo, ma non tagliamo fuori quelli che vivono nella paura di credere che i loro errori e i loro peccati li abbiano estromessi per sempre dalla vita con gli altri. Confondere la felicità con un divano, con una vita di consumo e facili comodità, ha una grande prezzo: la libertà. La libertà è lasciare un’impronta nella storia e nella vita degli altri. L’intontimento invece è dato da droghe e vi sono anche droghe socialmente accettate che ci rendono ancora più schiavi, facendoci perdere il contatto con la vita. Possiamo sprecare giorni di fronte a un videogioco. Non è da stolti avere una vita piena di amici, in strada, per costruire una nuova famiglia che accolga tutti. Non solo misericordiosi ma anche attori politici, persone che pensano, animatori sociali. San Francesco, Madre Teresa, Charles de Foucauld hanno vissuto il mondo con una comprensione profonda e si sono fatti scuotere dalle parole del Signore che dicono: “Tutto quello che avete fatto a uno dei miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”, come ricorda il papa nella presentazione della nuova applicazione DoCat. Questa comprensione del mondo nasce dalla misericordia, dall’aver incontrato il Signore nell’affamato, nell’assetato, nel malato, nel detenuto, nell’amico finito male, nel profugo e nel migrante, in chi è solo. Bisogna però sapere tradurre questa sapienza nel mondo in cui si vive ed anche questa è misericordia, è solidarietà. “In una mano la Bibbia e nell’altra il giornale” diceva il teologo svizzero Karl Barth. Questo ci aiuta ad avere una comprensione, un’intelligenza di un mondo non intelligibile. Il papa inoltre non dice che tutti i giovani sono inattivi e non si informano, anzi ricorda che ve ne sono alcuni, non sempre i più buoni, che finiscono per decidere per gli altri. I giovani possono farsi strumenti di messaggi di odio e organizzarsi a tal fine. E quelli che vogliono la pace? Non devono forse anche loro incidere e essere “attori politici”? Sì, e guidati da una logica diversa da quella data dal mondo, fatto di contrapposizioni e antagonismo. La grande immagine che viene nella mente e nel cuore del Santo Padre di fronte a tanti giovani, nel momento di preghiera, è allora...
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Cari giovani, buona sera! E’ bello essere qui con voi in questa Veglia di preghiera. Alla fine della sua coraggiosa e commovente testimonianza, Rand ci ha chiesto qualcosa. Ci ha detto: “Vi chiedo sinceramente di pregare per il mio amato Paese”. Una storia segnata dalla guerra, dal dolore, dalla perdita, che termina con una richiesta: quella della preghiera. Che cosa c’è di meglio che iniziare la nostra veglia pregando? Veniamo da diverse parti del mondo, da continenti, Paesi, lingue, culture, popoli differenti. Siamo “figli” di nazioni che forse stanno discutendo per vari conflitti, o addirittura sono in guerra. Altri veniamo da Paesi che possono essere in “pace”, che non hanno conflitti bellici, dove molte delle cose dolorose che succedono nel mondo fanno solo parte delle notizie e della stampa. Ma siamo consapevoli di una realtà: per noi, oggi e qui, provenienti da diverse parti del mondo, il dolore, la guerra che vivono tanti giovani, non sono più una cosa anonima, per noi non sono più una notizia della stampa, hanno un nome, un volto, una storia, una vicinanza. Oggi la guerra in Siria è il dolore e la sofferenza di tante persone, di tanti giovani come la coraggiosa Rand, che sta qui in mezzo a noi e ci chiede di pregare per il suo amato Paese. Ci sono situazioni che possono risultarci lontane fino a quando, in qualche modo, le tocchiamo. Ci sono realtà che non comprendiamo perché le vediamo solo attraverso uno schermo (del cellulare o del computer). Ma quando prendiamo contatto con la vita, con quelle vite concrete non più mediatizzate dagli schermi, allora ci succede qualcosa di forte: tutti sentiamo l’invito a coinvolgerci: “Basta città dimenticate”, come dice Rand; mai più deve succedere che dei fratelli siano “circondati da morte e da uccisioni” sentendo che nessuno li aiuterà. Cari amici, vi invito a pregare insieme a motivo della sofferenza di tante vittime della guerra, di questa guerra che c’è oggi nel mondo, affinché una volta per tutte possiamo capire che niente giustifica il sangue di un fratello, che niente è più prezioso della persona che abbiamo accanto. E in questa richiesta di preghiera voglio ringraziare anche voi, Natalia e Miguel, perché anche voi avete condiviso con noi le vostre battaglie, le vostre guerre interiori. Ci avete presentato le vostre lotte, e come avete fatto per superarle. Voi siete segno vivo di quello che la misericordia vuole fare in noi. Noi adesso non ci metteremo a gridare contro qualcuno, non ci metteremo a litigare, non vogliamo distruggere, non vogliamo insultare. Noi non vogliamo vincere l’odio con più odio, vincere la violenza con più violenza, vincere il terrore con più terrore. E la nostra risposta a questo mondo in guerra ha un nome: si chiama fraternità, si chiama fratellanza, si chiama comunione, si chiama famiglia. Festeggiamo il fatto che veniamo da culture diverse e ci uniamo per pregare. La nostra migliore parola, il nostro miglior discorso sia unirci in preghiera. Facciamo un momento di silenzio e preghiamo; mettiamo davanti a Dio...
I corridoi umanitari sono una risposta chiara in un’Europa che ripiega su se stessa: chi ha diritto a essere riconosciuto come rifugiato, come persona la cui vita è messa in attuale pericolo per via della guerra, non deve esporsi allo sfruttamento dei trafficanti di uomini, non deve rischiare di nuovo la vita.
Pensavamo fosse un argomento difficile, invece guardando questi disegni si vede che i bambini hanno ben compreso l'importanza di questo avvenimento!
ROMA - Tra saltimbanchi e trampoliere, i bambini della Scuola della pace di Tor Bella Monaca hanno sfilato alla festa di carnevale di quartiere. Hanno portato palloncini colorati con scritto "Pace" in tutte le lingue del mondo, perché di questa speranza hanno bisogno il quartiere e la piazza che non deve essere 'di spaccio', ma di incontro e di festa.
A Piazza San Pietro Papa Francesco, l’8 dicembre, aprendo la Porta Santa ha aperto la Chiesa e il mondo ad un anno di Misericordia. Misericordia vuole dire avere un cuore (cor) per i miseri. Questo termine descrive una condizione necessaria per il mondo che viviamo. Quanto sarebbe, è e vorremmo che il cuore si avvicini più ai miseri, ai poveri, agli ultimi, ai diseredati della terra. La porta della Misericordia è una sfida, una domanda, una proposta concreta. In fondo la porta può essere il filo rosso che lega tutte quelle povertà da cui tanti, troppi cuori si sono allontanati. La prima porta è proprio quella di casa. Quella appena chiusa o aperta. Una porta che per tanti che vivono la durezza della vita in strada è inesistente; o scorrevole, come quella di una stazione in cui ripararsi; o la porta di un negozio davanti a cui chiedere l’elemosina e mai la porta di un “luogo degno” e degno di accogliere la dignità ineliminabile di ogni uomo. E’ questa la prima porta Santa, quella di una casa che è rifugio e affermazione di dignità, da attraversare con tanti: in un cammino di amicizia e riscatto dalla solitudine e dal freddo. E ancora due sono le porte che prima si aprono e poi si chiudono a tanti anziani. La porta di una casa santuario di ricordi e di affetti che si chiude lasciando il posto, nella debolezza dell’età, alla porta di un istituto che si apre. Porte anonime, che non odorano di famiglia ma di solitudine. Porte da cui raramente affiora un volto conosciuto, amato. Queste due porte parlano di un’unica ferita quella di anziani ormai vittime silenziose della cultura dello scarto. La sfida dell’anno della misericordia porta qui, alle soglie di queste due porte con compiti ben precisi. O attraversarle per ridare al legno la santità dell’odore di famiglia e rivestire di colori nuovi, colori caldi, luoghi anonimi in vista di un ritorno alla porta di casa; o attraversarle per trasformare case-prigioni in case di sogni. Case di anziani dove mettere, avvicinare, lasciare il cuore per permettere di vivere e non subire la bellezza degli anni e dei capelli bianchi. E quanti bambini non passano dalla porta di una scuola ? O quanti attraversano la porta di casa solo per vivere la strada ? E quante porte del futuro a troppi bambini si chiudono spinte dal vento prepotente di una legge della disuguaglianza ormai troppo diffusa in tante periferie ? E la grande porta del mediterraneo, poi divenuta porta dei Balcani, ma prima ancora porta di una casa distrutta dalla guerra ? Quanti le hanno attraversate per giungere a porte nuove, insonorizzate, in un certo senso, dal rumore assordante della guerra e della violenza ? Porte che sì, con colpa, sono state chiuse ma che possono essere riaperte, riattraversate o ricostruite con una scelta umana, di simpatia, di amicizia, di sfida e di voglia di una Storia nuova. Sì, in compagnia di fratelli e sorelle da abbracciare sull’uscio di una casa, la...
Oggi è iniziato il Giubileo della Misericordia e per Roma già si aggirano una squadra di Babbi Natale segreta! Ognuno di loro sta cercando il regalo perfetto per un nostro amico più povero: un bambino della Scuola della Pace, un anziano o un senza fissa dimora. E’ un modo per iniziare al meglio il Giubileo inaugurato oggi da Papa Francesco! #GiubileodellaMisericordia #mercychristmas ! Questo è il comunicato che ha iniziato a girare in alcune scuole e università. Vogliamo farci un post? COS’È? Un Babbo Natale segreto è qualcuno che fa un regalo senza farsi scoprire, senza dire di essere il mittente, restando per l’appunto… segreto! PER CHI? Per i nostri amici: i bambini delle Scuole della Pace, gli anziani che vivono in istituto e gli amici di strada. PERCHÉ? Perché il Natale è la festa che dovrebbe anzitutto rimettere al centro loro: i poveri, i piccoli, i deboli delle nostre città, troppo spesso dimenticati e che soprattutto nel periodo delle feste vengono lasciati da soli. Per questo, ogni anno festeggiamo il Natale anche con loro e vogliamo che sia una festa stupenda anche per loro. COME? Scrivete in privato sulla pagina dei gxp o sulla mail [email protected] QUANDO? Prima di Natale! (Ognuno può scegliere un giorno per fare un banchetto oppure una diversa modalità di raccolta..)
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