Negli ultimi giorni ben tre bambini sono stati fatti esplodere “imbottiti” di esplosivo come terroristi qualsiasi. Ma non possiamo illuderci che si tratti di un attentato come ogni altro avvenuto in passato. Questa volta è diverso. I terroristi hanno veramente oltrepassato ogni limite! È di per sé intollerabile il fatto che degli innocenti bambini debbano quotidianamente assistere alla violenza della guerra, ma non si può tollerare nella maniera più assoluta che vengano utilizzati come protagonisti di questa folle guerra, mascherata da scontro religioso, ma che nasconde la volontà di controllare le ricchezze del paese, in primis il petrolio. I bambini devono giocare, studiare e divertirsi. Chi fa loro del male, colpisce prima di tutto se stesso! I bambini sono IL patrimonio dell’umanità. Custodiscono il bene più importante e prezioso che c’è: il futuro di tutti noi!
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In questa epifania romana non solo la befana! Il 5 e 6 gennaio diversi presepi viventi hanno piantato un piccolo seme di pace nella città di Roma, dove l’attenzione sembra rivolta solo ad eventi meno gioiosi. Il presepe intenerisce il cuore, ci rende bambini, e ci ricorda dei bambini. Quanto abbiamo bisogno di cuori più teneri. Pubblichiamo con piacere le foto dei presepi viventi di Garbatella e Labaro, e un breve racconto dei GxP di Garbatella. Aspettando di ricevere altre foto e racconti! Il 5 gennaio di questo nuovo anno i Giovani per la Pace di Garbatella hanno organizzato un presepe vivente con i bambini della Scuola della Pace del quartiere. L’avventura è iniziata bene: appena partiti dalla sede una signora dalla sua finestra ci ha salutati con grida piena di entusiasmo. Sembrava che passasse la sacra famiglia in persona, quella vera! I bambini hanno ricambiato con altrettanta euforia e uno di loro, Giuseppe, ha confessato di essersi sentito un “supereroe”. Il presepe si è quindi spostato sulla Circonvallazione Ostiense, dove più persone si sono fermate a guardare meravigliati i bambini che sorridenti camminavano seguiti dalle musiche natalizie. In molti hanno chiesto informazioni, ricevendo in cambio volantini e sorrisi fieri. Questa passeggiata ha rimesso i piccoli al centro del quartiere, è stata un segno di pace, e ha anche ridato un po’ di colore ad un quartiere in cui domina troppo il grigio Le foto di Labaro – Primaporta
Domenica 14 Dicembre, nel corso della visita alla parrocchia di S.Giuseppe all’Aurelio, Papa Francesco ha voluto ricevere una famiglia rom che la parrocchia conosce e aiuta da molti anni, e una delegazione dei bambini della Scuola della Pace di Val Cannuta e dei Giovani per la Pace. Il Papa ha concluso l’incontro con delle parole che ci rendono felici e orgogliosi: “Ringrazio quelli che fanno la scuola della pace. È un seme molto importante che darà i suoi frutti nel tempo. Quello che voi fate in tutto il mondo è molto importante perché seminate nella vita dei bambini un seme che darà frutto. Dovete lavorare con speranza e pazienza. Ci vuole pazienza. Ma il vostro è un grande lavoro” Per saperne di più è possibile leggere la news sul sito della Comunità di S.Egidio. Intanto potete vedere qui il video del servizio che TV2000 ha realizzato sul lavoro dei GxP a Val Cannuta. Buona visione
Dopo il successo dell’anno scorso sta per partire il Festival della Pace 2.0: una settimana nel Salento all’insegna della musica in collaborazione con il movimento di band Sounds for Peace, ma anche della pace e della solidarietà! Un programma ricco di appuntamenti tra serate a tema e feste nelle piazze più belle dei paesi del salentino; ma non può mancare la solidarietà! Il tour sarà impreziosito dalla visita agli anziani di alcuni istituti della zona, l’incontro con i poveri di Lecce e la festa degli aquiloni con i nostri amici africani al faro di Santa Sabina. Dopo l’attentato alla scuola “Morvillo Falcone” nel maggio 2012, che causò la morte di Melissa Bassi, i Giovani per la Pace hanno voluto portare un messaggio di speranza ai ragazzi di Brindisi e San Vito dei Normanni per rispondere alla violenza con l’amicizia. Da questo incontro è nato anche in Salento un movimento di giovani che vuole cambiare il mondo a partire dai poveri. Il programma delle serate: 28 luglio – “Gli anni non ci separano” : Mesagne – Atrio Castello Normanno Svevo29 luglio – “La parola ai bambini”: Porto Cesareo -piazza Nazario Sauro – 30 luglio – “Efficiente?Abile? No, Amico!”: San Vito dei Normanni – Arena Villa Comunale31 luglio – “Un sogno chiamato Africa”: Santa Sabina – Faro Per conoscere ulteriori dettagli consultate la pagina Facebook dell’evento!
Riportiamo sul nostro blog l’intervista pubblicata oggi sull’edizione romana del Corriere della Sera ad Elena, una giovane per la Pace che ha fatto la maturità quest’anno, con ottimi risultati. Tra libri, compiti e lezioni, Elena ha sempre trovato il tempo per il volontariato, per aiutare i bambini delle famiglie svantaggiate di Ostia. Bimbi che, alla fine, hanno ispirato anche il suo cammino di vita. «Lo scorso aprile ho passato il test di accesso alla facoltà di Medicina della Sapienza: voglio diventare pediatra», ha solo 18 anni Elena Mastrorilli, 5D del liceo scientifico Labriola, ma le idee sono chiarissime. Ha appena finito gli esami e può essere soddisfatta: il suo voto finale è un 100 tondo tondo. L’istituto superiore di Ostia le ha permesso di ottenere una formazione completa, anche grazie all’indirizzo informatico: dal latino alla filosofia, dalla matematica alla letteratura, la neo-diplomata ha amato tutte le materie, ma ha sempre dimostrato con una particolare predisposizione per quelle scientifiche. Ha vinto anche la sfida più difficile, la scelta dell’analisi del testo di Quasimodo per la prima prova scritta, che alla fine le ha portato fortuna. Poi ha lavorato ad un’elaborata tesina sull’argomento dello «stupore» che ha impressionato la commissione della maturità: la 18enne ha unito temi come la creazione, l’arte e l’architettura, puntando su un focus sulla splendida Sagrada Familia , l’opera di Gaudì che si eleva sulla città di Barcellona. «Gli esami sono andati bene, avevo già una media piuttosto alta. – racconta – L’orale è stato il momento più critico, avevo paura di fare scena muta, ma ce l’ho fatta nonostante l’ansia. I miei genitori, mamma insegnante e papà impiegato, sono molto orgogliosi del voto che ho preso. Nel tempo libero per anni, insieme alla comunità di Sant’Egidio di Ostia, ho seguito i bimbi delle periferie con i progetti della Scuola della Pace. Li aiutavo a fare i compiti, a socializzare, giocare: erano tutti bambini con famiglie problematiche e insieme a noi hanno potuto avere un sostegno continuo. È stata un’esperienza straordinaria, che mi ha fatto capire che nel futuro voglio ancora dedicarmi a loro. Diventare medico, specializzarmi in pediatria ora è il mio prossimo obiettivo». Valeria Costantini
Scrivo questa volta in una forma assai insolita e molto distante dai noti canoni del giornalismo tradizionale, ma spero ugualmente mantra di riflessione e significato.
Oggi, approfittando anche della bella giornata primaverile, siamo andati a fare una gita ai Castelli con le nostre amiche anziane della Casa di Riposo di Via Alba(Roma). Quando siamo andati a prenderle erano già tutte pronte, vestite a festa e con una gran voglia di passare una giornata serena, lontane dalla monotonia dell’istituto. La prima tappa è stata Grottaferrata, in particolare la monumentale Abbazia di San Nilo, dove abbiamo potuto ammirare affreschi e mosaici risalenti all’inizio del primo millennio: Mariateresa ci ha spiegato la storia della venuta del santo, che volle costruire questa chiesa intorno alla “Crypta Ferrata” (dalla quale prende il nome la città), luogo di culto già ai tempi dei Romani. Saziata la fame di cultura, ci siamo diretti verso il ristorante, a due passi da Rocca di Papa, per saziare anche il nostro appetito. Siamo stati subito accontentati con un antipasto abbondante: cresceva sempre di più, oltre al nostro stomaco, la gioia di pranzare insieme. Tutto il ristorante ci vedeva come una famiglia allargata e i più piccoli hanno cominciato a salutarci e a sorriderci; in particolare Valeria, una bimba di pochi mesi, ha dimostrato subito affetto per Gabriela(di 80 anni più grande) e alla fine del pranzo è venuta con la mamma a salutarla. Il momento più divertente è stato quello dei selfie: contrariamente alle aspettative, le nostre amiche anziane si sono subito messe in posa molto divertite dal moderno modo di farsi le foto. Le ottime portate del pranzo sono state impreziosite dai racconti delle nostre amiche e dal confronto con la vita che affrontiamo oggi: per noi le loro storie e la loro amicizia sono un segno di speranza e ci aiutano ad affrontare i piccoli problemi che incontriamo ogni giorno…questa è per me la “forza degli anni”!
Se vuoi scoprire il valore del silenzio, immergiti nel frastuono. E se vuoi scoprire il valore di una parola gentile, immergiti nella solitudine di una sera. Se vuoi scoprire il valore di un sorriso, asciuga le lacrime di chi è nel pianto. E se vuoi scoprire il valore di un abbraccio, stringi forte a te con tutta la tua dolcezza un bambino che non ha mai avuto nessuno che si prendesse cura di lui: colmerai in questo modo un po’ del suo infinito bisogno d’affetto.
Con la sua testimonianza, il Prof. Zuccari ci insegna come l'ignoranza -che spesso può sfociare in razzismo- possa essere evitata. AMICIZIA e CULTURA sono gli ingredienti di un mondo migliore! "Noi possiamo cambiare il mondo, perché tutto può cambiare!"
La prima impressione appena arrivati a Blantyre(Malawi) è stata quella di non aver mai realmente pensato e vissuto la povertà africana prima di allora; allo stesso tempo abbiamo respirato subito quel desiderio di rinascita e speranza del popolo africano. La vera Africa non è quella del Safari, ma quella della calorosa accoglienza dei nostri amici della Comunità di Sant’Egidio di Blantyre, dell’incontro con i bambini e della visita agli anziani confinati in piccoli rustici sulla montagna. La percezione della vecchiaia in Africa è un insieme di contraddizioni: anche se a volte si riconosce agli anziani il ruolo di padri della patria e custodi della saggezza, nella maggior parte dei casi li si abbandona al di fuori della società; il parallelo con i nostri amici anziani in Italia ci ha fatto riflettere su come bisogna cambiare la cultura nelle nostre città e costruire un’amicizia tra generazioni. La visita al centro DREAM ci ha fatto capire che nella vita non bisogna mai rassegnarsi: la professionalità e la solidarietà di dottori, attivisti e volontari hanno creato in Africa un futuro di speranza per molti malati di AIDS. Il primo incontro con i bambini del Centro Nutrizionale è stato molto toccante: vedere nei loro occhi la felicità per un piccolo gesto di affetto o una parola dolce ci ha fatto comprendere quanto aspettavano la nostra visita e quanto in due settimane avremmo potuto fare per non far rimanere il nostro incontro solo un’esperienza, ma renderlo un punto di partenza per un futuro migliore. La nostra amicizia significa molto per loro, ci fa capire l’importanza della vicinanza ai poveri e la gioia che si prova nel dedicare il proprio tempo agli ultimi. In particolare Sellina e Lucy si sono affezionate subito a noi e, quando siamo andati a trovare gli anziani, loro ci hanno aspettato al centro nutrizionale per poterci rivedere e salutarci calorosamente. Nel week-end siamo andati a trovare i ragazzi del riformatorio: la maggior parte di loro sono lì per aver rubato poco più di una gallina ma, nonostante le precarie condizioni di vita, si riesce a leggere nei loro occhi il desiderio di riscatto e la voglia di vivere una vita serena; l’accoglienza che ci hanno riservato ci ha subito scaldato l’animo e ci ha fatto capire che per loro anche una semplice visita significa molto. All’orfanotrofio il benvenuto è stato sempre molto gioioso: i bambini erano felicissimi della nostra visita e ci hanno dedicato alcuni balli africani; i bimbi del centro nutrizionale hanno regalato i loro disegni agli orfani e si sono esibiti con le canzoni della Scuola della Pace. Quello che abbiamo imparato in queste due settimane in Malawi non lo si apprende né leggendo i giornali né guardando la tv: la felicità, la speranza e l’amicizia con i bambini ha addolcito il nostro cuore e ci ha aperto gli occhi sul mondo africano e sull’importanza di un ponte di solidarietà tra Europa e Africa. http://www.santegidio.org/pageID/3/langID/it/itemID/7467/Vi_raccontiamo_la_nostra_estate_di_solidariet_in_Africa.html Roberto Barrella
Riceviamo e pubblichiamo la lettera e le foto di Lucia Florio, una Giovane per la Pace di Messina, sulla beatificazione di Padre Pino Puglisi dopo la cerimonia del 25 Maggio scorso. “Ciao a tutti! Sono Lucia, Giovane per la Pace di Messina. Vi voglio raccontare un sogno: è il sogno di tutti noi ragazzi che facciamo scuola della pace nei ‘quartieri’. Ogni settimana aiutiamo i nostri bambini a fare i compiti, regaliamo qualche sorriso e un pò di serenità… Ecco, questo è anche il sogno di Padre Pino Puglisi, “uno di noi”. Lui nel quartiere di Brancaccio a Palermo toglieva i ragazzi non solo dalla strada, ma li rubava alla mafia, e come sappiamo è stato ammazzato per questo. Il 25 Maggio è stato il suo e il nostro giorno, il giorno della rivincita. La Beatificazione di 3P (dalle iniziali del suo nome) è stat una festa non solo per Brancaccio e Palermo, ma per tutti noi che lottiamo giorno dopo giorno, per le nostre scuole della pace in tutto il mondo. Una delle frasi che Puglisi diceva era: “E se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto…”. Essere lì quel giorno con gli altri giovani per la pace, andare nel suo quartiere e sotto casa sua (dove gli hanno sparato), mi ha fatto capire davvero il significato di questa frase: ‘insieme si è più forti e l’amore è l’arma giusta per vincere!'” La Redazione
“La vita è come un lungo viaggio in macchina, soggetto a imprevisti. Un giorno, la macchina su cui viaggiavo si è rotta all’improvviso. Nel buio della notte. In una strada deserta. Davanti a una linea rossa. Ma proprio quando avevo cominciato a rassegnarmi qualcuno è venuto in mio soccorso. Si è sporcato le mani e mi ha permesso di riprendere il viaggio. La linea rossa non era più il termine, ma un punto di partenza. Da quel momento non sarei più stata sola.” Pacem Kawonga, Un domani per i miei bambini P. Kawonga, Un domani per i miei bambini Piemme, aprile 2013 La vita di Pacem è segnata. È una condannata a morte, ma il suo boia è paziente: non la viene a prendere subito, forse la lascerà tranquilla a lungo, ma prima o poi la verrà a prendere, lo sa. Il suo boia ha già cominciato a stuzzicare Melinda, la sua secondogenita, sempre malaticcia e piccola, e suo marito, James, un uomo manesco e infedele nel quale Pacem cerca disperatamente di ritrovare colui di cui si era innamorata. Il boia di Pacem si chiama AIDS, una malattia che in Malawi, come in tutta l’Africa, equivale a una condanna a morte, anzitutto sociale. Pacem, però, ascolta la radio, ascolta le storie dei malati, scopre che una speranza c’è, che forse può allontanarsi dal burrone verso il quale sembra si stia dirigendo. Si chiama DREAM ed è un sogno per ogni malato di AIDS. DREAM, Drug Resource Enhancement against AIDS and Malnutrion, è il programma di cura dell’AIDS e prevenzione materno-infantile della Comunità di Sant’Egidio, è il sogno di dare agli Africani le cure Occidentali e permettere a madri malate di far nascere figli sani a costo zero. È un sogno che ha esordito nel 2002 in Mozambico, riuscendo a raggiungere nel 2012 dieci paesi (Mozambico, Malawi, Tanzania, Kenya, Repubblica di Guinea, Guinea Bissau, Camerun, Congo RDC, Angola e Nigeria), dopo essersi scontrato con il pregiudizio di tanti. Pacem ha incontrato questo sogno quando era appena approdato in Malawi e si è fidata di medici, infermieri, operatori di quell’ambulatorio un po’ strano dove nessuno sembrava aver fretta e in cui il paziente diventava il centro delle attenzioni del personale. Oggi, Pacem è un’attivista del progetto DREAM, parla per le piazze, per le strade e i quartieri, racconta la sua storia, come in Un domani per i miei bambini, edito per Piemme, che consigliamo di leggere; parla al cuore di uomini e donne che ancora il test non l’hanno fatto, dona loro una nuova speranza: l’AIDS si può vincere! Non è una condanna a morte. È proprio la Speranza la grande coprotagonista di questo libro e non è solo la speranza di Pacem, che fa il test e va alla ricerca delle cure per lei e per il marito anzitutto per paura di lasciare orfani i suoi bambini come a lei stessa era successo. È la speranza di quanti si sono affidati al Programma DREAM e hanno scoperto che ciascuno di...
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