Ad aprile é arrivato in Italia un barcone, di quelli che partono carichi di speranza, quella che il mare ruba e dona. Ieri i Giovani per la Pace di Napoli hanno incontrato una parte di quel barcone, una parte di quelle vite giovani che ce l’ hanno fatta, un gruppo di ragazzi minorenni che dopo quattro mesi di viaggio e di lotta alla sopravvivenza hanno ritrovato quell’attimo di pace. Ci siamo incontrati a Casoria, dove momentaneamente vivono, per fare festa, per conoscere ed accogliere. Siamo andati lì con l’ idea di portare entusiasmo ed allegria, siamo tornati a casa con una lezione di felicità. Parlavamo tre lingue diverse, nessuno conosceva bene quella dell’ altro, ma il messaggio dell’ amicizia e della gioia é arrivato forte e chiaro, forse perché il linguaggio della pace non conosce limiti se passa da cuore a cuore. Abbiamo giocato, ballato, cantato a modo nostro e a modo loro. Abbiamo sorriso e annuito scambiandoci gratitudine. Abbiamo guardato negli occhi ragazzi che hanno viaggiato a lungo, che hanno lottato a lungo, soffrendo la fame, la sete e la prigione, per il desiderio di vivere. Abbiamo guardato in occhi che ci hanno messo allegria, perché hanno vinto la minaccia di morte della loro terra. Eravamo increduli perché in tutta quella forza ed energia non si distinguevano i segni di una battaglia così grande. Ieri abbiamo vissuto l’ immagine di un mondo che desideriamo e che crediamo possibile. Oggi e sempre speriamo che ogni parte del mondo allarghi le sue braccia per accogliere la vita di ognuno. Articolo scritto da Francesca Sepe
Mese: June, 2015
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Occorre rispondere alla domanda di solidarietà di chi ha bisogno di aiuto e di chi vuole reagire alla corruzione e abbracciare i problemi della propria città e del mondo. Occorre non sentirsi più fragili di chi è fragile veramente e chiede il nostro aiuto. Le parole di papa Francesco ci incoraggiano, perché non vanno al ribasso dei valori umani come le parole di alcuni, ma perché provengono dal Vangelo della povertà.
Per noi sembra così normale un semplice pranzo all’aperto, ma per loro invece abbiamo capito che vuol dire molto che qualcuno decida di stare con loro, di accoglierli e non scartarli, di organizzare tanto solo per loro. Questo li fa sentire speciali, amati ed è ciò che dovrebbero provare ogni giorno.
Si é conclusa a Roma, domenica 31 maggio, la V edizione italiana del Contest musicale Play Music Stop Violence, promosso dai Giovani x la Pace della Comunità di Sant’Egidio, che, attraverso la musica, vogliono diffondere nel nostro mondo, ancora troppo ingiusto e violento, i valori della pace, della fratellanza e della solidarietà. Nella finalissima di Roma, in un Pala Atlantico gremito, 11 band con 11 brani originali, divisi in 2 categorie Autori e Young Talents, scelti tra gli oltre 40 giunti per il contest, hanno gareggiato con una convinzione di fondo che lega tutti: il mondo cambia a partire da me! Vincono il Contest per la Categoria Autori: Kizu Sound Feat. Giorgia Nicolamme con il brano “Abbiamo Imparato (?)”. La giovane band, proveniente da Viterbo, in un raggae coinvolgente, ha saputo ben trasmettere la voglia di cambiamento e l’esigenza di tornare ad imparare l’arte di amarci come fratelli. Vincono il Contest per la Categoria Young Talents i Peace Seekers con il brano “Imperterrita Avanza”. I giovanissimi dell’Istituto Comprensivo Porto Romano di Fiumicino, con una coreografia di ballerini hip hop, hanno ben espresso nel loro testo la forza della speranza: “L’ultima a morire è sempre la speranza, Pace è luce fioca che imperterrita avanza”. Consapevolezza e impegno concreto: questo vuole trasmettere PMSV. I giovani talenti hanno infatti saputo trattare in musica temi importanti, spesso trascurati, come la lotta alla pena di morte, nel brano “Ultima Alba” dei tre rapper pugliesi Dinho Mixa e J-Sklera, (vincitori Premio della Critica); la povertà a Roma, come nel brano “Dal Gianicolo Roma é lontana” di Simone Ruggiero (Vincitore Miglior Testo). L’autore afferma “Roma vista dal Gianicolo è bellissima ma è un’immagine falsa di Roma perché quando si scende per strada la povertà regna sovrana”. Anche il pubblico ha fatto la sua parte attribuendo il Premio Popolare alla band Nevermind The Fame con il brano “Prigioniero in un mondo in gabbia”. La pace, la violenza diffusa sul web, l’ingiustizia, la voglia di essere protagonisti e di incidere nella realtà, questo ci comunicano i giovani di PMSV, superando i confini geografici e mentali, nella convinzione che la pace é sempre possibile, che non ci si può rassegnare alla logica della violenza, della paura del diverso, come ben hanno spiegato i giovani della band Force of Dream, gruppo ospite proveniente dall’Ucraina, oggi teatro di una guerra fratricida. La manifestazione, condotta da Eugenia Scotti, Priscilla Baldini e Andrea Rettagliati, ha visto gli ospiti d’eccezione, Kaligola e gli STAG, che hanno voluto sostenere l’impegno intrapreso dai giovani musicisti, non solo attraverso la musica ma anche attraverso tante azioni che si compiono ogni giorno nel silenzio ma che cambiano in profondità la vita delle persone, come quella di tanti bambini delle periferie romane che i Giovani x la Pace aiutano a crescere alla Scuola della Pace, a cui é stata dedicata una raccolta di solidarietà per regalare a quanti di loro sono in particolare difficoltà una settimana di vacanza. A premiare i vincitori sono poi saliti i vincitori del Contest delle edizioni...
Fermiamoci un attimo e guardiamo la cronaca con la prospettiva della storia. La Storia spesso ha degli snodi che si capiscono dopo, dei segnali, ghiandole ingrossate che indicano il cancro. Troppo abbiamo fatto spallucce davanti a parole odiose credendole folklore. Ho letto dello straniero aggredito da un gruppo di italiani. Gli hanno amputato due dita provando a sgozzarlo. Lo hanno fatto per punirlo di essere straniero: si sta erodendo l’antico codice occidentale che abolisce la legge del taglione; è ancora peggio, non si risponde nemmeno al principio di azione e reazione: si è palesata una legge del taglione preventiva, tagli la gola a quello che credi un potenziale ladro. Un diritto peggiore di quello dello stato di natura che umilia lo Stato di diritto. Immaginate la scena, la violenza, prendere un uomo, umiliarlo, insultarlo; immaginate la claustrofobia, tiri fuori il coltello, in quel momento cosa fai? Quanta paura? Quanto terrore? Il sudore si fa freddo; pensate al dolore mentre vedi tagliare carne tendini ossa tra risate e insulti, provi a difenderti ed esce sangue, senti forte l’umiliazione, impotenza senso di vuoto. Dove vai? Come ti liberi da questa catena, da questa esecuzione. Senti i rintocchi dell’orologio in un tunnel di dolore con il collo bloccato al guinzaglio dell’odio. Poi finalmente la fuga con le mani sporche di sangue. Di sangue innocente. Bisogna costruire ancora più velocemente una visione che sconfigga il male di certe parole, che schiacci chi ha certe idee, che faccia vergognare chi oggi si sente autorizzato a dire delle cose spaventose con leggerezza e senza pudore. Il male si annida tra le nostre strade, tra chi urla che il problema è lo straniero senza capire che la società che oggi tocca lo straniero crea una società disastrata per il futuro, una società incapace e malata. Il male si annida nelle tribune, nelle piazze e nei bar, cresce quando non si oppone una visione larga alla violenza, quando non si lotta per conquistare la gente per costruire una società umana. Il male trova la sue gestazione in quei pensieri orribili, partorisce e si nutre sempre di sangue innocente servendosi della violenza. Al male non basta solo il sangue innocente di dita amputate, il male beve sangue senza saziarsi, inizia spesso con il sangue dei poveri, di chi viene con la barca, di chi vive per strada, di chi è straniero, poi però, nelle società ammalate che hanno amputato le braccia alla pace, si fa guerra e passa sempre a riscuotere. E quando il male ha fame non guarda al ceto, non guarda al censo e non guarda nemmeno all’accento.
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