I ROM: UN NEMICO COMUNE PER UN’ITALIA UNITA?

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Rom. Una parola, ed è già polemica. Popolo di ladri, delinquenti e – laddove la fantasia trova libero sfogo – rapitori di bambini.

Una popolazione di criminali che, a sentire dai media e dai numerosi commenti dei Social Network, ha invaso il nostro paese.

Viene però da chiedersi da dove viene tutto questo odio nei confronti della popolazione Rom e Sinti, tra i quali spicca anche un discreto numero di italiani. O forse sarebbe più corretto chiedersi come mai la società italiana ha sviluppato una paura così contorta nei confronti di questa popolazione “nomade” con cui convive da svariati decenni ( se non addirittura secoli)?

La paura dopotutto è figlia dell’ignoranza (impressionante come le parole di un filosofo come Seneca siano capaci di raggiungerci a distanza di duemila anni), e questa constatazione ci porta purtroppo davanti a una dura e triste verità. Quello italiano,sebbene sia un popolo dotato di grandi potenzialità, è al tempo stesso un popolo colpito da una brutale ignoranza.

E’ inutile dire che i media hanno giocato un ruolo fondamentale, per quanto riguarda la disinformazione sui Rom e sugli atti di cronache che li “coinvolgono”, accumulando così una non indifferente audience per i loro programmi malati e inducendo di conseguenza la gente a farsi un’opinione del tutto sbagliata su questa etnia ponendola ai margini della società e costringendola ad alienarsi.

E i politici non sono da meno (basti ricordarsi delle cordiali parole dell’onorevole Salvini, menzionando ad un eventuale “ preavviso di sfratto” a cui conseguirebbe l’azione di “radere tutto al suolo”, riferendosi ai campi dove la popolazione Rom vive); la loro parola di battaglia contro il Rom, il nemico comune della nazione, sembra essere la loro unica arma in grado di garantire una percentuale cospicua di voti. E di fronte a questa immagine di un’Italia unita contro un nemico comune, sembra che il tempo non sia mai scorso, ma si sia fermato su un’Italia fascista proiettata e riproposta ai giorni nostri. Stupefacente come l’ideologia, l’azione politica e la propaganda di alcuni partiti (a maggioranza di quelli di estrema destra) rasenti l’esatto modo di agire di alcuni regimi autoritari e totalitari comparsi circa novant’anni fa in Europa.

Da qui si deduce che forse la forma mentis Italiana non sia mai cambiata, e che spetta alle nuove generazioni il compito di rinnovare la società.

Chi ha detto, infatti, che i Rom non sono in grado di uscire dalla loro condizione? Affermare che quella di rubare e vivere in roulotte con l’intera famiglia (spesso molto numerosa) sia “la loro cultura”, non è che un vano tentativo di giustificarsi ed evitare che l’enorme responsabilità – che noi come popolo italiano abbiamo nei confronti dei più poveri – ci tocchi e stravolga la nostra vita.

Ciononostante, le scuole della Pace della Comunità di Sant’Egidio sono la prova vivente che il cambiamento della società è possibile, ed è possibile partendo proprio dai bambini e dalle loro famiglie. Ed è con le Scuole della Pace, infatti, che molti bambini Rom sono cresciuti in una realtà differente da quella del campo, riuscendo così ad integrarsi nella società, prima con lo studio, poi con il lavoro, a dispetto di tutti quei deputati che dicono di non aver “mai visto un Rom lavorare”.

 

Laura Vesprini

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