I BAMBINI CHIEDONO UN FUTURO DI PACE


“La pace è come la musica. La si ascolta solo quando viene eseguita. E per eseguirla abbiamo bisogno di uno spartito, il quale è costituito dalla giustizia sociale.” Sono le parole di Emilce Cuda, segretaria della Pontificia commissione per l’America Latina al forum “I bambini chiedono il futuro”. Un’occasione propizia per sottolineare che i bambini hanno bisogno di crescere nella pace.


A moderare l’incontro è Adriana Gulotta, coordinatrice delle Scuole della Pace di Sant’Egidio.

Con i relatori e le relatrici si è ragionato quale possa essere dunque il futuro che si lascia alla nuova generazione dei piccoli. Una generazione nata e vissuta nel periodo storico con più conflitti in atto dalla seconda guerra mondiale. Come rimettere al centro i bambini?


Bambini spesso privi di tutela davanti a tante minacce, dice Mô Bleeker, Consigliere speciale generale delle Nazioni Unite. Abbiamo la responsabilità di garantire ai bambini il diritto all’infanzia, a crescere nella pace e preparare un mondo che non rubi loro il futuro.


Ci chiama così ad un senso forte di responsabilità nel proteggere la pace. Ci spinge ad intervenire quando questa è messa in pericolo ed essere pronti ad osare. “Osare la pace” richiede una salda consapevolezza, un’attenzione costante e un’intenzione a saper cogliere la voce dei bambini, spesso non percepita perché sovrastata dal rumore del mondo. La vita di ogni bambino vale. Quelli che purtroppo ascoltiamo non sono solo numeri. Sono storie, volti, voci, sogni che ci riguardano e che devono essere valorizzati.


Ogni bambino morto è mio figlio, Ogni madre in lutto è mia madre, Ogni padre che piange è mio padre. Ognuna di queste persone è parte di noi, come noi siamo parte di loro. Noi apparteniamo a loro e loro ci appartengono”. Appartenersi significa avere cura, riconoscere ciò che è comune e trattarlo come di proprio interesse.

La poesia di James Baldwin, scrittore statunitense degli anni Venti del secolo scorso e citato dalla consigliera Mô Bleeker, ci porta a sostenere un senso di solidarietà verso quanto accade ai più vulnerabili, con l’obbligo di non voltarsi dall’altra parte, come invece fa Caino, che rispondendo a Dio disse: “Sono forse io il custode di mio fratello?”. Facendo nostra “la cultura dello scarto” è come se non ci interessassimo verso chi invece dovremmo considerare nostro fratello.


Ricordiamo, invece, l’invito di Marco Impagliazzo al Global Friendship ad agosto, quello di essere custodi, custodi di tutti, e di esserlo l’uno per l’altro, in quanto figli della stessa umanità. Come giovani possiamo e dobbiamo lottare perché nel nostro quartiere, nella nostra città, nel nostro villaggio, nel nostro paese e nel mondo intero non prevalga lo spirito di Caino, resistendo nella fede e manifestandoci come il volto della pace. E come? Vivendo con gli occhi aperti e le mani tese. Il nostro eroismo è l’amicizia, ci ha ricordato Andrea Riccardi. Un’amicizia globale.


Il faro si accende oggi soprattutto sui bambini. Prime vittime dei conflitti che martirizzano il mondo. Primi a pagarne le conseguenze: istruzione, alimentazione, gioco diventano con la guerra un lontano ricordo di una vita normale. Eppure i bambini, veri maestri di umanità ci evangelizzano, ci mostrano il volto di Dio che ama nella piccolezza e nella fraternità.


In un’età segnata sempre di più dalla forza, i bambini ci portano a rivendicare un’età della tenerezza, ha detto Padre Enzo Fortunato, presidente del Pontificio Comitato per la Giornata Mondiale dei Bambini, dal 2024 impegnato nella tutela dei bambini. Padre Enzo ha notato che “daring peace”, titolo dell’incontro internazionale per la pace 2025, sia molto simile a “dearing peace”, che significa “accarezzare la pace”. In fondo chi accarezza, dà la pace e i bambini ci insegnano che la carezza è il gesto più bello.

La vera forza è la mitezza. La vera libertà è l’amore. La vera grandezza è la libertà. È una sfida urgente fare nostri questi elementi fondamentali, trasmessi dai bambini, per essere pronti ad accogliere la pace, come unica alternativa.


Significativo è stato sicuramente anche l’intervento di Americo Sardinha, responsabile del programma BRAVO! della Comunità di Sant’Egidio in Mozambico, che da anni promuove la registrazione dei bambini al momento della nascita e sana la mancata registrazione attraverso le procedure di iscrizione tardiva. Evitando di fatto la diffusione di quei bambini “invisibili” e i diversi rischi che ne conseguono.

Registrando più di 5 milioni bambini BRAVO! ha garantito beni essenziali per l’infanzia, come la scuola e la sanità.


I giovani sono portatori di cambiamento attraverso nuove idee e prospettive. Questa è l’idea di Sharon Rosen, direttrice del programma “Religious Engagement”. È necessario un approccio inclusivo per la costruzione del futuro, che coinvolga i giovani e integri le loro voci nei processi decisionali di alto livello, così da costruire società pacifiche e resilienti, alla cui base c’è la costruzione di un terreno comune.

Tale approccio permetterà di creare il futuro che desideriamo per la generazione futura e di tracciare la via verso società più pacifiche, pluraliste e inclusive in tutto il mondo


Continuiamo insieme a crescere come costruttori di pace, sin da bambini. È tempo di costruire la pace, per il presente e per il futuro, imparando dagli orrori del passato. I bambini chiedono la pace. La cultura della pace ha bisogno di crescere con loro.