“C’è sempre un’altra via”. Questa frase del beato Floribert Bwana Chui noi giovani l’abbiamo vissuta concretamente nei tre giorni del Global Friendship 2025 che si è svolto a Roma, nell’anno del Giubileo della Speranza. E proprio la speranza è stata uno dei punti centrali di questo incontro, la speranza che è possibile cambiare il mondo in meglio, grazie all’amicizia.
Eravamo oltre 1200 giovani, provenienti da tutta Europa. Particolarmente sentita è stata la presenza di 120 ragazze e ragazzi provenienti dalla martoriata Ucraina: per noi, sono veri e propri “testimoni di speranza”, la speranza che è possibile costruire la pace anche quando la guerra sembra l’unica alternativa. Ma questo Global Friendship è stato anche il primo a cui ha partecipato una delgazione di Giovani della Pace proveniente dall’America Latina, a riprova di quanto quest’amicizia sia veramente globale.
Sono stati giorni intensi, pieni di amicizia e riflessione. Nel primo giorno del Global, il presidente della Comunità Marco Impagliazzo ha invitato i giovani “a investire nella fraternità, nella gratuità e nell’amore, perché il legame non è una costrizione ma una liberazione che connette al resto del mondo”. Il secondo giorno ha visto l’intervento di Andrea Riccardi, fondatore della Comunità “Global Friendship non è un evento, ma un ideale evangelico e umano. Bisogna strappare questa generazione alla solitudine, costruire legami, che non sono costrizione, ma liberazione. Per molti manca la pace, voi avete la risposta: un’ amicizia globale. Voi giovani avete un potere più forte del denaro: la vita e potete realizzare la globalizzazione vera, quella dello Spirito”.
Dopo l’Assemblea con Riccardi, la giornata è proseguita con un Flash Mob davanti al Pantheon, dove abbiamo chiesto a gran voce la pace. Lo abbiamo fatto partendo da esperienze concrete, dalle nostre storie. La storia della Comunità in Ucraina, dove molti giovani hanno trovato una nuova casa, e la forza di aiutare i più fragili. La storia di chi in Afghanistan aveva una vita normale fino al 2021 e dopo aver vissuto in condizioni terribili è riuscita ad arrivare sana e salva in Italia grazie ai coi corridoi umanitari. O la storia di chi fa la Scuola della Pace in America Latina, dove si lotta quotidianamente contro una mentalità di violenza e contro la droga che circola anche tra i più piccoli.E infine un appello al nostro continente, all’Europa, perché non dimentichi le lezioni del passato, e perché ricordi la lezione delle generazioni passate, mai più la guerra.
Nell’ultimo giorno del Global Friendship, ci siamo riuniti per il passaggio della Porta Santa intonando canti, in uno spirito di allegria, amicizia e gioia. Il pomeriggio invece abbiamo visitato Roma, scoperto la sua storia, la sua arte, e abbiamo visto come la vita della Comunità sia strettamente legata a quella della città, visitando alcuni luoghi del servizio come l’Ecolab.
La sera invece ci siamo riuniti a piazza Santa Maria in Trastevere per la liturgia eucaristica. Eravamo più di 1200 giovani, e quindi, per accoglierci tutti, la basilica si è dovuta “allargare” come ha detto il Vescovo Vincenzo Paglia “è uscita dalle proprie mura per potervi accogliere tutti”. Al termine della liturgia, Andrea Riccardi ha salutato tutti i ragazzi e ragazze in piazza, rivolgendo loro un augurio “il nostro obbiettivo di pace è un obiettivo che ci poniamo non solo da qui ad un anno verso Budapest, ma anche da qui per sempre”. Il Global Friendship si è poi concluso con una grande festa in piazza. Questi giorni hanno mostrato come l’amicizia sia capace di abbattere muri e di costruire ponti, che c’è “sempre un’altra via”, e che, con la luce della speranza, nulla è impossibile.