A Capodanno ho scoperto un crocevia: in una delle poche notti in cui il freddo ha toccato Roma, quest’inverno, io ho scoperto un incrocio di esistenze sospese, un rifugio caldo per chi fino a pochi mesi, settimane o giorni prima aveva una casa. La notte di Capodanno abbiamo fatto “il giro”: abbiamo portato la cena agli amici che vivono per la strada, facendo festa e brindisi anche assieme a loro. Dal momento che alcuni pasti erano avanzati, siamo andati in esplorazione e abbiamo scoperto che nel Policlinico la sala d’attesa di notte diventa il punto d’incontro di tante storie diverse. Da luogo di attesa e di angoscia, diventa il porto sicuro per chi nelle strade dovrebbe aspettare l’arrivo dell’alba, il passaggio del freddo, sperando che la sua morsa non lo stringa per sempre, come purtroppo ancora accade anche nella nostra città. È nella sala d’attesa del Policlinico che abbiamo conosciuto Erika, che a casa non riesce a dormire da sola perché pensa al suo Mirko morto più di un mese prima proprio lì, al Policlinico. È nella sala d’attesa del Policlinico che scopriamo quanto può essere facile e banale finire per strada, come è successo a Cristiana che è venuta in Italia con la falsa promessa di un lavoro e senza i soldi per tornare in Romania dalle due figlie. È Massimo a ricordarci che tante volte è un tessuto umano disgregato, l’isolamento, a costituire la prima arma della strada: lui ci è finito perché ha litigato con la moglie e perché essendo in cattivi rapporti con il fratello non voleva farsi ospitare a casa sua. A Capodanno abbiamo scoperto un crocevia di umano che ci interroga ogni giorno. Le storie che ci hanno raccontato sono anzitutto storie di solitudine, di una società meno solidale, di famiglie e individui isolati, e tutti possiamo tutti ogni giorno combattere la solitudine, in ogni momento possiamo lavorare per ricollegare i nodi di una rete sociale (e solidale) che la diffidenza e il mito dell’autosufficienza corrodono quotidianamente. Anche questo è costruire la pace. Elena
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Categoria: Solidarietà
Io sono per la Pace
Ad una settimana dai tragici eventi di Parigi, gli universitari di Roma riuniti nella Cappella de’ La Sapienza, pregano insieme per i Paesi in guerra e le vittime di ogni violenza e terrorismo. Dopo il caloroso discorso d’accoglienza del Cappellano Jean Paul, la preghiera è stato il modo migliore per riflettere su un tema che ha colpito tutti. La Pace è un bene prezioso e mai scontato: nell’ultima settimana abbiamo preso coscienza di quanto bisogna lottare uniti per difendere i diritti e le libertà di tutti e continuare la nostra rivoluzione silenziosa contro la violenza. Ricordando uno per uno i popoli vittima delle ingiustizie della guerra, abbiamo interiorizzato le parole simbolo della Marcia per la Pace del primo gennaio, ripetute da Papa Francesco durante l’Angelus: “La Preghiera è la radice della Pace”.
#StopBabyKamikaze
Negli ultimi giorni ben tre bambini sono stati fatti esplodere “imbottiti” di esplosivo come terroristi qualsiasi. Ma non possiamo illuderci che si tratti di un attentato come ogni altro avvenuto in passato. Questa volta è diverso. I terroristi hanno veramente oltrepassato ogni limite! È di per sé intollerabile il fatto che degli innocenti bambini debbano quotidianamente assistere alla violenza della guerra, ma non si può tollerare nella maniera più assoluta che vengano utilizzati come protagonisti di questa folle guerra, mascherata da scontro religioso, ma che nasconde la volontà di controllare le ricchezze del paese, in primis il petrolio. I bambini devono giocare, studiare e divertirsi. Chi fa loro del male, colpisce prima di tutto se stesso! I bambini sono IL patrimonio dell’umanità. Custodiscono il bene più importante e prezioso che c’è: il futuro di tutti noi!
Una giornata con la RAI a Catania
E’ stata una giornata particolare quella di Lunedi 5 Gennaio. La RAI, è venuta a Catania per registrare un servizio sul lavoro dei Giovani per la Pace durante il loro servizio ai più poveri e per raccontare una generazione che, partendo dagli ultimi, ha deciso di cambiare il mondo. Giovani catanesi e nuovi europei insieme, questo ha colpito la truope RAI, che ci ha seguito durante tutta la giornata. Villa Chiara, la casa per per anziani che i Giovani per la Pace frequentano settimanalmente, è stata la prima tappa. La prima immagine raccontata dalle telecamere, è stata quella del dialogo tra Giuseppe, di 94 anni, e Jonathan e Karamo, due Giovani per la Pace del CARA di Mineo. Tema:la Libia!!! Quella di tanti anni fa, la Libia dove gli italiani stavano bene, la Libia della giovinezza di Giuseppe…ma anche la Libia di oggi, la Libia della sofferenza, della guerra, la Libia raccontata da Karamo e Jonathan, quella della violenza, delle torture, l’inferno raccontato dalle parole dei due Giovani per la Pace di Mineo. Tanta curiosità da parte degli anziani per questo appuntamento inaspettato: “La RAI viene da noi??? E chi ce lo doveva dire!!!!” Seconda tappa di questa giornata, è stata la preparazione della cena per chi vive per strada. Ogni settimana infatti tanti giovani, liceali e universitari, preparano un pasto per chi non ha casa. Anche qui tanta curiosità da parte di tutti che, tra un panino da preparare e l’altro, hanno risposto alle domande del regista della RAI Lucio. Tanti gli intervistati, tante domande e tanta curiosità. Perchè così tanti giovani, catanesi e nuovi europei, hanno scelto di vivere, all’interno della propria settimana, una tensione e un’attenzione così particolare per che è più povero ? Perchè chiamiamo i poveri, amici ? Perchè un giovane del Ghana, del Gambia, del Senegal, che vive a Mineo, ha deciso di dedicare parte della propria settimana per servire chi è più povero di lui ? Queste, alcune delle domande che ci sono state rivolte. Non riportiamo le risposte e vi rimandiamo al servizio che andrà in onda Domenica 11 Gennaio alle ore 10.30 su RAI 1. Il servizio televisivo è continuato con le riprese della preghiera dei Giovani per la Pace, dove ancora una volta è risuonato il Vangelo di Natale; Gesù nasce nel buio e nel freddo della notte, il buio nella vita e nel cuore di tanti, il buio della guerra, del terrorismo, della povertà, della solitudine. Ma il Natale è quella luce che illumina quel buio, una luce che dà gioia e che si capisce nel servizio a chi è più povero, nell’essere insieme, cambiando il proprio cuore. Al termine della preghiera, verso le 20.30 circa, le telecamere hanno ripreso le nostre macchine riempirsi di coperte, té caldo, panini, piumoni. Siamo così partiti per il nostro “giro” lungo le vie della città, dove chi non ha casa ci aspetta per un pasto caldo, una coperta, ma sopratutto per scambiare quattro chiacchiere tra buoni amici. Anche qui tanta curiosità: “E che ci fa qui la RAI con...
Una preghiera per sperare a Scampia
I giovani per la pace hanno ancora voglia di Natale, di quello fatto di cuore, speranza e cambiamento. É per questo che un gruppo di liceali allontanandosi dal centro l’ ha ritrovato alla periferia di una periferia, dove più nessuno cerca, dove più nessuno spera: al campo rom di Scampia. Su uno sfondo di fango e baracche abbiamo pregato insieme, una preghiera che ci ha visti partecipi della stessa emozione, un’ emozione che ci ha convinti di essere nel posto giusto, era Natale negli occhi dei bambini e delle donne rom perché eravamo li, in un luogo che i più disprezzano e attentano, era Natale nei nostri occhi perché eravamo con loro a fare di una periferia il centro del nostro mondo. Questa mattinata al campo ha risposto a molte delle nostre domande, perché ci ha fatto capire cosa c’ é realmente dietro i giudizi sbagliati, ma soprattutto che alle periferia non finisce la vita, ma rinasce e si fa spazio tra mille punte di spine. La strada che porta al campo ha tutte le sembianze di una discarica di rifiuti, ma entrando capisci che é anche una discarica di mani arrese e sguardi indifferenti e che la nostra preghiera e il nostro Natale non potranno di certo finire. Sul balcone di una vela c’ era scritto che “cresce solo chi é sognato”, noi sognamo un cambiamento per Scampia, per i rom, per le periferie tutte, e giornate come questa ci fanno ben sperare!” Articolo scritto da Francesca Sepe
Pranzo di Natale a Frosinone!
Domenica 21 dicembre nella chiesa della Ss Annunziata a Frosinone si è svolto il pranzo di Natale organizzato dai Giovani per la Pace della Comunità di Sant'Egidio.
Un Natale Insieme e una capra di legno
La Comunità di Sant’Egidio e la Comunità Romena di Tor Bella Monaca hanno organizzato questa domenica una festa nel segno dell’autentica cultura romena. Balli e testi tradizionali hanno divertito grandi e piccini: memorabile la capra col muso di legno!
Giovani amici degli anziani
In occasione della giornata del volontariato il 5 dicembre il TG1 ha pubblicato questo bel servizio. Li riconoscete? Sono i Giovani per la Pace di San Giovanni in visita agli anziani di Via Alba. Buona visione.
Non c’è giustizia senza vita: testimonianza di Art Laffin
Art lotta per abolire la pena di morte, nonostante questa sia ritenuta la giusta risposta, la vendetta contro chi compie i reati più gravi, come l’uccisione di una persona. Si pensa prima di tutto a una giustizia da rendere ai familiari della vittima, tuttavia Art ha capito che non si tratta di giustizia: l’uccisione di un uomo è sempre ingiusta.
La “guerra tra poveri”: un falso d’autore
Pubblichiamo una risposta scritta da alcuni giovani “nuovi europei”, studenti di lingua italiana, alla lettera dei rifugiati di Tor Sapienza
Uccidere legalmente, che ossimoro
Pubblichiamo il contributo per Scuole per la vita contro la pena di morte, realizzato dagli studenti dell'Istituto Sacro Cuore Trinità dei Monti.
Scuole per la vita contro la pena di morte
Quest'anno gli studenti delle superiori parteciperanno alla più grande mobilitazione locale e globale contro la pena di morte. Per partecipare ...
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Rassegna stampa evento “Sì alla pace, no alla guerra!” – Teatro Brancaccio
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