Uno speakers’ corner di pace a Pavia

Uno speakers’ corner di pace a Pavia

Non solo nel famoso angolo di Hyde Park a Londra, ma anche all’università di Pavia c’è uno speakers’ corner

Si tratta di un punto in cui con un microfono, o anche senza, si parla di un tema impegnativo di cui l’oratore ha bisogno di parlare. In questo caso i Giovani per la Pace di Pavia hanno aperto il primo nel cortile delle “tre torri” nella sede centrale dell’Università di Pavia, dove durante la pausa pranzo molti studenti si trovano a mangiare e a prendere il primo sole primaverile. Originariamente lo “speakers’corner” è un’area dell’angolo nord orientale di Hyde Park a Londra dove si tengono regolarmente discorsi pubblici e dibattiti: qualsiasi persona può presentarsi senza essere annunciata, salire su uno sgabello e parlare praticamente di qualsiasi argomento desideri. pavia speaker corner

I Giovani per la Pace di Pavia hanno pensato di parlare ai loro coetanei per 15 minuti all’angolo del cortile dell’Università di qualcosa che sia attuale e molto importante da conoscere per il tempo e il mondo in cui viviamo. “In un momento così grave”, spiega Gloria, 23 anni e laureata in Lingue, “in cui le notizie sulla guerra in Siria ci bombardano, abbiamo voluto dare voce ai siriani; ecco perché per cominciare abbiamo letto la testimonianza che Jafar ha fatto l’11 marzo in occasione della visita di Papa Francesco alla Comunità di Sant’Egidio a Trastevere”. “In questa situazione in cui si parla tanto di alleanze, armi e fazioni, noi vogliamo ascoltare la domanda di Pace di Jafar e di tanti altri siriani, per non rischiare di abituarci alla guerra, di pensare che sia inevitabile o un argomento come un altro da dibattito pubblico. La tragedia è vera, e arriva vicino a noi attraverso le parole e le foto dei siriani che scuotono le nostre coscienze”. “Abbiamo voluto parlare ai nostri coetanei”, continua Lucia, 24 anni e laureata in Statistica, “perché spesso noi giovani ci chiediamo che cosa possiamo fare di fronte a questo dramma, davanti ai grandi leader del mondo che fanno le voci forti e ci fanno sentire impotenti”. “Noi crediamo che noi giovani possiamo scegliere innanzitutto da che parte stare, e vogliamo stare dalla parte dei poveri, dei disarmati, delle vittime e dei bambini. Vogliamo starci in maniera non rassegnata, ma partire dalle loro domande e metterci insieme agli altri per lavorare concretamente e provare a cambiare quello che non ci piace”. 

Il primo speakers’corner portava il titolo: – Muri o umanità: scegliere si può; la via dei corridoi umanitari. “Abbiamo voluto parlare dei corridoi umanitari”, continua Lucia, “perché sono un gesto concreto che agisce in un grande vuoto politico, che è il vero dramma della Siria: l’assenza di un orizzonte di risoluzione del conflitto; tutti cercano una vittoria militare e nessuno si muove per i negozia
ti di pace. I corridoi umanitari sono un ponte per il Mar Mediterraneo che è un muro naturale, un muro d’acqua che inghiotte uomini, donne e bambini. Abbiamo voluto parlare dei corridoi umanitari perché non si conoscono ancora abbastanza, e non tutte le persone sanno che esiste un’alternativa legale e sicura ai viaggi della morte e ai trafficanti di uomini. Speakers corner

I corridoi umanitari sono il frutto di una grande tenacia e hanno coinvolto direttamente noi giovani attraverso la raccolta fondi e l’accoglienza, che ha suscitato un grande entusiasmo e un’ondata di generosità. Abbiamo capito che anche noi possiamo fare qualcosa per i siriani”. Gloria racconta che quando l’estate scorsa Aboudi, bambino siriano arrivato a Genova coi corridoi umanitari, è venuto a trovare in colonia i bambini della Scuola della Pace di Genova e Pavia è stato un grande dono e una grande gioia: “mangiare un gelato con lui ci ha fatto capire il valore dei corridoi umanitari più di molte parole”.

corridoi umanitari

 

All’inizio eravamo un po’ timidi perché non avevamo mai parlato così in pubblico davanti a molta gente che in realtà non era lì per ascoltarci” spiega Lucia, “poi però siamo stati molto contenti perché molti ragazzi e ragazze sono stati a sentirci e alla fine ci hanno ringraziato per averlo fatto. E ora vogliamo rifarlo! Stileremo un calendario per altri speakers’corner in cui vorremmo parlare della Pace in Centrafrica, del movimento contro le armi in America, della guerra in Yemen… Alla fine abbiamo invitato tutti a venire alla preghiera per la Pace della Comunità di Sant’Egidio che facciamo il terzo lunedì di tutti i mesi nella Basilica di San Michele alle 19.30”. Vogliamo partire dalla preghiera per non restare indifferenti a quella che viene definita da Papa Francesco ‘la Terza Guerra Mondiale a pezzi’, e non vogliamo assistere come spettatori passivi alle tragedie e alle ingiustizie che si consumano nel mondo, spesso sotto i nostri occhi.

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