Con il primo incontro tenuto dal volto del TG1 Felicita Pistilli si è aperto il Laboratorio di Humanitarian Journalism, dedicato al mondo del giornalismo e del sociale. Nel corso del suo intervento, la giornalista ha sottolineato il dovere dei giornalisti di “dar voce a chi non la ha” e ricordato la Carta di Assisi, il primo manifesto internazionale “contro i muri mediatici”. Perché un Laboratorio di Humanitarian Journalism? Perché, però, un’iniziativa del genere in questo momento storico? Lo ha illustrato bene Massimiliano Signifredi, storico e responsabile della comunicazione di Sant’Egidio ed altro ospite del primo incontro del Laboratorio. Se, come già detto, i giornalisti devono dare voce agli ultimi, questo compito è reso più difficile dalla polarizzazione del dibattito social e dalla diffusione di fake news che contribuiscono al fenomeno dell’hate speech. Un fenomeno a cui abbiamo assistito durante l’emergenza Covid e a cui continuiamo oggi ad assistere durante la guerra in Ucraina. Digital Services Act, cosa cambia per gli internauti? In questo senso, il recente Digital Services Act (DSA), approvato dall’Unione Europea una settimana fa, rappresenta una svolta per il mondo della comunicazione digitale. Secondo quanto riferisce Wired, le nuove regole comporteranno un obbligo di maggiore trasparenza riguardo il funzionamento degli algoritmi usati dalle grandi società informatiche, ma anche il dovere di “rimuovere un maggior numero di contenuti o prodotti definiti illegali”, e di “limitare la pubblicità basata su informazioni sensibili, come l’etnia e l’affiliazione politica“. Inoltre, il DSA vieterà i cosiddetti dark pattern, meccanismi che inducono l’utente a compiere scelte non volute, e la profilazione dei minori ai fini pubblicitari, mentre darà all’utente la possibilità di scegliere se limitare gli algoritmi che utilizzano i nostri dati personali. L’obiettivo è, quindi, quello di limitare l’effetto “echo chamber” per il quale un utente riceve sempre notizie e contenuti affini alle sue idee e ai suoi interessi, convincendosi quindi sempre di più delle sue idee e non informandosi su altre. Fake news e hate speech Sul fronte fake news, il provvedimento introduce nuove norme che comportano l’obbligo di introdurre nuove procedure per segnalare notizie false ed hate speech. Sarà però concesso una sorta di “appello”, per cui gli utenti segnalati potranno ricorrere contro il provvedimento. Il web, quindi, verrà trattato come uno spazio pubblico. Una svolta che verso una nuova fase del mondo virtuale.
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Incontrarsi a Parigi nel tempo della Brexit e dell’Isis? E’ questo che faranno oltre 400 giovani della Comunità di Sant’Egidio da tutta Europa dal 15 al 18 Luglio per partecipare alla manifestazione “Change Your City, Change Europe” . Durante questi giorni i giovani per la Pace della comunità di Sant’Egidio parteciperanno a numerosi incontri per testimoniare la necessità di unità e pace, a partire dal cuore dell’Europa ferita dal terrorismo. Così nel tempo della Brexit, di un’Europa sempre meno interconnessa, di un pensiero che rischia di minare il dialogo tra le religioni a causa della follia terrorista, i giovani per la pace si propongono come giovani europei che vogliono cambiare il Vecchio continente a partire dalle sue periferie, dai suoi quartieri abbandonati, dal dialogo tra religioni. Periferie, quartieri e dialogo, è lì che troppi giovani soffrono l’esclusione e finiscono per fare scelte sbagliate, è da lì che bisogna partire. I giovani per la pace vogliono essere figli del pensiero che ha dato vita all’Europa grazie ai padri fondatori. E’ così che giovani italiani, inglesi, francesi, tedeschi impegnati nel cambiamento delle proprie città con la prossimità ai più poveri, si ritroveranno a pregare insieme al Bataclan teatro di un sanguinoso attacco terroristico, a partecipare a incontri pubblici sull’accoglienza e l’integrazione dei rifugiati, focus group sullo stato delle periferie europee, porteranno la loro esperienza di giovani impegnati in prima line e la condivideranno con tutti per trovare spunti e soluzioni. Sabato 16 luglio in un incontro pubblico in piazza i Giovani per la pace si ritroveranno tutti insieme per leggere un appello di pace. In un’Europa che si divide i giovani per la pace hanno scelto per l’unità, hanno scelto di non abbandonare nessuno e di costruire un’Europa dei popoli che nasca dall’attenzione ai più poveri. Se l’obbiettivo dei terroristi è spaventare per dividere e portare guerra, i giovani per la pace hanno deciso di unirsi per portare una cultura di pace, perché se la pace è sempre possibile, cambiare l’Europa è persino necessario. Seguici con l’hastag #ChangeYourEurope!
Contro l’immigrazione = contro la complessità = idiozia ≠ etica della responsabilità
Alessandro IannamorelliNon si può cedere agli estremi, che sono l’indifferenza o la totale deresponsabilizzazione. Dire che non si è razzisti, ma anti-immigrazionisti è un’idiozia pari al dire che nel mondo non ci sono le guerre o la povertà.
La situazione attuale: i russi hanno di recente mobilitato truppe armate in Crimea, il governo ucraino è caduto dopo più di cento morti nella guerra civile tra oppositori e sostenitori del governo e questa settimana finiscono del tutto le olimpiadi invernali di Sochi. È la settimana più importante per la Crimea, l’Ucraina e per l’equilibrio tra la Russia e il resto dell’Occidente.
Il sangue è un tessuto come la pelle. Come nessuno oggi, reputandosi onesto, discriminerebbe un uomo dal colore della pelle, così un cittadino non dovrebbe più esprimersi con questa categoria superata: il diritto del sangue. Hai sangue italiano? Sei italiano. Anche se alle ultime analisi del sangue, quando ho chiesto al medico di controllare se il mio sangue fosse italiano – riconoscibile dal tipico rosso con sfumature bianco-verdi – ha strabuzzato gli occhi. Un po’ di storia: è il 1912, l’Italia sognava di conquistare la Libia, e il Parlamento del Regno approvava una legge sulla cittadinanza: ha cittadinanza italiana chi nasce da padre italiano, non importa dove; non la ha chi nasce da genitori stranieri in Italia, almeno che il neonato non abbia la fortuna di essere di padre ignoto o apolide o, se per qualche motivo, non possa seguire la cittadinanza del padre. Nel frattempo in Italia sorge la Repubblica (1946), entra in vigore la Costituzione (1948), eppure la legge sulla cittadinanza è affrontata di nuovo come materia organica solo ottanta anni dopo, nel 1992. Qualche assurdità1 era già stata corretta, tuttavia la legge del 1992 ribadisce il diritto del sangue (ius sanguinis, in latino) contro il diritto del suolo (ius soli), ammesso solo in pochi casi fortunati – come si diceva prima, genitori ignoti o apolidi2 e quindi conta il suolo sul quale sei nato. Alcuni contesteranno l’uso poco metaforico qui fatto della parola ‘sangue’. Il legislatore per ‘sangue’ intendeva quella trasmissione di principi e valori italiani che solo genitori italiani possono offrire! Non intendeva certo il liquido che ci scorre nelle vene! Il sangue è una metafora della cultura. E questa è una gran baggianata storica. Quando la cittadinanza veniva concessa al popolo italiano, il popolo italiano non esisteva. Pochi avevano ricevuto un’istruzione, pochi sapevano parlare o almeno comprendere quella lingua ‘calata dall’alto’, l’italiano. Una vera lingua comune, un “italiano standard”, si forma a partire dagli anni Cinquanta, anche grazie alla diffusione della televisione (si legga quest’interessante articolo). Insomma, guardando alla storia ci si accorge che la categoria (politica) della cittadinanza è sempre servita a unire, a costruire un popolo, e non banalmente a ribadire legami già esistenti. Si pensi alla cittadinanza dell’Unione Europea e a quegli ‘invisibili’ benefici che se ne traggono. Non è un caso che i Paesi delle primavere arabe abbiano posto al centro del dibattito la questione della cittadinanza, per costruire democrazie più forti. La cittadinanza è uno strumento della coesione. È espansiva per sua natura, perché deve allargare i suoi confini quando si trasforma in privilegio, da diritto che fu. I Giovani per la Pace sostengono dal 2010 la campagna per il diritto alla cittadinanza ‘Made in Italy’ per affermare un diritto della cultura: chi cresce e studia in Italia è italiano! La lunghezza del post mi invita a concludere: seguirà un articolo a breve sul dibattito di questi giorni in Italia sul tema della cittadinanza. A. —— 1. come la disuguaglianza giuridica e morale tra i coniugi: si noti che per...
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