Troppo spesso leggiamo che l’accoglienza è un male, che l’integrazione è impossibile, che “non si possono accogliere tutti”. Noi abbiamo scelto per l’accoglienza e per l’integrazione, di coinvolgere i migranti che vogliono diventare nuovi europei nei nostri servizi, nella nostra vita, ed abbiamo scoperto una domanda di futuro e di pace a cui bisogna rispondere tutti insieme! Siamo giovani per la pace, ma siamo diventati un po’ più grandi ascoltando le parole dei migranti che ci ricordano che il male esiste, è dietro la porta, e noi da giovani per la pace, da Europei, da gente comune dobbiamo lottare, lavorare, pregare per fermarlo. A Catania ci sarà la #tregiornisenzafrontiere, dove europei e nuovi europei staranno insieme e creeranno un mondo unito. Segiuiremo sul blog e su facebook questo evento se non potrete venire a Catania il 9- 10 e 11 Agosto! Potete sostenerci anche dal mare, twittando con noi! In tutta Italia il lavoro dei gxp sta dimostrando che non è vero che l’integrazione è impossibile, ma bisogna sognare più forte della cattiveria che gira sul web e costruire il sorriso di queste immagini! Buona visione! PS: Per vivere queste immagini puoi iscriverti a “Tre Giorni Senza Frontiere“
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Benvenuti in Italia! Un benvenuto a Falak, Yasmin, Suliman, Hussein e ai tanti che insieme a voi sono arrivati grazie ai corridoi umanitari! Noi, Giovani per la Pace del Cep, siamo contenti del vostro arrivo! Negli ultimi mesi abbiamo parlato molto della guerra in Siria, della violenza che vi ha costretto a fuggire dal vostro paese, che un tempo era bello e in pace. La vostra vita era bella ma la guerra ha rovinato tutto. Abbiamo visto le immagini del campo profughi in Libano dove avete vissuto in questi anni e ci è sembrato ingiusto che dei bambini, uomini e donne dovessero vivere in un posto così brutto, al freddo, senza scuola, senza amici e lontano da casa. Pensiamo non sia giusto che i paesi costruiscano muri per non farvi passare, che chiudano le porte a chi ha già sofferto tanto. Ci dispiace che abbiate dovuto lasciare la vostra casa, affrontare un viaggio lungo, pericoloso e che dopo tanta sofferenza siate trattati male. Ci siamo messi nei vostri panni, noi tutti non vorremmo vivere dove c’è la guerra. Ci sono però tanti nella nostre città, anche qui a Genova, che non la pensano così. Tanti che giudicano gli altri senza conoscerli, che non si lasciano toccare dal loro dolore. Noi non vogliamo una città chiusa, razzista, piena di pregiudizi. Vogliamo che si crei una convivenza, che chi arriva nel nostro paese si senta accolto e non giudicato perché tutti insieme possiamo rendere le nostre città migliori. Noi veniamo da paesi diversi: Italia, Marocco, Senegal, Ecuador, Nigeria. Siamo cristiani e musulmani. Le nostre differenze non ci hanno mai fermato e in questi anni abbiamo scoperto che solamente restando uniti possiamo cambiare la realtà intorno a noi. È l’incontro con l’altro che ci fa capire molte cose e che ci aiuta ad abbandonare i pregiudizi. Ringraziamo la Comunità di Sant’Egidio per i corridoi umanitari che sono una risposta meravigliosa a chi in Europa costruisce muri e diffonde l’odio. Speriamo che tanti altri possano raggiungere il nostro paese in sicurezza, senza rischiare di morire durante il viaggio. Sono troppe le persone che hanno perso la vita in mare. Speriamo che chi diffonde parole cariche di odio cambi idea e che i paesi che hanno chiuso le loro porte le aprano. Molti parlano male, giudicano senza conoscere gli altri, per paura. Tutti abbiamo bisogno di aiuto ma da soli non si riesce a fare nulla. Tutti insieme possiamo fare tanto. Dio ci ha creato tutti uguali ed è ingiusto non aiutare chi è in difficoltà solo perché viene da lontano. I corridoi umanitari sono un esempio molto bello per tutti. Speriamo che possiate trovare una casa, un lavoro e soprattutto degli amici. Vorremmo tanto incontrarvi e aiutarvi a vivere in un mondo più bello, un mondo che accoglie e non respinge e speriamo che in tanti si uniscano al nostro sogno di pace.
La mattina del 10 ottobre un forte nubifragio ha fatto esondare il torrente Mela sulla costa tra Milazzo e Barcellona Pozzo di Gotto. L’acqua ha inondato parecchie abitazioni in prossimità della foce e molte famiglie sono state sfollate dalle loro case ormai sommerse dal fango che ha distrutto tutto. L’acqua ha raggiunto anche i tre metri di altezza rompendo porte, mobili e trascinato auto nel mare. I residenti sono riusciti a salvarsi raggiungendo i piano alti delle case. I Giovani per la Pace di Barcellona Pozzo di Gotto insieme ai ragazzi dello SPRAR di Milazzo, muniti di stivali e pale, si sono uniti all’intenso lavoro per liberare le case dal fango e dare conforto ai tanti residenti che si sono visti spazzare tutto dalla furia dell’acqua. Tra ruspe della protezione civile e vigili del fuoco si è lavorato fianco a fianco con i residenti. E’ stata una giornata intensa, in tanti chiedevano sostegno ed aiuto in un clima reso più sereno dalla presenza dei tanti volontari. Un’anziana signora, tra il divertimento dei presenti, richiedeva esclusivamente l’aiuto di Omar che con la diligenza di un bravo nipote l’affiancava nel duro lavoro di pulizia.
Andrea Riccardi commenta le parole del Segretario Generale Ban Ki Moon: “Ho visto il popolo della speranza. [VIDEO]
RedazioneAndrea Riccardi: Io sono rimasto molto colpito dall’umanità del Segretario Generale. Questa parola molto bella che ha detto: “Ho visto il popolo della speranza”. Ma qual era il popolo della speranza? Un popolo di rifugiati, un popolo di persone che hanno traversato il Mediterraneo, che hanno avuto delle storie molto dure. Questo, secondo me, è stato molto interessante, la capacità del Segretario Generale di ascoltare le storie e di dire che non bisogna fermarsi.
Ogni città nasconde segreti e meraviglie che molto spesso nemmeno le persone che le abitano conoscono. Non è difficile trovarle, a volte basta cercarle e guardare oltre le apparenze. Si trovano in zone trafficate dove le persone passano continuamente ma sono immerse nei loro pensieri, poco curiose di scoprirle o meglio impaurite da quello che possono rivelare. A volte è più facile non sapere; il diverso destabilizza. Voglio raccontarvi alcune storie per farvi scoprire luoghi nascosti, persone poco conosciute della mia città che hanno un passato, un presente e un futuro da condividere con noi. Le stazioni sono luoghi di transito, ove persone ogni giorno circolano con le loro valigie, corrono ,hanno paura di perdere il treno e non si rendono conto di quello che li circonda. Ecco, il primo luogo della nostra storia, la stazione. La stazione nasconde molti segreti, è un luogo conosciuto da tutti dove gli sguardi si incrociano per poi perdersi nei diversi vagoni ma aldilà dei binari, del rumore del treno che sta partendo possiamo intravvedere un edificio apparentemente abbandonato. Non è così, ci vivono persone, ragazzi con una propria meravigliosa storia. Faisal, il ragazzo degli occhiali fashion , ha diciannove anni, sguardo penetrante, è arrivato in Italia da poco dopo un viaggio estenuante, non vuole niente soltanto un ombrello per ripararsi dalla pioggia che neanche il tetto di un palazzo riesce a bloccare e un paio di occhiali Fashion. Vuole poter essere un ragazzo della sua età, vivere la spensieratezza di un ventenne e dimenticare per qualche istante le difficoltà della vita. Romi, il più rumoroso del gruppo pensa che alzare la voce sia il modo migliore per sembrare forte ma in realtà è soltanto un modo per nascondere le paure, le malinconie. desidera amici, vuole una vita normale, quella vita che molti ragazzi come noi sprecano senza capire la fortuna che hanno. Ad un altro ragazzo mancavano due mesi per finire l’università nel suo paese ma è dovuto scappare, lasciare i suoi affetti i suoi luoghi… Queste sono alcune storie di ragazzi come noi, che hanno dovuto abbandonare la loro città in cerca di qualcosa di migliore. Cerco un luogo dove custodire i loro ricordi, le emozioni delle ultime settimane. Le persone speciali di queste storie sono riuscite con uno sguardo, con poche parole a rispondere ad alcuni dubbi/domande che i grandi e i giornali non sempre riescono a darmi. Ho condiviso con loro momenti importanti, costruito un’amicizia, abbattuto barriere e sconfitto la paura collegata all’ignoto. Ho capito che le mie paure derivano dal fatto di non conoscere una cultura, un popolo, delle abitudini diverse dalle mie. La cronaca ci informa solamente di episodi negativi senza mostrarci che anche loro vogliono far parte della nostra comunità, aiutando il prossimo. Ieri uno dei nostri amici richiedenti asilo ha aperto la propria casa per festeggiare il compleanno di una bambina rumena perché avessimo un posto più grande dove poter stare tutti. Un altro giovane per la pace nuovo europeo ha voluto comprare personalmente un...
Migranti, una sfida globale. E’ questo il titolo della conferenza che si e’ tenuta stamattina al Palazzo dei COngressi di Tirana e trasmessa in diretta dal sito ufficiale della Comunita’ di Samnt’Egidio. Un titolo scottante, che si presenta come una vera e propria provocazione e che richiama un tema di estrema attualita’, nonche’ di emergenza. Una particolare attenzione e’ stata rivolta verso l’intervento di Daniela Pompei, della Comunita’ di Samnt’Egidio. All’interno del suo discorso, e’ stato infatti possible riassumere con estrema chiarezza e precisione la drammatica situazione dei profughi, e di come per anni l’Europa ha scelto di voltare le spalle a queste persone, discutendo piuttosto il numero di quote che eventualmente si sarebbero potute accogliere. Ma l’Europa ha tuttavia rucevuto un colpo, un colpo infertogli dall’immagine – che Daniela definisce “emblematica” – del piccolo Aylan. E da queste immagini che hanno fatto il giro del mondo, qualcosa si e’ finalmente svegliato. Ed e’ per questo che Daniela ha presentato al meeting una serie di proposte finalmente concrete per fronteggiare l’emergenza profughi. Tra le proposte, spicca senza dubbio la necessita’ urgente di riconoscere la protezione europea temporanea ai Siriani, organizzare un sistema di accoglienza fondati su una piu’ ampia cooperazione che coinvolga anche I cittadini, le associazioni, le diocesi e, soprattutto, rivedere il sistema di asilo e di immigrazione europeo. Fa senza dubbio un certo effetto vedere finalmente concretizzarsi delle proposte che non contemplino il ripudio di queste popolazioni che cercano asilo, ma e’ anche vero che queste iniziative comporteranno un imopegno non statico, ma progressivo, interattivo e che non potra’ realizzarsi senza una fitta rete di cooperazione non solo tra comuni cittadini, ma soprattutto tra I giovani. Laura Vesprini
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