Guarda le foto e leggi la news sull'assemblea a Roma. Abbiamo parlato dell'importanza di passare dal «non mi riguarda» al «mi sta a cuore». La proposta dei GXP è un modo per combattere l'indifferenza e le paure.
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Entra nel post e vota la foto più bella. Permetterai al vincitore di partecipare gratis al Convegno dei giovani europei a Barcellona! ps: PORTA I BAMBINI DELLA SCUOLA DELLA PACE DI ROMA, NAPOLI, GENOVA, CATANIA E PADOVA IN VACANZA! CLICCA, SCOPRI LA CAMPAGNA E DONA PER IL SINGOLO BAMBINO OPPURE Molti bambini delle scuole della pace non hanno mai potuto vivere una vacanza, giorni felici dove uscire dal quartiere, giocare insieme, imparare. Con la tua donazione renderai possibile le vacanze delle Scuole della pace, che richiedono queste spese: l ‘affitto di un luogo pulito e sicuro dove potere alloggiare, materiale didattico per le attività, materiale per i giochi, cibo
I Giovani per la Pace promuovono un contest fotografico dal titolo “Raccontare le periferie per sconfiggere la povertà”. I partecipanti devono avere una età compresa tra i 15 e i 25 anni al momento del deposito della foto. Verranno prese in considerazione le foto che abbiano come protagonisti i giovani e abbiano come tematica almeno una di queste: La povertà La periferia L’esclusione sociale L’immigrazione e l’integrazione L’inclusione sociale L’amicizia con i poveri per partecipare bisogna inviare una mail contenente la foto e la descrizione all’indirizzo: [email protected] Dopo la prima selezione ad opera della redazione del blog www.giovaniperlapace.it, le fotografie giudicate più valide verranno pubblicate sulla fanpage “Giovani per la Pace” e vagliate al voto del web. Verrete avvertiti via mail di ogni sviluppo del contest. La foto che avrà ottenuto più “reazioni” vincerà il premio finale. Saranno validi ai fini del contest solo i voti espressi sulla pagina Facebook dei Giovani per la Pace, ma l’organizzazione si riserva la possibilità di pubblicare le foto anche sul proprio sito, su tutti i propri canali social e su altri siti del network afferente alla Comunità di Sant’Egidio. Nel caso le foto ritraggano dei minorenni bisogna inviare insieme alla foto l’autorizzazione di un genitore o tutore alla pubblicazione della medesima sul web. PREMI Il primo classificato vincerà la possibilità di partecipare gratuitamente al convegno dei Giovani per la Pace europei a Barcellona dal 25 al 27 agosto. Il premio include la quota d’iscrizione al convegno (pernottamento e vitto) ma non le spese di viaggio (viaggio in aereo e spostamenti in città) che restano a carico del vincitore. Secondo premio: Maglietta, cappellino e cuffiette dei Giovani per la pace Terzo classificato: braccialetto dei Giovani per la Pace. Le foto vanno inviate entro e non oltre il 28 maggio. Le votazioni saranno aperte dal 1° al 30 giugno.
Anche a Lecce, per la prima volta quest’anno, un pranzo di Natale. I Giovani per la Pace della città hanno lavorato molto, insieme a tanta altri che hanno aiutato, perché il #MercyChristmas arrivasse anche da loro. Ecco a voi una clip della TV Telerama che ci racconta questo splendido pranzo.
A Piazza San Pietro Papa Francesco, l’8 dicembre, aprendo la Porta Santa ha aperto la Chiesa e il mondo ad un anno di Misericordia. Misericordia vuole dire avere un cuore (cor) per i miseri. Questo termine descrive una condizione necessaria per il mondo che viviamo. Quanto sarebbe, è e vorremmo che il cuore si avvicini più ai miseri, ai poveri, agli ultimi, ai diseredati della terra. La porta della Misericordia è una sfida, una domanda, una proposta concreta. In fondo la porta può essere il filo rosso che lega tutte quelle povertà da cui tanti, troppi cuori si sono allontanati. La prima porta è proprio quella di casa. Quella appena chiusa o aperta. Una porta che per tanti che vivono la durezza della vita in strada è inesistente; o scorrevole, come quella di una stazione in cui ripararsi; o la porta di un negozio davanti a cui chiedere l’elemosina e mai la porta di un “luogo degno” e degno di accogliere la dignità ineliminabile di ogni uomo. E’ questa la prima porta Santa, quella di una casa che è rifugio e affermazione di dignità, da attraversare con tanti: in un cammino di amicizia e riscatto dalla solitudine e dal freddo. E ancora due sono le porte che prima si aprono e poi si chiudono a tanti anziani. La porta di una casa santuario di ricordi e di affetti che si chiude lasciando il posto, nella debolezza dell’età, alla porta di un istituto che si apre. Porte anonime, che non odorano di famiglia ma di solitudine. Porte da cui raramente affiora un volto conosciuto, amato. Queste due porte parlano di un’unica ferita quella di anziani ormai vittime silenziose della cultura dello scarto. La sfida dell’anno della misericordia porta qui, alle soglie di queste due porte con compiti ben precisi. O attraversarle per ridare al legno la santità dell’odore di famiglia e rivestire di colori nuovi, colori caldi, luoghi anonimi in vista di un ritorno alla porta di casa; o attraversarle per trasformare case-prigioni in case di sogni. Case di anziani dove mettere, avvicinare, lasciare il cuore per permettere di vivere e non subire la bellezza degli anni e dei capelli bianchi. E quanti bambini non passano dalla porta di una scuola ? O quanti attraversano la porta di casa solo per vivere la strada ? E quante porte del futuro a troppi bambini si chiudono spinte dal vento prepotente di una legge della disuguaglianza ormai troppo diffusa in tante periferie ? E la grande porta del mediterraneo, poi divenuta porta dei Balcani, ma prima ancora porta di una casa distrutta dalla guerra ? Quanti le hanno attraversate per giungere a porte nuove, insonorizzate, in un certo senso, dal rumore assordante della guerra e della violenza ? Porte che sì, con colpa, sono state chiuse ma che possono essere riaperte, riattraversate o ricostruite con una scelta umana, di simpatia, di amicizia, di sfida e di voglia di una Storia nuova. Sì, in compagnia di fratelli e sorelle da abbracciare sull’uscio di una casa, la...
Aiutaci e sostienici, Stiamo preparando la Tavola di Natale più grande del Mondo. Sostienici con una donazione: QUI Porta il tuo regalo in un centro di raccolta DIVENTA UN BABBO NATALE SEGRETO Partecipa con noi attivamente! Contattaci mandando una mail a [email protected] Il Natale è la festa più bella dell’anno, piena di colori, di suoni, di canzoni. Il Natale è la festa dove siamo tutti più buoni, ci ritroviamo in famiglia, strappiamo le carte dei regali. Il Natale è la festa dove lo scoccare della mezzanotte del 24 corrisponde al suono dello spumante stappato. Spesso dimentichiamo però che il Natale è la festa della misericordia, si ricorda la nascita di Gesú, un bambino perseguitato che è dovuto nascere in una stalla perché nell’albergo non c’era posto. Il Natale è la festa della solidarietá, perché per quel bambino nato in periferia tanti si sono fermati per festeggiare, per guardare per gioire insieme. Il Natale è la festa di un bambino che nasce povero e che viene accolto dalla solidarietà di tanti. A Natale troppi poveri restano soli. Restano soli i bambini, che non possono scartare i doni con le loro manine piccole, avide e frenetiche. Restano soli gli Anziani negli istituti Restano soli i senza fissa dimora nella notte gelida delle città che ricorda la notte di Betlemme. Restano soli i migranti che dalla guerra fuggono e la pace cercano. Noi vogliamo regalare il Natale a chi il Natale non può permetterselo, a chi è abbandonato, costretto a passare un giorno così felice da solo! Il 25 Dicembre in tutto il mondo la Comunità di Sant’Egidio organizza il Pranzo di Natale, una tavola, bella ben apparecchiata che raccoglie 181.000 persone, in 600 città di 78 paesi del mondo!!! Nei giorni precedenti ci saranno cene e pranzi per i bambini! E che natale sarebbe senza regali? Alla fine del pranzo di Natale spunta Babbo Natale che regala a ciascuno degli invitati un regalo nuovo di zecca! Per fare tutto questo abbiamo bisogno del tuo aiuto! Aiutaci e sostienici con una donazione: QUI Porta il tuo regalo in un centro di raccolta DIVENTA UN BABBO NATALE SEGRETO Partecipa con noi! Contattaci mandando una mail a [email protected] Aiutaci a regalare il natale a chi non lo può vivere, partecipa con noi con #mercyChristmas Pubblicizza: scarica e diffondi il volantino
Vivo per libera scelta nella Casa di Riposo Madonna della Salve a Roma dove spero di poter trascorrere per quanto possibile serenamente gli ultimi anni di vita che il Signore Dio mi concederà. Le giornate si susseguono velocemente l’una all’altra, anzi troppo velocemente perché intimamente si desidera di ritardare un po’ il ritmo del tempo che inesorabilmente và. Nei giorni feriali ogni ospite della casa si dedica all’attività che ad ognuna è più congeniale ma il sabato pomeriggio, in genere, c’è sempre la gradita sorpresa di ricevere la visita di alcuni giovani della Comunità di S. Egidio. Lodevole é lo spirito che anima questi ragazzi con i quali si è intrecciata ormai un’amicizia. Vengono per rallegrare il pomeriggio ma la vera allegria sono loro con la loro presenza e la loro esuberanza. Si canta, si gioca, ma si parla anche di cose frivole e meno frivole, anzi direi che sovente si trattano argomenti seri e spinosi. Noi ospiti della casa abbiamo più o meno un’età parecchio avanzata e mettere a tappeto alcuni seri problemi con i ragazzi ci serve per fare un raffronto di come vivevamo noi alla loro età. Quanta differenza si nota tra il nostro vissuto paragonato a quello dei ragazzi. Quanta libertà di azione essi hanno al contrario delle restrizioni alle quali eravamo abituate per consuetudine familiare. Oltre le differenze ci sono però anche dei punti di incontro, anche noi anelavamo terminare gli studi, trovare un lavoro e crearci una nostra famiglia ma in questi ultimi anni di crisi la difficoltà sta proprio nel trovare un lavoro che consenta un’autonomia economica, per questo molti giovani si adattano a fare lavori poco remunerati e non rispondenti al titolo di studio posseduto, pur di guadagnare qualcosa. Brutti sono i lavori precari e saltuari che non consentono di fare nessun sogno o peggio ancora sono i lavori sommersi o lavori “in nero” che avviliscono chi li fa ma poco chi li consente. Proprio su questo punto, con la nostra esperienza, consigliamo ai giovani di farsi largo nel mondo senza essere costretti ad emigrare in altri Stati. Certo la cosa non é facile ma i ragazzi che ci frequentano, pieni di buona volontà, non è escluso che un giorno possano occupare posti di responsabilità per condurre le cose pubbliche nel giusto verso. Questo é quello che auguriamo ai nostri amici che hanno tante buone qualità per riuscire nella vita in quei settori in cui altri hanno fallito. Eugenia
Centinaia di giovani, in tutta Italia, hanno scelto di passare la propria estate insieme ai più poveri. Sono i Giovani per la pace della Comunità di Sant’Egidio che da anni vivono una amicizia fedele con gli “ultimi” : Si dedicano ai bambini dei quartieri periferici che frequentano le scuole della pace, gli anziani spesso lasciati soli nelle case di riposo, le persone costrette a vivere in strada, i disabili, i migranti accolti nei porti o nelle stazioni. Una amicizia divenuta familiarità, anche attraverso la preghiera, che ha fatto sì che tanta gente lasciata ai margini trovasse in un giovane una compagnia, vero amico, un punto di riferimento. L’amicizia con i giovani per la Pace ha restituito a tanta gente la voglia di vivere e di servire a loro volta chi è più povero. L’accoglienza dei giovani ai migranti è divenuta la forma migliore di integrazione quando in varie parti di Italia molti giovani “nuovi europei”, richiedenti asilo politico, arrivati con gli sbarchi, hanno deciso di dedicarsi in prima persona ai più poveri compiendo le stesse opere di solidarietà dei giovani italiani. Nessuno infatti è troppo povero per aiutare chi è più povero: Anche in estate! Anche quest’anno i giovani per la pace da Roma, dalla Sicilia, dalla Puglia, dalla Campania, e da tutta Italia hanno deciso che all’avanzare delle ondate di caldo estivo non può corrispondere un venir meno della solidarietà che ha reso più umano il volto delle città e rilanciano, invitando tutti i giovani a dedicare parte delle proprie vacanze alle numerose attività di solidarietà proposte in tutte le città dove sono presenti. #EstateSolidali è un invito, un esortazione ma anche una richiesta rivolta a tanti di vivere parte della propria estate all’insegna del divertimento, conoscendo tantissimi nuovi amici e legando la bellezza dello stare insieme alla necessità che tanti poveri hanno di non venire abbandonati mentre il mondo va in vacanza. E’ appunto quando tutti sono in vacanza che bisogna starci ed i Giovani per la Pace hanno deciso di esserci! Le attività di #Estatesolidali comprendono lunghe gite e feste con i bambini che frequentano le scuole della pace, visite e vacanze con gli anziani, raccolta e distribuzione di generi alimentari per le famiglie in difficoltà, feste in piazza, servizio nelle mense, festival musicali, raccolta e distribuzione di beni di prima necessità per i migranti nelle stazioni o nei centri di prima accoglienza.. In un tempo difficile e davanti ad un’Europa che si sta sempre più chiudendo è bello e importante che ci siano così tanti giovani che si aprono alla solidarietà e capiscono che si può cambiare l’Italia a partire dai più poveri anche in estate…Quindi non esitate #EstateSolidali! Per maggiori informazioni e per partecipare a #EstateSolidali manda una mail a [email protected] o vai sul sito giovaniperlapace.it Puoi seguire #EstateSolidali su facebook: Giovani per la pace, twitter: @gxlapace
Occorre rispondere alla domanda di solidarietà di chi ha bisogno di aiuto e di chi vuole reagire alla corruzione e abbracciare i problemi della propria città e del mondo. Occorre non sentirsi più fragili di chi è fragile veramente e chiede il nostro aiuto. Le parole di papa Francesco ci incoraggiano, perché non vanno al ribasso dei valori umani come le parole di alcuni, ma perché provengono dal Vangelo della povertà.
Il 31 gennaio 1983 alla stazione Termini moriva Modesta Valenti di fronte agli occhi di chi non volle caricarla sull’ambulanza a causa dei pidocchi. Durante tutto il mese di febbraio, la memoria di Modesta e di quanti sono morti per le strade della nostra città, capitale d’Italia, ha attraversato le chiese di Roma, che si sono illuminate della luce di quelle candele accese in memoria di ciascuno dei nostri amici senza fissa dimora. Oggi – 1 marzo – la memoria è arrivata all’istituto San Michele ed è stata celebrata, con nostra grande gioia, da Monsignor Konrad Krajewski. La chiesa si è riempita di una molteplicità di volti differenti e, al contrario di come qualcuno vorrebbe farci credere, la molteplicità di storie, culture e lingue insieme non ha generato chiasso, discordia o confusione. La memoria di quanti hanno perso la vita per strada, i primi scartati da una società con il culto dell’autosufficienza, ha unito persone diversissime concordi nel voler rimettere al centro i più fragili, i più deboli. Dopo la liturgia, la moltitudine diversità unite nella gioia e nel sogno di una società che metta al centro i più deboli non si è dispersa, bensì raccolta a pranzo, durante il quale abbiamo conosciuto i giovani rifugiati ospiti della SPRAR San Michele, che hanno arricchito la nostra festa di lingue, racconti e gioia.
La domenica non è ancora finita. Ecco il nostro consiglio settimanale per la campagna #2librialmese. Buona lettura! I santi vanno all’inferno di Gilbert Cesbron è un grande romanzo scritto con delicatezza e passione. Una storia avvincente, che apre gli orizzonti delle periferie urbane e umane. Si narra, con accenti suggestivi, la storia dei preti operai, che tra il 1944 e il 1954 scelsero di vivere nelle periferie e lavorare nelle fabbriche di Parigi.Sono “i santi” che volontariamente “vanno all’inferno”. Il romanzo, pubblicato in Francia nel 1952, vendette più di un milione e mezzo di copie. Nel mondo globalizzato non esiste più un centro e la periferia è il banco di prova per la convivenza umana. E’ la grande questione di papa Francesco. I Santi vanno all’Inferno è per questo di stringente attualità. “Viene da chiedersi – scrive Andrea Riccardi nel suo Commento – se in questa nuova stagione globale, di fronte alle grandi periferie del mondo, ci sono o ci saranno donne e uomini, a loro modo ‘santi’, capaci di vivere negli ‘inferni’ di oggi e di sperare in un riscatto”.
Francesco di Palma ha scritto il bel libro su Floribert Bwana Chui, ucciso nel 2007 perché si è rifiutato di accettare di farsi corrompere per far passare delle partite di cibo avariato che avrebbe nuociuto alla popolazione di Goma, nella Repubblica Democratica del Congno. Il libro si intitola “Il prezzo di due mani pulite“. Ieri in occasione della presentazione del libro abbiamo intervistato l’autore. Ecco il testo dell’intervista. Come la storia di Floribert può essere d’esempio anche per la società italiana? La storia di Floribert è una storia profondamente radicata in un contesto specifico, in un contesto africano, in particolare congolese. Floribert si pensava come congolese, come africano, e in fondo sognava un riscatto per il Congo e per l’Africa. Detto il suo radicamento, va però anche detto che la sua vita, il suo saper dire no a un materialismo invadente, a una sete di denaro che diventa qualcosa che ti ruba il cuore e la mente, tutto questo diventa un segno e in fondo un modello che parla al nostro mondo europeo. Se anche noi non conosciamo quella realtà violenta e tante volte sfigurata, che è il Congo, possiamo però dire che c’è una realtà arida, una realtà spietata china sul denaro, che tante volte è anche quella di noi europei. In questo contesto l’esempio di Floribert che sceglie la vita e non il denaro, che sceglie i poveri e non il guadagnarci sopra, mi sembra che anche pensando agli esempi recenti di Mafia Capitale, può essere qualcosa che ci fa riflettere e ci aiuta a scegliere per il meglio. Com’è ora la situazione in Congo? Il Congo di Floribert era un Congo appena uscito dalla guerra civile, dalle due guerre che l’avevano insanguinato. Oggi la situazione è differente per quello che riguarda il Paese: l’ovest è più pacificato, purtroppo in Kivu ci sono ancora diversi scontri; sono soprattutto milizie, ribelli che cercano di trovare notorietà o di guadagnare qualche cosa in un’opera di guerriglia, di predazione, di banditismo e questo è qualcosa che ancora va superato. D’altra parte il Congo deve ancora ricostruirsi come società più attenta agli ultimi, più attenta a tutti e di vincere quella che è la grande sfida, quella della corruzione, di grandissimi divari sociali ed economiche; un nuovo Congo che affronta sfide non belliche, ma che affronta la sfida di una società che sia più a misura d’uomo, più attenta all’uomo. Quale messaggio vuole lanciare a tutte quelle persone che si sentono sfiduciate dalla corruzione dilagante in Italia? Io non vorrei lanciare messaggi, quello che posso fare è proporre questa testimonianza di Floribert; come è stato detto oggi alla presentazione il mondo oggi è tentato dal vittimismo, dalla rassegnazione; è una tentazione che c’è in ognuno di noi ed è la reazione più facile di fronte a qualcosa che non va bene. In fondo Floribert ci insegna che c’è un grande spazio per la testimonianza personale, per le scelte personali, per un azione e un modo di agire che siano un segno...
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