C’è un mondo di giovani in Europa che non vuole sottomettersi alla cultura dello scarto, che non vuole accettare di vedere nell’altro (nel povero) un nemico. Un mondo di giovani che ha ascoltato le parole di Papa Francesco sulla globalizzazione dell’indifferenza e vuole costruire una globalizzazione della solidarietà. In Europa quest’estate, hanno detto in tanti modi “Non ci sto!” a chi lascia i poveri ai margini. Hanno riscoperto in tanti modi la solidarietà, la bellezza di incontrare i poveri… Un esempio? Solo a Roma quest’estate sono venuti a trovarci 2500 giovani provenienti da diverse parti d’Italia e d’Europa, per conoscere ciò che facciamo, per scoprire la bellezza della gratuità in risposta a un mondo sempre con la calcolatrice alla mano. Durante l’anno, inoltre, incontriamo sempre più ragazzi che vogliono fare qualcosa per gli altri, per gli ultimi: sono una parte di quell’Europa che vuole reagire alla globalizzazione dell’indifferenza e che scopre nell’altro un amico invece di un nemico. I giovani vogliono costruire un’Europa che cambia. L’Europa cambia dall’incontro con i poveri.
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Migranti, una sfida globale. E’ questo il titolo della conferenza che si e’ tenuta stamattina al Palazzo dei COngressi di Tirana e trasmessa in diretta dal sito ufficiale della Comunita’ di Samnt’Egidio. Un titolo scottante, che si presenta come una vera e propria provocazione e che richiama un tema di estrema attualita’, nonche’ di emergenza. Una particolare attenzione e’ stata rivolta verso l’intervento di Daniela Pompei, della Comunita’ di Samnt’Egidio. All’interno del suo discorso, e’ stato infatti possible riassumere con estrema chiarezza e precisione la drammatica situazione dei profughi, e di come per anni l’Europa ha scelto di voltare le spalle a queste persone, discutendo piuttosto il numero di quote che eventualmente si sarebbero potute accogliere. Ma l’Europa ha tuttavia rucevuto un colpo, un colpo infertogli dall’immagine – che Daniela definisce “emblematica” – del piccolo Aylan. E da queste immagini che hanno fatto il giro del mondo, qualcosa si e’ finalmente svegliato. Ed e’ per questo che Daniela ha presentato al meeting una serie di proposte finalmente concrete per fronteggiare l’emergenza profughi. Tra le proposte, spicca senza dubbio la necessita’ urgente di riconoscere la protezione europea temporanea ai Siriani, organizzare un sistema di accoglienza fondati su una piu’ ampia cooperazione che coinvolga anche I cittadini, le associazioni, le diocesi e, soprattutto, rivedere il sistema di asilo e di immigrazione europeo. Fa senza dubbio un certo effetto vedere finalmente concretizzarsi delle proposte che non contemplino il ripudio di queste popolazioni che cercano asilo, ma e’ anche vero che queste iniziative comporteranno un imopegno non statico, ma progressivo, interattivo e che non potra’ realizzarsi senza una fitta rete di cooperazione non solo tra comuni cittadini, ma soprattutto tra I giovani. Laura Vesprini
Illustri rappresentanti delle Chiese e Comunità cristiane e delle grandi religioni del mondo, porgo a tutti voi i miei più rispettosi saluti ed esprimo la mia vicinanza spirituale all’Incontro Internazionale per la Pace che la Comunità di Sant’Egidio ha promosso a Tirana. Questi appuntamenti si susseguono nel solco tracciato da san Giovanni Paolo II con il primo storico incontro di Assisi dell’ottobre 1986. Da allora si è sviluppato un pellegrinaggio di uomini e donne di diverse religioni che, di anno in anno, fa tappa in diverse città del mondo. Mentre mutano gli scenari della storia e i popoli sono chiamati a confrontarsi con trasformazioni profonde e talora drammatiche, si avverte sempre più la necessità che i seguaci di diverse religioni si incontrino, dialoghino, camminino insieme e collaborino per la pace, in quello “spirito di Assisi” che fa riferimento alla luminosa testimonianza di san Francesco. Quest’anno avete scelto di fare tappa a Tirana, capitale di un Paese diventato simbolo della convivenza pacifica tra religioni diverse, dopo una lunga storia di sofferenza. E’ una scelta che condivido, come ho manifestato con la visita da me compiuta a Tirana nel settembre dello scorso anno. Ho voluto scegliere l’Albania come primo tra i Paesi europei da visitare, proprio per incoraggiare il cammino di convivenza pacifica dopo le tragiche persecuzioni subite dai credenti albanesi nel secolo scorso. Il lungo elenco di martiri parla ancora oggi di quel periodo oscuro,ma parla anche della forza della fede che non si lascia piegare dalla prepotenza del male. In nessun altro Paese al mondo è stata così forte la decisione di escludere Dio dalla vita di un popolo: anche solo un segno religioso era sufficiente per essere puniti con la prigione se non con la morte. Tale tristissimo primato ha segnato profondamente il popolo albanese, fino al momento della ritrovata libertà, quando i membri delle diverse comunità religiose, provati dalla comune sofferenza patita, si sono ritrovati a vivere insieme in pace. Per questo, cari amici, vi sono particolarmente grato per aver scelto l’Albania.Vorrei oggi ribadire assieme a voi quanto affermavo lo scorso anno a Tirana: «La pacifica e fruttuosa convivenza tra persone e comunità appartenenti a religioni diverse è non solo auspicabile, ma concretamente possibile e praticabile. La pacifica convivenza tra le differenti comunità religiose, infatti, è un bene inestimabile per la pace e per lo sviluppo armonioso di un popolo. E’ un valore che va custodito e incrementato ogni giorno, con l’educazione al rispetto delle differenze e delle specifiche identità aperte al dialogo ed alla collaborazione per il bene di tutti, con l’esercizio della conoscenza e della stima gli uni degli altri. È un dono che va sempre chiesto al Signore nella preghiera» (Discorso alle Autorità, 21 settembre 2014). E’ questo lo spirito di Assisi: vivere insieme in pace, ricordando che la pace e la convivenza hanno un fondamento religioso. La preghiera è sempre alla radice della pace! E proprio perché ha il suo fondamento in Dio,“la pace è sempre possibile”, come afferma il titolo del vostro...
La pace è un cantiere aperto a tutti, non solo agli specialisti, ai sapienti e agli strateghi. La pace è una responsabilità universale: essa passa attraverso mille piccoli atti della vita quotidiana. A seconda del loro modo quotidiano di vivere con gli altri, gli uomini scelgono a favore della pace o contro la pace. Noi affidiamo la causa della pace specialmente ai giovani. Possano i giovani contribuire a liberare la storia dalle false strade in cui si svia l’umanità. Dal Discorso di Giovanni Paolo II ai rappresentanti delle Chiese cristiane e comunità ecclesiali e delle religioni mondiali convenuti in assisi 1986
Tirana, 2015. A ventinove anni dal primo incontro tra le religioni di Assisi ,e’ questo il luogo dove si sta svolgendo l’incontro internazionale interreligioso di Preghiera per la Pace, che si presenta con un titolo semplice ma incisivo: Peace is always possible (la pace e’ sempre possible). Ci si chiede tuttavia come mai la scelta sia ricaduta su una citta’ come Tirana, e la risposta non puo’ che ricercarsi nel passato turbolento del paese. Come infatti spiega il presidente della Comunita’ di Sant’Egidio Marco Impagliazzo, l’Albania e’ stata protagonista di uno scenario drammatico che ha visto durante gli anni un enorme flusso migratorio di cittadini albanesi abbandonare la propria terra in condizioni disastrose, tragiche. Ricordi lontani, ma che oggi sono considerati parte di un tema di grande attualita’. Ma il fascino di Tirana, dove in questi giorni si respirera’ lo spirito di Assisi, lo si ritrova anche nel suo clima di ottima convivenza tra le varie realta’ etniche e religiose presenti sul territorio. Puo’ sembrare infatti surreale, se non utopica, la presenza di cristiani ( cattolici, protestanti e ortodossi) e musulmani che vivono pacificamente giorno per giorno in pace e amicizia. Ma sono queste le fondamenta su cui lavora l’incontro internazionale di preghiera per la pace, e sono queste le fondamenta su cui la Comunita’ di Sant’Egidio si impegna, giorno per giorno, a costruire un mondo piu’ umano. Laura Vesprini
Cari fratelli e sorelle, Capi e rappresentanti delle Chiese cristiane e comunità ecclesiali e delle religioni mondiali, Cari amici. Nel concludere questa giornata mondiale di preghiera per la pace, a cui voi siete intervenuti da molte parti del mondo, accettando gentilmente il mio invito, vorrei esprimere i miei sentimenti, come un fratello e un amico, ma anche come un credente in Gesù Cristo, e, nella Chiesa cattolica, il primo testimone della fede in lui. In relazione all’ultima preghiera, quella cristiana, nella serie che abbiamo ascoltato, professo di nuovo la mia convinzione, condivisa da tutti i cristiani, che in Gesù Cristo, quale Salvatore di tutti, è da ricercare la vera pace, “pace a coloro che sono lontani e pace a quelli che sono vicini” (Ef 2, 17). La sua nascita fu salutata dal canto degli angeli: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace agli uomini che egli ama” (Lc 2, 14). Predicò l’amore tra tutti, anche tra i nemici, proclamò beati quelli che operano per la pace (cf. Mt 5, 9) e mediante la morte e la risurrezione ha portato riconciliazione tra cielo e terra (cf. Col 1, 20). Per usare un’espressione di san Paolo apostolo: “Egli è la nostra pace” (Ef 2, 14). È infatti la mia convinzione di fede che mi ha fatto rivolgere a voi, rappresentanti di Chiese cristiane e comunità ecclesiali e religioni mondiali, in spirito di profondo amore e rispetto. Con gli altri cristiani noi condividiamo molte convinzioni, particolarmente per quanto riguarda la pace. Con le religioni mondiali condividiamo un comune rispetto e obbedienza alla coscienza, la quale insegna a noi tutti a cercare la verità, ad amare e servire tutti gli individui e tutti i popoli, e perciò a fare pace tra i singoli e tra le nazioni. Sì, noi tutti siamo sensibili e obbedienti alla voce della coscienza di essere un elemento essenziale nella strada verso un mondo migliore e pacifico. Potrebbe essere diversamente, giacché tutti gli uomini e le donne in questo mondo hanno una natura comune, un’origine comune e un comune destino? Anche se ci sono molte e importanti differenze tra noi, c’è anche un fondo comune, donde operare insieme nella soluzione di questa drammatica sfida della nostra epoca: vera pace o guerra catastrofica? Sì, c’è la dimensione della preghiera, che pur nella reale diversità delle religioni, cerca di esprimere una comunicazione con un Potere che è al di sopra di tutte le nostre forze umane. La pace dipende fondamentalmente da questo Potere che chiamiamo Dio, e che, come noi cristiani crediamo, ha rivelato se stesso in Cristo. Questo è il significato di questa giornata di preghiera. Per la prima volta nella storia ci siamo riuniti da ogni parte, chiese cristiane e comunità ecclesiali e religioni mondiali, in questo luogo sacro dedicato a san Francesco per testimoniare davanti al mondo, ciascuno secondo la propria convinzione, la qualità trascendente della pace. La forma e il contenuto delle nostre preghiere sono molto differenti, come abbiamo visto, e non è...
Siamo pronti a partire, con una nave carica di sogni, la Bari- Durazzo, tutti con un’unica direzione Tirana, città a cui tanti di noi sono legatissimi. A Tirana si parlerà, si sognerà, si farà PACE! Perché la pace è sempre possibile, anche in questi anni in cui sembra essersi smarrita, in cui i nostri occhi sono pieni del male di guerre senza fine, di stragi senza età di violenza. Serve tornare a sognare la pace, e le religioni in questo hanno un ruolo cruciale. Seguiteci su questo blog, sulla nostra pagina, sin dalla partenza, seguiremo il suono emozionante di religioni, uomini spirituali, leader e gente comune, uniti per la pace, tutti insieme per dire che #peaceispossible. Seguiremo le conferenze che si terranno dal 6 all’8 Settembre, ve ne renderemo conto, vi offriremo le immagini di un mondo multicolore e unito! Ecco l’appello di Pace della preghiera per la pace tenutasi ad Anversa nel 2014! Buona lettura e costruiamo insieme un mondo di Pace! APPELLO DI PACE 2014 APPELLO DI PACE Donne e uomini di religione diversa ci siamo riuniti su invito della Comunità di Sant’Egidio ad Anversa, nel cuore dell’Europa. In una terra che ha subito l’orrore della Grande Guerra Europea e Mondiale, un secolo fa. Ci inchiniamo alla memoria dei tanti caduti e ripetiamo: Mai più la guerra! Oggi invece la guerra è tornata sul suolo europeo, travolge convivenze millenarie in altre terre, fa soffrire troppi. Abbiamo ascoltato la preghiera di milioni di profughi e fuggiaschi, di chi chiede di non morire di fame e di sete, di malattie curabili in altre parti del mondo. La richiesta di dignità dei poveri, il bisogno di giustizia di popoli, le periferie del mondo. Il mondo ha avuto grandi possibilità e tempo per costruire la pace, per accorciare le distanze, per prevenire i conflitti, prima che le crisi diventassero troppo grandi. Il mondo ha perso però tante occasioni. Ma ora è tempo di decisione, non di rassegnazione. La guerra e la violenza in tante parti del mondo vogliono riscrivere i confini, le forme di vita, il modo in cui guardiamo all’altro. Il mondo rischia di perdere il senso di un destino comune proprio mentre è diventato globale. Ci sono malattie profonde che rendono tutto difficile: la divisione e la rassegnazione attraversano e indeboliscono tanti: le comunità religiose, la politica, gli assetti e le istituzioni internazionali. Le religioni sono chiamate a interrogarsi: hanno saputo dare un’anima alla ricerca di un destino comune o sono state catturate in una logica conflittuale? Ma le religioni possono molto: dare cuore e anima alla ricerca della pace come destino comune di tutti i popoli. Ci assumiamo oggi la responsabilità della pace quando troppo pochi sognano la pace. Le religioni dicono oggi con più forza di ieri: non c’è guerra santa; l’eliminazione dell’altro in nome di Dio è sempre blasfema. L’eliminazione dell’altro, usando il nome di Dio, è solo orrore e terrore. Accecati dall’odio, ci si allontana in questo modo dalla religione pura e si distrugge quella religione...
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