La mattina del 10 ottobre un forte nubifragio ha fatto esondare il torrente Mela sulla costa tra Milazzo e Barcellona Pozzo di Gotto. L’acqua ha inondato parecchie abitazioni in prossimità della foce e molte famiglie sono state sfollate dalle loro case ormai sommerse dal fango che ha distrutto tutto. L’acqua ha raggiunto anche i tre metri di altezza rompendo porte, mobili e trascinato auto nel mare. I residenti sono riusciti a salvarsi raggiungendo i piano alti delle case. I Giovani per la Pace di Barcellona Pozzo di Gotto insieme ai ragazzi dello SPRAR di Milazzo, muniti di stivali e pale, si sono uniti all’intenso lavoro per liberare le case dal fango e dare conforto ai tanti residenti che si sono visti spazzare tutto dalla furia dell’acqua. Tra ruspe della protezione civile e vigili del fuoco si è lavorato fianco a fianco con i residenti. E’ stata una giornata intensa, in tanti chiedevano sostegno ed aiuto in un clima reso più sereno dalla presenza dei tanti volontari. Un’anziana signora, tra il divertimento dei presenti, richiedeva esclusivamente l’aiuto di Omar che con la diligenza di un bravo nipote l’affiancava nel duro lavoro di pulizia.
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La foto di Aylan, bambino di Kobane sta sempre più diventando l’immagine del risveglio dei cuori dell’Europa. Sembra quasi volerci comunicare “in guerra si muore e si muore anche fuggendo dalla guerra” muoiono anche i bambini. Ci stiamo chiedendo guardando l’immagine come fermare le guerre? Come accogliere senza morte? E’ fresca nei ricordi l’immagine delle bare arrivate a Catania: Oggi è il momento in cui c’è bisogno di uno sforzo comune, collettivo, personale che si tramuti in sforzo internazionale. Un’immagine è di per sé statica se la gente non si muove attorno ai sentimenti che suscita: un bambino, la sabbia, la morte ed è facile creare resistenze anche alla commozione, all’indignazione, tornare ad abituarci alla morte di tanti Aylan nel mondo, non provare quel sussulto di impegno, quell’orgoglio di essere rifugio! Perchè un rifugiato senza rifugio è un uomo morto, è un bambino senza asilo, è una donna spenta ed il rifugio deve essere come un ventre materno e non cadere in balia delle ondate sociali di simpatia e antipatia. Pensiamoci: All’occhio sociale e mediatico si rincorrono queste due immagini sul migrtante: poco prima il migrante è il problema, poco dopo è risorsa: questa è schizofrenia che va superata. Oggi l’Europa può veramente essere quel rifugio, quella culla che si era immaginata al tramonto della seconda guerra mondiale. Un luogo di serenità per chi scappa dalla guerra che l’Unione è riuscita a cacciare via dai suoi confini. Questo è un merito e al tempo stesso una responsabilità verso il mondo! Tenendo fuori chi scappa dalla guerra, la guerra tornerà dentro i nostri confini e già bussa alla porta con un suono allettante. La nostra responsabilità ce la ricorda il papà di Aylan mentre parla di suo figlio non come un’immagine ma restituendogli carne, rendendolo simbolo e non solo fotografia, parlandone semplicemente come un bambino, che giocava, piangeva, rideva, saltellava e faceva i dispetti. Come un bambino che oggi è vivace nel bussare alle porte dei nostri cuori facendoci riscoprire che ogni tanto è giusto piangere. Bisogna uscire e incontrare, cambiare, protestare, accogliere a mani nude, perchè non fare passare un pensiero aberrante che ci vuole chiusi è la grande battaglia corpo a corpo contro il male di questo tempo. Una battaglia che non si può perdere.
Sandra è una ragazza nigeriana incinta di 28 anni, è sposata e decide di lasciare il proprio paese, affrontando il deserto, il caos libico e la traversata del Canale di Sicilia per poter assicurare un futuro migliore alla sua bambina. Ha superato l’inferno, a differenza di tanti altri è viva, è arrivata in Sicilia, in Italia, in Europa. Viene portata all’ospedale Piemonte di Messina, la sua bambina è prematura e viene al mondo con qualche settimana di anticipo. Sandra decide di chiamarla “Miracle”, il Miracolo è che lei e la sua bambina ce l’abbiano fatta. Andiamo a trovarla all’ospedale, ci racconta la sua storia, ci dice che non riesce a mettersi in contatto con il marito, anche lui partito dalla Nigeria, ci dice anche che si sente sola qui, nessuno parla inglese, e ci confessa che siamo la sua famiglia adesso. Le portiamo una torta, chiacchieriamo un po’ e poi andiamo a vedere la piccola. È dentro l’incubatrice e dovrà stare in ospedale per alcuni giorni ancora. Sua madre è felicissima, e ci ringrazia molto per l’aiuto che le stiamo dando. Ci congediamo da Sandra per tornare a casa, lei ci ringrazia ancora e ci dice: “God bless you”, “che Dio vi benedica”. Rimaniamo con lei che ci rivedremo nei prossimi giorni, e le lasciamo un numero di telefono per chiamare per qualsiasi eventualità. Usciamo dalla porta dell’ospedale pensando a ciò che verrà per Sandra e la bambina, rassicurati dal fatto che quello che hanno passato non accadrà più. Come Sandra sono tante le donne, incinte o con bambini piccoli, che intraprendono i viaggi della speranza, molte non ce l’hanno fatta, inghiottite insieme ai loro piccoli dal mare. Il nostro pensiero e quello di tutti dovrebbe essere rivolto a queste donne coraggiose, che rischiano tutto per assicurare un futuro migliore ai loro figli. Con la speranza nel cuore che tutte le donne come Sandra possano avere una vita giusta. di Giorgio Cannetti
Amici, ma ci pensate? Qui nascono grandi amicizie tra anziani e nuovi Europei. Entrambi hanno un’ambizione: diventare amici. E da questa ambizione, nasce qualcosa di speciale proprio dalle due categorie più emarginate dalla nostra società! Non si tratta forse di una bella e grande Rivoluzione? E non immaginate quante meravigliose conseguenze ne derivano; l’anziano viene reso partecipe di ciò che sta accadendo, oggi, nel nostro paese: sbarchi, accoglienza, solidarietà (abbandonando così la sua condizione di precarietà esistenziale e di scarto); Questo è un grande segnale per tutti noi: ogni Rivoluzione è possibile solo se la si vuole fare davvero. Solo se si ha la forza di cambiare questo mondo. Siamo ambiziosi anche noi, perché la bella e grande Rivoluzione è certamente possibile. Di Myriam Magno
Pubblichiamo una risposta scritta da alcuni giovani “nuovi europei”, studenti di lingua italiana, alla lettera dei rifugiati di Tor Sapienza
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