>>>>>>> LA TRE GIORNI INIZIA DOMANI! FAI ANCORA IN TEMPO AD ISCRIVERTI. IL PROGRAMMA E L’ISCRIZIONE QUI: http://goo.gl/m4dkgI
Tag Archive for: mediterraneo
Contattaci con un WhatsApp o un SMS +39 351 972 5555
Universitari e nuovi europei insieme per ricordare chi ha perso la vita nei “viaggi della speranza”. a Genova, nella Chiesa di S.Pietro e Paolo, c’è stata la preghiera “Morire di speranza “, a cui hanno partecipato tanti profughi della nostra città provenienti da diversi paesi africani e asiatici. Una preghiera per ricordare i compagni persi nel tentativo di raggiungere il nostro paese, morti nella speranza di poter finalmente vivere in pace. Ragazzi di cui spesso non conosciamo il nome, il volto, il cui ricordo è affidato a quel compagno di viaggio che in quelle interminabili ore è diventato un amico, un fratello con cui condividere una delle tragedie più terribili del nostro secolo. Ricordare per loro è doloroso, una ferita che difficilmente potrà richiudersi. Hanno impressi nella mente quei volti, i sorrisi e la paura di chi non ce l’ha fatta, il cui nome e ricordo non resta che affidare al Signore, pregandolo di salvare i tanti che stanno compiendo lo stesso viaggio
Mercoledì a Messina sono arrivati 453 migranti. Insieme ai vivi riusciti ad attraversare indenni la terribile prova del mare, sono arrivate drammaticamente e quattordici bare, quattordici vite spezzate prima di abbracciare la nuova speranza in Europa, quattordici persone che oggi non ci sono più e che ci ricorderanno per sempre come sia inaccettabile morire di speranza. Noi eravamo al porto per accogliere e per porgere un fiore su ciascuno di quelle bare, eravamo insieme al vicario del vescovo, a un monaco buddhista e al Presidente della Comunità Islamica di Messina, per pregare per questi fratelli che sono scappati dalle loro città, dalla guerra e povertà, che sono scappati per trovare un rifugio sicuro ed hanno trovato un muro di acqua a fermarli. Le nostre preghiere devono infrangere quel muro perché mai più chi parte dalle tragedie del mondo debba morire di speranza.
Succede a Siracusa pochi giorni fa: alcuni giovani Nigeriani raccontano di compagni di viaggio gettati in Libia dal quarto piano di un edificio perché non in grado di poter pagare il necessario per la tratta della salvezza; per attraversare quel fazzoletto di mare che segna il discrimine tra la morte e la speranza della vita. Emmanuel – nome e personaggio di fantasia – vola. E’ gettato nel vuoto. Sulla soglia della finestra pensa al traffico impressionante tra il residence in cui dormiva e il politecnico. Andare a lezione ? Un inferno. L’Africa non è facile di suo: con gli esami e le classi affollatissime ancora di più. Ogni mattina è la stessa routine: si legge qualche salmo, esci dalla stanza con Jacob (che sogna di progettare il marchio d’auto che farà concorrenza a quelli europei e americani), ti aggrappi sul pulmino (un balzo) e sei dentro. Chiedi la fermata e scendi – dopo aver pagato per l’ennesima volta per Jacob. Entri a lezione, un mare di gente: Innocent, Lucky, Princess e tutti gli amici sono lì. Su: al quarto piano. Il professore si asciuga la fronte, parla a voce alta, butta fuori qualcuno. E’ una lezione. Il giorno dopo stessa routine. Però succede che il cellulare squilla e a Maiduguri (o Yerwa in lingua kanuri) capitale dello stato federale di Borno 15 persone perdono la vita in un attentato. Emmanuel non entra a lezione, non vede un mare di gente: Innocent, Lucky, Princess e tutti gli amici non li vede. Jacob sta zitto perché l’unica cosa vera che vorrebbe progettare è la pace. Il professore si asciuga la fronte, parla a voce alta, butta fuori qualcuno ma non Emmanuel. E’ rimasto solo per un attentato. Torna a casa, nella sua casetta che sta giù: al terzo piano. Sulla soglia della porta di casa Emmanuel pensa a Boko Aram: impressionante. Andare a Maiduguri ? Un inferno. Impossibile se non si vuole morire. La Nigeria ultimamente non è facile: con gli attentati e i rapimenti ancora di più. Ogni mattina è la stessa routine: si legge qualche salmo in qualche Chiesa per invocare la protezione dalle violenza; si sente qualche giornale; ti aggrappi alla speranza che gli attentati finiscono e inviti i cugini rimasti a stare dentro. Questa volta però hai perso il pulmino. Chiedi della fermata a quello dopo e scendi – con la fortuna di non aver pagato per Jacob. Non entri a lezione, un mare di sangue: Innocent, Lucky, Princess e tutti gli amici saranno lì. Il poliziotto si asciuga la fronte, grida a voce alta, butta fuori tutti. Emmanuel è rimasto solo per il secondo attentato. “Degli spari – gli raccontano – venivano da dentro il politecnico esattamente dall’aula al piano di sotto”. Innocent, Lucky, Princess e tutti gli amici erano lì e Jacob insieme a loro sta zitto, per sempre, giù: al secondo piano. Sulla soglia della porta dell’autobus Emmanuel pensa a quando era piccolo: impressionante. Andare a Maiduguri ? Un gioco. Beccare una festa in famigli lì era facile:...
Riceviamo e pubblichiamo il racconto di una studentessa del liceo Mamiani di Roma, Agnese Crivaro, sulla tragedia avvenuta nel Canale di Sicilia. 700 petali di rosa. Ne cade uno, cadono tutti gli altri. Pare quel gioco che fanno i bambini con le margherite: ‘M’ama o non m’ama’. E insomma? T’ama o non t’ama? Il mare è calmo, piatto. Le persone non hanno il coraggio di spogliarsi e andarsi ad immergere in quelle acque tanto fredde quanto salate. Ci sta quel bambino che passeggia con i sassolini in mano. Li osserva, se li rigira tra le mani come fossero sentimenti. Con delicatezza struscia le sue piccole dita lungo il dorso liscio dell’oggetto. Le sue unghie si infilano nei piccoli tagli sul dorso del sasso più grande. Gli viene una voglia mostruosa di spingere la sua unghia più a fondo, giusto per sentire se quel sasso ha un cuore, giusto per percepire il suo battito, giusto per fargli del male e vedere se sanguina. Ma niente, quel sasso non sanguina. Deluso, lo riposiziona sul palmo della sua mano e guarda l’infinita distesa di blu che si estende di fronte ai suoi occhi neri. Apparentemente, senza accorgersene, getta il sasso sulla riva, accanto al suo stesso corpo. Pare quasi che il sasso gli sia scivolato dalla mano, come se i suoi muscoli non avessero la forza di continuare a tenerlo. Quel mare blu va avanti e indietro, nota dopo nota, sale ogni attimo di un centimetro in più, e ridiscende di due centimetri a volta. Un movimento cauto, lento, ritmico, che si ostina ad oscillare tra vittoria e sconfitta. I suoi occhi profondi vagano tra quelle onde in costante movimento. Un tempo quel mare era sinonimo di libertà. Di viaggio. Di scoperta. Era il traguardo per tutti coloro che rifiutavano il conformismo e sceglievano di far invadere il loro cuore dalla natura selvaggia. Ora quel mare era solo una sinfonia. Un costante movimento calcolato dal tempo che ormai era dimora solo che di ingiustizia. E lui, il ragazzino dagli occhi neri e i sassi in mano, lo sapeva. Lo aveva visto. Un tempo in quel mare vi navigavano migliaia di cuori. Erano innamorati, quei cuori. Le loro anime si avvinghiavano l’una all’altra durante le lunghe traversate e ogni respiro che compivano rendeva più leggero quel loro viaggio. Loro amavano, ma non si limitavano ad innamorarsi l’uno dell’altro, quello sono buoni tutti a farlo. Loro amavano ogni anima presente su quelle barche che attraversavano quel mare. Ogni persona nutriva amore nei confronti dell’altra perchè loro si assaporavano con dolcezza. Loro, con gli sguardi si capivano; nei loro occhi viveva la loro storia. Un tempo in quel mare vivevano milioni di vite. Perchè quel mare era ancora fiducioso nella razza umana. Quel mare ancora credeva nell’uomo. Perció faceva il bravo quando ospitava sul suo dorso tutte quelle persone. Anche quando pioveva, quel mare manteneva la calma e tentava di mantenere stabile il suo equilibrio, giusto per loro. Il mare li...
Altri articoli
-
Dall’ECO LAB di Pace un carico di aiuti umanitari con materiale scolastico per le bambine e i bambini in Ucraina
14/02/2024 -
Eco Lab di Pace, lo spazio dove l’ecologia e la solidarietà si incontrano e si trasformano in aiuto concreto
14/02/2024 -
L’amicizia che si rivela benedizione: dalla strada al Buon Pastore
26/01/2024 -
I corridoi umanitari: un viaggio con una meta sicura per un’accoglienza umana e rispettosa
02/04/2023