Per noi, giovani universitari genovesi, quella in Sicilia è stata una vacanza ricca di incontri. Dalla festa con i profughi di Milazzo all’incontro con i Giovani per la pace di Catania, in una terra bella e complicata come quella siciliana non potevamo dimenticarci di una figura così importante come quella di Padre Pino Puglisi. Accompagnati da Vincenzo Ceruso siamo stati a Brancaccio, ripercorrendo i passi di Don Pino nelle vie e nei luoghi da lui frequentati fino al giorno della sua morte. Abbiamo visto la sua casa, il Centro Padre Nostro e la parrocchia dove chi lo ha conosciuto e i ragazzi più giovani tengono vivo il suo ricordo. L’impronta lasciata da Padre Puglisi è visibile in tutti quelli che lo hanno incontrato, come la signora Elisa che porta avanti i suoi pensieri e i suoi sogni, testimoniando ogni giorno la sua amicizia ai visitatori della casa di Don Pino. Era un uomo semplice, ci ha raccontato, ma sognava in grande. Anche noi vogliamo essere come lui, degli uomini e donne semplici ma con degli ideali e dei sogni da realizzare, quei sogni che non sono morti neanche con la sua uccisione. Vogliamo essere come lui nella non rassegnazione verso i tanti bambini e le situazioni più difficili che incontriamo nelle scuole della pace, pronti a parlare con tutti, anche con chi ci sembra così lontano dai nostri valori. Vogliamo sognare anche noi in grande, perché la mentalità ristretta dei quartieri in cui ci troviamo sia sconfitta da uomini e donne miti e col sorriso, proprio come Don Pino.
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“Ciò che inferno non è” è un romanzo, ma il protagonista, un giovane liceale di Palermo, incontra una persona vera, e la sua vita cambia. La persona vera è Padre Pino Puglisi, da alcuni conosciuto come 3P, prete ucciso dalla mafia nel 1993, e proclamato beato da Papa Francesco. L’incontro con 3P lo porta a incontrare la periferia di Palermo, il quartiere di Brancaccio, una realtà sconosciuta, difficile, ma affascinante; e a Brancaccio si incontra la vita, i bambini vittime della violenza e assoldati dalla mafia, che hanno bisogno di aiuto. Un bel romanzo, in cui c’è tanto dei Giovani per la Pace, e un bel modo di iniziare a conoscere Padre Puglisi, un vero amico di Gesù e dei poveri, che ci aiuta a capire come anche nell’inferno, c’è sempre qualcosa “che inferno non è”.
Riceviamo e pubblichiamo la lettera e le foto di Lucia Florio, una Giovane per la Pace di Messina, sulla beatificazione di Padre Pino Puglisi dopo la cerimonia del 25 Maggio scorso. “Ciao a tutti! Sono Lucia, Giovane per la Pace di Messina. Vi voglio raccontare un sogno: è il sogno di tutti noi ragazzi che facciamo scuola della pace nei ‘quartieri’. Ogni settimana aiutiamo i nostri bambini a fare i compiti, regaliamo qualche sorriso e un pò di serenità… Ecco, questo è anche il sogno di Padre Pino Puglisi, “uno di noi”. Lui nel quartiere di Brancaccio a Palermo toglieva i ragazzi non solo dalla strada, ma li rubava alla mafia, e come sappiamo è stato ammazzato per questo. Il 25 Maggio è stato il suo e il nostro giorno, il giorno della rivincita. La Beatificazione di 3P (dalle iniziali del suo nome) è stat una festa non solo per Brancaccio e Palermo, ma per tutti noi che lottiamo giorno dopo giorno, per le nostre scuole della pace in tutto il mondo. Una delle frasi che Puglisi diceva era: “E se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto…”. Essere lì quel giorno con gli altri giovani per la pace, andare nel suo quartiere e sotto casa sua (dove gli hanno sparato), mi ha fatto capire davvero il significato di questa frase: ‘insieme si è più forti e l’amore è l’arma giusta per vincere!'” La Redazione
Don Pino Puglisi, ha sostenuto i primi passi dei Giovani per la Pace nel suo quartiere di Brancaccio (anche se allora portavamo un altro nome). Alcuni di noi lo hanno conosciuto, è stato nostro amico. Un uomo mite, ma forte. Oggi lo vogliamo ricordare con le parole di Papa Francesco all’angelus di ieri, dopo che il nostro amico è stato proclamato beato. Alziamo gli occhi da noi stessi, guardiamoci intorno, rischiamo di non accorgercene, ma può capitare di camminare accanto ai santi. “Cari fratelli e sorelle,ieri a Palermo, è stato proclamato Beato Don Giuseppe Puglisi, sacerdote e martire, ucciso dalla mafia nel 1993. Don Puglisi è stato un sacerdote esemplare, dedito specialmente alla pastorale giovanile. Educando i ragazzi secondo il Vangelo li sottraeva alla malavita, e così questa ha cercato di sconfiggerlo uccidendolo. In realtà, però, è lui che ha vinto, con Cristo Risorto. Io penso a tanti dolori di uomini e donne, anche di bambini, che sono sfruttati da tante mafie, che li sfruttano facendo fare loro un lavoro che li rende schiavi, con la prostituzione, con tante pressioni sociali. Dietro a questi sfruttamenti, dietro a queste schiavitù, ci sono mafie. Preghiamo il Signore perché converta il cuore di queste persone. Non possono fare questo! Non possono fare di noi, fratelli, schiavi! Dobbiamo pregare il Signore! Preghiamo perché questi mafiosi e queste mafiose si convertano a Dio e lodiamo Dio per la luminosa testimonianza di don Giuseppe Puglisi, e facciamo tesoro del suo esempio!” Papa Francesco, 26 Maggio 2013 La Redazione
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