Recensione del libro “Lacrime di sale”
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Alla Scuola della Pace! Il mondo dei bambini, con le loro parole, paure e desideri, nel libro “Alla Scuola della Pace”, a cura di Adriana Gulotta, presentato questo martedì Alla presentazione del libro, Andrea Riccardi , il fondatore della Comunità di Sant’Egidio e l’attuale presidente Marco Impagliazzo, la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli e i giornalisti Marco Tarquinio e Maria Novella De Luca. È l’amicizia con i più piccoli il tema messo al centro della presentazione tenuta a Roma questo martedì. È un tema molto caro ai Giovani per la Pace e ad Andrea Riccardi, che ha ricordato bene nel suo intervento: “La Scuola della Pace nasce per essere la compagna di questi bambini”. Ha fatto notare la decisione di scegliere come autore proprio la Comunità di Sant’Egidio stessa, sottolineando che “non si vive senza identità”, e specificando che “la Scuola della Pace propone un’«identità CON» e non «CONTRO»”. Anche noi Giovani per la Pace scegliamo un’«identità CON», CON i più piccoli, CON gli anziani, CON i più deboli, CON i poveri. Molte sono le nostre storie d’amicizia che, come ricorda il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, sono quelle che non finiscono! L’amicizia con i bambini raccontata in questo libro è il “METODO” delle scuole della pace, “quasi una rivisitazione di quello di Don Milani” racconta la curatrice del libro Adriana Gulotta. “È il metodo dell’amicizia, della gentilezza, della relazione umana” commenta la ministra Fedeli, e aggiunge che “leggere questo libro ti fa sentire parte della Comunità di Sant’Egidio”. Ed è proprio vero, è un libro inclusivo, scritto da “tutti” e allora che aspetti a leggere anche tu “Alla Scuola della Pace“? Rivedi la diretta della presentazione del libro “Alla Scuola della Pace” Questa domenica i Giovani per la Pace di Roma saranno a Barbiana dove don Milani realizzò la sua idea di scuola tra gli anni Cinquanta e Sessanta, per i bambini poveri, rendendo amici la cultura e quei giovani insegnanti che vi si prestavano.
Rico è un senza fissa dimora che dopo la morte del suo amico Titì decide di affrontare un lungo viaggio attraverso la Francia, per raggiungere un ricordo che ha lasciato a Marsiglia tanti anni prima. Rico è un uomo che, come tanti, è buttato per la strada dalla solitudine. Il suo racconto non è però un racconto solitario, ma popolato degli incontri e delle vite di tanti altri morenti, di tanti altri traditi dalla vita. È un racconto drammatico che però apre uno squarcio sul mondo dei “falliti”, costringendo il lettore a guardare proprio loro, coloro i quali la società del successo individualistico ci farebbe volentieri dimenticare, perché ne rappresentano la sconfitta.
Per coloro che sono a Roma. Un appuntamento da non perdere domani pomeriggio presso la Basilica di San Bartolomeo all’Isola Tiberina. La presentazione del bel libro “I bambini della notte” di Mariapia Bonanate e Francesco Bevilacqua. Il libro è molto bello. I relatori d’eccezione. Non mancate. Obbiettivo chiaro: #2librialmese.
Oggi non è domenica, ma anche se fuori programma continua la nostra campagna #2librialmese con molto di più di un post. Questa sera alle 18.00 presso la Basilica di S.Bartolomeo all’Isola, P.zza di S.Bartolomeo 22 a Roma, verrà presentato il bel libro di Francesco De Palma: “Il prezzo di due mani pulite” sulla vicenda di Floribert Bwana Chui. Giovane della Comunità di Sant’Egidio ucciso per non aver ceduto alla corruzione. Non diciamo nulla di più adesso sul bel libro, ma alcuni GxP andranno alla presentazione e ci permetteranno di seguire l’evento attraverso un livetweet dall’account twitter @gxlapace a partire dalle 18.00. Hashtag #gxplive
Alla casa della Comunità di Sant’Egidio a Tor Bella Monaca, periferia est di Roma, si è fatto un viaggio nel continente degli anziani; nel continente occidentale, in cui il progresso tecnologico ha allungato i tempi della vita. Anni in più che rischiano di esser svuotati di senso, se vissuti nella solitudine, alla periferia della vita, in cui ci si sente inutili. Con parole umane, dal tono letterario-scientifico a quello del racconto di vita, il libro La forza degli anni (maggio 2013), della collana I libri di Sant’Egidio, dona a giovani e famiglie lezioni di vecchiaia. Un libro che può cogliere le diverse sfumature di questa nuova stagione della vita; è scritto a più mani ed è il risultato di quarant’anni di alleanza con gli anziani. Nel pomeriggio del primo giugno, alla casa di Tor Bella Monaca, sempre più voci hanno indagato il segreto di quegli anni che, per mezzo dell’amicizia, possono rinnovarsi di novità e di fede, impreviste. Moderatrice dell’incontro Paola Cottatellucci, autrice del contributo “L’anziano, la famiglia e altre relazioni”. Ha fatto risuonare le parole di Maria, ultracentenaria: ‘I vecchi senza amore, muoiono’. Il viaggio nel continente anziano è iniziato attraverso le parole di don Francesco Tedeschi, Professore alla Pontificia Università Urbaniana, per il quale il dono di questo libro consiste nel ‘liberarci dalla paura con la coscienza di una forza che può far rinascere e guarire la nostra società, a partire dal legame tra anziani e giovani’. Legami in una famiglia senza confini, come la Chiesa di tutte le generazioni, della gratuità e dell’amore. Dopodiché, Laura Spazzacampagna, assistente sociale al municipio VII (ex X), nonché appassionata di antropologia, ha dato delle immagini della cultura del rispetto nei confronti dell’anziano in altre società: la vecchiaia, intesa come processo continuo e ininterrotto dalla nascita, ci avvicina a un patrimonio di sapienza, ereditato dagli avi. Ha in seguito rilevato le criticità dell’assistenza istituzionale agli anziani e di come questa possa essere rinvigorita dallo spirito e dalla creatività della Comunità. Segue l’intervento del Prof. Leonardo Palombi (Tor Vergata), attivo nel programma DREAM. Attraverso la lettura di alcune storie tratte dal libro, ha mostrato come ‘La forza degli anni’ capovolga la prospettiva di alcuni problemi. Dalla questione del burn-out degli operatori, ossia del logoramento di chi per mestiere si approccia ogni giorno alla sofferenza, alla questione del cuore, della domanda personale, da cui scoprire la potenza terapeutica, guaritrice, bilaterale dell’amicizia che ravviva una scintilla di umanità mai spenta del tutto. Prende, dunque, la parola il dirigente scolastico Fabio Cannatà (liceo Amaldi). In qualità di operatore della scuola, ha sottolineato come la mancanza di scolarizzazione minacci l’autosufficienza e di come la scuola, in diverse vesti, possa rappresentare un ponte tra giovani e anziani, tra scuola e territorio. Pertanto ha lanciato ai giovani l’idea di fare un corso di uso del computer per gli anziani. Non tanto per il c.d. digital divide, quanto per dare occasione ai giovani di dialogare con gli anziani. Si forma così un rapporto non facilmente definibile secondo i soliti schemi. Chi...
“La vita è come un lungo viaggio in macchina, soggetto a imprevisti. Un giorno, la macchina su cui viaggiavo si è rotta all’improvviso. Nel buio della notte. In una strada deserta. Davanti a una linea rossa. Ma proprio quando avevo cominciato a rassegnarmi qualcuno è venuto in mio soccorso. Si è sporcato le mani e mi ha permesso di riprendere il viaggio. La linea rossa non era più il termine, ma un punto di partenza. Da quel momento non sarei più stata sola.” Pacem Kawonga, Un domani per i miei bambini P. Kawonga, Un domani per i miei bambini Piemme, aprile 2013 La vita di Pacem è segnata. È una condannata a morte, ma il suo boia è paziente: non la viene a prendere subito, forse la lascerà tranquilla a lungo, ma prima o poi la verrà a prendere, lo sa. Il suo boia ha già cominciato a stuzzicare Melinda, la sua secondogenita, sempre malaticcia e piccola, e suo marito, James, un uomo manesco e infedele nel quale Pacem cerca disperatamente di ritrovare colui di cui si era innamorata. Il boia di Pacem si chiama AIDS, una malattia che in Malawi, come in tutta l’Africa, equivale a una condanna a morte, anzitutto sociale. Pacem, però, ascolta la radio, ascolta le storie dei malati, scopre che una speranza c’è, che forse può allontanarsi dal burrone verso il quale sembra si stia dirigendo. Si chiama DREAM ed è un sogno per ogni malato di AIDS. DREAM, Drug Resource Enhancement against AIDS and Malnutrion, è il programma di cura dell’AIDS e prevenzione materno-infantile della Comunità di Sant’Egidio, è il sogno di dare agli Africani le cure Occidentali e permettere a madri malate di far nascere figli sani a costo zero. È un sogno che ha esordito nel 2002 in Mozambico, riuscendo a raggiungere nel 2012 dieci paesi (Mozambico, Malawi, Tanzania, Kenya, Repubblica di Guinea, Guinea Bissau, Camerun, Congo RDC, Angola e Nigeria), dopo essersi scontrato con il pregiudizio di tanti. Pacem ha incontrato questo sogno quando era appena approdato in Malawi e si è fidata di medici, infermieri, operatori di quell’ambulatorio un po’ strano dove nessuno sembrava aver fretta e in cui il paziente diventava il centro delle attenzioni del personale. Oggi, Pacem è un’attivista del progetto DREAM, parla per le piazze, per le strade e i quartieri, racconta la sua storia, come in Un domani per i miei bambini, edito per Piemme, che consigliamo di leggere; parla al cuore di uomini e donne che ancora il test non l’hanno fatto, dona loro una nuova speranza: l’AIDS si può vincere! Non è una condanna a morte. È proprio la Speranza la grande coprotagonista di questo libro e non è solo la speranza di Pacem, che fa il test e va alla ricerca delle cure per lei e per il marito anzitutto per paura di lasciare orfani i suoi bambini come a lei stessa era successo. È la speranza di quanti si sono affidati al Programma DREAM e hanno scoperto che ciascuno di...
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