Sami, potremo mai capire? Abbiamo incontrato Sami Modiano, sopravvissuto ad Auschwitz, alla presentazione del libro “Io desidero la pace”. Gli abbiamo scritto una lettera che vi chiediamo di diffondere Caro Sami Modiano, sei sopravvissuto ad Auschwitz-Birkenau. Non possiamo immaginare cosa hanno visto i tuoi occhi, non gli occhi di uomo che racconta con coraggio, ma gli occhi di ragazzo che hanno visto padre Giacobbe bastonato dai nazisti, mentre dividevano le famiglie, i bambini dai padri, gli abili dagli inabili. La famiglia umana si disgregava, come quella bella comunità ebraica di Rodi in Grecia alla quale appartenevi, in cui gli italiani per primi portarono la guerra. Tu perdevi l’infanzia quando in terza elementare ti cacciarono da scuola perché ebreo: era il 1938, avevi otto anni. L’orrore di quel razzismo non deve ripetersi: foste buttati in navi bestiame per andare al porto del Pireo. La destinazione era a voi ignota: era Birkenau. Poca acqua e corpi ammassati, con donne in stato interessante, bambini da allattare e anziani che cedevano. Era la finale realizzazione della follia di popolo che sono il razzismo e la collaborazione alla guerra: un vagone diverso, in cui ammassare i corpi, a cui togliere le risorse. Prima di morire, chi poteva essere sfruttato, veniva portato allo sfinimento. Speriamo di capire la missione di un sopravvissuto, un giorno. Grazie (foto originale di Tino Veneziano, edited)
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