In Italia ha di recente parlato ai giovani padre Alejandro Solalinde, 73 anni, che in Messico presta assistenza ai profughi, spesso vittime di abusi.
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A Roma aiutava i senza fissa dimora con Sant’Egidio (GUARDA IL VIDEO)
Esperti e testimonianze alla Luiss di Roma, giovedì 12 aprile, 11.30-13.30
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"Il 20 febbraio a Parma quattrocento studenti hanno parlato di migrazioni a partire dal racconto di Dawood che ha affrontato uno dei cosiddetti 'viaggi della speranza' per sfuggire a quella "bocca di squalo" che era diventata casa sua."
Il nuovo progetto artistico dell’artista cinese Liu Bolin (prodotto dalla galleria di Verona Box Art) che ha voluto lanciare un messaggio di accoglienza e integrazione, ha coinvolto la Comunità di Sant’Egidio e i giovani per la Pace di Mineo, dando vita ad un insieme bellissimo di arte e integrazione! Si può dire che i Giovani per la pace che hanno posato per gli scatti dell’artista cinese siano diventati una vera e propria opera d’arte! Ecco un articolo di Francesca Pini su SETTE, settimanale del Corriere della Sera, che racconta le emozionanti giornate passate nei luoghi simbolo dell’accoglienza in Sicilia tra vernice, sorrisi e amicizia. LEGGI QUI A Breve sul nostro blog le emozionanti foto!
Domenica è stata una giornata di festa per noi gxp di Trieste. Abbiamo organizzato un pranzo con gli amici della scuola di italiano, in occasione di alcuni compleanni e di due belle novità. In sede c’era un’atmosfera magica tipica del pranzo in famiglia: il buon profumo del cibo cucinato in una grande pentola, una tavola lunga per farci stare tutti, le sorprese nascoste per i festeggiati, noi che correvano per le scale il più veloce possibile per riabbracciarci. A tavola ci siamo raccontati le cose successe nelle ultime settimane, brindato e festeggiato la vita, ci siamo commossi della grande fortuna che abbiamo avuto nel conoscerci. Al momento dei regali Cosimo, uno dei maestri della scuola di lingua e cultura italiana, nel ringraziare per l’inaspettata festa di compleanno a sorpresa, si è emozionato e ci ha detto:”Alla scuola non insegno solo, ma ho trovato in voi degli amici, nei miei studenti delle persone speciali che non dimenticherò mai!”. Sony e Muhammad, due nuovi europei, hanno voluto comunicare alla loro famiglia italiana il buon esito della loro richiesta di asilo. (Davvero avevamo degli ottimi motivi per far festa!) Con gli occhi pieni di gioia ci hanno raccontato del momento in cui hanno ricevuto la notizia che potevano rimanere in Italia; hanno ballato e abbracciato un poliziotto in questura. Sony al termine del pranzo ci ha detto: “sono molto contento, oggi è come se stessi ballando dentro. Voi amici mi avete aiutato tantissimo, oggi qui mi sento in famiglia”. Per tutti noi questo pranzo è stato un grande dono, si vedeva sui nostri volti la gioia di stare insieme, di condividere sentimenti e felicità, le emozioni provate, non solo un pasto.Noi gxp facciamo parte di una grande famiglia formata da persone di età diverse, provenienti da paesi diversi che aiutano i loro fratelli nei momenti difficili e festeggiano le belle notizie tutti insieme. Andiamo oltre il colore della pelle, non abbiamo paura di amare.#changeyourcity è anche questo! fare festa insieme. Gli amici pachistani, prima di andare via, hanno scritto sulla lavagna ”thanks italian people”, questo è stato il regalo più bello, la dimostrazione che stiamo costruendo un’amicizia, abbattendo barriere e lottando tutti insieme per cambiare la società. #changeyourcity non è solo uno slogan, ma quanto facciamo insieme, nuovi europei ed italiani, volendoci bene e vivendo ogni giorno piccoli ma importanti momenti come un pranzo domenicale in famiglia! Che cos’è la felicità? La felicità è qualcosa che costruiamo giorno dopo giorno, attraverso i sorrisi dei nostri amici aiutando le persone quando hanno bisogno, volendo il bene delle persone che amiamo. Per essere felici non servono oggetti preziosi ma le persone speciali che incontriamo nella nostra vita.
Il mondo cambia a partire dalle periferie, quelle urbane, umane, quelle esistenziali che toccano tanti giovani oggi che sognano il cambiamento e non sanno da dove iniziare! Vienici a trovare! Il mondo cambia a partire dalle nostre città che hanno diritto ad un pensiero nuovo che nasca dall’amicizia con i poveri, con la preghiera, con tanti anziani dimenticati negli istituiti, dai bambini che vivono i quartieri periferici e che hanno il diritto al cambiamento, ad avere un giovane per amico che lo accompagni nell’avventura della vita che insieme diventa meno complicata. I bambini hanno diritto alla Scuola della Pace. Il mondo cambia a partire dall’accoglienza dei rifugiati nelle nostre città, nei porti e nelle stazioni, luoghi di passione e di incontro, luoghi dove i Giovani per la Pace hanno trovato grandi alleati per costruire la globalizzazione della solidarietà e per sconfiggere la globalizzazione dell’indifferenza di cui parla Papa Francesco. Infatti molti rifugiati incontrati in tutta Italia oggi aiutano gli italiani in difficoltà! Il mondo cambia se costruiremo città più umane che devono tornare a guardare con compassione chi vive in strada. Possiamo scegliere se costruire la città del filo spinato o la civiltà del convivere. I giovani per la Pace da anni hanno legato la propria vita a quella dei poveri ed hanno scoperto che solo così il volto delle città può cambiare, concretamente: sono infatti migliaia i poveri che già ora andiamo a trovare con fedeltà e da anni in tutta Italia, perché l’amicizia con i poveri è un’amicizia fedele. Puoi farlo anche tu! #ChangeYourCity con i giovani per la pace! Partecipa anche tu alle attività di solidarietà con i più poveri, vienici a trovare alla sede dei giovani per la pace più vicina e scopri anche tu che insieme il mondo può cambiare. Non esitare #ChangeyourCity Partecipa su Twitter scrivendoci le tue idee taggando i @gxlapace con l’hashtag #ChangeYourCity
«Io credo tuttavia che l’uomo soffra soprattutto per mancanza di visione». Così scriveva Giovanni Paolo II. Una verità che oggi vediamo verificarsi su chi migra. Il tema della visione per l’Europa è fondamentale. Negli anni in cui poco si è parlato di migranti il senso del nulla e del torpore ha invaso tutti, in modo trasversale. Sembrava che l’Europa fosse solo un’accozzaglia di questioni economco-finanziarie lontane dagli uomini. Se ci chiedessimo cosa caratterizzava il nostro dibattito non lo ricorderemmo. O al massimo ricorderemmo di sigle e questioni economiche che per nulla hanno toccato i nostri cuori o la nostra coscienza. I migranti però, affondando in un mare diabolico o morendo nelle guerre o per mano degli specialisti del terrore, hanno fatto riemergere passioni (tristi) che ci danno l’illusione di esser vivi. Il cattivismo. L’urlo. L’indifferenza. La spietatezza dei commenti. Lo schierarsi contro, anche poco comprendendo. Tutti indicatori di passioni tristi, disumane. “Partono perché illusi”, “partono perché li andiamo a prendere”, “partono perché la Libia è un caos”. Le frasi del torpore e del nulla. Un mantra continuo, incessante, contro una verità: l’assenza di “visione”. Un’assenza che ha incendiato i conflitti, aumentato le violenze e fatto razzia di vite. Un torpore ed un nulla che anziché porre fine agli scenari di disumanità e di morte ne ha aperti altri. Ungheria, Macedonia, il tunnel della manica, i camion. Spesso si è detto che la Libia è un inferno perché nel caos: ma vige il caos lì dove anziani e bambini sono costretti a strisciare sotto il filo spinato per avere salva la vita ? No. Lì vige in torpore ed il nulla: l’assenza di visione di cui il migrante soffre. E’ uno spettacolo indegno. Un torpore indegno. Un’assenza di visione indegna. Stiamo scambiando dei diseredati per ladri, affamati per ingordi, disperati per vacanzieri. C’è una domanda che sorge spontanea davanti a muri in costruzione e fili spinati: dopo i migranti chi saranno i prossimi dall’altra parte, i prossimi a soffrire per mancanza di visione ? Chi catalizzerà la passione triste divenendo un capro espiatorio che muore senza scandalizzare ? Gli “Untermensch” – termine che nell’ideologia razzista nazista descriveva coloro che erano considerati popoli inferiori – chi saranno ? Chi saranno le categorie le cui morti non provocheranno una grande vergogna nel cuore di tutti ? Ma c’è un’altra domanda: che valore avrà la vita in Europa ? L’epifania della vita, dell’estraneo, del volto, dell’altro che evoca la nostra responsabilità saremo in grado di sperimentarla ? Le immagini di sofferenza di questi giorni non vengono dalla Libia ma dall’Europa ed è preoccupante perché se la vita non è tale dove si cerca rifugio, non lo è in nessun altro luogo. I migranti stanno soffrendo soprattutto per mancanza di visione. E lentamente anche noi. Non perché qualcuno ci toglie futuro e risorse (“ci ruba il lavoro”) ma perché non ci stiamo (pre)occupando di costruire, allargare, sperimentare una visione accogliente in grado di accogliere “l’epifania del volto”. E ormai lo sappiamo e lo vediamo:...
Cara Vanessa, ho letto la tua lettera e non posso negarti che ho provato un sussulto di felicità. La #3giornisenzafrontiere è terminata ed è bello sentire che le sensazioni che sono nate durante quella tre giorni stanno dando frutto e prospettiva, voglia di non farsi trascinare da polemiche, di non farsi derubare dal “dio dell’impossibile” ma capire che costruire la società del domani passa dall’integrazione di tanti ragazzi e ragazze che hanno visto, vissuto e subito la guerra e vogliono costruire pace, qui in Europa, insieme: Di più: passa dalla voglia di fare concretamente per costruire con i nuovi europei quartieri più umani, bambini più felici, anziani lasciati meno soli. La concretezza che nasce dall’amicizia dà grandi risultati ed in questo la comunità è maestra. La forza delle parole dei giovani veneti apre lo spazio ad un sogno ambizioso: Grazie ai giovani per la pace il Veneto diventerà una delle regioni dell’accoglienza. Tu scrivi: “accogliere ed integrare si può”, sì, si può e lo stiamo già facendo! Lo abbiamo fatto tutte le volte in cui durante la tre giorni, guardando negli occhi di un migrante, pregando insieme a lui, ricordando i nomi dei suoi amici dispersi in mare, non abbiamo visto una minaccia per l’economia (peraltro infondata) ma un fratello da amare e con cui spenderci insieme per i più poveri. Abbiamo visto negli occhi di chi ha partecipato alla tre giorni una luce ed un sorriso sulle labbra, prima di stupore, poi di determinazione di chi ha capito che la solidarietà non si può fermare, perché l’accoglienza è come una dolce brezza in una giornata di arsura, è come il vento in poppa del veleggiante, un vento calmo che accompagna ed accogliere è un atto di pace. Grazie a tutti ancora per i bellissimi giorni passati insieme e per il vostro lavoro con i migranti che diventeranno, grazie alla vostra amicizia, sempre più nuovi europei. Sì hai proprio ragione Accogliere e integrare si può, senza frontiere, anche quelle tra nord e sud che si sono polverizzate lasciando spazio all’accoglienza e alla nostra bellissima amicizia che sembra esistere da sempre, perché è quella di una famiglia senza confini! Sebastian e i Giovani per la Pace della Sicilia.
Una barca, un cristiano e un musulmano insieme per affrontare il mare. Una seconda volta. Due migranti, due nuovi europei, due giovani per la pace, Elias e Muhammad che vogliono dimostrare che il nostro mare, il mediterraneo è un mare di pace, di sport e di bellezza e non deve più essere il luogo dove affrontare una prova dove per tanti l’esito è la morte. Elias e Muhammad, a bordo di “ottovolante” stanno partecipando ai mondiali di vela di Barcellona, insieme ad un meraviglioso team di italiani. Noi sogniamo la vittoria, ma sicuramente accettando questa sfida dopo essere arrivati vivi in Italia nella loro “prima” traversata con un barcone, fuggendo da storie da troppi dimenticate, hanno vinto la paura, restituendo a tanti il mare, il suo senso più profondo che è la sua bellezza. In bocca al lupo ragazzi!
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