“Oggi sono contento che sei venuta!”. Mi accoglie così Modou. Le parole più belle del mondo, dette da un ragazzo alla festa di fine Ramadan che i Giovani per la Pace di Messina hanno organizzato per i minori, ospiti dell’istituto Spirito Santo. Abbiamo portato cibo, bibite, musica e tanta compagnia. Noi arriviamo, chi in macchina chi a piedi. Eccoli lì, sul muretto: loro ci aspettano, come sempre. Sono 14 ragazzi, con le loro storie, il loro passato. In Gambia, in Mali, hanno lasciato mamma e papà oltre che gli orrori della guerra, della miseria e della fame; qui in Italia sono arrivati denutriti, tristi, malati, e noi Giovani per la Pace di Messina eravamo lì ad accoglierli all’ospedale e alleviare quello che i medici non posso curare: la solitudine e i ricordi terribili del loro “viaggio della speranza”. Dopo due mesi, stanno bene e sorridono, sorridono tanto. “Lussia, Ramadan finito!!” mi dice Bakari. Sono contenti e sorridenti, mettiamo la musica ad alto volume, il cibo sul tavolo grande al centro, si inizia a chiacchierare. Ibrahima prende la macchina fotografica e si finge fotografo, chiedendoci di metterci in posa; qualcuno balla ma soprattutto si ride e si parla tanto, accentando anche le prese in giro sul nostro inglese inadeguato. E così mi viene in mente che quando si invitano gli amici a casa, è così che si fa, no? Posso dire che all’ inizio è stata Accoglienza, ma adesso è Amicizia, e per gli amici si fa qualunque cosa. Lucia Florio , Giovani Per La Pace
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Oggi, approfittando anche della bella giornata primaverile, siamo andati a fare una gita ai Castelli con le nostre amiche anziane della Casa di Riposo di Via Alba(Roma). Quando siamo andati a prenderle erano già tutte pronte, vestite a festa e con una gran voglia di passare una giornata serena, lontane dalla monotonia dell’istituto. La prima tappa è stata Grottaferrata, in particolare la monumentale Abbazia di San Nilo, dove abbiamo potuto ammirare affreschi e mosaici risalenti all’inizio del primo millennio: Mariateresa ci ha spiegato la storia della venuta del santo, che volle costruire questa chiesa intorno alla “Crypta Ferrata” (dalla quale prende il nome la città), luogo di culto già ai tempi dei Romani. Saziata la fame di cultura, ci siamo diretti verso il ristorante, a due passi da Rocca di Papa, per saziare anche il nostro appetito. Siamo stati subito accontentati con un antipasto abbondante: cresceva sempre di più, oltre al nostro stomaco, la gioia di pranzare insieme. Tutto il ristorante ci vedeva come una famiglia allargata e i più piccoli hanno cominciato a salutarci e a sorriderci; in particolare Valeria, una bimba di pochi mesi, ha dimostrato subito affetto per Gabriela(di 80 anni più grande) e alla fine del pranzo è venuta con la mamma a salutarla. Il momento più divertente è stato quello dei selfie: contrariamente alle aspettative, le nostre amiche anziane si sono subito messe in posa molto divertite dal moderno modo di farsi le foto. Le ottime portate del pranzo sono state impreziosite dai racconti delle nostre amiche e dal confronto con la vita che affrontiamo oggi: per noi le loro storie e la loro amicizia sono un segno di speranza e ci aiutano ad affrontare i piccoli problemi che incontriamo ogni giorno…questa è per me la “forza degli anni”!
“Bisogna conoscere culture diverse, parlare con tutti, anche con i terroristi, e cercare di mettersi sempre nelle scarpe degli altri.” Così esordisce il grande musicista e cantante Peter Gabriel, che, in occasione dell’apertura del summit a Roma tra i premi Nobel per la pace del 2006, ci invita a riflettere su realtà e culture che al giorno d’oggi possono risultare remote ed inaccessibili. L’ex frontman dei Genesis ha cercato nei suoi svariati album solisti (in particolare in “III” e “IV”) di riportare in auge tradizioni e culture differenti affiancandosi artisti appartenenti al mondo africano e non, del calibro di Youssou N’Dour, Yungchen Lhamo e Nusrat Fateh Ali Khan, attingendone le sperimentazioni musicali che in seguito contribuiranno all’evoluzione della cosiddetta “world music”. Come importante esempio che risente degli influssi musicali della “world music” possiamo citare il terzo album solista “III” del 1980. Nel brano “Games Without Frontiers” il testo, ispirato ai giochi senza frontiere televisivi, da una parte dipinge una realtà sociale dove i giochi tra bambini costituiscono la soluzione alla violenza, dall’altra si fa ironico e prelude alla possibile guerra. In “Biko”, inno solenne scritto in memoria dell’attivista politico Stephen Biko, morto nel 1977 nella lotta contro l’apartheid, si può notare come le parole e la musica convergano in un vero e proprio canto africano. L’album “IV”, invece, è uno dei più grandi apporti di Gabriel alle lotte per la libertà e l’uguaglianza, che entra in sintonia con gli analoghi sforzi attivistici di Paul Simon (Simon & Garfunkel) . “Wallflower” introduce il tema dei Desaparecidos, “San Jacinto” confronta la società olistica dei pellerossa con la vuotezza dell’America dei fast food. Inoltre in questo album è esemplare il tentativo da parte di Gabriel di far coesistere le tradizioni musicali della cultura africana (“The Rhythm Of The Heat”) con le nuove tecnologie emergenti (ad esempio il nuovo sintetizzatore “Fairlight”, di lì utilizzato frequentemente dall’artista). Il cantante, che considera la musica una forma di comunicazione universale, vede nella conoscenza reciproca un fattore fondamentale per promuovere la pace nel mondo. Nella canzone “I Have The Touch” Gabriel sottolinea quanto il contatto, non solo mentale, ma anche fisico tra le persone possa risultare essenziale anche nella sua semplicità, e ciò assume il ruolo di un indispensabile gesto sociale (“The pushing of the people / I like it all so much”). L’interesse di Gabriel verso le culture lontane e meno conosciute ha gettato le basi per il movimento WOMAD (“World Of Music, Arts and Dance”), volto a diffondere tramite la musica la conoscenza e i valori di culture lontane e differenti dalla nostra. L’artista ha anche promosso il progetto “Witness”con l’obiettivo di di informare le persone degli abusi subiti tramite la distribuzione di mezzi video-informatici ai grandi attivisti che lavorano in loco. “E’ più difficile negare certe cose se sono state registrate con foto, video o testimonianze” conclude Gabriel al termine della conferenza. Pertanto la musica non solo è in grado di creare una rete umana fatta di popoli e culture variegati,...
La mancia è un premio, un riconoscimento per ciò che si è fatto e come lo si è fatto. Infatti le mance vengono lasciate dopo aver ricevuto un servizio, non prima. Sono un invito a “fare sempre così, anzi, meglio”. In ogni paese ci sono consuetudini, e in certi casi addirittura regole diverse: http://it.wikipedia.org/wiki/Mancia. Nel dubbio sono sempre validi il galateo ed il buon senso. Persino Batman ha ricevuto una mancia! (Dal min. 2:35 al min. 2:50) L’entità delle mance, come riportato nella puntata di Ballarò del 18 febbraio scorso è un termometro indicativo della crisi economica. Come dichiara un cameriere “ai tempi della dolce vita ci si viveva con le mance”. Come osserva la iena Mr Pink, nel film “Le Iene” di Quentin Tarantino: “le cameriere al bar non fanno altro che il loro lavoro. Allora perché lasciare una mancia? E soprattutto perché ci sono dei fortunati che la società considera degni di mancia?” Il quesito sollevato da Mr. Pink, condivisibile, o no che sia, spiana la strada per molte considerazioni: ad esempio io non sono affatto contrario alle mance, ma non capisco perché nella nostra società si lascia una mancia ai tassisti, ma non agli ambulanzieri! Forse perché si percepisce il valore della gratuità. Esiste per caso qualcosa di più appagante di un GRAZIE sincero scandito ad alta voce e accompagnato da un bel sorriso? Per alcuni forse si, potrà sembrare addirittura un ossimoro parlare di “valore” della “gratuità”, ma si tratta di una realtà ben radicata nella nostra società: si vedano le onlus, le fondazioni, le associazioni, le comunità, i movimenti e tutte le iniziative che orbitano attorno al mondo del volontariato. È bello ricordare che gratuito e gratitudine derivano dalla stessa radice. Em.Me.
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