di Marianna Imbimbo GXP Napoli Aiutare gli altri non è un talento innato. Stare vicino a chi soffre non è affatto facile. Ascoltare chi è meno fortunato di te non è uno scherzo. Eliminare i pregiudizi per poter capire le esigenze degli altri richiede uno sforzo. Sentirsi impotenti, piccoli, inadatti di fronte a problemi più grandi di noi (camorra, sparatorie, povertà economica ed educativa, disoccupazione) non è esattamente un “passatempo” che fai perché ti piace. Lo facciamo perché è necessario. Lo facciamo perché sentiamo una grande responsabilità sulle nostre spalle, perché non bisogna essere politici, magistrati, giornalisti o parroci per accollarsi i problemi della società. Napoli sta cambiando, ma non perché ci sono i turisti. Napoli sta cambiando perché ci sono dei ragazzi di 15, 16, 18 anni che invece di passare una settimana con gli amici salgono su un pullman e accompagnano i “loro” bambini a fare una vacanza, consapevoli che dovranno comportarsi da “grandi” perché c’è qualcuno più piccolo che li guarda e prende esempio. Napoli sta cambiando perché ci sono ragazzi universitari che dopo aver studiato fino a notte fonda, il terzo giorno di colonia tornano a Napoli per sostenere un esame all’università per poi tornare il giorno dopo, senza prendersi manco un giorno di pausa. Napoli sta cambiando perché ci sono persone che lavorano e si prendono permessi e ferie per portare i bambini in colonia e persone che finiscono di scrivere tesi mentre i bambini dormono. Napoli sta cambiando perché ci sono persone che spiegano ai bambini che nonostante siano piccoli, ogni loro parola vale e ogni loro gesto può significare qualcosa per qualcun altro, perciò quando sbagliano vanno corretti e quando fanno bene vanno gratificati. Napoli sta cambiando perché ci sono persone che si sono prese una responsabilità senza che nessuno glielo chiedesse, senza che nessuno li pagasse, senza che facesse “curriculum”, ma solo perché è giusto. Queste persone sono le stesse che mi spingono a continuare in quello che facciamo, a comunicarlo a più persone possibile e a dedicargli tutta la mia gratitudine per dare un senso a questa fugace esperienza che chiamiamo vita. ps: Dona per la vacanza della scuola della pace
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Ci giunge dalla scuola media Daniele Manin di Roma la segnalazione di una interessantissima esperienza artistica all’insegna della multiculturalità. Ce la spiega Mattia, uno dei protagonisti: Un incontro-scontro di culture diverse, di mondi diversi, di colori diversi: è riassumibile con queste poche e semplici parole l’esperienza di “Graffi nel mondo”, vista dai miei occhi, uno dei protagonisti del progetto. Un progetto che ha alle fondamenta il concetto della diversità, da intendersi qui come qualcosa di decisamente positivo: la diversità è l’incipit dello scambio, del confronto. Non ci può essere confronto né scambio senza diversità. Nel caso di “Graffi nel mondo”, l’incontro tra le varie culture ha portato ognuno di noi – un gruppo di ragazzi provenienti da varie parti del mondo: dal Perù al Bangladesh, fino ad arrivare all’Ukraina, alla Cina, passando naturalmente per l’Italia – a farsi altro da sé, ad alienarsi fino ad accogliere l’Altro. “Graffi nel mondo” può essere considerato il frutto non solo di un progetto artistico che è partito dallo studio di “ciò che è bello” in relazione alla street art, ai murales, e che è arrivato fino a “La danza” di Henri Matisse, ma anche la manifestazione più evidente della multiculturalità del quartiere dove lo stesso racconto è ambientato, l’Esquilino di Roma. E’ un progetto che può essere letto in diverse chiavi: un insieme di racconti di vita vissuta (penso alla storia commovente di Paolo e Luigi, due fratelli che sono entrati l’uno a contatto con l’altro solamente dopo anni di separazione), un momento di riflessione sui fatti che negli ultimi anni hanno sorpreso la società mondiale (la rivolta dei monaci tibetani contro l’occupazione cinese, ad esempio), una serie di riflessioni su temi come la poesia, la musica e il viaggio. Un groviglio di colori. Ecco il primo episodio del documentario “Graffi nel muro”. A questo link le altre puntate.
Oggi non è domenica, ma anche se fuori programma continua la nostra campagna #2librialmese con molto di più di un post. Questa sera alle 18.00 presso la Basilica di S.Bartolomeo all’Isola, P.zza di S.Bartolomeo 22 a Roma, verrà presentato il bel libro di Francesco De Palma: “Il prezzo di due mani pulite” sulla vicenda di Floribert Bwana Chui. Giovane della Comunità di Sant’Egidio ucciso per non aver ceduto alla corruzione. Non diciamo nulla di più adesso sul bel libro, ma alcuni GxP andranno alla presentazione e ci permetteranno di seguire l’evento attraverso un livetweet dall’account twitter @gxlapace a partire dalle 18.00. Hashtag #gxplive
Ci sono tanti modi per rendere migliore il mondo, e per costruire la pace. Ci sono tanti modi per contrastare il razzismo, il disprezzo, il terrorismo. Uno di questi è la cultura. Combattere l’ignoranza, le semplificazioni che portano sempre gli uomini a scontrarsi, capire quello che succede, conoscere i problemi, per non reagire sempre guidati dall’istinto, come le bestie. Proprio per questo c’è bisogno di leggere di più. Secondo il rapporto Istat sulla produzione e la lettura di libri in Italia nel 2013 i lettori sono diminuiti rispetto al 2012, passando dal 46 per cento al 43 per cento della popolazione. Chi legge non più di tre libri l’anno è circa la metà dei 24 milioni di lettori. Di questi, coloro che leggono almeno un libro al mese, cioè i cosiddetti lettori forti, sono solo il 13,9 per cento. Dunque, il 57 per cento degli italiani non legge libri. SI CAPISCONO TANTE COSE!!! Per questo i Giovani per la Pace lanciano la campagna #2librialmese per incoraggiare i lettori del nostro blog a divenire anche lettori di libri. Non lettori forti (+ di 1 libro al mese), ma lettori fortissimi. Vi daremo una mano. Ogni domenica, a partire da questa, il nostro blog consiglierà un libro, che ci è piaciuto, che ci aiuti a entrare in un problema, che ci appassioni. Chiaramente ci fa molto piacere ricevere suggerimenti. Quale è il vostro libro preferito? Quello che consigliereste a tutti? Scrivete alla nostra email allegando una breve recensione. Potrebbe essere il libro consigliato domenica prossima. Iniziamo dal primo consiglio. Papa Francesco ha parlato molto, ultimamente, delle Scuole della Pace, anche il primo gennaio dalla finestra di San Pietro, dicendo di continuare ad educare alla pace i bambini. Per questo consigliamo a tutti la lettura di “Lettera a una professoressa” scritto dagli alunni della scuola di Barbiana, sotto la guida del grande educatore Don Lorenzo Milani. Perché non è giusto bocciare? Perché la scuola non dovrebbe “fare parti uguali tra disuguali”. Perché lo studio è considerato una noia, quando è l’opportunità principale per una vita migliore? Come si fa ad educare alla pace? La risposta a queste e altre domande in poche pagine, ma molto avvincenti, scritte da dei poveri ragazzi, ma piene di sapienza. Buona lettura!
Il progetto SOUNDS FOR PEACE nasce nel 2009 ad opera dei Giovani per la Pace, per promuovere attraverso la musica la cultura dell’uguaglianza, la sconfitta del razzismo e della violenza e l’apertura alla pace e all’incontro. La musica è un canale privilegiato per trasmettere valori quali la pace, la solidarietà, la non violenza, l’inclusione sociale, il rispetto per l’altro ma spesso avviene il contrario. Vogliamo mettere in rete e far crescere band giovanili che promuovano questi valori creando canali alternativi a quelli commerciali per la produzione, distribuzione e promozione della musica. Lo faremo tramite un portale web, l’organizzazione di eventi culturali sul territorio, e dei workshop. Ami la musica? Questo messaggio è rivolto proprio a te! Sostieni il nostro progetto su Edison Start! L’obbiettivo è di creare un movimento musicale che ha come fulcro un portale web: www.soundsforpeace.org dove gli artisti registrati potranno condividere testi, audio e video dei propri brani musicali creati sui temi del progetto, interagire in un’area blog dedicata, mettere in rete esperienze e conoscenze che possano essere di aiuto ad altri, auto-organizzare eventi culturali/musicali. Si prevede di coinvolgere 500 band sul territorio nazionale con almeno 100.000 accessi online al mese! Vota la nostra proposta qui: Edison Start – Sounds for Peace “Per promuovere temi importanti ed attuali, come la pace, la guerra, la povertà, la violenza e il razzismo, il rispetto per la vita, la lotta alla pena di morte e convivere tra culture diverse! Cambiare il mondo consapevoli che la bellezza della musica può diffondere messaggi positivi che uniscono e non dividono!” SOUNDS FOR PEACE: il mondo cambia musica!
Con la sua testimonianza, il Prof. Zuccari ci insegna come l'ignoranza -che spesso può sfociare in razzismo- possa essere evitata. AMICIZIA e CULTURA sono gli ingredienti di un mondo migliore! "Noi possiamo cambiare il mondo, perché tutto può cambiare!"
L’intervista è stata rilasciata a seguito dell’intervento del professore all’incontro “Per un mondo senza ingiustizia“, tenutosi a Roma lo scorso 11 gennaio. Prof. Alessandro Zuccari, professore ordinario di storia dell’arte presso l’università la Sapienza, uno dei primi membri della Comunità di Sant’Egidio. Domanda: L’incontro di oggi è intitolato “Per un mondo senza ingiustizie”. In che modo possiamo ribellarci a questo “mondo disumano”? Risposta: Il mondo è ingiusto? Allora ribelliamoci davvero! Ma la ribellione non è solo far esplodere le contraddizioni. La ribellione è andare contro corrente rispetto a un mondo conformista che accetta la realtà passivamente o fa solo denunce formali, esteriori. La vera denuncia consiste nel rispondere ai problemi concreti, ad esempio nel da mangiare a chi non ha da mangiare e poi nell’insegnargli ad aiutare gli altri che non hanno da mangiare. Molti di noi hanno aiutato ai pranzi di Natale per i poveri: non è stato solo l’episodio positivo di un anno in un momento di festa, ma il frutto di una ribellione quotidiana contro l’ingiustizia della città. È una ribellione pacifica perché davvero il frutto dell’antica ribellione di Dio contro l’ingiustizia. Dio non è ingiusto, ma accetta di nascere e farsi bambino a Betlemme. “Dio nessuno l’ha mai visto” si legge nel Vangelo di Giovanni, bisogna scoprirlo. Dio va scoperto in una stalla, dove condivide la paglia delle bestie per ribellarsi all’ingiustizia di un mondo conformista che invece chiude le porte e dice “io non posso farci niente”. D: cosa possiamo fare concretamente? R: Dobbiamo imparare a sentirci cittadini, facciamo noi qualcosa perché le cose cambino. Ad esempio dobbiamo cambiare la cultura delle nostre città, dobbiamo impegnarci a “fare” e nello stesso tempo a “fare cultura”. Possiamo iniziare dagli amici per strada, dagli anziani, dalle scuole per la pace, dagli immigrati, dalle persone malate, dobbiamo far questo al meglio, anche se solo questo non basta. I bambini devono crescere in una città non inquinata. Noi dobbiamo lavorare per un’ecologia della cultura, per un’ecologia della sensibilità umana, per un’ecologia dell’umanesimo. D: Cosa intende per ecologia dell’umanesimo? R: il mondo va cambiato e ciascuno può contribuire a cambiarlo. L’inquinamento causato dall’indifferenza, dalla violenza, dalla contrapposizione e dal culto del denaro, merita l’impegno di tutti noi. Ognuno di noi può essere protagonista una nuova cultura dell’umanesimo per ridare quel respiro necessario non solo alla nostra città e al nostro Paese, ma a tutti i Paesi con cui siamo collegati! Uno dei motivi per cui la nostra città è inquinata e che è fatta di uomini e donne rassegnate che dicono “io non ci posso fare niente”. Certo, da soli non si può fare molto! Mi ha sempre colpito il fatto che i pastori non andarono ad uno ad uno dal Bambino di Betlemme –lo leggiamo nel Vangelo di Luca- ma andarono insieme. Erano una comunità, o comunque lo diventarono nel momento in cui cominciarono ad occuparsi dei poveri andando fino a Betlemme, a vedere quel “segno che il Signore ci ha fatto conoscere”. I pastori...
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