48 anni fa nasceva la Comunità Si intessevano i fili di una lunga amicizia che non può finire 48 anni di giri nelle periferie, di panini e coperte, di incomprensioni e malumori, di portici di repubblica e piazzale del verano, di tufello e tor pignattara, di anziani e bambini, di profughi e detenuti, degli ultimi degli ultimi, dei derelitti, dei dimenticati 48 anni di paternali e richieste, di vino sempre troppo e soldi sempre troppo pochi, di freddo e insopportabile afa, di serate di beneficienza e raccolte-fondi, di pranzi e cene insieme Anni di ‘ognuno prepara qualcosa’ e ‘ci vediamo a passamonti’, di estati in Africa e inverni a distribuire coperte, di doposcuola, di pazienza e a volte sconforto, di promesse e aspettative, di assistenti sociali e procedimenti penali, di chiamate a tutte le ore, di imprecazioni in silenzio e strettissimi abbracci, di sgomberi millantati e allontanamenti forzati, di confessioni e patimenti, di figli lontani e cuori spezzati, di latte in scatola e legumi in lattina, di regali e gratitudine, di giovani e del loro tempo, di mani che toccano tutto, di gente seduta per terra, di sguardi pieni d’amore, di pelle ruvida e consumata, di voci graffiate e cantanti improvvisati, di chitarre e stornelli, di macchine fatte a casa, di ‘vecchio babbione’ di loris e ‘vaffanculo’ di habib, di ‘o sole mio’ e dei ringraziamenti di Ana, di ‘alleluiah’ di michele e di ramanzine della signora Maria, di polemiche e gioia nel rivedersi, di ‘ma quando venite?’ e di appuntamenti serali, di disperazione totale e di parole di conforto, dell’allegria dei bambini, degli occhi liquidi dei profughi al centro d’accoglienza, dell’emozione dei detenuti a rebibbia, di persone tolte alla strada e amici salvati dalla solitudine, di un pó di speranza, di roulottes regalate, di vite incrociate, di senso di appartenenza, di uguaglianza, di mescolanza, di tutti i paesi del mondo, di problemi e paure, di riflessioni condivise, di storie ascoltate e lacrime versate come vodka nei week end, di saluti pesanti da digerire e guai da perdonare, di famiglie disfunzionali, di accoglienza e ospitalità, di dignità sopra ogni cosa, di insegnamenti e scuola di umiltà, di scelte e rinunce, di strette di mani e di cuori, di occhiate complici e pomeriggi sereni, del mondo in un abbraccio, Ma soprattutto anni di sorrisi regalati e ricevuti Di scambi bilaterali di affetto ed emozioni in continuo transito Di baratto di beni immateriali Di accelerati battiti di cuore e di fragorose risate all’imbrunire Grazie, per questi miei anni d’amore Grazie, perché per me la Comunità è felicità
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Il 7 Febbraio la Comunità di Sant’Egidio compie 47 anni! E’ l’ anniversario di un sogno da ragazzi diventato vita per gran parte del mondo. E questa festa oggi la sentiamo tutti un pò nostra perché ci siamo fatti prendere da questo desiderio di cambiare che é arrivato lontano e ci ha raggiunti. 47 anni fa Andrea Riccardi si é guardato intorno e ha capito che la forza più grande veniva dalla parte degli ultimi, grazie a quella intuizione oggi é anche e soprattutto la festa dei poveri, di quelli che prima ancora di essere poveri sono i nostri amici. 47 anni di pace, di immagini di un mondo diverso, più giusto, 47 anni di parole che diventano vere, di periferie che tornano al centro, di ultimi che sono uguali ai primi, 47 anni di amore in circolo. Dal ’68 ad oggi la storia di un ragazzo e un piccolo gruppo di amici per le strade di Roma é arrivata sui cigli di molte strade, nei domani di tanti bambini, nei giorni di molti anziani, nelle speranze di interi paesi, dentro di noi, a mostrarci una prospettiva privilegiata da cui guardare il mondo nostro. In 47 anni sono state fatte grandi cose, ma l’ immagine del nostro sogno non é ancora completa, non ha ancora assunto i contorni che vorremmo avessero gli angoli di ogni paese, di ogni piccola e grande vita. Tanti auguri per oggi e per tutti i domani in cui sceglieremo di essere parte di questa gioia, di questa famiglia larga quanto il mondo! Articolo scritto da Francesca Sepe
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