In occasione della giornata del volontariato il 5 dicembre il TG1 ha pubblicato questo bel servizio. Li riconoscete? Sono i Giovani per la Pace di San Giovanni in visita agli anziani di Via Alba. Buona visione.
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Pubblichiamo una poesia di Antuane E. Davila Mazzetti, giovane per la pace, che esprime in versi essenziali la memoria del 16 ottobre 1943, giorno in cui furono deportati gli ebrei romani nei campi di sterminio nazisti. La poesia nasce dall'incontro dei Giovani per la Pace con Enzo Camerino, sopravvissuto alla deportazione e custode di una fondamentale testimonianza.
Anche quest’anno i “Jovens pela Paz” di Matola hanno organizzato un pranzo con gli anziani ospiti di un Istituto, gestito dall’Acçao Social, collocato accanto all’Ospedale Josè Macamo di Maputo. E’ stato possibile realizzare una giornata di grande festa tra giovani e anziani grazie al ricavato di una raccolta della Comunità degli anziani di Livorno. I Giovani per la Pace di Matola vanno regolarmente a visitare gli anziani dell’Istituto in un’amicizia che dura oramai da alcuni anni. Con il tempo gli anziani hanno iniziato a raccontare la storia della loro vita. In questo periodo di tensione in Mozambico i racconti si sono concentrati sul periodo della guerra che tutti ricordano come il più duro per loro. Alcuni l’hanno combattuta direttamente come Jao Rafael, sergente della Renamo, che racconta il momento di gioia all’annuncio della pace firmata a Roma. Ricorda che la guerra è stata lunga e che “c’è voluto molto tempo per arrivare alla firma degli accordi” e ringrazia la Comunità per il lavoro a favore della pace. Carlotta da giovane viveva a Tevela, nella provincia di Inhambane, dove lavorava nei campi e ricorda ancora i momenti in cui i soldati di entrambi le parti arrivavano in paese per prendere tutto quello che c’era da mangiare e i contadini erano costretti a consegnare il ricavato del loro lavoro. Lei aveva due figli piccoli e, dopo il passaggio dei soldati, non sapeva cosa dare loro da mangiare. Gli anziani sono stati felici per il pranzo e per la festa. Laura, un’anziana confusa che non ricorda quanti anni ha, ha ringraziato Edmilson dicendo “sono contenta che ci sono giovani che vengono a trovare noi anziani e sono felice per la vostra visita perché è il segno dell’amicizia tra di noi”. Durante la giornata si è svolta anche la visita della direttrice dell’Ação Social della Provincia di Maputo che ha ringraziato la Comunità per la vicinanza agli anziani dell’Istituto e ha invitato i giovani a tornare tutte le volte che lo desiderano.
Un variopinto spicchio di mondo fatto di bambini dei quartieri popolari, di giovani italiani e stranieri, di senza fissa dimora e di anziani soli degli istituti si è ritrovato la settimana scorsa ad Asolo (TV) per una vacanza organizzata da noi Giovani per la Pace di diverse città venete.
Dopo il successo dell’anno scorso sta per partire il Festival della Pace 2.0: una settimana nel Salento all’insegna della musica in collaborazione con il movimento di band Sounds for Peace, ma anche della pace e della solidarietà! Un programma ricco di appuntamenti tra serate a tema e feste nelle piazze più belle dei paesi del salentino; ma non può mancare la solidarietà! Il tour sarà impreziosito dalla visita agli anziani di alcuni istituti della zona, l’incontro con i poveri di Lecce e la festa degli aquiloni con i nostri amici africani al faro di Santa Sabina. Dopo l’attentato alla scuola “Morvillo Falcone” nel maggio 2012, che causò la morte di Melissa Bassi, i Giovani per la Pace hanno voluto portare un messaggio di speranza ai ragazzi di Brindisi e San Vito dei Normanni per rispondere alla violenza con l’amicizia. Da questo incontro è nato anche in Salento un movimento di giovani che vuole cambiare il mondo a partire dai poveri. Il programma delle serate: 28 luglio – “Gli anni non ci separano” : Mesagne – Atrio Castello Normanno Svevo29 luglio – “La parola ai bambini”: Porto Cesareo -piazza Nazario Sauro – 30 luglio – “Efficiente?Abile? No, Amico!”: San Vito dei Normanni – Arena Villa Comunale31 luglio – “Un sogno chiamato Africa”: Santa Sabina – Faro Per conoscere ulteriori dettagli consultate la pagina Facebook dell’evento!
Oggi, approfittando anche della bella giornata primaverile, siamo andati a fare una gita ai Castelli con le nostre amiche anziane della Casa di Riposo di Via Alba(Roma). Quando siamo andati a prenderle erano già tutte pronte, vestite a festa e con una gran voglia di passare una giornata serena, lontane dalla monotonia dell’istituto. La prima tappa è stata Grottaferrata, in particolare la monumentale Abbazia di San Nilo, dove abbiamo potuto ammirare affreschi e mosaici risalenti all’inizio del primo millennio: Mariateresa ci ha spiegato la storia della venuta del santo, che volle costruire questa chiesa intorno alla “Crypta Ferrata” (dalla quale prende il nome la città), luogo di culto già ai tempi dei Romani. Saziata la fame di cultura, ci siamo diretti verso il ristorante, a due passi da Rocca di Papa, per saziare anche il nostro appetito. Siamo stati subito accontentati con un antipasto abbondante: cresceva sempre di più, oltre al nostro stomaco, la gioia di pranzare insieme. Tutto il ristorante ci vedeva come una famiglia allargata e i più piccoli hanno cominciato a salutarci e a sorriderci; in particolare Valeria, una bimba di pochi mesi, ha dimostrato subito affetto per Gabriela(di 80 anni più grande) e alla fine del pranzo è venuta con la mamma a salutarla. Il momento più divertente è stato quello dei selfie: contrariamente alle aspettative, le nostre amiche anziane si sono subito messe in posa molto divertite dal moderno modo di farsi le foto. Le ottime portate del pranzo sono state impreziosite dai racconti delle nostre amiche e dal confronto con la vita che affrontiamo oggi: per noi le loro storie e la loro amicizia sono un segno di speranza e ci aiutano ad affrontare i piccoli problemi che incontriamo ogni giorno…questa è per me la “forza degli anni”!
La nostra galleria fotografica si arricchisce di nuove foto. Direttamente da Novara ecco le foto della festa che i Giovani per la Pace hanno organizzato con gli anziani. Buona visione. Clicca per accedere alla galleria
Verona, Piazza Brà, l’Arena. Migliaia e migliaia di persone ogni anno accorrono nella città di Romeo e Giulietta per assistere all’Opera. Il Rigoletto, l’Aida, la Traviata… le voci di meravigliosi cantanti lirici risuonano nell’antico anfiteatro romano e affascinano gli spettatori che da decenni affollano le gradinate dell’Arena. A pochi passi dalla piazza, un vecchio istituto di riposo dall’aspetto un po’ fatiscente si confonde in mezzo alle case. Lì vivono da qualche anno alcune di quelle meravigliose voci che entusiasmavano gli appassionati dell’Opera e, insieme a loro, professoresse in pensione, umili ferrovieri, operai… È un mondo variegato di uomini e donne anziani, che in modo malinconico, senza più essere chiamati per nome da nessuno, trascorrono gli ultimi anni della loro vita. Assunta, ad esempio, rimaneva per ore affacciata sulla strada, nella speranza che qualcuno venisse a trovarla; trascorreva così le sue giornate senza però ricevere visite da nessuno. In questo luogo di solitudine, da circa un anno, vengono in visita i Giovani per la Pace. Forse Assunta, quando ci ha visti arrivare per la prima volta, avrà pensato che la sua attesa, finalmente, era stata esaudita… Non aveva pensato, forse, che non si sarebbe più liberata di noi! Pubblichiamo qui i pensieri e le emozioni di Silvia, dei Giovani per la Pace, che racconta la straordinaria amicizia che, insieme ai suoi compagni, vive da quasi un anno con gli anziani. “Ciao, ti va di andare a fare un giro insieme questo pomeriggio?” “No scusa mi dispiace…i miei amici anziani mi aspettano!” È quasi un anno che frequento i Giovani per la Pace e dialoghi come questi, con i miei amici, si verificano settimanalmente e in molti si chiedono dove io trovi la forza e la voglia di andare in istituto… sinceramente non lo so nemmeno io! C’è qualcosa di magico nel viso di questi miei nonni adottivi, qualcosa di cosi grande da non poter essere spiegato con le parole. Solo chi lo prova può capire l’amore che si nasconde dietro questi anziani che spesso non si ricordano quello che hanno fatto la mattina ma non si dimenticano mai dell’amicizia nata fra noi! Ho provato a mettermi nei panni di un estraneo che vede questi giovani che passano i loro pomeriggi in un istituto fra un bastone e una carrozzella e mi rendo conto quanto sia difficile comprendere… ma a me non interessa, a me interessa amare questi anziani e cercare di farli uscire, anche solo per poche ore alla settimana, dalla loro prigione di solitudine! Poi lo so… ciò che io faccio per loro non sarà mai gran de quanto quello che loro donano a me, e per questo non finirò mai di ringraziarli!! GRAZIE ANZIANI! Silvia, dei Giovani per la Pace di Verona
<< Non so come ringraziarvi per la vostra amicizia, siete la mia vita>>. Sono queste le parole con cui ci ha salutato Annamaria, una nostra amica anziana dell’Istituto di Via Alba nel quartiere di San Giovanni (Roma), alla fine della festa di Natale che abbiamo fatto giovedì scorso insieme ai liceali di varie scuole della zona. La numerosa partecipazione di giovani ha subito messo di buon umore le anziane ospiti dell’istituto, infrangendo così lo stereotipo degli anziani tristi, creando un clima di simpatia e affetto che ci ha accompagnato per tutto il pomeriggio. Le nostre amiche aspettavano da tempo questo particolare giorno di festa con lo stesso spirito con cui attendono la nostra visita ogni sabato: quelle tre ore a settimana passate in istituto, che sono solo un piccolo tassello del nostro tempo libero, per le anziane rappresentano una fonte di speranza durante tutte le giornate vuote passate in solitudine. Significativa è stata la gioia che hanno espresso all’arrivo di Paolo, uno dei primi ragazzi con il quale abbiamo iniziato questa bella amicizia tra generazioni, che dopo tre mesi di Erasmus è venuto a trovarci, rendendo ancor più unico questo pomeriggio di festa. La commozione e la felicità delle anziane hanno toccato i nostri cuori specialmente quando abbiamo visto il video con le foto più belle di questi anni di amicizia vissuti insieme. Lasciare un dono ad ognuno di loro è stata la testimonianza del legame personale che ci unisce.Questo è per noi il vero senso del Natale: non limitarsi alla frenesia dei regali e del susseguirsi di cenoni con i parenti, ma trovare il tempo per mettere al centro chi nel corso dell’anno vive ai margini della nostra società. Da quest’anno hanno cominciato a sperimentare questo significativo modo di festeggiare il Natale anche alcuni ragazzi di una parrocchia di Riccione ai quali abbiamo fatto visita. Siamo andati infatti a trovare insieme a loro i 40 anziani che vivono nell’Istituto “Nuova Primavera”. Nel loro caso questo Natale alternativo, arricchito dall’incontro con il prossimo, è stato l’inizio di una nuova bella amicizia e il loro entusiasmo ha dimostrato che c’è veramente più gioia nel dare che nel ricevere. Roberto Barrella
La prima impressione appena arrivati a Blantyre(Malawi) è stata quella di non aver mai realmente pensato e vissuto la povertà africana prima di allora; allo stesso tempo abbiamo respirato subito quel desiderio di rinascita e speranza del popolo africano. La vera Africa non è quella del Safari, ma quella della calorosa accoglienza dei nostri amici della Comunità di Sant’Egidio di Blantyre, dell’incontro con i bambini e della visita agli anziani confinati in piccoli rustici sulla montagna. La percezione della vecchiaia in Africa è un insieme di contraddizioni: anche se a volte si riconosce agli anziani il ruolo di padri della patria e custodi della saggezza, nella maggior parte dei casi li si abbandona al di fuori della società; il parallelo con i nostri amici anziani in Italia ci ha fatto riflettere su come bisogna cambiare la cultura nelle nostre città e costruire un’amicizia tra generazioni. La visita al centro DREAM ci ha fatto capire che nella vita non bisogna mai rassegnarsi: la professionalità e la solidarietà di dottori, attivisti e volontari hanno creato in Africa un futuro di speranza per molti malati di AIDS. Il primo incontro con i bambini del Centro Nutrizionale è stato molto toccante: vedere nei loro occhi la felicità per un piccolo gesto di affetto o una parola dolce ci ha fatto comprendere quanto aspettavano la nostra visita e quanto in due settimane avremmo potuto fare per non far rimanere il nostro incontro solo un’esperienza, ma renderlo un punto di partenza per un futuro migliore. La nostra amicizia significa molto per loro, ci fa capire l’importanza della vicinanza ai poveri e la gioia che si prova nel dedicare il proprio tempo agli ultimi. In particolare Sellina e Lucy si sono affezionate subito a noi e, quando siamo andati a trovare gli anziani, loro ci hanno aspettato al centro nutrizionale per poterci rivedere e salutarci calorosamente. Nel week-end siamo andati a trovare i ragazzi del riformatorio: la maggior parte di loro sono lì per aver rubato poco più di una gallina ma, nonostante le precarie condizioni di vita, si riesce a leggere nei loro occhi il desiderio di riscatto e la voglia di vivere una vita serena; l’accoglienza che ci hanno riservato ci ha subito scaldato l’animo e ci ha fatto capire che per loro anche una semplice visita significa molto. All’orfanotrofio il benvenuto è stato sempre molto gioioso: i bambini erano felicissimi della nostra visita e ci hanno dedicato alcuni balli africani; i bimbi del centro nutrizionale hanno regalato i loro disegni agli orfani e si sono esibiti con le canzoni della Scuola della Pace. Quello che abbiamo imparato in queste due settimane in Malawi non lo si apprende né leggendo i giornali né guardando la tv: la felicità, la speranza e l’amicizia con i bambini ha addolcito il nostro cuore e ci ha aperto gli occhi sul mondo africano e sull’importanza di un ponte di solidarietà tra Europa e Africa. http://www.santegidio.org/pageID/3/langID/it/itemID/7467/Vi_raccontiamo_la_nostra_estate_di_solidariet_in_Africa.html Roberto Barrella
Alla casa della Comunità di Sant’Egidio a Tor Bella Monaca, periferia est di Roma, si è fatto un viaggio nel continente degli anziani; nel continente occidentale, in cui il progresso tecnologico ha allungato i tempi della vita. Anni in più che rischiano di esser svuotati di senso, se vissuti nella solitudine, alla periferia della vita, in cui ci si sente inutili. Con parole umane, dal tono letterario-scientifico a quello del racconto di vita, il libro La forza degli anni (maggio 2013), della collana I libri di Sant’Egidio, dona a giovani e famiglie lezioni di vecchiaia. Un libro che può cogliere le diverse sfumature di questa nuova stagione della vita; è scritto a più mani ed è il risultato di quarant’anni di alleanza con gli anziani. Nel pomeriggio del primo giugno, alla casa di Tor Bella Monaca, sempre più voci hanno indagato il segreto di quegli anni che, per mezzo dell’amicizia, possono rinnovarsi di novità e di fede, impreviste. Moderatrice dell’incontro Paola Cottatellucci, autrice del contributo “L’anziano, la famiglia e altre relazioni”. Ha fatto risuonare le parole di Maria, ultracentenaria: ‘I vecchi senza amore, muoiono’. Il viaggio nel continente anziano è iniziato attraverso le parole di don Francesco Tedeschi, Professore alla Pontificia Università Urbaniana, per il quale il dono di questo libro consiste nel ‘liberarci dalla paura con la coscienza di una forza che può far rinascere e guarire la nostra società, a partire dal legame tra anziani e giovani’. Legami in una famiglia senza confini, come la Chiesa di tutte le generazioni, della gratuità e dell’amore. Dopodiché, Laura Spazzacampagna, assistente sociale al municipio VII (ex X), nonché appassionata di antropologia, ha dato delle immagini della cultura del rispetto nei confronti dell’anziano in altre società: la vecchiaia, intesa come processo continuo e ininterrotto dalla nascita, ci avvicina a un patrimonio di sapienza, ereditato dagli avi. Ha in seguito rilevato le criticità dell’assistenza istituzionale agli anziani e di come questa possa essere rinvigorita dallo spirito e dalla creatività della Comunità. Segue l’intervento del Prof. Leonardo Palombi (Tor Vergata), attivo nel programma DREAM. Attraverso la lettura di alcune storie tratte dal libro, ha mostrato come ‘La forza degli anni’ capovolga la prospettiva di alcuni problemi. Dalla questione del burn-out degli operatori, ossia del logoramento di chi per mestiere si approccia ogni giorno alla sofferenza, alla questione del cuore, della domanda personale, da cui scoprire la potenza terapeutica, guaritrice, bilaterale dell’amicizia che ravviva una scintilla di umanità mai spenta del tutto. Prende, dunque, la parola il dirigente scolastico Fabio Cannatà (liceo Amaldi). In qualità di operatore della scuola, ha sottolineato come la mancanza di scolarizzazione minacci l’autosufficienza e di come la scuola, in diverse vesti, possa rappresentare un ponte tra giovani e anziani, tra scuola e territorio. Pertanto ha lanciato ai giovani l’idea di fare un corso di uso del computer per gli anziani. Non tanto per il c.d. digital divide, quanto per dare occasione ai giovani di dialogare con gli anziani. Si forma così un rapporto non facilmente definibile secondo i soliti schemi. Chi...
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