19 Settembre 2016 16:30 | Teatro Metastasio PANEL 10: Migranti e integrazione Presiede Jean-Claude Petit Giornalista e scrittore, Francia BIOGRAFIA Intervengono Zygmunt Bauman Sociologo e filosofo, Polonia BIOGRAFIA Markus Dröge Vescovo evangelico, Germania BIOGRAFIA Nedim Gursel Scrittore, Turchia BIOGRAFIA Daniela Pompei Comunità di Sant’Egidio, Italia BIOGRAFIA Michel Santier Vescovo cattolico, Francia BIOGRAFIA Vassilis Vassilikos Scrittore e storico, Grecia BIOGRAFIA Antonio Maria Vegliò Cradinale, Presidente del Pontificio Consiglio Pastorale per i Migranti, Santa Sede BIOGRAFIA Per informazioni sui panel, sui luoghi clicca QUI Guarda il video
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Valentina, gxp di Roma, tornata da poco dal Malawi, ci racconta una bellissima storia! D. e I suoi occhi pieni di Speranza. La sua storia come tante dei bambini che ho conosciuto al centro nutrizionale Giovanni Paolo II in Malawi , mi ha colpito, mi è rimasta nel cuore. A D. e a suo fratello K. è morta la mamma un mese fa perché malata. Purtroppo molti bambini non hanno la mamma o il papà, perché le mamme muoiono spesso di parto o sono malte e anche i papà spesso sono malati oppure per paura scappano lasciando i figli in balia di se stessi. A volte vanno ad abitare con i nonni,o dagli zii o dai nuovi compagni dei corrispettivi genitori. Le famiglie africane sono numerose, molto povere, ma hanno sempre un sorriso sulle labbra. Loro stessi ci vedevano tristi cu dicevano :” Sekelera sekelera ” che vuol dire proprio sorridi! Pochi bambini hanno la possibilità di andare a scuola . Stando questi giorni con loro ,facendo scuola della pace mi sono resa conto quanto sia forte la loro voglia di imparare . I loro sogni sono semplici, belli: pieni di futuro. La mia cara D. mi ha conquistato appena ci siamo abbracciate . Lei non rideva, non parlava ,non giocava con gli altri. Dopo poche ore che la tenevo in braccio, le parlavo, le facevo il solletico; lei si è fidata di me ,e mi ha donato un sorriso pieno di gioia. Addirittura ballava sulle mie gambe! Se la lasciavo piangeva, solo se la tenevo al caldo tra le mie braccia smetteva. Un giorno le abbiamo regalato dei vestiti nuovi, sembrava un angelo, li portava con fierezza . Ci ha fatto un sorriso che non finiva più. Lì mi sono sentita felice ,ho percepito di essere al posto giusto al momento giusto e ho capito quanto sia importante sorridere. I suoi occhi,il sorriso,la sua vocetta e gli abbracci, non potrò mai dimenticarli. Valentina Paba ps: Iscriviti a Play Music stop Violence! Clicca QUI
[VIDEO] Il saluto del Viceministro agli esteri Mario Giro #Tregiornisenzafrontiere
Sebastian IntelisanoVoi siete la porta di Italia, mi auguro che questa porta resti sempre aperta
Il commento di Alessandro dei GXP Roma allo storico discorso di Papa Francesco alla GMG
Sebastian IntelisanoL’invito del papa rivolto ai giovani nasce da un uomo che ha “preso contatto con la vita”, con le vite concrete e che si è lasciato coinvolgere dal Vangelo dei poveri per non dimenticare la sua città. Di fronte alla radicale proposta di vita di papa Francesco vengono in mente tutte le domande, le paure e soprattutto le illusioni dell’uomo, in tempi segnati dalle crisi e dal terrorismo: Non vinciamo la violenza con più violenza: non dobbiamo essere pronti al litigio, all’insulto e alla distruzione, ma alla pazienza di costruire una famiglia. Di fronte al male, e al bene, ci unisca “come migliore parola la preghiera”, che mette a tacere l’istinto di distruzione e ci fa costruire, perché “niente giustifica il sangue di un fratello e niente è più prezioso della persona che abbiamo accanto”. Non solo non giudichiamo, ma non tagliamo fuori quelli che vivono nella paura di credere che i loro errori e i loro peccati li abbiano estromessi per sempre dalla vita con gli altri. Confondere la felicità con un divano, con una vita di consumo e facili comodità, ha una grande prezzo: la libertà. La libertà è lasciare un’impronta nella storia e nella vita degli altri. L’intontimento invece è dato da droghe e vi sono anche droghe socialmente accettate che ci rendono ancora più schiavi, facendoci perdere il contatto con la vita. Possiamo sprecare giorni di fronte a un videogioco. Non è da stolti avere una vita piena di amici, in strada, per costruire una nuova famiglia che accolga tutti. Non solo misericordiosi ma anche attori politici, persone che pensano, animatori sociali. San Francesco, Madre Teresa, Charles de Foucauld hanno vissuto il mondo con una comprensione profonda e si sono fatti scuotere dalle parole del Signore che dicono: “Tutto quello che avete fatto a uno dei miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”, come ricorda il papa nella presentazione della nuova applicazione DoCat. Questa comprensione del mondo nasce dalla misericordia, dall’aver incontrato il Signore nell’affamato, nell’assetato, nel malato, nel detenuto, nell’amico finito male, nel profugo e nel migrante, in chi è solo. Bisogna però sapere tradurre questa sapienza nel mondo in cui si vive ed anche questa è misericordia, è solidarietà. “In una mano la Bibbia e nell’altra il giornale” diceva il teologo svizzero Karl Barth. Questo ci aiuta ad avere una comprensione, un’intelligenza di un mondo non intelligibile. Il papa inoltre non dice che tutti i giovani sono inattivi e non si informano, anzi ricorda che ve ne sono alcuni, non sempre i più buoni, che finiscono per decidere per gli altri. I giovani possono farsi strumenti di messaggi di odio e organizzarsi a tal fine. E quelli che vogliono la pace? Non devono forse anche loro incidere e essere “attori politici”? Sì, e guidati da una logica diversa da quella data dal mondo, fatto di contrapposizioni e antagonismo. La grande immagine che viene nella mente e nel cuore del Santo Padre di fronte a tanti giovani, nel momento di preghiera, è allora...
Noi giovani europei, provenienti da Italia, Belgio, Spagna, Portogallo, Germania, Francia, Olanda, Svizzera e Gran Bretagna, ci siamo ritrovati qui a Parigi con la Comunità di Sant’Egidio, un anno dopo i terribili attentati terroristici che hanno colpito questa città e dopo l’attentato a Nizza. La nostra presenza qui rappresenta il rifiuto di lasciar vincere la paura e la chiusura in noi stessi, perché nessuno possa rubarci il nostro sogno, il sogno di cambiare le nostre città per cambiare l’Europa. Tutti diciamo con forza “change your city, change Europe”. Il nostro sogno è di riscoprire il sogno europeo. Lo stesso che ha creato l’unione tra i nostri paesi che ci ha permesso di vivere in pace in Europa occidentale sin dalla fine della seconda guerra mondiale. Ma questo sogno fallisce quando ci sono guerre e conflitti in Oriente, quando il razzismo è onnipresente, quando persistono le divisioni tra ricchi e poveri, giovani e anziani, tra chi viene dall’Europa e chi dall’Africa, Asia o Sudamerica. Si, questo sogno è fallito quando ci si rifiuta di accogliere rifugiati che scappano da regimi tirannici e dalla guerra, perché non è questa l’Europa che i suoi fondatori hanno sognato. L’ Europa che ci piace è quella che segue la chiamata di Papa Francesco, quando va ad accogliere i rifugiati, come in Germania dove ci sono migliaia di loro. l’Europa che ci piace è quella che si apre all’umanità come in Italia, quando costruisce corridoi o ponti per unire i paesi. Tutto questo ci fa credere che l’Europa possa diventare quella che noi sogniamo. Sogniamo un’Europa di amore e unità, forte nella solidarietà con i continenti più poveri e specialmente con l’Africa. Sogniamo un’Europa in cui non ci siano guerre, discriminazione, razzismo, un posto di accoglienza, di dialogo tra culture e di integrazione. Durante questo incontro a Parigi abbiamo meditato sui luoghi degli attentati terroristici e ascoltato la testimonianza di una persona che ha avuto il coraggio di affrontare questa violenza. Pertanto vogliamo rinnovare il nostro impegno a non cedere al ricatto del male e della divisione e invece a cercare sempre l’incontro con l’altro, con più determinazione a costruire ponti tra le persone. Ponti costruiti nell’amicizia e nella fiducia. Siamo la generazione che vivrà il futuro, per questo siamo la generazione che deve costruire questa Europa e noi pensiamo che possiamo cambiare quest’Europa, ma prima dobbiamo cambiare le nostre città a partire dall’amicizia con i poveri. E insieme potremmo dire “Change your city, Change Europe!”. Parigi 16 luglio 2016
In una bella sala della stazione marittima oggi in tanti hanno ascoltato Cesare Zucconi alla presentazione dei Corridoi umanitari a Trieste :” le tante morti di questi giorni continuano a porci un interrogativo drammatico: e’ vero che non si può far niente? I corridoi umanitari sono un progetto ecumenico, una economia della solidarietà, un sistema di accoglienza innovativo, anche un sistema molto più economico perché si basa sulla assistenza del volontariato. La replicabilita’ del progetto: quello che noi auspichiamo e’ che non solo aumenti la disponibilità italiana di dare visti umanitari, ma anche che in altri paesi lo si inizi a fare”. Il giornalista del Piccolo, Mauro Manzin ha sottolineato un aspetto importante, quello dell’incontro umano, come unica via per capire davvero: ” la tragedia dei profughi per capirla bisogna viverla! Vederli col dolore negli occhi fa capire che la paura delle masse dei migranti e’ ridicola”. Dal pubblico molte domande ed interventi, tra cui quello di Don Paolo Iannacone : ” c’è bisogno della fantasia del cuore per accogliere!” Cesare Zucconi ci ha detto una cosa preziosa:” come e’ esistito un giudizio della storia su quanto accaduto nel secolo scorso, Credo che ci sarà un giudizio della storia sull’indifferenza nei confronti della tragedia che sta avvenendo a pochi km dalle ns coste! Credo che tutto qs sia anche una chance per essere migliori e per ritrovare la propria missione come europei”. Incoraggiati da queste belle parole, che sono già diventati un fatto concreto per i primi 200 profughi giunti in sicurezza in Italia, noi giovani per la pace di Trieste vogliamo continuare a sostenere il progetto dei Corridoi umanitari, mentre ci prepariamo a vivere una altra estate come amici dei profughi nella nostra città ed alla #Tregiorni aCatania!
La Scuola della Pace a Napoli è a Scampia, Sanità, Quartieri Spagnoli, Centro storico, Aversa, San Giovanni, Ponticelli. Abbiamo ricominciato con la Scuola della Pace, continueremo ogni sabato! Nella Napoli dell’incanto del mare e il Vesuvio, c’è una parte ferita, la Scuola della Pace nasce lì. Nasce con un sogno, il sogno di mostrare ai bambini la bellezza di una vita di pace possibile, nasce come un ‘utopia nei quartieri più violenti e disagiati, nasce dalla forza di chi ama Napoli i bambini e quindi il futuro di ognuno. “La scuola della pace è un posto bello, dove ti insegnano a non fare la guerra” dicono i nostri bambini, è il luogo degli amici, è il posto in cui puoi non aver paura, dove ci sono i “grandi” su cui puoi sempre contare. E’ la strada alternativa alla violenza, al destino di chi nasce nel posto sbagliato. E’ il tentativo di rendere giusto quel posto sbagliato. E’ la voglia rendere Napoli tutta un incanto. E l’incanto parte dai bambini! La scuola della pace è la prova che l’amore può cambiare le cose. Giovani Per la Pace Napoli
A Messina, nelle ultime due settimane sono morti per strada due senza fissa dimora, Salvatore e Gindar, un italiano e un indiano, a causa della durezza della loro condizione. La comunità di Sant’Egidio esprime forte sgomento per questi due accadimenti, nella consapevolezza che la città di Messina non può tacere dinnanzi alla morte in strada, peraltro a distanza così ravvicinata, di due poveri. Pertanto invita la cittadinanza, le associazioni, le istituzioni ad una veglia di preghiera per Salvatore e Gindar, che si terrà Venerdì 16 Ottobre alle ore 19:30, presso la Chiesa di San Giuseppe (Via Cesare Battisti 111). Ha confermato la sua presenza il Sindaco di Messina, Renato Accorinti. Al termine della preghiera, i Giovani per la pace, movimento di giovani della Comunità di Sant’Egidio, andranno a trovare, come ogni Venerdì, i senza fissa dimora in un giro itinerante per la città. Infatti è dall’amicizia sincera con i più poveri che nasce l’esigenza di pregare per chi muore in strada perché la preghiera per due amici morti in una condizione inaccettabile nel 2015, è un grido di protesta che sale in cielo e deve toccare il cuore di tutti e spingere a cercare, in fretta, soluzioni per i più poveri della città, che purtroppo “muoiono di indifferenza”. Le città hanno un’anima ed è per questo che l’anima della città deve illuminare tutti a partire dai suoi figli più deboli e indifesi. VENERDI 16 OTTOBRE ORE 19.30 CHIESA DI SAN GIUSEPPE Via C. Battisti 111
La foto di Aylan, bambino di Kobane sta sempre più diventando l’immagine del risveglio dei cuori dell’Europa. Sembra quasi volerci comunicare “in guerra si muore e si muore anche fuggendo dalla guerra” muoiono anche i bambini. Ci stiamo chiedendo guardando l’immagine come fermare le guerre? Come accogliere senza morte? E’ fresca nei ricordi l’immagine delle bare arrivate a Catania: Oggi è il momento in cui c’è bisogno di uno sforzo comune, collettivo, personale che si tramuti in sforzo internazionale. Un’immagine è di per sé statica se la gente non si muove attorno ai sentimenti che suscita: un bambino, la sabbia, la morte ed è facile creare resistenze anche alla commozione, all’indignazione, tornare ad abituarci alla morte di tanti Aylan nel mondo, non provare quel sussulto di impegno, quell’orgoglio di essere rifugio! Perchè un rifugiato senza rifugio è un uomo morto, è un bambino senza asilo, è una donna spenta ed il rifugio deve essere come un ventre materno e non cadere in balia delle ondate sociali di simpatia e antipatia. Pensiamoci: All’occhio sociale e mediatico si rincorrono queste due immagini sul migrtante: poco prima il migrante è il problema, poco dopo è risorsa: questa è schizofrenia che va superata. Oggi l’Europa può veramente essere quel rifugio, quella culla che si era immaginata al tramonto della seconda guerra mondiale. Un luogo di serenità per chi scappa dalla guerra che l’Unione è riuscita a cacciare via dai suoi confini. Questo è un merito e al tempo stesso una responsabilità verso il mondo! Tenendo fuori chi scappa dalla guerra, la guerra tornerà dentro i nostri confini e già bussa alla porta con un suono allettante. La nostra responsabilità ce la ricorda il papà di Aylan mentre parla di suo figlio non come un’immagine ma restituendogli carne, rendendolo simbolo e non solo fotografia, parlandone semplicemente come un bambino, che giocava, piangeva, rideva, saltellava e faceva i dispetti. Come un bambino che oggi è vivace nel bussare alle porte dei nostri cuori facendoci riscoprire che ogni tanto è giusto piangere. Bisogna uscire e incontrare, cambiare, protestare, accogliere a mani nude, perchè non fare passare un pensiero aberrante che ci vuole chiusi è la grande battaglia corpo a corpo contro il male di questo tempo. Una battaglia che non si può perdere.
In diretta da Tirana i Panel di #Peaceispossible 9.30 – Tirana International Hotel, Sala Akernia PANEL 2 – La pace è sempre possibile – in DIRETTA (italiano – inglese) Presiede Mario Giro Sottosegretario di Stato al Ministero degli Affari Esteri, Italia Intervengono Miriam Coronel Ferrer Presidente del Panel del Governo Filippino ai negoziati di pace per Mindanao Mauro Garofalo Comunità di Sant’Egidio Ignatius Ayau Kaigama Arcivescovo cattolico, Nigeria Dionysius Jean Kawak Arcivescovo ortodosso, Chiesa sira Aboud Sayeed Lingga Rappresentante del Fronte di Liberazione Islamico Moro, Filippine Marc-Antoine Pérouse de Montclos Istituto di Geopolitica, Francia Din Syamsuddin Presidente del Centro del “Indonesian Ulema Council” PANEL 6 – Una nuova alleanza tra umanità e ambiente – In DIRETTA 9.30 Hotel Rogner, Sala Conferenze PANEL 6 : Una nuova alleanza tra umanità e ambiente Presiede Maite Carpio Giornalista e regista, Italia Intervengono Athenagoras Metropolita ortodosso, Patriarcato Ecumenico Eugenio Bernardini Moderatore della Tavola Valdese, Italia Markus Dröge Vescovo evangelico, Germania Andrea Orlando Ministro della Giustizia, Italia Leopoldo Sandonà Responsabile del Programma del Festival Biblico di Vicenza, Italia Abraham Skorka Rettore Seminario Rabbinico Latinoamericano “Marshall T.Meyer”, Argentina
La pace è un cantiere aperto a tutti, non solo agli specialisti, ai sapienti e agli strateghi. La pace è una responsabilità universale: essa passa attraverso mille piccoli atti della vita quotidiana. A seconda del loro modo quotidiano di vivere con gli altri, gli uomini scelgono a favore della pace o contro la pace. Noi affidiamo la causa della pace specialmente ai giovani. Possano i giovani contribuire a liberare la storia dalle false strade in cui si svia l’umanità. Dal Discorso di Giovanni Paolo II ai rappresentanti delle Chiese cristiane e comunità ecclesiali e delle religioni mondiali convenuti in assisi 1986
Gabrielle è una bambina della Costa d’Avorio sbarcata a Catania con la madre insieme a tanti altri migranti. Al porto La piccola Gabrielle ha giocato, era viva nel gioco. Per fortuna a lei non è toccata in sorte, tra i deboli di cui a pieno titolo lei fa parte, la fine degli altri quarantanove compagni di viaggio morti asfissiati. Vedere Grabrielle fa comprendere cosa vuol dire che tra quelle salme alcune erano di bambini. Il gioco che ha ridato a tutti i presenti, lì, al porto di Catania, la conferma potente, prepotente e imponente della vitalità di Gabrielle sono state le bolle di sapone. Ed è strano perché le bolle di sapone sono l’immagine che Papa Francesco a Lampedusa ha utilizzato ricordando a tutti di quella crudeltà “trasparente” – fintamente perbenista ma estremamente cinica e disumana – in cui tanti hanno trovato rifugio. Nell’isola a Nord della Tunisia il Papa diceva La una cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l’illusione del futile, del provvisorio… Una bolla che scoppia è il gioco di una bambina in un porto ma forse, prima di questo, è la realtà di ciò che accade, di ciò che siamo e di ciò che operiamo restituitaci nel modo più semplice. Gabrielle fa scoppiare con forza quei finti perbenismi che ci rendono follemente disumani restituendoci la realtà di ciò che siamo non per volontà ma per operato e pensiero: insensibili e concentrati sui noi stessi. “Il grido, il pianto, il grande lamento”: è questa stagione che viviamo – sono ancora parole dell’omelia di Bergoglio a Lampedusa. Ma il Papa continuava dicendo: “«Rachele piange i suoi figli… perché non sono più». Erode ha seminato morte per difendere il proprio benessere, la propria bolla di sapone”. Le bolle con cui Gabrielle gioca e che ci ridanno la realtà sono un forte discrimine tra l’essere Rachele o Erode. Rachele che cade disperata per la morte dei figli che negli sbarchi diventano fratelli e sorelle: figli di un’umanità dolente che in preda ai dolori tenta di non soffocare il gemito della vita. Erode invece cade dalla bolla che Gabrielle, i figli di Rachele e figli senza nome inghiottiti dal mare scoppiano. Erode è colui che cade dalla sua onnipotente cultura del benessere che lo porta a pensare a sé. Erode è smascherato dalle bolle di sapone. Ed Erode non è smascherato in quanto mentitore ma come assassino. La bolla di sapone non è il rifugio dei bugiardi ma di colore che accecati nella difesa del proprio benessere (della propria bolla) seminano morte. La descrizione più dura ma più vera di quanto sta accadendo. I moli dei nostri porti dovrebbero accogliere più bambini e insieme a loro i loro genitori e cari. Le bolle di sapone solo i bambini sono in grado di farle scoppiare con delicatezza. In una salma è impossibile.
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