Dopo il successo dell’anno scorso sta per partire il Festival della Pace 2.0: una settimana nel Salento all’insegna della musica in collaborazione con il movimento di band Sounds for Peace, ma anche della pace e della solidarietà! Un programma ricco di appuntamenti tra serate a tema e feste nelle piazze più belle dei paesi del salentino; ma non può mancare la solidarietà! Il tour sarà impreziosito dalla visita agli anziani di alcuni istituti della zona, l’incontro con i poveri di Lecce e la festa degli aquiloni con i nostri amici africani al faro di Santa Sabina. Dopo l’attentato alla scuola “Morvillo Falcone” nel maggio 2012, che causò la morte di Melissa Bassi, i Giovani per la Pace hanno voluto portare un messaggio di speranza ai ragazzi di Brindisi e San Vito dei Normanni per rispondere alla violenza con l’amicizia. Da questo incontro è nato anche in Salento un movimento di giovani che vuole cambiare il mondo a partire dai poveri. Il programma delle serate: 28 luglio – “Gli anni non ci separano” : Mesagne – Atrio Castello Normanno Svevo29 luglio – “La parola ai bambini”: Porto Cesareo -piazza Nazario Sauro – 30 luglio – “Efficiente?Abile? No, Amico!”: San Vito dei Normanni – Arena Villa Comunale31 luglio – “Un sogno chiamato Africa”: Santa Sabina – Faro Per conoscere ulteriori dettagli consultate la pagina Facebook dell’evento!
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Manca poco alla finalissima della quarta edizione del concorso musicale Play Music Stop Violence! Quest’anno 24 band si sono iscritte al contest, presentando brani contro la violenza, il razzismo, la guerra,le ingiustizie e promuovendo la cultura della pace, della solidarietà e del rispetto dell’altro. L’idea del concorso nasce dalla convinzione che la musica e i giovani hanno una grande forza che concretamente può cambiare il mondo. Con la straordinaria partecipazione di Flavio Insinna, le 10 band finaliste ci accompagneranno in un percorso musicale che ci farà vivere i temi delle periferie esistenziali dei giorni nostri, parlando al cuore di ognuno di noi…Vi aspettiamo sabato alle 5 all’Auditorium Parco della Musica! Per info e prenotazioni(biglietto gratuito) scrivete a: [email protected] STAY HUNGRY, PLAY MUSIC!
Oggi, approfittando anche della bella giornata primaverile, siamo andati a fare una gita ai Castelli con le nostre amiche anziane della Casa di Riposo di Via Alba(Roma). Quando siamo andati a prenderle erano già tutte pronte, vestite a festa e con una gran voglia di passare una giornata serena, lontane dalla monotonia dell’istituto. La prima tappa è stata Grottaferrata, in particolare la monumentale Abbazia di San Nilo, dove abbiamo potuto ammirare affreschi e mosaici risalenti all’inizio del primo millennio: Mariateresa ci ha spiegato la storia della venuta del santo, che volle costruire questa chiesa intorno alla “Crypta Ferrata” (dalla quale prende il nome la città), luogo di culto già ai tempi dei Romani. Saziata la fame di cultura, ci siamo diretti verso il ristorante, a due passi da Rocca di Papa, per saziare anche il nostro appetito. Siamo stati subito accontentati con un antipasto abbondante: cresceva sempre di più, oltre al nostro stomaco, la gioia di pranzare insieme. Tutto il ristorante ci vedeva come una famiglia allargata e i più piccoli hanno cominciato a salutarci e a sorriderci; in particolare Valeria, una bimba di pochi mesi, ha dimostrato subito affetto per Gabriela(di 80 anni più grande) e alla fine del pranzo è venuta con la mamma a salutarla. Il momento più divertente è stato quello dei selfie: contrariamente alle aspettative, le nostre amiche anziane si sono subito messe in posa molto divertite dal moderno modo di farsi le foto. Le ottime portate del pranzo sono state impreziosite dai racconti delle nostre amiche e dal confronto con la vita che affrontiamo oggi: per noi le loro storie e la loro amicizia sono un segno di speranza e ci aiutano ad affrontare i piccoli problemi che incontriamo ogni giorno…questa è per me la “forza degli anni”!
Alcuni di voi avranno sentito parlare dell’anziano senzatetto romano che ha perso la sua roulotte in un incendio provocato dal fornelletto acceso per riscaldarsi (L’articolo di Italianews). L’immagine dei resti dell’incendio era impressionante e subito mi è venuto in mente Luigi, un nostro amico senza fissa dimora che incontro il mercoledì sera quando, insieme agli studenti universitari della Comunità di Sant’Egidio, distribuiamo la cena ai poveri che vivono in strada nei pressi del Verano. Ho chiamato Francesca, che è amica da molto tempo dei senzatetto di Largo Passamonti, e ho avuto la conferma che, purtroppo, il protagonista di questa spiacevole vicenda era proprio lui. Per fortuna però era in buone condizioni, grazie alla prontezza di Abib, un giovane maghrebino (anche lui un amico a cui distribuiamo la cena il mercoledì), che appena si è accorto dell’incendio non ha esitato a mettere in salvo Luigi. Il dispiacere e la preoccupazione si sono immediatamente tramutate in voglia di agire per risolvere questa situazione: mentre Francesca e gli altri si adoperavano per trovare un alloggio sicuro, Giulio ed io abbiamo sentito il desiderio di andare a trovare Luigi e portargli il necessario per ricominciare a credere di nuovo nel proprio futuro. Entrati nel Centro d’Accoglienza comunale “Madre Teresa di Calcutta”, alloggio temporaneo per chi vive un emergenza, ci ha accolto subito Luigi, visibilmente provato ma con il solito spirito combattivo di chi lotta ogni giorno per sopravvivere. Ci siamo accomodati nel refettorio e, davanti a una tazzina di caffè, abbiamo cominciato a chiedergli del suo passato ed è venuta così fuori la sua voglia di raccontare tante storie della sua vita: abbiamo viaggiato idealmente dall’Italia del secondo dopoguerra, di cui continuava a percepire la violenza causata da miseria e paura, alla terra tedesca che gli ha permesso di vivere con la dignità che solo il lavoro può dare. I racconti erano spesso confusi, molto probabilmente a causa dello shock recentemente vissuto e forse della solitudine sopportata nel tempo. L’unico ricordo nitido e ricorrente era quello dell’incendio della sua roulotte, che suscitava in lui ancora un forte senso di colpa per non averlo saputo prevenire o perlomeno limitare nei danni causati: quel dono così importante per la sua indipendenza era ormai perduto e di questo non accusava altri che se stesso. Abbiamo cercato di consolarlo dicendogli che è stata una sfortunata fatalità che poteva accadere a chiunque nelle sue condizioni e che, in questo momento di difficoltà, non era solo ma poteva contare sull’aiuto di molti amici; infatti Francesca e gli altri erano già riusciti a trovargli una nuova sistemazione in una casa-alloggio vicino al Colosseo. Speriamo che Luigi, sostenuto dall’amicizia di chi gli sta vicino, riesca a riprendere una vita serena. Chi ha amici può continuare a sperare, ma quanta gente ancora è sola nelle nostre città?!… Roberto Barrella
Per la maggior parte di noi un pranzo in famiglia è visto come un evento consueto che scandisce le nostre giornate, ma per gli anziani in istituto è una rara opportunità per vivere insieme un momento speciale. In occasione del 46° anniversario della Comunità di Sant’Egidio i Giovani per la Pace e gli anziani del quartiere San Giovanni (Roma) hanno organizzato un pranzo nell’ istituto di Via Alba. Le signore che vivono in questa casa di riposo sono nostre amiche da molti anni e il motivo fondante che ci ha spinto ad andare a trovarle tutti i sabati è stato il vedere nei loro occhi la tristezza della solitudine vissuta in ogni momento delle loro giornate. La puntualità dell’inizio del pranzo ci ha fatto subito comprendere quanto attendevano questo giorno di festa: grazie al prezioso aiuto del gruppo della Comunità di Sant’Egidio della zona siamo riusciti a sederci tutti a tavola con le anziane e ad ascoltare le loro storie, che ogni volta ci stupiscono e ci fanno riflettere. Gli anziani sono custodi di storie e racconti di tempi non troppo lontani..un vero patrimonio da raccogliere e diffondere per mantenere viva la memoria. Mentre Carmelo ci raccontava della solidarietà vissuta in Polonia dalle popolazioni dei territori occupati dai Nazisti, Caterina (napoletana DOC) si complimentava per le prelibatezze offerteci dai migliori ristoranti del quartiere. Ci ha colpito molto l’immediata sintonia che si è venuta a creare tra le nostre amiche anziane e il gruppo di “non più giovani” volontari che hanno organizzato il pranzo. Il momento più divertente è stato sicuramente quello degli stornelli romani che si sono presto mischiati alle canzoni napoletane e calabresi intonate dai migliori cantori provenienti da tutta la penisola italica: il canto e il ballo di giovani e anziani insieme hanno dimostrato come si possa creare un clima di gioia e di amicizia anche tra generazioni diverse. Per concludere questo meraviglioso giorno di festa abbiamo chiamato al centro Pina, che con i suoi 100 anni è la più “grande” dell’istituto, e Dario, che ne ha appena 83 di meno, per spegnere insieme le candeline del compleanno della comunità ed esprimere il desiderio di poterci tutti rincontrare presto e far crescere ancor di più questa bella amicizia. Roberto Barrella
<< Non so come ringraziarvi per la vostra amicizia, siete la mia vita>>. Sono queste le parole con cui ci ha salutato Annamaria, una nostra amica anziana dell’Istituto di Via Alba nel quartiere di San Giovanni (Roma), alla fine della festa di Natale che abbiamo fatto giovedì scorso insieme ai liceali di varie scuole della zona. La numerosa partecipazione di giovani ha subito messo di buon umore le anziane ospiti dell’istituto, infrangendo così lo stereotipo degli anziani tristi, creando un clima di simpatia e affetto che ci ha accompagnato per tutto il pomeriggio. Le nostre amiche aspettavano da tempo questo particolare giorno di festa con lo stesso spirito con cui attendono la nostra visita ogni sabato: quelle tre ore a settimana passate in istituto, che sono solo un piccolo tassello del nostro tempo libero, per le anziane rappresentano una fonte di speranza durante tutte le giornate vuote passate in solitudine. Significativa è stata la gioia che hanno espresso all’arrivo di Paolo, uno dei primi ragazzi con il quale abbiamo iniziato questa bella amicizia tra generazioni, che dopo tre mesi di Erasmus è venuto a trovarci, rendendo ancor più unico questo pomeriggio di festa. La commozione e la felicità delle anziane hanno toccato i nostri cuori specialmente quando abbiamo visto il video con le foto più belle di questi anni di amicizia vissuti insieme. Lasciare un dono ad ognuno di loro è stata la testimonianza del legame personale che ci unisce.Questo è per noi il vero senso del Natale: non limitarsi alla frenesia dei regali e del susseguirsi di cenoni con i parenti, ma trovare il tempo per mettere al centro chi nel corso dell’anno vive ai margini della nostra società. Da quest’anno hanno cominciato a sperimentare questo significativo modo di festeggiare il Natale anche alcuni ragazzi di una parrocchia di Riccione ai quali abbiamo fatto visita. Siamo andati infatti a trovare insieme a loro i 40 anziani che vivono nell’Istituto “Nuova Primavera”. Nel loro caso questo Natale alternativo, arricchito dall’incontro con il prossimo, è stato l’inizio di una nuova bella amicizia e il loro entusiasmo ha dimostrato che c’è veramente più gioia nel dare che nel ricevere. Roberto Barrella
La prima impressione appena arrivati a Blantyre(Malawi) è stata quella di non aver mai realmente pensato e vissuto la povertà africana prima di allora; allo stesso tempo abbiamo respirato subito quel desiderio di rinascita e speranza del popolo africano. La vera Africa non è quella del Safari, ma quella della calorosa accoglienza dei nostri amici della Comunità di Sant’Egidio di Blantyre, dell’incontro con i bambini e della visita agli anziani confinati in piccoli rustici sulla montagna. La percezione della vecchiaia in Africa è un insieme di contraddizioni: anche se a volte si riconosce agli anziani il ruolo di padri della patria e custodi della saggezza, nella maggior parte dei casi li si abbandona al di fuori della società; il parallelo con i nostri amici anziani in Italia ci ha fatto riflettere su come bisogna cambiare la cultura nelle nostre città e costruire un’amicizia tra generazioni. La visita al centro DREAM ci ha fatto capire che nella vita non bisogna mai rassegnarsi: la professionalità e la solidarietà di dottori, attivisti e volontari hanno creato in Africa un futuro di speranza per molti malati di AIDS. Il primo incontro con i bambini del Centro Nutrizionale è stato molto toccante: vedere nei loro occhi la felicità per un piccolo gesto di affetto o una parola dolce ci ha fatto comprendere quanto aspettavano la nostra visita e quanto in due settimane avremmo potuto fare per non far rimanere il nostro incontro solo un’esperienza, ma renderlo un punto di partenza per un futuro migliore. La nostra amicizia significa molto per loro, ci fa capire l’importanza della vicinanza ai poveri e la gioia che si prova nel dedicare il proprio tempo agli ultimi. In particolare Sellina e Lucy si sono affezionate subito a noi e, quando siamo andati a trovare gli anziani, loro ci hanno aspettato al centro nutrizionale per poterci rivedere e salutarci calorosamente. Nel week-end siamo andati a trovare i ragazzi del riformatorio: la maggior parte di loro sono lì per aver rubato poco più di una gallina ma, nonostante le precarie condizioni di vita, si riesce a leggere nei loro occhi il desiderio di riscatto e la voglia di vivere una vita serena; l’accoglienza che ci hanno riservato ci ha subito scaldato l’animo e ci ha fatto capire che per loro anche una semplice visita significa molto. All’orfanotrofio il benvenuto è stato sempre molto gioioso: i bambini erano felicissimi della nostra visita e ci hanno dedicato alcuni balli africani; i bimbi del centro nutrizionale hanno regalato i loro disegni agli orfani e si sono esibiti con le canzoni della Scuola della Pace. Quello che abbiamo imparato in queste due settimane in Malawi non lo si apprende né leggendo i giornali né guardando la tv: la felicità, la speranza e l’amicizia con i bambini ha addolcito il nostro cuore e ci ha aperto gli occhi sul mondo africano e sull’importanza di un ponte di solidarietà tra Europa e Africa. http://www.santegidio.org/pageID/3/langID/it/itemID/7467/Vi_raccontiamo_la_nostra_estate_di_solidariet_in_Africa.html Roberto Barrella
I Giovani per la Pace sono amici dei poveri e dei bambini! Per questo in più di 70 Paesi del mondo fanno la Scuola della pace. La Scuola della Pace è un doposcuola nel quale sono aiutati i bambini a fare i compiti, poiché molto spesso i genitori non possono aiutarli, o per il lavoro che gli occupa molto tempo o perché, magari stranieri, non sanno come aiutarli. Dopo i compiti si fanno delle attività su vari argomenti riguardanti l’attualità, facendo così un’educazione alla pace, s’insegna ai bambini a vivere insieme, a giocare insieme, s’insegna quanto è bello stare tutti insieme anche se diversi o per le origini, o per il colore della pelle o per religioni diverse. È bello vedere come si appassionano alle storie che raccontiamo loro, magari di bambini africani che, a differenza loro, non possono andare a scuola, o magari di bambini che non sono iscritti all’anagrafe. Dopo le attività si fa sempre una piccola festa, dove si canta, si balla e si gioca, prima di tornare tutti a casa. I bambini diventano i nostri amici: sono per noi come fratelli minori da accudire, aiutandoli a crescere, donando il nostro amore. È incredibile scoprire il mondo dei bambini, cercare di capirli e fare amicizia con loro. Non solo loro diventano dei fratellini per noi, ma siamo noi a diventare i loro fratelli maggiori, i loro confidenti e amici, tanto che iniziano a raccontarti le cose che gli succedono a scuola o magari anche dentro casa perché cercano in noi un aiuto, un punto di riferimento. Posso raccontarvi di Christian, un bambino della Scuola della Pace: è un bambino disabile che viene alla nostra scuola dalla pace da più di un anno. Nel giro di quest’anno è stato bello vedere come Christian è cambiato: all’ inizio non si fidava di nessuno, viveva nel suo mondo e non dava retta a nessuno, facendo confusione. Noi invece lo abbiamo fatto sentire come tutti i bambini, sgridandolo se necessario. Con il tempo Christian si sta affezionando, non vede l’ora di venire a scuola della pace, per giocare: si sta fidando di tutti noi e, quando qualcuno manca per tanto tempo, Christian lo mette alla prova, come a dirgli “dove sei stato tutto questo tempo?” Sono domande che Christian non ci pone con le parole ma con i suoi atteggiamenti, perché noi siamo i suoi amici e per lui è importante averci vicino e non deludere la sua fiducia. Melissa Nora
«Sarà il mio onomastico e mi piacerebbe ricevere tanti biglietti d’auguri da inondare la casella postale. Almeno quel giorno vorrei sentirmi coccolato, respirare il profumo della vita. Grazie al buon cuore di quanti vorranno scrivermi. La autorizzo a pubblicare il mio recapito:Pasquale Buono, via Appia 319. 81028 S. Maria a Vico (Ce)». Questo il messaggio pubblicato da Massimo Grammellini sulla Stampa.it. Articolo della Stampa E’ bastata la lettura del giornale, qualche telefonata di amici di altre città e Valeria e Bianca, della Comunità di Sant’Egidio di Napoli hanno preso la macchina e sono andate a S.Maria a Vico, un Comune del Casertano, a trovare Pasquale. La visita a casa di Pasquale Una storia di solitudine e sconforto si è trasformata, grazie all’interessamento del giornalista Massimo Gramellini e della pronta risposta di Valeria e Bianca, in un segno di speranza per tutti gli anziani che vivono gli ultimi anni della loro vita lontano dai propri cari. La storia di Pasquale ci insegna che la solitudine si può sconfiggere e che l’affetto di un amico, di un figlio o di un nipote può migliorare lo stato d’animo e la salute di un anziano molto di più di mille medicine. http://www.vivaglianziani.it/2013/05/la-solitudine-si-puo-vincere-e-nessuno.html Roberto Barrella
Intervista a Cacilda Isabelle Massango, attivista del progetto di cura dell’ AIDS(DREAM) in Mozambico
Roberto BarrellaCacilda, attivista del centro Dream in Mozambico, è stata ospite d’onore all’incontro di oggi dei Giovani per la Pace di Roma. Abbiamo deciso di intervistarla per farvi conoscere la sua storia di solidarietà e speranza. -Iniziamo dal nome: come ti chiami? Cacilda. Da dove vieni? Mozambico. -Raccontaci la tua storia e quello che fai in Mozambico con la Comunità di Sant’Egidio. Io lavoro con i giovani conosciuti al Centro nutrizionale: loro venivano fin da piccoli al centro e, quando sono cresciuti, abbiamo voluto creare un gruppo e fare crescere un pò la Comunità. Abbiamo un altro gruppo che viene dal centro Dream di Maputo, hanno iniziato la cura con noi quando erano bambini e adesso sono grandi: fanno gli incontri per Dream e per la Comunità. Molti di loro li abbiamo conosciuti nel barrio(quartiere). -Raccontaci la tua esperienza come attivista di DREAM. Fin dai primi momenti del progetto, dal 2002, sono stata attivista di Dream. Mi sono trovata subito bene e mi sono aggiunta ai miei amici. Dopo che tante persone sono guarite abbiamo avuto la volontà di aiutare gli altri, di fargli vedere che era possibile curarsi bene; raccontando le nostre esperienze è stato possibile coinvolgere molti, sopratutto bambini. -Come hai conosciuto la Comunità di Sant’Egidio? Ho conosciuto la Comunità attraverso Dream: è difficile trovare una sola persona di riferimento perchè Dream è tutta una famiglia! Abbiamo iniziato a fare la preghiera insieme nel 2004 e adesso facciamo colonie con gli adolescenti, servizio con gli anziani in un Istituto a Maputo e andiamo una volta al mese a trovare i bambini disabili in un istituto vicino al Centro Dream. Facciamo anche la preghiera una volta a settimana nel carcere più “rigido” di Maputo, il Pranzo di Natale…tutto quanto! -Si vive la Comunità a pieno insomma? Si, stiamo cercando di fare tutto quello che si fa con la Comunità: è in tutto il mondo…stiamo cerando di fare il massimo. -Il Mozambico è il paese simbolo della Comunità di Sant’Egidio in Africa: dalla Pace in Mozambico sono nate molte delle attività che facciamo nel continente africano: DREAM, il progetto BRAVO…è il centro! è un pò il centro, un punto di riferimento per tutta l’ Africa, un esempio per la pace, il primo paese a implementare il progetto DREAM e tante altre cose: è l’immagine di un’ Africa che rinasce! -Grazie e in bocca al lupo per il Mozambico. Grazie a te. –DREAM – progetto BRAVO Intervista a cura di Roberto Barrella http://dream.santegidio.org/public/news/x__newsreadpubNS.asp?IdNews=1184
Sabato scorso i Giovani per la Pace di San Giovanni (Roma) hanno festeggiato i 100 anni della nostra amica Pina nel salone dell’Istituto di Via Alba in compagnia delle altre anziane, degli adulti della Comunità di Sant’Egidio (che vanno regolarmente a visitarle) e dei parenti. Da tempo andiamo a trovare le anziane ospiti di questo istituto e tra noi è nata una bella amicizia che, per qualcuno, può sembrare insolita ma in realtà per noi è stata e sarà un segno di speranza: gli anziani, che vengono spesso lasciati ai margini della società, sono in realtà parte integrante delle nostre città e la nostra amicizia con loro può aiutarli a uscire da questo clima di isolamento e solitudine per costruire insieme un mondo più solidale. Roberto Barrella
Un incontro cittadino organizzato dai “Giovani per la Pace” e dagli universitari della Comunità di Sant’Egidio per promuovere la cultura della solidarietà e dell’amicizia con i poveri. La città può cambiare a partire dagli amici per la strada, dai bambini, dai giovani e dagli anziani per attivare la Speranza e costruire un futuro migliore per ognuno di noi. Ascolteremo le testimonianze di alcuni nostri amici senzatetto, di giovani liceali e universitari. Ci collegheremo con i Giovani per la Pace di Scampia (Napoli) per condividere con loro e con i bambini della loro Scuola della Pace questo desiderio di amicizia. Le band del movimento musicale “Sounds for Peace” suoneranno per noi in anteprima a poche settimane dalle audizioni del concorso “Play Music Stop Violence“. L’incontro si terrà alla Facoltà di Ingegneria-San Pietro in vincoli (vicino alle stazioni della metro B Colosseo e Cavour).
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