Il racconto di Gabriele Rizzi. “Siate liberi per costruire un mondo di pace!”

Il racconto di Gabriele Rizzi. “Siate liberi per costruire un mondo di pace!”

I Giovani per la Pace dal mondo a Roma

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È appena finito e già stiamo pensando a come raggiungere Cracovia con improbabili carovane di macchine da Roma (per chi soffre l’aereo, come il sottoscritto). È appena finito e già manca. A tutti. Anche a quanti, come me, sono potuti venire un solo giorno.
L’Auditorium del Massimo è ancora praticamente vuoto quando arrivo. Vedo alcuni di noi già all’opera: allestiscono il banco delle iscrizioni, mettono a posto le audioguide per i traduttori simultanei, danno un’ultima occhiata a tutte le cose da controllare… insomma c’è tanto da fare. Ci sistemiamo al bancone delle magliette. È un ottimo punto di vista per rendersi conto di quanti effettivamente siamo. Tanti. Da ogni dove. A poco a poco, infatti, vediamo l’entrata dell’Auditorium riempirsi; riconosciamo qualche delegazione, facciamo a gara ad indovinare la provenienza. Ci passano davanti ragazze e ragazzi dall’Ungheria, dal Belgio, dalla Francia, dalla Repubblica Ceca… Qui c’è l’Europa insieme a tutto il resto del mondo. Vedo la volontà di costruire un’Europa nuova, una nostra Europa. Lo vedo dai racconti di giovani come me venuti da altri Paesi; capisco come tutti noi, italiani, ucraini o cechi, abbiamo sperimentato la differenza prodotta dalle nostre piccole azioni, dal nostro essere “artigiani dell’umanesimo”, come dice Epaulite. Comprendo come tutti noi corriamo il rischio di essere assuefatti da una logica di violenza che sembra ormai avere la meglio – ci ricorda Olya dell’Ucraina. Penso al fatto che tutti noi dobbiamo batterci come Eliane perché la nostra società non perda la solidarietà. Perché possiamo essere mossi dal senso di ingiustizia per saper costruire il mondo di domani. Un mondo futuro che però dobbiamo saper realizzare noi stessi, ci dice Andrea Riccardi nell’intervento “clou” del convegno. E l’unico modo per costruirlo è vivere generosamente – continua. Perché la felicità è un “pane che si mangia insieme”; se lo si nasconde sotto terra “va a male”. E da qui l’invito ad essere liberi, a vivere generosamente. Il miglior modo per risolvere i nostri problemi, infatti, “è occuparsi dei problemi degli altri”, è riflettersi in quegli specchi che solo le persone che aiutiamo sono capaci di diventare. E allora come Bruce, ragazzo della periferie di Bujumbura (Burundi), impariamo anche noi a costruire la nostra vita, la nostra storia, grazie alla Scuola della Pace, grazie all’impegno con gli anziani e grazie al servizio con le persone senza fissa dimora. Perché nel nostro piccolo, noi abbiamo una forza più grande di quella che crediamo.

 

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Il prossimo anno l’incontro europeo si terrà a Cracovia (NEWS) >
Di Gabriele Rizzi

 

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