I Giovani per la Pace fanno visita agli anziani e nasce un'amicizia

I nonni, gli anziani, le loro storie: per la Festa dei nonni racconti dell’amicizia con i Giovani per la Pace

La festa dei nonni, il 2 ottobre, si celebra in Italia e in alcuni paesi del mondo (i nonni direbbero che è il giorno degli “Angeli custodi”). Il giorno prima, il 1° ottobre, è la Giornata mondiale delle persone anziane (International Day of Older Persons). Sono due giorni in cui si parla degli anziani, forse neanche tanto. Allora sul blog dei Giovani per la Pace condividiamo le storie degli anziani, le nostre e loro emozioni e la bellezza di fare amicizia con gli anziani. Sono arrivati molti racconti, da poterci fare una rubrica, perché molti fanno visita agli anziani, negli istituti e nei quartieri periferici.

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L’emozione non ha voce: me lo ha insegnato un’anziana

Prima di trasferirmi per l’università al nord vivevo in Puglia ed insieme ad altri andavamo in un paesino di provincia in una casa per anziane gestita da suore, che ci hanno spalancato le porte per passare il tempo con loro. Lì fra le tante belle persone ho conosciuto Carolina. Una vecchietta che da piccola aveva avuto la poliomelite e da allora era costretta su una sedia a rotelle. Ma nonostante ciò aveva avuto modo di fare mille viaggi grazie alla sua famiglia che le voleva bene. Viaggi le cui foto iniziò a mostrarmi col tempo, quando con un po di fiducia si accorse che la nostra era una vera amicizia. Mi faceva così piccole richieste come quella di farle ascoltare col telefonino delle canzoni che lei amava e che le facevano ricordare i suoi vecchi tempi. La più bella fra tutte di cui mi sono innamorata anche io è di Adriano Celentano: “L’emozione non ha voce”. Col tempo azzardò una richiesta di cui io fui felicissima: portarla fuori per delle passeggiate. E così anche se con mille complicazioni e le strade tutte rotte facevamo ogni settimana un giro dove ci raccontavamo tutto della nostra vita. Il suo dono più bello è stata una bellissima preghiera che aveva fatto fotocopiare proprio per me. Ora non ci vediamo da tanto, la penso spessissimo ma la lontananza mi impedisce di andarla a visitare come prima. Ma il bene resterà sempre.

Enrica, 21 anni

 

Senza gli anziani non ci sarebbe un ricordo

Mi chiamo Sara e volevo raccontarvi della mia storia con gli anziani. Sono ormai tre anni che vado dagli anziani con i giovani. La prima volta che sono andata c’erano gli anziani uno di fronte all’altro e neanche si parlavano stavano seduti e si guardavano. C’erano queste grandi pareti bianche, che era come se assorbissero l’allegria, ma noi Giovani per la Pace con la nostra gioia abbiamo subito coinvolto tutti gli anziani in grandi feste. Certo, alcuni sembrano impassibili, fermi nelle loro idee, ma con il tempo si aprono con noi e sono molto contenti della nostra visita. Abbiamo stretto amicizia con molti anziani. Pensate che da poco sono stati portati due uomini in tutto l’istituto: i primi due uomini su novanta donne. Sono molto simpatici. Ogni volta che andiamo li troviamo a giocare a carte, a scopa o a briscola. C’è sempre una signora che quando ci vede ci dice sempre “domani mi vengono a prendere”. Purtroppo i parenti non la vengono neanche a trovare. Ma nonostante tutto sono sempre molto felici di questo e siamo felici di andare da loro. Senza di loro non ci sarebbe un ricordo e senza passato non c’è futuro . DOBBIAMO TUTTO A VOI GRAZIE

Sara, 14 anni

 

Cambiare città da anziani e trovare un’amica

A Novara faccio visita agli anziani da quando avevo 14 anni. Ho legato con un’anziana di nome Maria Antonietta, di 86 anni, che conosce la Comunità di Sant’Egidio da tanto tempo. Si è trasferita da Roma nel ‘95, per via del lavoro del figlio. Qui a Novara si è sentita accolta e chiedeva esplicitamente la compagnia ai giovani che andavano a trovarla, in particolare nel mese della tombola di gruppo, che non perdeva mai, e dove la accompagnavo con costanza. Maria che si sentiva sola mentre il figlio era impegnato con il lavoro. È nata un’amicizia e ci vediamo spesso. Il sogno di Maria è veder crescere bene i giovani , perché ritiene anche che abbiano più opportunità rispetto alla sua generazione.
Victoria, 18 anni

 

Dolores è la mia migliore amica e andiamo al mare

Dolores è la mia migliore amica. L’abbiamo conosciuta in una residenza di Barcellona dove passava molto tempo senza uscire e così abbiamo deciso di portare lei e altri amici anziani in spiaggia, dove ha condiviso con noi i suoi ricordi di come da giovane aiutava i più bisognosi e di come ora preghi per noi e per la Comunità di Sant’Egidio perché vada sempre avanti.

Nallely, 18 anni

 

Gli anziani possono sembrare scontrosi, ma…

Elena ha 94 anni e ci siamo conosciuti tre annetti fa. Vive in una rsa (residenza sanitaria assistenziale). Solo questa estate abbiamo stretto molto di più. La nostra amicizia è nata con delle semplici battute, e chi lo avrebbe detto che da quelle semplici battute ci sarebbe stato sotto qualcosa?
Sarà il suo modo di nascondersi, nascondere le cose che prova, nascondere un po’ quella che è. Sarà il suo modo di sorridere e formare quelle piccole rughette vicino la bocca che le stanno da Dio. Sarà il suo modo di sorridere anche con gli occhi, di vivere tutto con gli occhi, di far innamorare tutti con quegli occhi e i suoi sbalzi d’umore. Sarà il suo modo di pensare sempre agli altri per poi trasformarsi nella donna più egoista che conosco. Sarà il suo modo di non aver paura dell’inferno, nello stesso tempo cercare disperatamente un po’ di luce, come urlare di non aver bisogno di nessuno e poi in silenzio sperare che qualcuno la salvi. Sarà che io una donna così non la conosco ed io adoro le cose che non conosco, a cui non esiste spiegazione. Soffre la solitudine e da bambina difendeva sua madre dalle percosse del padre. Lei mi ha insegnato quando per una donna è giusto allontanarsi da un uomo, è rimasta sola, è rimasta ferma a quell’amore che aveva vissuto da ragazza. Di lei ho scoperto che è solo una persona estremamente sensibile, piena di paure, che ha amato follemente. Conoscerla nell’ultima fase della sua vita permette di essere privi di pregiudizi e di poter godere del suo meraviglioso anziano sorriso quando per l’ennesima la chiami per nome e lei risponde “che te stai a ricorda’ come me chiamo?”, che per me significa “Ma che ancora conto qualcosa?”. Lei mi ha insegnato ad apprezzare le piccole cose. Ho imparato che questi “lamentosi vecchietti” fanno parte della società e dovremmo favorire la loro voglia e il loro bisogno di far sentire la loro voce, ma soprattutto, che ci
possono riempire il cuore.

Massimiliano, 20 anni

 

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