“Ma cosa ci dice il cervello?” Il nuovo film di Paola Cortellesi

Recensione

Anche questa volta Paola Cortellesi con l’aiuto del regista Riccardo Milani ha fatto centro con il suo nuovo film “Ma cosa ci dice il cervello?” che porta nelle sale italiane un messaggio molto attuale. La protagonista è Giovanna, una donna divorziata con una figlia, che vive a casa di una madre sessantenne. Quest’ultima è una nonna giovanile che segue lo stile di vita di una ventenne e non perde mai il tempo di sminuire la figlia Giovanna, in realtà una scaltra 007.

È ambientato in una Roma lasciata all’indifferenza e all’individualismo, una realtà accettata passivamente ogni giorno. Tutto cambia però quando ricompare una vecchia amica per organizzare una rimpatriata tra compagni del liceo. Ognuno racconta una propria routine, un quieto vivere immerso nel clima della città che viene rappresentato.

“Ma cosa ci dice il cervello?” Quanto è importante lasciar perdere le cose per non alterare in nostro piccolo ecosistema?

Nel film Paola Cortellesi nei panni di agente segreto inizia la propria battaglia per aiutare i suoi amici, ma mostra che non bisogna essere una spia per farlo… La leva è credere che le situazioni possano cambiare, anche se non c’è fiducia nell’altro, come spesso capita per i ragazzi agitati nelle scuole di periferia e non.

Nella finzione il film dice ai giovani di “non lasciar perdere”, perchè è possibile cambiare le situazioni, anche le più difficili, attraverso l’incontro con gli altri. L’individualismo che combatte la protagonista viene superato con la convinzione che ci riguarda anche quanto non ci coinvolge in prima persona, per non restare in silenzio, anche se si vive in una situazione di relativo benessere. È un messaggio contro la rassegnazione che impoverisce come essere umani. A partire da piccoli gesti, che possono far ridere nel film ma sono significativi, come il far presente ad una persona che non si parcheggia in doppia fila o sul parcheggio riservato ai disabili.

Il cervello, ma anche il cuore, può dirci non solo di essere più civili, ma di non rimanere in silenzio di fronte a piccole e grandi ingiustizie. Non per fare i giustizieri ma per far diventare le cause degli altri anche un po’ le nostre.

 

Di Antonio Taranto

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