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Cucinare per mettersi in gioco: i disabili di Laurentino iniziano il loro Laboratorio

Sui ponti di Laurentino, una delle periferie romane dove l’abbandono è evidente e molti vivono nella solitudine, nell’erba alta e i rifiuti ai bordi dello stradone che attraversa un quartiere sempre più buio e deserto. Su uno dei ponti, però c’è una certa “luminaria”: un grosso cartello indica la sede di Sant’Egidio

 

“Dite: Tagliatelle!”. Il silenzio scende per un attimo nel salone della sede della Comunità di Sant’Egidio a Laurentino; dietro l’obiettivo del fotografo una ventina di Amici sorride prima di far esplodere la parola magica che illuminerà i volti per la foto ricordo. La classica “cheese” (formaggio in inglese) infatti, non andava bene. Non questa volta.
Appuntamento alle 17 di martedì. È a quest’ora che si riunisce il Laboratorio di Cucina organizzato dalla Comunità locale. Quattro lezioni per quattro portate: antipasto, primo, secondo e dolce. Se la scorsa volta è stato il turno della torta rustica, oggi vanno in scena le tagliatelle fatte in casa. Aiutati dai volontari, una ventina di disabili mentali, “gli Amici”, fanno a turno per girare la macchina per la pasta: farina, acqua, mani che si intrecciano, risate che contagiano. Dopo la lezione di teoria è ora di imparare a preparare l’impasto ed ogni passo è accompagnato da momenti di allegria. Preparare delle semplici tagliatelle è per molti Amici, infatti, un modo per rivendicare la propria autonomia; lo racconta bene Marzia: “spesso ci dicono che non possiamo fare niente: in questo modo possiamo dire che noi esistiamo e che possiamo fare delle cose” La sua voglia di imparare è contagiosa ed infatti rivela subito che “la notte prima di iniziare il corso non ho dormito per l’emozione”.
Se nella cultura italiana riunirsi di fronte ad un piatto è sempre stato un momento di aggregazione, oggi lo è ancora di più; il Laboratorio vuole infatti dimostrare anche a quanti disabili di Laurentino non sono oggi presenti che c’è un modo per non sentirsi in disparte ed esclusi: cucinare insieme. Dice infatti Marzia “se mi sono messa in gioco io, possono farlo tutti”.

E come per l’esperimento di cohousing del Settimo Ponte (a poche centinaia di metri dalla sede di Sant’Egidio), il tandem anziani-Amici si rivela vincente: l’abilità delle “nonne” in cucina si può quindi combinare bene con la voglia di fare degli Amici in quella che è una ricetta dal successo assicurato. Così Maria Grazia può sperare di aiutare un giorno nel ristorante di famiglia vicino Rieti e Concetta può tornare trionfante a casa con un sacchetto di tagliatelle.
Mentre si cominciano a raccogliere i grumi di farina ed il Laboratorio si avvia verso la fine, l’atmosfera di gioia non sembra però calare; dopo poco parte infatti spontanea la canzone “Le tagliatelle di nonna Pina”, mentre qualcuno enuncia i propositi per la cena: tagliatelle al ragù di anatra, con un sughetto semplice ma anche “in bianco”. Di fronte a tanto entusiasmo c’è quindi da esserne certi: se verranno loro proposte attività inclusive di questo tipo, la gioia degli “Amici” non “scuocerà” mai.

Foto e testi di Gabriele Rizzi

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