Non smetteremo mai di accogliere! News da Ventimiglia

ventimiglia-12

 

Mentre parli con Hamid, è difficile staccare gli occhi dai suoi piedi. Nel gennaio ventoso del ponente ligure sono nudi, protetti solo da logore infradito di gomma. Intirizziti, pieni di calli e ferite, sono i piedi di chi ha camminato tanto – dal Darfur alla Libia – ha attraversato il Mediterraneo e poi l’Italia per fermarsi al confine con la Francia. In tasca, la foto della mamma: “mi aspetta in Svezia”, spiega. E così ti sorprendi a pensare che anche nella carovana dei Magi, duemila anni fa, forse c’era un uomo con i piedi così segnati dal lungo cammino. Perché sono questi i Magi del nostro tempo: i trecento giovani – africani, afgani, libanesi – ospitati al Parco Roja, nel campo approntato dalla Croce Rossa a Ventimiglia, al confine con la Francia: gente venuta da lontano, seguendo una speranza.

unnamqed

Una cinquantina di giovani della Comunità di Sant’Egidio di Genova è venuto a trascorrere qui l’Epifania qui per affermare con la presenza e una festa l’amicizia e la vicinanza ai giovani profughi che si raccolgono nei pressi della frontiera italo-francese. È un’amicizia fedele, iniziata quest’estate con alcune settimane di scuola di italiano, inglese e francese e proseguita il giorno di Natale con un pranzo per le famiglie ospitate nella parrocchia di Sant’Antonio alle Gianchette. Il mattino presto, un pullman è partito da Genova, carico di regali, addobbi, decorazioni natalizie. In pochi minuti il tendone che funge da refettorio si è trasfigurato, colorandosi di rosso e di oro, e animandosi delle note di musiche della tradizione natalizia alternate alle ultime hit di musica africana. Per ciascuno datteri, frutta secca, un piatto di riso con spezzatino di carne e verdure, panettone. Tutto rigorosamente halal, per rispetto delle diverse tradizioni alimentari. E poi, un regalo a ciascuno: zainetti, casse per i cellulari, torce elettriche. Hamid guarda il suo zainetto, sfiora con le dita le scritte bianche fosforescenti e ringrazia: «di notte – spiega – questo si vede bene». Proprio la notte precedente, infatti, è morto il sesto ragazzo in pochi mesi, travolto da uno scooter sulle strade buie dei dintorni. I suoi amici non mangiano, chiusi in un dolore muto. Tutta la sala si raccoglie in silenzio per ricordarlo: si chiamava Mohamad Hani, aveva 27 anni. Con lui i ragazzi vogliono ricordare anche il motociclista coinvolto nell’incidente che in queste ore lotta tra la vita e la morte: la sofferenza e il lutto – almeno quelli – non conoscono le frontiere. Dopo il pranzo, qualcuno porta l’amplificazione sul piazzale e la musica spazza via ogni pensiero triste. Ciascuno coinvolge gli altri nei propri balli nazionali, cancellando per un’ora ogni denominazione geografica: non ci sono italiani, gambiani, bengalesi, ma giovani che si muovono a ritmo – o, per lo meno, ci provano – e provano a costruire legami di amicizia in attesa, domani, di rimettersi – tutti – in viaggio. «Nei momenti difficili – spiega Maria, diciottenne genovese – le famiglie si stringono di più insieme. Noi vogliamo fare questo: incontrare, conoscere, perché l’amicizia è l’unica stella che ci aiuta ad orientarci nel buio di un mondo complesso e feroce».  I nigeriani collegano la cassa ad un cellulare e iniziano a muovere le anche e il bacino a ritmo di Fada Fada, un “ghetto gospel” dirompente. Il testo lo conoscono tutti a memoria e lo urlano insieme: «chineke Nna emegokwa nwa ogbenye Ezege», «Dio ha preso un pover’uomo e lo ha reso grande, e io voglio ringraziarlo». Chissà con quali gesti, in che lingua a quale Dio espressero la loro gioia i Magi, duemila anni fa. Al confine con la Francia, mentre da goffi europei ci cimentiamo in improbabili passi di danza africani, ci piace pensare che non fosse tanto diverso da così.

unnamed

2 Comments

CONTATTACI

Scrivici qui e ti rispondiamo per mail nel minor tempo possibile! Giovani per la Pace

Sending

©2024 LG-Design.it a theme from LG-Design

or

Log in with your credentials

or    

Forgot your details?

or

Registrati