Giovani per la pace Genova:
Ieri sera abbiamo ricordato con una marcia silenziosa la deportazione degli ebrei genovesi, iniziata il 3 novembre 1943. Catturati con l’inganno, gli oltre duecento ebrei furono portati nei giorni seguenti nel carcere di Marassi e poi nei campi di concentramento. Ritornarono solamente in venti. Ogni anno la marcia diventa sempre più bella, tantissime le persone che ieri si sono unite a noi nel ricordo della deportazione: bambini delle Scuole della pace, ragazzi, famiglie, anziani che ricordano ancora lucidamente quei tragici eventi. Accanto ai testimoni di allora, i pochi sopravvissuti che portano ancora con urgenza il ricordo della tragedia che li ha colpiti, c’erano i rifugiati accolti in questi mesi nella nostra città, testimoni silenziosi della violenza e della guerra di oggi.
Ci siamo uniti alla marcia perché convinti che non possa esserci futuro senza memoria, senza il ricordo della Shoah, ma soprattutto per non dimenticare a quali tragiche conseguenze può portare l’indifferenza.
Lo sterminio degli ebrei è stato reso possibile anche da chi è rimasto nella “zona grigia”, dall’indifferenza delle persone, da chi si è voltato dall’altra parte mentre i vicini di casa e i colleghi venivano portati via. Solamente il ricordo e la memoria di quello che è accaduto possono farci aprire gli occhi su chi oggi è perseguitato e cerca rifugio nel nostro paese.
Grazie alle testimonianze di chi ha vissuto la deportazione e all’esempio dei “giusti”, che hanno rischiato la vita per porre un argine al male, possiamo essere più consapevoli e trovare la forza per combattere l’indifferenza del mondo.